Ignatius
sfumature di grigio
Immaginiamo che, in astratto, esista una nazione in cui il Parlamento decide di aiutare i poveri con una sovvenzione monetaria mensile, erogata in qualche forma elettronica e pertanto controllabile.
Immaginiamo, naturalmente, che i soggetti interessati siano poveri veri e non lavoratori in nero che risultano poveri solo per il fisco.
Immaginiamo anche che la sovvenzione sia mirata a ridare dignità a chi non ce la fa, per cui venga stabilito un principio in base al quale i soldi della sovvenzione non debbano essere spesi per consumi "immorali" quali, ad esempio, sigarette e gratta e vinci.
Infine, immaginiamo che i poveri non siano soggetti alla tentazione di fare la spesa per qualche conoscente non povero usando la sovvenzione, e scambiando tale spesa con contanti spendibili in modo "libero".
Ultima ipotesi: immaginiamo che quanto sopra (dalla sovvenzione mensile elettronica, alla presunzione di reale povertà, alla richiesta di "moralità" degli acquisti e alla presunzione di onestà di chi percepirà la sovvenzione) non nasca dalla voglia o dal bisogno di fare parlare di una certa iniziativa politica, bensì da reali convinzioni da tradurre in atti concreti.
In un siffatto mondo, anche fatte tutte queste premesse, come si farebbe?
Cinquant'anni fa (quando non c'erano le feroci multinazionali dell'informatica, c'era la lira, non c'era la merce asiatica o turca o est-europea a basso costo, non c'erano i supermercati, gli omosessuali si nascondevano ecc.: un'epoca di cui molti auspicano il ritorno) si sarebbe potuto suddividere l'offerta commerciale in negozi, e dire che nel negozio di alimentari, di abbigliamento e dal calzolaio si poteva fare la spesa con tale tessera, mentre dal pellicciaio o dal concessionario di Ferrari no.
Ma oggi (da un po' di anni, in verità), oltre ai negozi di alimentari, esistono i supermercati.
Quindi, quando si fa la spesa, ogni articolo dovrebbe essere sommato dando luogo a due subtotali: acquisti morali e acquisti immorali.
E quindi ogni prodotto di ogni supermercato in Italia (e, già che ci siamo, anche di ogni e-bayer o Amazon o simili strumenti moderni) dovrebbe avere un'informazione in più, di tipo binario: morale / immorale.
Il tutto non solo per i supermercati generalisti (dove le calze di cotone potrebbero essere morali, ma i collant di alta qualità no), ma anche nei negozi di elettronica: la stufa è morale, il televisore da 80 pollici no, il condizionatore... boh, forse no, ma del resto fa salire il PIL.
E quindi ci dovrebbe essere una struttura deputata a stabilire chi sta di qua e chi sta di là.
Persone che fanno questo lavoro da mattina a sera.
E aggiornata in tempo reale: ad esempio, le arance potrebbero essere morali se provenienti dall'Italia o dal mediterraneo, magari fino a marzo, mentre quelle estive che vengono dal Sudafrica sarebbero un immorale spreco (così come l'uva di capodanno?).
E poi ci dovrebbero essere altre persone volte a gestire i ricorsi: essendo la lista realizzata da umani, sarebbero possibili errori anche in buona fede, a fronte dei quali si dovrebbe poter gestire la "riclassifica" del livello di moralità.
E poi ci dovrebbe essere un altro organismo volto ad autorizzare le eccezioni: la pasta senza glutine dovrebbe essere immorale per tutti, tranne per i celiachi. In quel caso, l'informazione binaria (morale / immorale) non basterebbe più: bisognerebbe incrociarla con altre informazioni sanitarie personali.
E infine ci dovrebbe essere una struttura di controllo (tipo Guardia di Finanza)...
Un sogno!
di maio:'no reddito di cittadinanza per spese immorali'. ma non serviva a fare l'amore?
Immaginiamo, naturalmente, che i soggetti interessati siano poveri veri e non lavoratori in nero che risultano poveri solo per il fisco.
Immaginiamo anche che la sovvenzione sia mirata a ridare dignità a chi non ce la fa, per cui venga stabilito un principio in base al quale i soldi della sovvenzione non debbano essere spesi per consumi "immorali" quali, ad esempio, sigarette e gratta e vinci.
Infine, immaginiamo che i poveri non siano soggetti alla tentazione di fare la spesa per qualche conoscente non povero usando la sovvenzione, e scambiando tale spesa con contanti spendibili in modo "libero".
Ultima ipotesi: immaginiamo che quanto sopra (dalla sovvenzione mensile elettronica, alla presunzione di reale povertà, alla richiesta di "moralità" degli acquisti e alla presunzione di onestà di chi percepirà la sovvenzione) non nasca dalla voglia o dal bisogno di fare parlare di una certa iniziativa politica, bensì da reali convinzioni da tradurre in atti concreti.
In un siffatto mondo, anche fatte tutte queste premesse, come si farebbe?
Cinquant'anni fa (quando non c'erano le feroci multinazionali dell'informatica, c'era la lira, non c'era la merce asiatica o turca o est-europea a basso costo, non c'erano i supermercati, gli omosessuali si nascondevano ecc.: un'epoca di cui molti auspicano il ritorno) si sarebbe potuto suddividere l'offerta commerciale in negozi, e dire che nel negozio di alimentari, di abbigliamento e dal calzolaio si poteva fare la spesa con tale tessera, mentre dal pellicciaio o dal concessionario di Ferrari no.
Ma oggi (da un po' di anni, in verità), oltre ai negozi di alimentari, esistono i supermercati.
Quindi, quando si fa la spesa, ogni articolo dovrebbe essere sommato dando luogo a due subtotali: acquisti morali e acquisti immorali.
E quindi ogni prodotto di ogni supermercato in Italia (e, già che ci siamo, anche di ogni e-bayer o Amazon o simili strumenti moderni) dovrebbe avere un'informazione in più, di tipo binario: morale / immorale.
Il tutto non solo per i supermercati generalisti (dove le calze di cotone potrebbero essere morali, ma i collant di alta qualità no), ma anche nei negozi di elettronica: la stufa è morale, il televisore da 80 pollici no, il condizionatore... boh, forse no, ma del resto fa salire il PIL.
E quindi ci dovrebbe essere una struttura deputata a stabilire chi sta di qua e chi sta di là.
Persone che fanno questo lavoro da mattina a sera.
E aggiornata in tempo reale: ad esempio, le arance potrebbero essere morali se provenienti dall'Italia o dal mediterraneo, magari fino a marzo, mentre quelle estive che vengono dal Sudafrica sarebbero un immorale spreco (così come l'uva di capodanno?).
E poi ci dovrebbero essere altre persone volte a gestire i ricorsi: essendo la lista realizzata da umani, sarebbero possibili errori anche in buona fede, a fronte dei quali si dovrebbe poter gestire la "riclassifica" del livello di moralità.
E poi ci dovrebbe essere un altro organismo volto ad autorizzare le eccezioni: la pasta senza glutine dovrebbe essere immorale per tutti, tranne per i celiachi. In quel caso, l'informazione binaria (morale / immorale) non basterebbe più: bisognerebbe incrociarla con altre informazioni sanitarie personali.
E infine ci dovrebbe essere una struttura di controllo (tipo Guardia di Finanza)...
Un sogno!
di maio:'no reddito di cittadinanza per spese immorali'. ma non serviva a fare l'amore?