CHI NON COMPRENDE IL TUO SILENZIO PROBABILMENTE NON CAPIRA' NEMMENO LE TUE PAROLE (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
(Elbert Hubbard)
Buona settimana a tutti :)
Continuiamo con le foto del viaggio di mio fratello in Perù :)

Huandoy dal Pisco
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Vista dalla cima del Pisco (5762m)
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Artesonraju e Alpamayo
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Hascaran dalla cima del Pisco
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Hascaran
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Val

Torniamo alla LIRA
Assicurazioni Generali informa che il consigliere di amministrazione Romolo Bardin,

consigliere indipendente e membro dei Comitati per le Nomine e la Remunerazione;

per gli Investimenti; per le Operazioni strategiche; per le Operazioni con Parti Correlate,

ha comunicato le proprie dimissioni dal Consiglio.


Lo si legge in una nota.

Il consigliere Bardin ha motivato le proprie dimissioni riferendosi alle modalita' operative
e ad alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui partecipa,
con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del CdA.

Il consigliere Bardin e' amministratore delegato di Delfin S.a' r.l.,
societa' che e' parte del Patto Parasociale stipulato con alcune societa' del Gruppo Caltagirone e Fondazione CRT,
e che detiene una quota del capitale sociale di Assicurazioni Generali SpA pari al 6,618%.


"Esprimo rammarico per la decisione assunta da Bardin.

Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la societa' ha sempre condotto la sua attivita'
secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell'interesse di tutti gli stakeholder".

Lo afferma il Presidente di Assicurazioni Generali, Gabriele Galateri di Genola, dopo le dimissioni dal Cda di Romolo Bardin.

"Principi, questi, a cui confermo ci si e' sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri,
senza eccezione alcuna ed in ogni occasione", aggiunge.
 

Val

Torniamo alla LIRA
I vaccini costituiscono una soluzione rapida ed (in)efficiente
per sciogliere le difficoltà della situazione virale.


Non eliminano il virus,

non immunizzano,

non sostengono le varianti,

devono essere ripetuti a distanza accorciata,

scemano potenza difensiva,

però sono rapidi,

eseguibili,

illusori,

e non obbligano a interventi complessi, di lungo periodo che coinvolgerebbero la struttura sociale.


Al dunque, più comodo vaccinare che arieggiare l’ambiente, ventilarlo,
controllare l’alimentazione (si stanno favorendo alimenti perniciosissimi!),
tutelare la salute più che le malattie,
integrare natura e città,
ripulire l’ambiente,
movimento fisico.

Ma il ritrovato semplificativo ed (in)efficace dei vaccini è ben scarso ritrovato rispetto al ritrovato salvapopolo,
ed il vero ritrovato salvapopolo ormai è conosciuto, vociferato, richiesto, proposto, imposto, è il nemico,
il malefico, il rovinatore, l’abominevole, insomma:

il non vaccinato, il non inoculato, il renitente, il refrattario, lo scoiattoloso, il talpone, lo struzzo dal volto umano.


La storia ha trovato un altro colpevole, è una ricerca periodica, e di solito con ottimi risultati.
Abietti.
Chi fu responsabile della guerra di Troia
? Paride, seduttore, Elena, sgualdrinella.
Chi rovinò l’Impero Romano? I Cristiani.
Chi sono i congiuratori occulti delle sorti umane? Gli ebrei.
Chi è nato schiavo? I neri.

Le società ricorrono alla demagogia con rapidità furiosa.

Quando non sanno o non intendono risanarsi scovano in altri la causa del male,
deviano il bersaglio, e la gente, credulona e furente, colpisce di solito il bersaglio falso
e subisce il male senza avvedersi di chi lo cagiona,
così il maligno può malfare non soltanto impunemente,
addirittura indicando il presunto colpevole, erroneo, e facendo ingoiare il male.


Stiamo assistendo ad una delle più maestose deviazioni di sguardo.

La pandemia copre la visuale e non fa scorgere i danni sociali che provengono da altre fonti.

Tra le quali malefiche evenienze porrei: l’inflazione, la disoccupazione “strutturale”, la demografia.


L’inflazione ci stroncherà.
È una pandemia economica devastatrice.
Ti fa trovare con una manciata di denaro vacuo.
Acquisti un minimo di ciò che acquistavi.
Guadagni e lavori a fondo perso.
È il fenomeno meno rilevato e più catastrofico dei nostri momenti.
Alla lunga ci stroncherà, dicevo, più della nominatissima malattia virale.

L’inflazione sarà, è micidiale anche perché si coniuga alla crisi dell’occupazione,
alle delocalizzazioni, alla penuria demografica.

E tutto quanto non è dovuto alla malattia.

Sono eventi di incubazione lontana e che ci sconvolgeranno se non troviamo riparo.

Rendere i non vaccinati responsabili colpevolizzabili, infierire, licenziare accrescerà il male non lo sanerà.

Migliaia al presente rischiano la fame perché temono di vaccinarsi.

Se cedono al ricatto: o ti vaccini o non lavori e non sei pagato non cambierà nulla, e non cambierà nulla se non ti vaccini.

Le vaccinazioni crescono ma i mali sociali non decrescono.

Se dai la miseria ad altre migliaia di persone non vaccinate non fai che accrescere il male e la miseria.

Follia.

Le costringi a vaccinarsi?

Peggio.

Avremo centinaia di migliaia rosi da odio sociale canino,
e comunque i contagi resteranno perché i vaccini non immunizzano (lo si capisse una volta per tutte!).


Ed i mali detti, inflazione, disoccupazione da automazione, delocalizzazione, crollo demografico
continueranno irrisolti anzi occultati dalla copertura della pandemia
e dalla colpevolizzazione dei non vaccinati che accrescono o causano i mali fantasiosamente.

Demagogia.

Eterna demagogia.

Si indica un falso bersaglio, i non vaccinati,
come responsabili di una crisi che non si sa
o non si vuole risolvere in quanto conviene a qualcuno non risolverla
(una società intimorita dal virus è sotto perpetua vaccinazione è facilmente governabile
e sopporta altri mali che gli sembrano minimi rispetto al gran male della salute!).

L’indicare nei non vaccinati i colpevoli dei nostri mali si aggiunge alle periodiche accuse,
i non vaccinati come i neri, gli ebrei.

La società, le società non stanno comprendendo questo spostamento di attenzione,
invece di interessarsi dell’inflazione sono ossessionati dei contagi.

Contagi che esistono ma che non saranno vinti da vaccini che non vincono il contagio!

Sicché incredibile sarà, è che subiremo inflazione e contagio.

Neanche nel XXI secolo (avanti Cristo) la Scienza aveva suscitato un portento siffatto,
di combattere una malattia, lasciandola.

Il coro grida: ma attenua il danno!

Non moriamo!

Non moriamo!

Strabiliante: se non elimino il male come posso stare certo che lo attenua un domani!?

E le “varianti”, le tenete da conto?

Ne può sortire qualcuna che della attenuazione del male con i vaccini si lava le mani, diciamo.

Non è da escludere che qualche cittadino si dia l’iniziativa di accusare di somministrare vaccini che non immunizzano.

Lo annoteremo alla XVIII vaccinazione.

Siamo ancora alle vicende iniziali di avvenimenti assai problematici.


Intanto buttate sulla strada migliaia di persone, perché?

Per indicare colpevoli e non riconoscere la discutibile efficacia di vaccini che non immunizzano.

Vaccini che non immunizzano, necessario ripeterlo.

Ma come non dubitare di vaccini che non immunizzano?

Assurdo non dubitare!

Ma come, il virus resta in vita ed io non devo dubitare?

Invece di accusare i vaccini che non immunizzano
si accusa chi dichiara che i vaccini non immunizzano
e si vantano coloro che si credono immunizzati da vaccini che non immunizzano.


Ma scemano il danno!

Ma come mi garantite il futuro se il virus rimane presente con tutte le sue varianti?

Allora?

Tolleranza, mente larga.

Chi teme i vaccini cerchiamo di comprenderlo.

La gente si vaccini al massimo, quei restanti dubbiosi male non ne fanno se li curiamo altrimenti.

Non vogliono trasgredire, vogliono cure diverse.

La loro mente e non solo il loro corpo ha rifiuto dei vaccini non della salute,
anzi, credono che i vaccini possono dare complicazioni.

Sbagliano?

Forse.

Ma non più di coloro che vaccinano senza immunizzare.

E rivaccinano senza immunizzare.

E rivaccinano senza immunizzare.

E rivaccinano, e rivaccinano, e rivaccinano.


Siamo nel 2052, è un solo non vaccinato, tutti vaccinati, migliaia e migliaia di contagiati.

Evidente.


Colpa dell’unico non vaccinato!
 

Val

Torniamo alla LIRA
Per come sta evolvendo, si fa per dire, la lotta contro il Covid-19,
mi sembra sempre più evidente che il coacervo di interessi che unisce molti politici,
molti professionisti dell’informazione e molti personaggi, una volta oscuri,
del mondo della medicina spinge questi ultimi a cercare in ogni modo
di tenere il Paese bloccato sotto una coltre di perdurante terrore sanitario.


Solo adottando questa chiave di lettura, a mio parere,
è possibile comprendere l’impazzimento di un sistema che,
malgrado l’altissima percentuale di vaccinati, è arrivato a imporre un lasciapassare per quasi ogni attività umana,
escludendo del tutto dalla vita sociale chiunque non si pieghi all’ignobile ricatto del Governo.



Una evidente dimostrazione di tale assunto l’hanno offerta alcuni giorni orsono,
durante Controcorrente, in onda in prima serata su Rete 4, Nino Cartabellotta,
presidente del Gimbe ed Ettore Rosato, esponente di Italia Viva.

Un renziano doc che non ha fatto altro, durante i suoi interventi,
che ripetere a pappardella il mantra che il ministro Roberto Speranza ci propina ogni volta che ha l’occasione di parlare.

In estrema sintesi, anche per Rosato dobbiamo preservare la salute dei cittadini,
costringendo con ogni mezzo i riottosi a vaccinarsi, altrimenti questa massa di renitenti al vaccino
– in realtà ridotti a una sorta di piccola riserva indiana – rischia di mandare in affanno gli ospedali,
impedendo che vengano curate adeguatamente le persone affette da altre patologie.


E a questo strumentale e vergognoso ragionamento,
che non tiene in alcun conto gli attuali e rassicuranti numeri delle ospedalizzazioni,
ha fatto da controcanto il citato Cartabellotta il quale, in un acceso contraddittorio con un esasperato
– a buona ragione – Vittorio Sgarbi, si è così espresso:

“In questo momento il problema non è a livello individuale.
Il problema è a livello di comunità; è a livello di servizio sanitario.
Cioè, siccome noi oggi abbiamo le terapie intensive e le aree mediche
prevalentemente occupate da persone che non hanno fatto il vaccino
(il che è tutto da verificare), che hanno un rischio circa 10 volte superiore rispetto a chi si è vaccinato,
soprattutto con tre dosi, il problema reale in questo momento non è la persecuzione del non vaccinato,
ma è la necessità di aumentare la copertura vaccinale del Paese per evitare di intasare il Servizio sanitario nazionale.
Se noi passiamo dalla logica della salute individuale a quella della salute collettiva,
si legge in maniera diversa quello che è il problema del numero ancora elevato (la citata riserva indiana)
di quelli che non si sono ancora vaccinati.
Anche perché le persone suscettibili non sono soltanto i non vaccinati.
Sono anche i vaccinati con due dosi e sono anche, purtroppo, i vaccinati con tre dosi che la variante omicron buca”.


Avete capito?

I quattro gatti che ancora resistono al ricatto vaccinale,
e che sono oramai divenuti il capro espiatorio per ogni cosa,
devono vaccinarsi per non mandare al collasso gli ospedali
– i quali, per la cronaca, non ci sono andati al collasso, anche quando i vaccini non erano ancora disponibili –
ma lo debbono fare anche per non contagiare i vaccinati che sono alle prese con una variante,
la “terrificante” Omicron, che comunque buca gli stessi vaccini
.

E dato che è oramai acclarato che questi stessi vaccini non evitano il contagio,
l’inutile obiettivo di vaccinare tutti serve solo a giustificare un surreale stato d’emergenza senza emergenza.

In tal senso, mi sembra evidente che con questo strabiliante giro di parole il buon Cartabellotta
abbia finalmente inventato il moto perpetuo.

Un moto perpetuo applicato alle restrizioni sanitarie che, bene che vada,
potrà interrompersi nella primavera del 2023,
quando torneremo a votare per il rinnovo di un Parlamento
che ha da tempo perso la sua funzione di controllo sul Governo.


In questa ottica la ricerca ossessiva dei contagi di un virus sempre meno letale ma oramai endemico,
con l’altrettanto ossessiva identificazione degli stessi con la malattia e la morte,
appare del tutto funzionale al mantenimento di un clima di terrore
sempre più scollegato dalla realtà dei numeri e dei fatti.



Ora, considerando che ci sono già circa due milioni di persone in quarantena perché positive,
di questo passo rischiamo seriamente di far collassare sul piano sistemico l’intero Paese,

egregio dottor Cartabellotta, altro che chiacchiere.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non c’è soltanto il caso di Novak Djokovic ad animare gli Australian Open più discussi della storia del tennis,
segnati dalla contestata esclusione del vincitore di ben nove edizioni passate
(record assoluto detenuto insieme a Nadal e Federer)
per il mancato rispetto degli obblighi in tema sanitario.

Nelle ore in cui in molti si stanno schierano con l’atleta serbo,
accusando le autorità australiane di aver inscenato una pantomima senza senso,
ecco infatti che a far discutere sono anche i ritiri anticipati di alcuni sportivi
che hanno accusato improvvisamente problemi di salute in campo.


Già tre gli atleti che in queste ore hanno accusato malori sotto gli occhi delle telecamere.

A ritirarsi dal torneo è stato il numero 22 al mondo Nikoloz Basilashvili,
che nel bel mezzo del suo ultimo incontro si è rivolto al suo staff a pochi metri da lui spiegando:
“Dopo ogni colpo sento mancarmi il respiro”.

Il commentatore di Stan Sport Colin Fleming ha parlato di una situazione “anomala e molto preoccupante”,
ottolineata anche dal rammarico e dai dubbi di tanti utenti in rete.


Tra le donne ha fatto un passo indietro Dalila Jakupovic,
che in una recente intervista a The Western Australian ha spiegato:

“Ho avuto seriamente paura di svenire durante la partita.
A un certo punto mi sono seduta a terra in mezzo al campo
perché sentivo di non avere più un grammo di energia in corpo.
Eppure non ho mai sofferto d’asma né avuto problemi respiratori in passato”.

Non ha lasciato gli Australian Open ma ha avuto comunque complicazioni Bernard Tomic,
che è riuscito a concludere il suo incontro ma ha confessato: “Mi stanco molto facilmente, non capisco perché”.


Alcuni opinionisti hanno accusato il gran caldo australiano di questi giorni per i malori degli atleti.

Ma non manca chi ha sottolineato come potrebbe anche trattarsi di conseguenze indesiderate
legate alla vaccinazione alla quale gli atleti si sono dovuti sottoporre in fretta e furia nei giorni precedenti il torneo,
onde evitare di andare incontro alla stessa sorte di Djokovic, costretto a recitare il ruolo di grande assente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Anche da Porro stesso problema posto all'attenzione da "scienziato" italiano che lavora in Usa.
Fare la quarta dose può servire a nulla, perchè può generarsi un effetto contrario sul sistema immunitario.


La quarta dose di vaccino anti-Covid può attendere.

A dirlo è addirittura Guido Rasi, consulente del commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo
ed ex direttore esecutivo dell’agenzia europea del farmaco Ema.

Intervistato da Repubblica, l’immunologo ha infatti parlato così dell’ipotesi
di una nuova somministrazione nel corso dei prossimi mesi:

“Non direi che sia l’ora della quarta dose di vaccino anti-Covid.
Non ha senso mantenere il sistema immunitario continuamente attivato”.



Secondo Rasi

“abbiamo una memoria che ci aiuta anche quando gli anticorpi calano.
Forse non sarà in grado di evitare l’infezione, ma la malattia grave sì.
In ogni caso non possiamo andare avanti con campagne vaccinali di massa ogni pochi mesi.
Non è sostenibile. Bisognerebbe pensare a una risposta più strutturata”.

Le parole dell’immunologo hanno però sollevato più di qualche, inquietante quesito,
in relazione alle possibili conseguenze di troppe somministrazioni a distanza ravvicinata.


Rasi ha infatti spiegato:

“Sappiamo bene dai vaccini che usiamo tradizionalmente
che tre dosi consolidano la risposta della memoria immunitaria,
e la realtà ce lo sta confermando.

La quarta dose invece ci pone più domande che risposte.
Sarà sicura, ma non è scontato che una stimolazione continua e ripetuta
dopo un po’ non crei problemi al sistema immunitario”.



Una frase, quest’ultima, che è tutta un programma.


Se Rasi non esclude la possibilità che troppe vaccinazioni a distanza ravvicinata possano creare problemi,
per quale motivo il governo va avanti per la sua strada obbligando i cittadini a vaccinarsi,
senza fermarsi a porsi qualche domanda?

E quel “dopo un po’” come può essere quantificato?

I rischi sono solo in caso di quarta dose o ne stiamo già correndo dopo la terza?


Di fatto, il consenso “informato” che viene fatto firmare ai cittadini è soltanto uno scudo
che mette lo Stato al riparo da qualsiasi conseguenza.


La salute degli italiani, in questo valzer delle assurdità, viene evidentemente all’ultimo posto.
 

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