CHI è SADDAM ? (1 Viewer)

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Un paese martoriato dalla dittatura
L'Iraq di Saddam Hussein
La Guerra del Golfo, il nemico Bush, l'arma del petrolio


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Storia di un paese martoriato dalla dittatura. E sempre di più le sorti della nazione coincidono con quelle di Saddam Hussein. Il terrorismo, le armi chimiche. Passato e futuro di una nazione inquietante, nemico giurato degli Usa.

Il punto

8 aprile. Petrolio: forniture sospese per un mese
Saddam Hussein annuncia che l'Iraq sospende per almeno un mese le esportazioni di petrolio. L'iniziativa nasce come protesta contro l'offensiva militare israeliana nei territori palestinesi. "Il Consiglio della rivoluzione, la dirigenza del partito Baath e il Consiglio dei ministri hanno deciso, in nome del popolo iracheno, di bloccare del tutto per 30 giorni l'esportazione di petrolio attraverso i porti turchi del Mediterraneo e il nostro porto di Bassora a partire dall'8 aprile 2002". Queste le parole del rais di Bagdad alla tv di Stato.



Storia del presente: dopo l'11 settembre

15 febbraio 2002: prossimo intervento Usa? Lo riferisce The guardian
Duecentomila soldati Usa pronti ad intervenire. L'azione dovrebbe partire dal Kuwait, comunque non prima di maggio. Un'altra ipotesi è quella però che, per evitare perdite umane, gli Stati Uniti decidano di scegliere azioni mirate. Intanto hanno allestito da mesi una base nella zona del Golfo. Le truppe si schiererebbero in questo modo: le forze aeree in Arabia Saudita, quelle militari in Kuwait e le navali nel Bahrain. Qui arriveranno nei prossimi giorni dopo aver lasciato l’Afghanistan. Turchia e Israele sarebbero pronte ad affiancare gli americani. Intanto sembra che i primi ad entrare in azione saranno gli esperti del settore tecnologico: i tecnici della Cia e forze speciali agiranno con azioni di sabotaggio al sistema informatico di Bagdad.

Saddam nel mirino di Bush
Potrebbe essere Saddam Hussein il prossimo obiettivo della Guerra al Terrorismo dichiarata dal Presidente Usa George W. Bush dopo gli attentati dell'11 settembre. Bush è stato esplicito: “Non è la fine del regime dei Talebani che ci interessa”. Il Pentagono starebbe già preparando i piani per bombardare i centri del potere di Baghdad. Cia ed Fbi stanno cercando di trovare ogni possibile legame tra gli attentati di New York e Washington e Saddam. L'opposizione irachena in esilio a Londra ha da tempo denunciato l'esistenza di un campo di addestramento per dirottatori alle porte di Baghdad. Gli stessi dissidenti iracheni sostengono che Mohammed Atta, uno dei dirottatori dell'11 settembre, era in realtà un agente dei servizi segreti di Saddam. Ma è possibile che gli Usa decidano di colpire Saddam comunque. La consigliera per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice ha dichiarato in un’intervista alla rete televisiva Nbc che "non era necessaria la strage dell'11 settembre per capire che Saddam Hussein è un uomo molto pericoloso e costituisce una minaccia per la sua gente, una minaccia per la regione ed una minaccia per noi perché è determinato ad acquisire ad ogni costo armi per la distruzione di massa".

Saddam oggi
E' l'unico capo arabo che non ha condannato gli attentati negli Stati Uniti. Ha però dichiarato che "se gli americani solleciteranno l'aiuto degli esperti iracheni, il popolo del mio Paese potrebbe accettare di concedere loro un'assistenza per ragioni umanitarie". A differenza degli anni passati, stavolta Saddam ha un profilo basso. Ma se verrà provato il coinvolgimento dell'Iraq sia negli attentati dell'11 settembre e sia nelle lettere all'antrace, la guerra si estenderà dall'Afghanistan a Bagdad. E al Pentagono c'è chi già prepara i piani di battaglia della Fase Tre.

L'Iraq e l'antrace
I giornali Usa la chiamano Dr Germ o Dr Death. In italiano, dottoressa Microbo o dottoressa Morte. Il suo nome è Rihab Taha, ha 45 anni e una figlia di 5. Dopo aver studiato in Inghilterra - si specializza all'Università East Anglia sui veleni in agricoltura - viene richiamata in patria dove sposa Amer Rashid al-Ubaidi, un generale di Saddam Hussein. Nel '98 gli ispettori delle Nazioni Unite, capeggiati dall'australiano Richard Butler raccolgono molte prove del coinvolgimento della donna nella produzione di armi di sterminio. Quando a dicembre sono costretti a lasciare il paese, i controllori internazionali dell'Unscom hanno distrutto 8.500 litri di antrace concentrato e 19.000 litri di tossina botulinica. E oggi assicurano che in Iraq sarebbero ancora ben nascosti fino a 34.000 litri di antrace e 38.000 di tossina botulinica, capaci, cioè, di infettare centinaia di migliaia di persone. Quando tre anni fa venne interrogata, Rihab Taha in lacrime ammise gli esperimenti e si difese dicendo che rientravano nei "piani di produzione di armi biologiche" voluti da Saddam. E gli ispettori sono più che mai convinti che dietro le spore killer ci sia lei.

Il sospetto americano
L'intelligence di Washington crede che agenti dei servizi segreti di Saddam abbiano incontrato all'inizio del 2001 Mohammed Atta, il pilota-kamikaze alla guida dell'aereo che l'11 settembre ha colpito la prima delle due torri gemelle. Il ministro degli Esteri iracheno Naji Sabri ha negato qualsiasi legame di Baghdad "con gli attacchi agli interessi americani".


Le origini di una dittatura

Chi è Saddam
Alla fine degli anni Cinquanta Saddam è un ufficiale dell'esercito iracheno di idee progressiste. Nel 1957 aderisce al Baath, il Partito socialista della rinascita araba. Prende parte a un attentato contro il primo ministro iracheno Kassem e nel 1968 è tra gli organizzatori del colpo di stato che porta il Baath al potere. Nel 1979 succede al generale Ahmed Hassan al-Bakr alla guida del partito e nella carica di capo dello stato.

Un tiranno sanguinario
Saddam ricorre da sempre all'omicidio politico come sistema di governo. Le violazioni dei diritti umani sono estese e sistematiche. Omicidi, torture e arresti indiscriminati sono all'ordine del giorno. Le minoranze non arabe (soprattutto quella curda) sono continuamente vittime di deportazioni e maltrattamenti. Nel 2000 il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato uno sconvolgente racconto di un ex collaboratore di Saddam. Nel palazzo presidenziale sarebbero state stuprate e poi uccise decine e decine di prostitute d'alto bordo fatte venire dall'Occidente per saziare l'appetito sessuale del Rais e dei suoi collaboratori più stretti.

Il potere è un affare di famiglia
Sembra che Saddam sia gravemente malato. Potrebbe presto prendere il suo posto il figlio Qusay. Per anni il delfino designato sembrava il fratello maggiore del Rais, Uday.

L'Iraq prima di Saddam
Negli anni immediatamente precedenti all'ascesa di Saddam, l'Iraq si caratterizza per una politica filosovietica. Tra il 1972 e il 1975 vengono nazionalizzate tutte le compagnie petrolifere straniere operanti all'interno del territorio. In campo internazionale Baghdad persegue una politica fortemente intransigente nei confronti di Israele e dei Paesi arabi moderati (Giordania ed Egitto). Questo non vuol dire che l'Iraq avesse cattivi rapporti con l'Occidente.


I ruggenti anni Settanta di Saddam

Gli amici italiani e francesi
Nel 1974 il premier francese Jacques Chirac si reca a Baghdad e consolida con Saddam Hussein un rapporto di "amicizia particolare" (parole dello stesso Chirac). Il futuro Presidente francese afferma: "Faremo di voi la nazione più progredita del Medio Oriente". Nel novembre del 1975 viene firmato a Baghdad un accordo di collaborazione nucleare franco-iracheno e il 12 agosto 1976 l’Iraq firma un contratto di un miliardo di franchi con un consorzio di società nucleari francesi: Technicatome, Constructions Navales et Industrielles de la Méditerranée, Comsip, Société Bouygues, Saint Gobain Techniques Nouvelles. Ne nacquero i reattori Tammuz I e Tammuz II. L’Iraq si avvicina anche all’Italia. Nel 1975 il governo iracheno avvia rapporti con il Comitato nazionale per l’energia nucleare. Nel 1976 un accordo tra i due Paesi impegna l’Ansaldo a fornire macchinari e attrezzature per creare laboratori "a freddo".

L'Iraq e l'atomica
Già dal 1968 l’Iraq intrattenne fruttosi rapporti nucleari con l’Unione Sovietica, che però seguiva un’attentissima politica di controllo e di non-proliferazione nei confronti dei propri "clienti". Una politica più attenta rispetto alle più disinvolte potenze occidentali. L’Iraq ottenne quello che voleva soprattutto dalla Francia

Perchè l'Occidente aiuta l'Iraq
Gli anni 1973-1976 sono gli anni della crisi energetica in Europa e lo scambio petrolio-tecnologia è una soluzione vantaggiosa per tutti. In Persia c'è ancora lo Scià, finanziato e armato dagli Usa. Le diplomazie dell'Europa occidentale (ma anche l'Urss) cercano di ingraziarsi il "dirimpettaio" di Muhammad Reza Pahlavi.


L'Iran, il rivale di sempre

Saddam dittatore
Quando sale al potere Saddam trova in dote da Urss, Gran Bretagna, Francia e Italia un arsenale moderno e abbondante. Instaura un regime personalistico e dittatoriale. La sua polizia segreta perseguita gli oppositori e la situazione dei diritti umani subisce un rapido peggioramento. Guarda subito al nemico di sempre: l'Iran.

La svolta del 1979
La rivoluzione islamica in Iran crea una situazione senza precedenti nello scacchiere mediorientale. La nascita di uno stato teocratico guidato dall'ayatollah Ruhollah Khomeini spiazza sia Urss che occidentali. Salito al potere, Saddam trova il sostegno anche degli Usa in funzione anti-Iran.

Guerra all'Iran
Presidente da appena un anno, Saddam cerca subito lo scontro con Khomeini. Il pretesto è la modifica della frontiera sullo Shatt al-Arab definita nel 1975, quando il potere in Iran era ancora nelle mani dello scià. Saddam vuole inoltre stroncare l'influenza politico-religiosa del nuovo regime iraniano sulla minoranza sciita irachena. Saddam Hussein pensa di poter vincere facilmente, contando sulla presunta debolezza militare dell'Iran. Nelle sue intenzioni c'è la creazione di uno stato satellite nel Khuzistan, provincia dell'Iran sud occidentale ricca di petrolio. Inizialmente le armate irachene hanno il sopravvento, ma l'Iran resiste e nel 1982 passa al contrattacco. Teheran vuole punire l'Iraq e conquistare la leadership poltica e religiosa dell'Islam. Tra il 1982 e il 1987 l'offensiva iraniana mira alla conquista di Bassora. L'Iran spinge ondate di soldati votati al massacro contro la supremazia tecnologica dell'esercito di Saddam. Il risultato è una carneficina inaudita. La guerra ha un andamento simile a quello della Prima Guerra Mondiale, con assalti alle trincee sanguinosissimi e inutili dal punto di vista tattico.

Israele distrugge l'arsenale nucleare di Saddam
Nel giugno 1981 Saddam è pronto ad utilizzare contro l'Iran l'atomica realizzata grazie alla collaborazione francese. Ma Israele scopre tutto. Per non rischiare sconvolgimenti degli equilibri mediorientali Tel Aviv dispone un raid aereo che distrugge l'arsenale nucleare iracheno.

Una guerra lunghissima
Saddam è sostenuto dai prestiti e dalle donazioni degli stati arabi del golfo. L'aviazione irachena bombarda le città iraniane, gli insediamenti petroliferi e le navi cisterna nel golfo. L'Iran, isolato, attua rappresaglie contro le flotte degli stati che appoggiano l'Iraq. Solo nel 1987 le grandi potenze, che avvertivano la minaccia alle forniture di petrolio indispensabili alla loro economia, adottano misure per proteggere le navi in transito nel golfo. Nel 1988 la spinta aggressiva dell'Iran scema. Le forze irachene riprendono l'offensiva e il 20 luglio 1987 l'Iran accetta la risoluzione di pace 598 delle Nazioni Unite. La pace è firmata il 20 agosto 1990, poco prima dello scoppio della guerra del Golfo, sulla base dello statu quo ante bellum. Il bilancio della guerra in termini di vite umane è di un milione di morti (per il 60 per cento iraniani) e 1.700.000 feriti.


La repressione dei curdi

Gli orrori della guerra chimica
Saddam Hussein non esita ad impiegare armi chimiche, sia contro gli iraniani, sia contro i propri cittadini di etnia curda che tentano di affrancarsi dal dominio di Baghdad. Il 15 marzo 1988 i ribelli curdi e le Guardie della rivoluzione iraniana cacciano da Halabja (80.000 abitanti) l'esercito iracheno dopo una battaglia durissima. Poche ore dopo l'aviazione irachena bombarda la città con una miscela terribile di gas tossici: iprite, gas nervini e Vx. E' il più grave atto di guerra chimica contro civili. I gas penetrano nella pelle, negli occhi e nei polmoni degli abitanti di Halabja. In un'ora muoiono almeno cinquemila persone. Altre quattromila muoiono mentre fuggono verso il confine iraniano. Le nuvole di gas contaminano la campagna e i fiumi circostanti. I superstiti soffrono di patologie gravi e dolorosissime: cancri aggressivi, disturbi neurologici, malattie della pelle sfiguranti. Altissimo il numero di suicidi. Le sostanze chimiche hanno anche provocato mutazioni nella flora e nella fauna. La produzione agricola crolla di colpo e molte persone sono aggredite da scorpioni e serpenti. Aumentano vertiginosamente le malformazioni e le nascite di bambini morti. Halabja è stata definita una "bomba genetica ad orologeria", perché i pieni effetti dell'attacco chimico si manifesteranno in pieno soltanto nelle generazioni future.


La Guerra del Golfo 1990-91

L'invasione del Kuwait
Alla fine del conflitto con l'Iran, l'Iraq è stremato. Saddam tenta di risollevarsi incrementando le risorse petrolifere nazionali. Il 2 agosto 1990 invade il Kuwait, scatenando una reazione a livello internazionale che sarebbe sfociata nella cosiddetta guerra del Golfo.

Desert Storm
Nel gennaio 1991 una coalizione di paesi guidata dagli Stati Uniti (con truppe di Arabia Saudita, Egitto, Siria, Gran Bretagna, Francia e Italia) attacca Saddam e lo costringe ad abbandonare il Kuwait. Lo scontro è impari. La coalizione, guidata dal generale statunitense Norman Schwarzkopf, dà il via all'operazione Desert Storm (Tempesta nel deserto). Una massiccia offensiva aerea schianta la resistenza irachena. Vengono attaccate le città di Baghdad e Bassora e colpita l'artiglieria irachena, schierata minacciosamente al confine tra Arabia Saudita e Kuwait. Saddam risponde con il lancio di missili Scud contro Arabia Saudita e Israele (che pur approvando l’intervento della forza multinazionale non prese parte alle operazioni militari), nella speranza di mobilitare l'opinione pubblica araba contro la coalizione.
A metà febbraio, di fronte all'aumento delle perdite civili e militari, l'Iraq annuncia il ritiro dal Kuwait, a fronte di alcune condizioni di cui si fa garante l'Unione Sovietica ma che vengono respinte dagli Stati Uniti. La coalizione Onu sferra quindi un attacco da terra e avanza rapidamente attraverso l'Iraq meridionale, tagliando ogni via di ritirata alla Guardia repubblicana. Nel giro di pochi giorni, la capitale del Kuwait è liberata. Impossibile stabilire le perdite irachene, ma si parla di decine di migliaia di vittime militari e civili. Le perdite nella coalizione internazionale sono limitate: il 28 febbraio, quando l'attacco è sospeso, i soldati alleati uccisi sono 149 e i feriti 513.

La resa
Il 6 aprile l’Iraq si arrende e accetta di pagare al Kuwait il risarcimento dei danni, di rivelare l'ubicazione e l'entità delle proprie riserve di armi chimiche e batteriologiche e di smantellare i propri arsenali.


Dopo la guerra del 1991

La repressione di curdi e sciiti
Saddam decide di reprimere con l'esercito le rivolte interne di curdi e sciiti, sollevatisi subito dopo la sconfitta dell'esercito iracheno.

Le no fly zone
Sono le zone interdette al volo di aerei iracheni in Iraq. Sono due e coprono più della metà del territorio del Paese e vengono istituite per proteggere curdi e sciiti dalle rappresaglie aeree del regime di Saddam Hussein. In queste zone, oltre a non essere permesso il volo di aerei di Baghdad, la difesa anti-aerea non può attivarsi: se un aereo alleato è inquadrato da un radar, questo è autorizzato a sparare perché l'inquadramento-radar è considerato atto di aggressione. La no-fly zone nel nord dell'Iraq è istituita nell'aprile 1991 per bloccare gli aerei e gli elicotteri di Saddam che da un mese bombardano il Kurdistan iracheno provocando centinaia di vittime e la fuga di un milione e mezzo di curdi in Iran e Turchia. Il 5 aprile il Consiglio di sicurezza dell'Onu ordina a Baghdad di cessare gli attacchi. Due giorni dopo Usa, Francia e Gran Bretagna istituiscono una zona di esclusione aerea a nord del trentaseiesimo parallelo, grande circa 80.000 chilometri quadrati. La seconda zona di interdizione al volo, che arriva fino a circa 50 chilometri da Baghdad, è creata da Usa, Francia e Gran Bretagna nell'agosto del 1992 a sud del trentatreesimo parallelo, sempre per proteggere le popolazioni sciite dagli attacchi aerei.

L'embargo dell'Onu
Nel '91 l'Onu stabilisce l'embargo contro l'Iraq. Nel 1994, in seguito a nuove manovre militari irachene lungo il confine del Kuwait, l'Onu riconferma l'embargo economico contro l'Iraq. In risposta Saddam mostrò di voler allentare la repressione interna. Nell'ottobre del 1995 il dittatore iracheno indisse un referendum nazionale per rinnovare il proprio mandato presidenziale di altri sette anni, vincendo con una maggioranza talmente schiacciante da destare molti sospetti sulla regolarità del voto. Nel settembre del 1996 gli Stati Uniti bombardarono nuovamente l'Iraq per punire Saddam che, per attaccare la popolazione curda, aveva nuovamente oltrepassato la linea stabilita dall'Onu al 36° parallelo.

Nuove tensioni
All'inizio del 1998 nuova crisi tra Stati Uniti e Iraq. Saddam si oppone alle ispezioni dei funzionari Onu incaricati di verificare il disarmo dell’Iraq in base alle condizioni imposte nel 1991. Una nuova guerra è scongiurata dall'intervento di Kofi Annan. Ma nel dicembre dello stesso anno il presidente americano Bill Clinton dà il via all’operazione Desert Fox (“Volpe del deserto”): sull’Iraq si abbatte una pioggia di missili.

Il disastro dell'embargo
La mancanza di medicinali ha provocato danni umanitari enormi. Si parla di almeno 500.000 bambini morti negli ultimi dieci anni. Diverse agenzie umanitarie chiedono a viva voce la fine dell'embargo.

Guerra a bassa intensità
Usa e Gran Bretagna continuano una "guerra a bassa intensità" fatta di bombardamenti in territorio iracheno di obiettivi considerati strategici.

Tensioni interne
Saddam mantiene saldo il suo potere malgrado il suo popolo versi in condizioni di grande indigenza e malgrado sia scoppiato di nuovo il conflitto interno con la maggioranza sciita che da tempo tenta di rovesciare il dittatore.
 

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Il segretario di Stato Powell ricorda anche il passato del raìs: prigionieri usati come cavie per armi chimiche, lo sterminio dei curdi

Nei quattro anni dacché l'Onu aveva lasciato l'Iraq, Saddam avrebbe creato un sistema di laboratori mobili per la lavorazione dei virus di antrace, botulino, tetano, febbre gialla. Gli otto laboratori vengono tenuti in perenne movimento a bordo di camion o a bordo di vagoni ferroviari. Inoltre, Saddam non ha mai spiegato che fine hanno fatto gli 8.500 litri di antrace che aveva già durante la Guerra del Golfo, né che fine hanno fatto i quattro aerei militari Mirage modificati per spruzzarlo sulle teste del nemico. Tantomeno ha dato indicazioni della fine delle 6.500 testate chimiche capaci di sganciare il micidiale gas iprite: «L'Iraq aveva mille tonnellate di iprite. Dov'è finito questo gas?», chiede Powell, che vorrebbe sapere anche cosa abbiano fatto gli scienziati iracheni del gas nervino Vx. Ed ecco comparire le foto di basi "prima e dopo", prima dell'arrivo degli ispettori, complete di zone di decontaminazione, e dopo, ripulite di tutto, al punto che il terreno è stato spianato dai bulldozer.
Gli esuli hanno raccontato anche di incidenti mortali, di fughe di virus, di gas, in queste basi. Hanno anche ricostruito esperimenti alla Mengele, compiuti dagli scienziati militari iracheni: mille e seicento condannati a morte trasferiti dalle prigioni ai laboratori, per sperimentare su di loro l'efficacia delle armi chimiche e biologiche. Storie di orrore a cui si farebbe fatica a credere, se non fosse che Saddam Hussein non ebbe alcuna remora a usare questi micidiali sistemi contro inermi popolazioni civili: «La storia ci ricorda che Saddam Hussein ha usato l'iprite e il gas nervino contro la sua stessa gente, uccidendo 5 mila curdi nel 1988».
Infine, il capitolo terrorismo, quello che dovrebbe sigillare nella mente del pubblico la necessità di intervenire. L'ex Al Qaeda Abu Musub Zarqawi vive e "lavora" in Iraq, e da lì piloterebbe piani terroristici in mezzo mondo. Ma i collegamenti con Osama Bin Laden sembrano tenui. Ma è sufficiente comunque perché Powell lanci il suo più angosciato allarme: «Il terrorismo classico si sta sposando a metodi moderni. Le armi di Saddam ce le potremo ritrovare in casa uno di questi giorni. E allora sarà troppo tardi per fermarlo».
 

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