"Homo italicus": la mania dei titoli
Caro Beppe,
vorrei lanciare il sasso a tutti gli Italians, parlando di quella peculiarità comportamentale che ci contraddistingue da tutti gli altri popoli, quasi una sorta di sindrome innata e intrinsecamente connessa all’appartenenza al genere "homo italicus": come la chiameresti tu, Beppe, "SAdD del tipo SiP" ("Sindrome Acuta da Dottore del tipo Soprattutto in Pubblico"). Il riferimento è chiaro a quel simpatico ma quantomeno ridicolo attaccamento all’usanza sentirci chiamare con un titolo (dottore, per la sua genericità e diffusione, è in questo caso il titolo per antonomasia) e di sentirci quindi catalogati nella categoria "superlusso". Siamo rimasti gli unici al mondo tenacemente legati a questa abitudine (un francese laureato solo dopo qualche anno di carriera ottiene con fatica di essere chiamato Monsieur), e solo se ci sentiamo titolati ci lasciamo approcciare con educazione e disponibilità. La cosa poi ci arreca un piacere sublime se avviene in pubblico, e specialmente in presenza di qualcuno che dentro di noi consideriamo un di un rango inferiore, perché di questo titolo non può - ahilui - fregiarsi. La parte più comica della faccenda è che chi osserva attentamente il nostro tessuto sociale ed è in grado di comprenderne le debolezze usa quest’arma - che diviene una chiave d’accesso impareggiabile, un passepartout - con grande acume per ottenere qualcosa da quest’esercito di dottori o presunti tali: dal venditore ambulante che dà del "dottore" a qualsiasi signore in cravatta che gli passi sotto il naso, a tutti coloro che per interessi personali hanno bisogno di fare una morbida irruzione nella nostra privacy (e possibilmente nel nostro portafoglio). Un saluto a tutti gli Italians,
poveraccio ha bisogno di fregiarsi di un titolo per sentirsi importante. se invece di perdere tempo per 30 lunghi anni a studiare come sparare coxxionate avesse dedicato un terzo di quel tempo, oggi, forse, con grande difficoltà potrebbero chiamarlo Dottore, e sarebbe felice e contento.