Stavolta è diverso: ora arriva la depressione globale delle spese in conto capitale
di
David Stockman Caterpillar (CAT) ha registrato un disastroso
calo del 16% nelle vendite al dettaglio in tutto il mondo, il che significa che ora
le sue vendite sono calate per 35 mesi consecutivi.
Come ha fatto notare
Zero Hedge, non solo le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno invertito la tendenza e sono calate dell’8% rispetto all’anno precedente, ma
nel resto del mondo è stato un bagno di sangue per quanto riguarda le macchine gialle:
[…] le vendite in tutto il mondo sono state un disastro completo: in Asia/Pacifico (soprattutto in Cina) sono scese al -28%, un calo drammatico rispetto al -17% di un mese fa; in Europa, Africa e Medio Oriente sono scese al -13%; in America Latina sono scese al -36%.
Inutile dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole.
La CAT è fornitrice di beni strumentali pesanti alle industrie globali nel settore minerario e delle costruzioni, e ha alle spalle una lunga storia di boom e bust.
Ma nel passato della CAT non c’è nulla di quello che possiamo vedere nel grafico qui sotto.
L’attuale tonfo di 35 mesi nelle sue vendite globali è
quasi il doppio di quello avvenuto durante la Grande Recessione, che a sua volta era un record.
Infatti,
le vendite della CAT durante il terzo trimestre di quest’anno sono ritornate a dov’erano a settembre del 2006. È come se la massiccia ondata di spese in conto capitale a livello globale che la CAT ha cavalcato per ben più di un decennio, la stia facendo affondare.
In realtà, le cose stanno proprio così. Il rovescio della medaglia del boom delle materie prime sin dalla fine del secolo è rappresentato dalle spese in conto capitale.
Cioè,
l’enorme aumento della domanda di ferro, rame, zinco, nichel, alluminio e idrocarburi, è stata trainata principalmente da una massiccia costruzione una tantum d’infrastrutture industriali in Cina e nei mercati emergenti per l’estrazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione — insieme ad infrastrutture pubbliche quali strade, ponti, porti, ferrovie e aeroporti.
Anche quando nelle economie emergenti e in quelle sviluppate la domanda finale per i beni di consumo — come elettrodomestici e automobili — è aumentata in modo sostanziale, l’impatto principale non ha interessato i materiali e l’energia consumata dagli utenti finali; ha interessato, invece, le spese in conto capitale dedicate alla capacità produttiva necessaria per crearli.
Detto in modo diverso, le spese in conto capitale sono ad alta intensità di materiali ed energia.
Ciò che all’inizio di questo secolo ha spinto i prezzi dei prodotti ai massimi livelli, è stato il boom della spese in conto capitale alimentato dall’esplosione del credito globale delle banche centrali.
Allo stesso modo, l’attuale crollo delle commodity è un sintomo di come il ciclo delle spese in conto capitale abbia superato i requisiti sostenibili dell’economia mondiale.
Il ferro e il petrolio greggio si stanno dirigendo verso i $30, e questo rappresenta un indicatore che anticipa una correzione deflazionistica.
I $30 per tonnellata di ferro abbatteranno l’industria mineraria globale e i $30 al barile spegneranno le piattaforme di produzione nelle patch scisto.
Ma questa è solo la metà dell’intera storia.
L’effetto tagliola sulle spese in conto capitale è appena iniziato e scenderà a cascata lungo tutta la trama dell’economia globale.
Come mostrato di seguito, le società mondiali quotate in borsa hanno aumentato le spese in conto capitale di 5 volte, a $2,500 miliardi l’anno, tra il 2012 e il 2013. Dato l’enorme eccesso d’investimenti ed investimenti improduttivi nell’economia mondiale,
il calo che si prospetta potrebbe facilmente ammontare a ben più di $1,000 miliardi l’anno.
Inoltre la siccità nelle spese in conto capitale durerà anni, se non decenni. Questo perché il valore del surplus mondiale di fabbriche, portacontainer e macchine pesanti per le costruzioni e gli scavi è enormemente gonfiato. Di conseguenza il mercato delle attrezzature usate e delle capacità esistenti scenderà così pesantemente che
le nuove spese in conto capitale verranno differite a tempo indeterminato.
Zero Hedge c’ha fornito alcuni esempi tratti dal mercato secondario per le grandi macchine gialle della CAT.
Inutile dire che uno sconto del 99% sulle attrezzature esistenti non fa ben sperare per i nuovi ordini.
Prima: $2.9m | Ora: $15,000: Caterpillar 992C wheel loader
Prima: $2.7m | Ora: $46,000: Caterpillar D11N crawler tractor
Prima: $900,000 | Ora: $47,500: Caterpillar 775D rear dump truck
Questi tonfi nel valore delle attrezzature sono senza precedenti e sono la testimonianza della natura aberrante del ciclo delle
spese in conto capitale, il quale è stato favorito dalla baldoria delle stampanti monetarie delle banche centrali mondiali. Non ci sono somiglianze con i cicli economici del 1981-1983, o del 1990-1992, o del 2000-2002.
Inutile dire che al cuore del super-ciclo c’è lo Schema Rosso di Ponzi della Cina.
Nel corso degli ultimi 15 anni, per esempio, la sua produzione d’acciaio è aumentata di 8 volte. Su base annua la plusvalenza di 725 milioni di tonnellate di produzione d’acciaio, ha provocato più di un raddoppio del consumo globale di ferro.
Ma è la capacità mostrata nel grafico qui sopra che racconta la storia completa. Vale a dire, lo tsunami di credito a bassissimo costo ha permesso alle imprese siderurgiche statali della Cina d’accumulare nuova capacità ad un ritmo ancora più febbrile rispetto alla crescita vertiginosa della produzione annua.
Di conseguenza la capacità annua d’acciaio grezzo è attualmente pari a più di 1.1 miliardi di tonnellate, e quasi tutta tale capacità è stata accumulata a partire dalla fine degli anni ’90.
Ciò significa che la massiccia espansione dell’industria siderurgica cinese ha creato un incremento significativo della domanda di lastre e altre forme d’acciaio che finiscono negli altiforni, nei laminatoi, negli impianti di fabbricazione, nel trasporto del ferro e nello stoccaggio, nonché per altri prodotti derivati dall’acciaio che finiscono in cantieri navali dove vengono costruite nuove navi portarinfuse, nell’attrezzatura e nelle infrastrutture utilizzate nelle miniere di ferro e nei porti.
Vale a dire, l’industria siderurgica cinese è un cane che cercava di mordersi la coda,
ma ora la festa è finita. Per la prima volta in tre decenni, la produzione d’acciaio scenderà del 2-3% rispetto al picco dello scorso anno di 825 milioni di tonnellate e si prevede che scenderà a 750 milioni di tonnellate l’anno prossimo.
La verità è che probabilmente
non esiste domanda per l’acciaio cinese nemmeno a 500 milioni di tonnellate l’anno,
e sono state già erette barriere commerciali contro l’esportazione del suo surplus in Europa, America del Nord, Giappone e quasi ovunque.
Questo non solo significa che la Cina ha più di mezzo miliardo di tonnellate di capacità in eccesso che schiacceranno i prezzi e i profitti,
ma soprattutto che la domanda d’acciaio è spenta. E questo vale anche per i cantieri navali e le attrezzature minerarie.
Oltre all’acciaio, un altro settore che ha visto una crescita abnorme è stato quello
automobilistico. Nel 1994 la Cina produceva circa 1.4 milioni tra auto e camion. L’anno scorso ha prodotto più di 23 milioni di veicoli, o il 16 volte di più.
E, sì, questa è solo la metà della storia. La Cina ha costruito impianti per l’assemblamento delle auto ed infrastrutture per la loro distribuzione. Attualmente si stima che abbia una
capacità di produzione pari a 33 milioni di veicoli. Ma la domanda s’è invertita quest’anno e continuerà a languire nonostante i trucchi fiscali dello stato.
Il punto più importante, però, è che mentre lo Schema Rosso di Ponzi del credito giungerà al termine, negli anni a venire non aggiungerà nuova capacità al settore automobilistico.
Ora sta annegando in un
eccesso di capacità, e mentre i prezzi e i profitti si schianteranno negli anni a venire, l’industria automobilistica subirà un duro colpo.
Inutile dire che questo non solo significa che crollerà il consumo d’acciaio strutturale per i nuovi stabilimenti automobilistici, ma ci sarà anche una
drastica riduzione della domanda di apparecchi e apparecchiature tedeschi per l’automazione, necessari per costruire le automobili.
Detto in altro modo, la depressione delle spese in conto capitale già in corso in Cina, Australia, Brasile e in gran parte dei mercati emergenti, si diffonderà in tutta l’economia globale.
Il credito a basso costo ed il capitale
mispriced sono la madre di tutti i peccati economici.
Infatti la depressione globale delle spese in conto capitale penetrerà in profondità nell’economia globale, creando vittime inaspettate man mano che si propagherà. Una di queste sarà l’industria del ferro e implicitamente gli ordini delle grandi macchine gialle.
Il grande boom della Cina ha consumato ferro perché la sua economia industriale non stava ancora generando rottami d’acciaio. Ma ora che la sua flotta di veicoli e la capacità in eccesso cominciano ad invecchiare, oppure verranno smantellate sotto gli ordini dei suzerain di Pechino, molto presto si ritroverà ad annegare nei rottami d’acciaio.
Probabilmente è questo il motivo per cui i prezzi di mercato del denaro e del capitale sono ingredienti fondamentali per una vera prosperità capitalistica.
Probabilmente è anche il motivo per cui ora non esiste niente del genere.
[*] traduzione di
Francesco Simoncelli:
Francesco Simoncelli's Freedonia
da
Freedonia di Francesco Simoncelli