complimenti vivissimi al Giudice (1 Viewer)

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ApprofondimentoGiustizia
Il libro mastro delle sentenze truccate: sotto inchiesta venti magistrati
11 GIUGNO 2018
Le nuove accuse dei magistrati di Roma e Messina, al centro anche processi su appalti Consip


DI ALESSANDRA ZINITI
Rep


Di che cosa stiamo parlando
Sentenze amministrative comprate e un’azione di dossieraggio per inquinare e depistare importanti inchieste penali. A febbraio una grossa indagine delle procure di Roma e Messina ha portato all’arresto di 15 persone per corruzione in atti giudiziari. In manette anche un pm della procura di Siracusa e il regista di questo giro di mazzette, l’avvocato siciliano Piero Amara con una grossa clientela internazionale. Tra gli indagati anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato Virgilio.

Sono partiti da un elenco di 35 sentenze trovato a casa di uno dei faccendieri e sono arrivati lì dove non avrebbero mai voluto arrivare, per di più consapevoli di essere solo sull'uscio di una porta che spalanca la strada a quella che potrebbe essere una delle più esplosive inchieste italiane sulla corruzione degli ultimi anni.

Ci sono più di venti magistrati iscritti per corruzione in atti giudiziari nel registro degli indagati delle procure di Roma e di Messina per un giro enorme di processi aggiustati nell'ambito della giustizia amministrativa. Lo scenario che si apre, gravissimo e desolante al tempo stesso, è quello di un Consiglio di Stato e di un Consiglio di giustizia amministrativa fortemente condizionati dall'attivismo di un numero molto consistente di giudici a libro paga che avrebbero preso mazzette per favorire i clienti più importanti rappresentati dallo studio legale Amara-Calafiore, i due avvocati siciliani arrestati tre mesi fa e che da alcune settimane stanno facendo importantissime ammissioni riempiendo decine di pagine di verbali davanti ai pm romani coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e messinesi diretti dal procuratore Maurizio de Lucia. Alcuni atti, che coinvolgono seppure in maniera marginale un magistrato del penale di Roma il cui nome emerge dagli atti per alcune cointeressenze in società, sono stati mandati per competenza alla procura di Perugia ma l'indagine promette di allargarsi e interessare altri uffici giudiziari italiani.


L'inchiesta è quella che, a febbraio, ha visto finire agli arresti quindici persone (e tra questi anche l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo) per un giro di corruzione allora valutato in 400 milioni di euro. Bazzecole rispetto al vorticoso passaggio di mazzette, molte delle quali estero su estero, che gli investigatori della Guardia di finanza stanno faticosamente ricostruendo in questi mesi. Partendo da questa sorta di libro mastro delle sentenze aggiustate, ma grazie anche alle dichiarazioni fatte dai due avvocati accusati di aver costruito questo fittissimo reticolo di relazioni capace di condizionare le sentenze della giustizia amministrativa in favore dei loro facoltosi clienti, tutti interessati ad appalti milionari, molti dei quali affidati dalla Consip.

L'altra ma non meno importante faccia della medaglia era l'ingegnoso metodo, quello dei procedimenti cosiddetti "a specchio", che il pm amico di Amara, Giancarlo Longo, apriva a Siracusa con l'obiettivo o di entrare a conoscenza di elementi riservati di inchieste delicatissime (come quella milanese sulle tangenti Eni in Niger) condotte da altre procure o addirittura di inquinarle o rallentarli con atti appositamente compiuti. Un'attività di depistaggio e dossieraggio che viaggiava tra Roma, Milano, Siracusa e Trani e che resta al centro di un capitolo tra i più delicati dell'inchiesta.

Il primo a parlare, dopo tre mesi in carcere, è stato il rampantissimo Piero Amara, 48enne avvocato originario di Augusta ma con una importante clientela internazionale e amicizie nelle stanze dei bottoni. Messa da parte la linea di difesa iniziale, quando aveva negato di aver pagato magistrati per indirizzare le sentenze, ha finito con spiegare, almeno in parte, qual era il meccanismo messo in piedi per facilitare i suoi clienti: ricorso al Tar se la gara andava male e da lì verdetto sicuro o in primo o in secondo grado.
Di cose interessanti ne ha raccontate diverse ma avrebbe in parte cercato di spostare le responsabilità sul collega di studio Calafiore. Il quale non l'avrebbe presa benissimo.
E così, quando i pm gli hanno contestato le dichiarazioni di Amara, anche Calafiore ha deciso di rompere il silenzio contribuendo a sua volta a mettere tanta carne al fuoco delle due procure. E alla fine, due settimane fa, anche lui si è "guadagnato" i domiciliari.
Nomi su nomi di magistrati amministrativi "avvicinati" e una lettura, adesso ovviamente al vaglio degli inquirenti, dell'elenco delle sentenze aggiustate (qualcuna con relativa cifra accanto) custodito da uno dei faccendieri che lo studio legale Amara-Calafiore utilizzava per sbrigare i suoi affari. Almeno quindici i nomi dei componenti del Consiglio di Stato finiti sotto indagine a cui si aggiungono quelli iscritti a Messina tra giudici del Consiglio di giustizia amministrativa e dei Tar di Palermo e Catania. Un "cerchio magico", quello messo su negli ultimi anni da Amara e Calafiore, del quale facevano parte anche diversi avvocati (anche qui molti nuovi indagati) rappresentanti delle imprese favorite nei contenziosi amministrativi: tra i più importanti il contenzioso Ciclat e quello della Exitone. Anche Fabrizio Centofanti, imprenditore anello di questa catena, haottenuto i domiciliari. Ma lui continua a tacere.
GiustiziaCorruzioneMagistratura
 

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Storie di ordinaria follia: un 38enne "profugo" gambiano arrestato per spaccio e resistenza a pubblico ufficiale è stato liberato dai magistrati di Senigallia dopo nemmeno 24 ore. L'africano, col via libera dei giudici, è ovviamente subito tornato nei giardini dove abitualmente spaccia e si è messo a urlare rivendicando la sua impunità di migrante: "Sono quello di ieri, quello con i carabinieri. Sono libero, Allah è stato buono con me perché sono musulmano e posso fare quello che voglio". Sono queste le belle storie quotidiane che piacciono tanto alle Commissioni per i diritti umani dell'ONU, storie che mostrano un Paese di ac-coglioni in cui i "migranti" sono liberi di fare ciò che vogliono nella più completa impunità... Allah lo vuole!

 

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17 furti in pochi mesi: arrestato ladro seriale, ma non va in carcere
PER APPROFONDIRE: arresto, furti, indiano, ladro seriale, montebello vicentino
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di Luca Pozza

MONTEBELLO VICENTINO - Ieri pomeriggio i carabinieri della stazione di Montebello Vicentinohanno arrestato un cittadino indiano, Harish Kumar, 25 anni, residente nello stesso comune, nullafacente, pregiudicato, regolare sul territorio nazionale. L’arresto è stato operato in esecuzione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza, con cui è stata disposta la revoca dell’obbligo di firma e la contestuale applicazione della misura degli arresti domiciliari.

Kumar risulta infatti indagato per ben 17 furti commessi tra marzo e luglio del 2018 in vari centri del Vicentino, tra cui Montebello, Lonigo, Altavilla, Brendola e Montorso. Oltre a non aver osservato la prima misura cautelare, l'indiano ha commesso un altro furto nel mese di agosto, inducendo così l'autorità giudiziaria ad ordinarne l’arresto e la sottoposizione agli arresti domiciliari, disposizione che è stata immediatamente eseguita dai militari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovedì 13 Settembre 2018, 11:43


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17 furti in pochi mesi: arrestato ladro seriale, ma non va in carcere
 

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