COMUNQUE IL PRIMO ANNO DI ISOLAMENTO E' IL PIU' DIFFICILE POI CI SI ABITUA (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Grande Zuppa di Porro oggi, veramente da ascoltare.

La potete vedere , se volete, al termine del pezzo nel quale vi condensiamo alcuni dei punti veramente più interessanti.

Oggi abbiamo il TRIPUDIO DEGLI IPOCRITI, che sono tre e citiamo direttamente le parole di Porro:

“Oggi fa la pena di leggere l’incredibile assurdo pezzo di ALDO NOVE sull’ Avvenire,
giornale cattocomunista per eccellenza ,perché ..vi faccio capire l’ipocrisia di questo paese. ..
Io vorrei partire con Aldo Nove, fantastico il corsivetto dovete sentirlo bene oggi sull’Avvenire

Come lanciati in una corsa esiziale stiamo brutalmente frenando tutto il mondo. Tutto il mondo lo sta facendo e ciò è tanto e veramente meraviglioso”.

Ecco questi sono i nostri intellettuali, che esistono e hanno i loro diciamo punti di vista
che probabilmente si conciliano poco con i poco intellettuali operai , ristoratori e baristi


Forse non è andato nel bar, entrato in un ristorante. non ha un parente che è rimasto disoccupato,
che non ha beccato la cassa integrazione o non conosce nessuno che si trova nelle grandi difficoltà in cui oggi si trovano tutti quanti
.

Quindi si passa al secondo Principe degli Ipocriti , passando a parlare proprio dei lavoratori i cassa integrazione

Lo scrive e banalmente proprio Repubblica. Conte, quello che dice che “Non lasceremo nessuno indietro”
bene sulla cassa in deroga uno solo 1 su 5 di quelli che ne avevano diritto l’hanno portata a casa
tutto il resto non si è beccato la cassa integrazione. Siamo parlando di una roba pazzesca, ma tutti i giornali zitti e mut
i”.


Quindi dopo i due PRINCIPI il RE DEGLI IPOCRITI, il sindaco di Milano SALA:

“Sala Indignato per la Movida di Milano sulla quale ho da dire tre cose tre.
Ovviamente tutti quanti dicono ha ragione Sala, perfetto i milanesi che si sono comportati male.
Io non sono di quelli che pensa che invece si sono comportati male in tutto il mondo.
L’ho fatto vedere a Quarta Repubblica: ci sono piazze, parchi, fiumi e spiagge piene di gente da Central Park a Berlino a Parigi.
Solo noi siamo stati rispettosi dal 9 marzo”

Perchè SALA è il Re degli ipocriti per tre motivi:


“Qualche responsabilità il sindaco di Milano ce l’ha

  1. perché con lui in piena pandemia andare a dire di prenderci un aperitivo sui Navigli (a Febbraio);
  2. perchè lo stesso Zingaretti, che oggi fa il segretario del PD, era lì ai Navigli a prendersi aperitivi, per cui questo era un rito che fa politica;
  3. Caro Sala hai mandato la polizia municipale a fare la multa ai ristoratori all’Arco della Pace. Perchè non hai mandato la polizia municipale a controllare i cosiddetti “Assembramenti”, orribile parola che oggi va tanto di moda, sui Navigli ?

 

Val

Torniamo alla LIRA
Prima il caso eparina ora la clamorosa vicenda della cura con il plasma;
gli ”scienziati” cari al governo e ai media compiacenti non ne azzeccano una


Ancora una volta si evidenziano due Italie: da una parte quella del mondo reale, che affronta la realtà e trova soluzioni;
dall’altra quella del mondo delle parole, dell’apparenza, delle teorie che vive sugli schermi e nei palazzi.

In questo caso, da una parte ci sono i medici impegnati negli ospedali a guarire i malati, utilizzando e sperimentando nuove cure;
dall’altra i professionisti delle chiacchiere – come "prezzemolo Burioni" –
che pontificano in tv senza aver alcun aggancio con la realtà degli ospedali e delle cure sperimentali.

Con un dato di 48 guariti su 48 curati è difficile dire che il “plasma iperimmune” (donato da persone guarite dal coronavirus)
non funziona o sia una fake news. Eppure, c’è chi ci ha provato, come il professor Burioni, appunto.

A furia di stare da Fazio a “Che tempo che fa”, Burioni è diventato un meterologo al contrario:
se lui boccia o minimizza una cura, allora possiamo stare tranquilli che si tratta di uno studio serio.

Era già capitato intorno al 10 aprile quando si iniziò a parlare delle microtrombosi venose,
essendo emerso da alcune autopsie effettuate che quella era la causa della morte, e non la polmonite,
per cui si doveva agire con i farmaci a livello cardiovascolare.

Infatti, è quello che stanno facendo adesso molti medici in tutta Italia condividendo le proprie esperienze.

Immediatamente Burioni intervenne sul suo sito “Medical Facts” e parlò di “bufala”, subito ripreso dal mainstream.

Questo il testo di Burioni:

«Gira una lettera di un ipotetico cardiologo di Pavia
(ovviamente il nome non compare, per cui dobbiamo credere che esista con un atto di fede, che ben si intona con il periodo),
un genio che ha capito tutto mentre l’intero mondo si sbaglia e che – guarda caso – ha anche trovato la soluzione:
una cura semplicissima, quasi banale, che risolverebbe il problema, ovvero che bastano degli antinfiammatori per vincere il virus
e rimuovere i divieti in quattro e quattr’otto. Purtroppo, così come il farmaco russo e il farmaco giapponese,
anche questa è una scemenza di proporzioni immense. Lo scritto mette insieme alcune cose vere con altre scemenze olimpioniche,
e arriva a conclusioni che definire senza senso è generoso. Insomma, anche in questo caso una bufala».

La foga censoria di Burioni, però, non venne seguita da tutti e, difatti, si scoprì che quel messaggio non era una fake,
come dimostrato poi da altri articoli e interviste sull’utilizzo negli ospedali di farmaci anti-infiammatori e anticoagulanti
e dalla sperimentazione con l’eparina, annunciata persino dal governatore del Veneto, Luca Zaia.

Non contento di questa prima figuraccia, il professor Burioni si è ripetuto in questi giorni sulla questione dell’utilizzo del plasma delle persone guarite.

Anche in questo caso una stroncatura rapida e totale, parlando di “sciocchezze” con riferimento al messaggio
di un medico italiano nelle Isole Mauritius che parla degli ottimi risultati ottenuti con il plasma.

Cosa scrive Burioni:

«Oggi è la giornata del whatsapp di Mauro Rango che da isole lontane ci comunica che la cura già esiste ma non cielodicono.
Per piacere, diventate capaci di distinguere da soli le sciocchezze dalle cose serie, soprattutto se siete miei colleghi.
E se vi rendete conto che sono sciocchezze non le diffondete. Il Paese sta attraversando un momento difficile
e l’ultima cosa di cui ha bisogno sono false notizie che possono disorientare i cittadini».

Parole pesantissime e clamoroso autogol, viste poi le testimonianze dirette del professor Giuseppe De Donno a Mantova
e del professor Cesare Perotti a Pavia (la sperimentazione con il plasma è partita dal laboratorio di virologia molecolare
del Policlinico San Matteo di Pavia diretto da Fausto Baldanti con cui Mantova ha avviato la collaborazione)


Pronto alla giravolta ecco che Burioni ha innestato la retromarcia e si è autosmentito:

«Non ho mai detto una parola contro il plasma o contro i colleghi che stanno portando avanti la sperimentazione.
Oltretutto il vaccino non c’è, mentre il plasma c’è e se funzionasse potremmo usarlo domattina.
Se fosse dimostrato che funziona, sarebbe una benedizione. Ma ci vuole una dimostrazione solida
. Il plasma ha funzionato con il tetano, la rabbia, l’epatite A, l’epatite B. Non ha funzionato con l’Hiv e con l’epatite C.
Se funzionasse sarebbe estremamente positivo, avremmo una possibilità di curare chi sta male
e potremmo provarlo a dosi minori su chi si è appena ammalato».

Ma va? Non era un “metodo medioevale” come aveva sostenuto qualche altro illustre “scienziato”?

In ogni caso, la potente lobby degli amici delle farmaceutiche,
ha iniziato il fuoco di sbarramento nei confronti di De Donno, mandando i Carabinieri dei Nas
a chiedere “informazioni” sulla sperimentazione in seguito all’intervista di una donna incinta guarita proprio grazie all’utilizzo del plasma.


Un segnale, un vero e proprio “avvertimento”, certamente non edificante, perché
– come ha sottolineato il primario dell’ospedale Carlo Poma di Mantova – fino adesso non è mai stato contattato
dall’Istituto superiore di Sanità (di quell’altro mezzobusto tv di Silvio Brusaferro) in compenso sono arrivati i Nas…

«Proibire l’uso del plasma dei pazienti guariti, particolarmente ricco di anticorpi, è gravissimo
e la comunità scientifica dovrà rispondere di questo ai cittadini» ha dichiarato De Donno.


Come detto, i Carabinieri si sono limitati a chiedere informazioni, ma c’è da chiedersi
chi ha sollecitato questo intervento dei Nas che, solitamente, intervengono per accertare truffe e adulterazioni ?


Intanto, mentre “l’altra Italia” mette i bastoni tra le ruote di quella che studia e lavora,
si è scoperto che il “plasma iperimmune” adesso viene utilizzato con successo anche in Cina
e che, per sperimentare questa nuova cura, è iniziata la corsa un po’ in tutto il mondo (Stati Uniti in testa)…

Ovunque non ci siano un Burioni, un Brusaferro o altri “scienziati” narcisisti a mettersi di traverso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Era cominciata con Roberto Burioni, profeta dei vaccini, che proclamava: «In Italia il contagio è impossibile» (Twitter, 2 febbraio).

Poi è continuata con la “ricercatrice del Sacco” Maria Rita Gismondo (quella del “ciondolo”) che sentenziava:
«Una stretta di mano? Certo, tanto poi ce le laviamo. La mascherina?
La mettiamo quando esaminiamo i campioni ma per il resto… meglio una maschera di Carnevale» (intervista a la Repubblica, 25 febbraio).

Tutto ciò praticamente in contemporanea con un’altra “prezzemolina” del dibattito italiano sul virus,
nonostante la sua residenza in Florida, la virologa Ilaria Capua che, il 24 febbraio, assicurava (dalle colonne del Corriere Adriatico):
«Credo che ci sia un allarme mediatico non giustificato dal comportamento reale dell’infezione. E penso che, nel giro di una settimana, molte cose si chiariranno».

Le cose, in effetti, si sono chiarite ma non secondo le loro previsioni: già l’8 marzo mezza Italia era blindata dentro casa,
impedita anche a recarsi ai funerali dei propri cari che, nel frattempo, morivano a centinaia, poi a migliaia.
Sarebbe stato logico attendersi anche l’estremo saluto, senza tanti convenevoli, alla dittatura dello scientismo.
Invece no: dopo aver detto tutto, i “virologi” hanno continuato affermando il contrario di tutto e, per giunta, dagli stessi pulpiti,
compreso l’inguardabile “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, quintessenza del politicamente corretto pagato con i soldi del canone Rai (nelle nostre bollette…).

Proprio qui, però, pare rintracciabile la possibile chiave interpretativa per dare una risposta alla madre di tutti i paradossi al tempo del coronavirus:
ovvero, perché mai tutti questi virologi siano, proprio nel pieno di una pandemia, in televisione a pontificare anziché in un laboratorio o in un ospedale a lavorare ?

Finanziamenti, proventi, utili…. guadagni, sono queste le priorità degli “scienziati” anziché la salute pubblica?

A giudicare dalla gran canea globale sui miliardi e i vaccini di Bill Gates, la cosa potrebbe contare (e dar da contare) parecchio.

I più maliziosi e attenti, infatti, non mancano di far notare che, in Italia, il livello più alto di tensione tra virologi
si è avuto sulla utilità delle ricerche circa le cure basate sul plasma dei positivi,
anziché sull’opportunità di esami sierologici, o tamponi, massivi sulla popolazione
(il “sistema Veneto” che Ricciardi, poco prima di cadere in disgrazia ed essere sconfessato dall’Oms, aveva criticato).

Però, guarda caso, il dibattito internazionale si è anche soffermato non poco sull’Oms e sull’utilizzo che fa dei miliardi rastrellati dagli Stati…

Tornando ai confini nazionali, resta ancora un dubbio:

come mai tutta questa fede cieca in opinionisti da talk show in camice bianco?
È davvero ben riposta?

Ebbene, come noto in ambito scientifico c’è poco da lasciare alla creatività:
la credibilità la fanno le pubblicazioni e le pubblicazioni sono valutate secondo rigidi criteri come,
per esempio l’H-Index di Scopus, considerato la bibbia degli addetti ai lavori.

In Italia, a indicare quanto siano nudi questi “reucci” in collegamento televisivo permanente,
ci ha pensato Franco Bechis sulle colonne de Il Tempo pubblicando, appunto, la classifica di H-Index.

Inutile cercare nei primi posti Pregliasco, l’onnipresente con la felpa dai bordini tricolori che sembra quella della Protezione civile
(e che, invece, è della sua ben pagata Ong Anpas) che usa le ospitate come sicura opera di lobbing.

Molto in fondo alla classifica anche Brusaferro (cui il governo ha affidato l’istituto Superiore della Sanità) e la citata Capua


Inutile soprattutto cercare tra i top il nostro Burioni
che, invece, si trova sicuramente in libreria con il “suo” istante book sull’epidemia
e che ritroviamo anche come strapagato “consulente” di decine di aziende che vogliono riaprire:
da Gucci, alla Ferrari, dalla Marelli ai ristoranti Pellegrini.,

Insomma, non sappiamo quanto sia esperto di virologia, senz’altro lo è di moda, di auto di lusso e persino di gastronomia gourmet
(tanto da essere indispensabile per far “ripartire” fabbriche e punti vendita).

Più di tutto, però, Burioni si è rivelato un luminare in marketing di se stesso.

Tanto che viene il dubbio se non sia il caso di infilarlo nella task force di Gualtieri,
essendo tra i pochi che ha fatto funzionare la (propria) economia in questi tempi di coronavirus.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quanto ci è costato liberare Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya nel novembre 2018?

Non si sa, per non parlare delle spese “indirette” legate a quasi due anni di indagini,
costruzione di rapporti con le locali agenzie di intelligence, trattative.

Un conto salato, grazie al quale l’Italia è però riuscita a riportare a casa la giovane, che sta bene e atterrerà in queste ore all’aeroporto di Ciampino.

Si rincorrevano voci su una sua possibile morte, che oggi vengono bollate come una strategia per tirare sul “prezzo”:
anche se di cifre non si è parlato, è pressoché certo che sia stato pagato un riscatto.

Non una novità, d’altronde. Era il 2015 quando per liberare Greta e Vanessa – le due giovani finite in Siria nelle mani di un gruppo legato al al-Qaeda –
i nostri servizi avevano messo mano al portafogli per sborsare 11 milioni di euro
.

Le trattative sarebbero iniziate lo scorso gennaio, quando agli uomini dell’intelligence tricolore
è stato fatto pervenire un video che dimostrava che Silvia Romano era viva.

Da lì è partita una triangolazione tra l’Aise, i servizi somali – dal Kenya era stata trasferita proprio nella nostra ex colonia – e quelli turchi,
da tempo presenti in loco. Nessun blitz, nessun conflitto a fuoco, pare persino nessun incontro diretto con gli jihadisti di al-Shabaab
(anch’essi espressione di al-Qaeda): la cooperante sarebbe stata consegnata da alcuni non meglio precisati “emissari” che avrebbero fatto da tramite con i rapitori.


Anche se assisteremo alla più che plausibile negazione del pagamento di qualsiasi riscatto, è indubbio che esso sia avvenuto.

Il rapimento di Silvia Romano, d’altronde, sin dall’inizio si presentava come a scopo di estorsione.
Nulla quindi giustificherebbe, almeno al momento, la possibilità che siano state percorse strade alternative.

Di che cifre parliamo? Secondo il giornalista di guerra Fausto Biloslavo,
solitamente gli ultimi “prezzi” dei nostri connazionali in mano a bande jihadiste variano fra i 3 e i 6 milioni di euro“.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non sono tempi buoni per l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dopo che Trump ha tagliato i fondi, dopo le accuse di essere filocinese, l’organizzazione ha fatto una figura barbina in Tanzania.

Il presidente tanzaniano John Mugufuli nutriva dei dubbi sui test e sui dati forniti dal laboratorio dell’OMS
e dai test forniti dalla stessa organizzazione.

Quindi per accertarsi della serietà dell’associazione, ha mandato 3 test molto particolari ad analizzare.

Dietro i nomi ed i cognomi di persone reali erano infatti nascosti tre campioni di provenienza non umana:
uno da una capra,
uno da una papaia
ed un terzo da fagiano.

Non solo il laboratorio OMS non si è reso conto che non stava analizzando campioni umani,
ma addirittura ha dichiarato che la capra e la papaia erano positivi al Covid-19!

Ora sappiamo che ci può essere trasmissione del virus agli animale, ma ai vegetali ci mancava proprio.

Subito il presidente ha parlato di “Difetti tecnici” dei test, quindi ha licenziato responsabile e vice del laboratorio,
quindi se l’è presa con i test forniti dall’OMS e provenienti, guarda il caso, dalla Cina.

Infatti i testi utilizzati in Tanzania sono forniti al CDC Africano dalla fondazione Jack Ma, quello di AliBaba.

Naturalmente la OMS respinge le accuse ed afferma che i campioni erano comunque contaminati,
ma certo, scambiare una papaia per un uomo…. (beh al governo noi abbiamo dei cetrioli….)
 

Val

Torniamo alla LIRA
La politica del governo Conte, quella di promettere aiuti esorbitanti, “Potenza di fuoco” stellare,
per poi non dare praticamente nulla, nessun prestito, nessun aiuto a fondo perduto,
ma continuare a dare del calci al baratolo, spingendo sempre più in là nel tempo gli aiuti,
e tutto questo distruggerà il turismo ed il commercio.

Non solo, lo metterà letteralmente nelle mani della Mafia: l’Organizzazione ha maree di liquidità da riciclare ed ora,
con quattro soldi, potrà impossessarsi delle perle migliori del settore turistico.

In questo modo lo Stato, lo stesso che grazie a Bonafede ha mandato a casa centinaia di mafiosi,
regala un settore essenziale per l’economia alle organizzazione criminali.

Non solo, ma fornisce loro anche uno strumento a lungo termine per il riciclaggio di denaro sporco.

Eppure , tradizionalmente, proprio le piccole aziende del turismo italiano
sono il cuore del miracolo economico che è l’Italia.

Il governo lo sta regalando alla mafia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Si è presentato ai cittadini come l’avvocato del popolo, ma il Presidente del Consiglio, nel gestire questa emergenza,
sembra essersi dimenticato del diritto e soprattutto che “le guarentigie costituzionali non si possono trattare come un inutile orpello”.

A ricordarglielo ci hanno pensato più di 200 colleghi che hanno deciso di scrivere una lettera al Presidente – avvocato.

Un’idea partita dalle riflessioni di Fabrizio Arossa, del famoso studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer LLP,
e del giurista e professore di diritto privato Ugo Mattei.

Entrambi hanno voluto sottolineare come la lettera abbia una visione prima di tutto costruttiva:
il loro scopo è infatti stato quello di evidenziare i gravi errori commessi durante la crisi,
per evitare che si possano ripetere nelle fasi successive; a partire dalla fase attuale, e poi la fase 3, 4, 5 e così via.

Perché come i medici devono sottostare al giuramento di Ippocrate
così gli uomini di Diritto devo stare dalla parte della Giustizia.

Trasparenza e contraddittorio, libertà di espressione, principio di proporzionalità, libertà di movimento,
di iniziativa economica, non sono solo parole, ma PRINCIPI.

E per questo nessuno sconto può esser fatto al Governo Conte né a quelli che verranno.
 

vetro

valgo zero ma non sono scemo
La politica del governo Conte, quella di promettere aiuti esorbitanti, “Potenza di fuoco” stellare,
per poi non dare praticamente nulla, nessun prestito, nessun aiuto a fondo perduto,
ma continuare a dare del calci al baratolo, spingendo sempre più in là nel tempo gli aiuti,
e tutto questo distruggerà il turismo ed il commercio.

Non solo, lo metterà letteralmente nelle mani della Mafia: l’Organizzazione ha maree di liquidità da riciclare ed ora,
con quattro soldi, potrà impossessarsi delle perle migliori del settore turistico.

In questo modo lo Stato, lo stesso che grazie a Bonafede ha mandato a casa centinaia di mafiosi,
regala un settore essenziale per l’economia alle organizzazione criminali.

Non solo, ma fornisce loro anche uno strumento a lungo termine per il riciclaggio di denaro sporco.

Eppure , tradizionalmente, proprio le piccole aziende del turismo italiano
sono il cuore del miracolo economico che è l’Italia.

Il governo lo sta regalando alla mafia.

ancora una volta mi sento obbligato a dire esperienza vissuta,,,,,,,quando nel 2008 manifestai all'auditorium via della conciliazione a san pietro tramite sindacato il messaggero scriveva: MANIFESTANO COL ROLEX.......ed il nostro slogan era proprio riferito al fatto che stavano per dare le nostre aziende alle mafie.

lei che può farlo in modo esuriente , spieghi al popolo bue come è nata (i porti),,,,,,il fine (toglierci tutto) .....di questa direttiva:

Direttiva dell'Unione Europea 2006/123/CE

grazie
 

Val

Torniamo alla LIRA
I dubbi sulla sicurezza della app Immuni crescono di giorno in giorno.

E ora sia il Copasir, sia la Task Force 8 del Ministero dell’innovazione esprimono più di una perplessità.

Come riporta il Corriere della Sera, e non qualche giornale complottista o sovranista,
il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sembra orientato a produrre un documento critico su Immuni,
la app per il tracciamento dei contatti che il governo considera decisiva per arginare un’eventuale seconda ondata del contagio.

“Nel comitato (guidato dal leghista Raffaele Volpi) i voti di maggioranza e opposizione sono in parità, 5 a testa.

Ma solo a patto di contare nella maggioranza anche Antonio Zennaro,
che solo due settimane fa ha lasciato il Movimento 5 Stelle per iscriversi al gruppo Misto, pur continuando a sostenere il governo”.


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Quella di Immuni, insomma, sta diventando una partita delicata dentro un gioco politico più grande.

“Le polemiche degli ultimi giorni sembrano aver minato la fiducia verso uno strumento che se non sarà diffuso servirà a ben poco.

Il governo aveva prima indicato un obiettivo del 60% per poi scendere al 25-30%.

Un sondaggio di Altroconsumo dice che sarebbe favorevole il 66% degli italiani. Ma sembra una proiezione ottimistica”.

Intanto, ieri l’Huffington Post (altro giornale decisamente non complottista o sovranista)
ha pubblicato un pezzo del documento della task force del ministero dell’Innovazione in cui ci sono critiche alla sicurezza di Immuni.


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Un altro colpetto alla fiducia verso la app.

A rischio è tutto il flusso informativo tra i singoli telefoni e il server in cui i dati verranno immagazzinati.

Perché questo flusso non è protetto da sistema di cifratura, che invece è certificata per il server utilizzato (Google Cloud Platform).
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il blocco dei voli causato dall’epidemia di coronavirus ha messo letteralmente in ginocchio il settore dell’aviazione civile.

Tanto da costringere i governi ad intervenire massicciamente per evitare il collasso dei propri vettori.

A meno che non ti chiami Alitalia.


Alitalia ripartirà a giugno.

Sia con i voli – oggi ridotti al lumicino – sia come compagine societaria.

Come già previsto da un comma inserito nel decreto “cura Italia” di marzo, la società sarà (di nuovo) nazionalizzata.

500 milioni l’impegno iniziale del governo, somma che dovrebbe però lievitare
– almeno come dotazione di capitale, fino a 3 miliardi di euro.

Obiettivo dare alla compagnia “un vero piano di rilancio sul mercato del trasporto aereo”
secondo le linee guida già tratteggiate a fine aprile
: una flotta ridotta, ma pensata per puntare alle rotte di lungo raggio
e riconquistare così quei segmenti di mercato ancora redditizi.

Gli aiuti in Europa
Mentre Londra ancora valuta l’ipotesi nazionalizzazione (ma British Airways è parte, insieme ad Iberia, del gruppo anglo-ispanico Iag),
questa è ormai data per fatta in Germania.

Berlino entrerà infatti in Lufthansa
, a quasi un quarto di secolo dalla privatizzazione, con il 25% del capitale.

L’acquisizione della quota di maggioranza relativa costerà alle casse pubbliche all’incirca 10 miliardi.

Pochi meno – 7 miliardi – l’intervento annunciato dalla Francia
in aiuto di Air France-Klm, tra prestiti diretti e garanzie.

Vista la situazione di difficoltà globale legata all’epidemia, la Commissione Ue ha deciso di allentare i vincoli sugli aiuti di Stato,
considerati troppo rigidi per far fronte all’attuale situazione.

Via libera dunque alla concessioni di prestiti assistiti da garanzia pubblica, ma anche – laddove necessario – a ricapitalizzazioni dirette.

E’ sulla base di questo rinnovato (temporalmente) quadro normativo che Bruxelles ha già dato il suo assenso alle manovre su Air France,
mentre per Lufthansa si aspettano le decisioni dell’esecutivo federale prima di fornire la (scontata) bollinatura.

Il “no” della Commissione ad Alitalia

Se all’interno dell’Unione esistono figli e figliastri, anche in questo caso la disparità di trattamento è evidente.

A Parigi e Berlino tutto (o quasi) è concesso, per Roma invece si trova sempre il cavillo.

E’ così che, stando a fonti comunitarie, la Commissione non sarebbe orientata a consentire la ricapitalizzazione di Alitalia.

“La Commissione – ha spiegato un funzionario all’agenzia AdnKronos – è pronta a discutere qualsiasi misura per affrontare la situazione in Alitalia.
Ma questo strumento (la ricapitalizzazione, ndr) è limitato alle società che non erano in difficoltà alla fine del 2019.
Questo non vuol dire che non ci siano altri strumenti disponibili, ma se la compagnia non era in salute prima di questa crisi,
è un altro problema e questo non è lo strumento adatto”.

Detta rivisitando Orwell: gli aiuti di Stato sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.
 

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