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Claire

ἰοίην
Turismo sessuale, italiani primi pedofili in Kenya, Brasile, Santo Domingo | Blitz quotidiano

ROMA - Gli italiani sono ai primi posti come clienti del mercato del sesso in paesi come Brasile, Repubblica Dominicana e Kenya. Un primato di cui certo non andare fieri visto e considerato che ci rende colpevoli anche di pedofilia: la maggior parte delle volte la prostituta è poco più che una bambina truccata e vestita di quattro stracci succinti. Vittima di padri, mariti e figli che circa 80 mila volte l’anno salgono su un aereo e vanno a sfogare la loro smania su quei corpicini acerbi, nel Sud del mondo.
Mini schiave del sesso per turisti: in Kenya sono circa 15.000, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Vengono svendute a orario continuato e i mercanti il più delle volte sono gli stessi genitori. Hanno tra i 14 e i 12 anni ma ce ne sono anche di più piccole. Se vergini, hanno un costo extra di 10oo euro in più.
Ma non bisogna per forza salire su un aereo. Per i più squattrinati ce ne sono anche qui, basta girare l’angolo: 10-12.000 di quei bambini si trovano in Italia. Figli di migranti, nomadi, minori non accompagnati. Solo che all’estero non bisogna fare la fatica di nascondersi e costano quanto una buona cena.
E il mercato si ingrossa e prospera a ridosso dei grandi eventi. Per questo Ecpat e Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) si sono “messe in marcia” per chiedere che i mondiali di calcio in Brasile siano a “impatto zero sui bambini”. Partire in largo anticipo, sottolineano, significa poter informare al meglio i possibili turisti in partenza; farlo in un periodo così favorevole in cui si parla di viaggi, può permettere a questo messaggio di arrivare ancora più lontano.
Domenica, al grido di “un altro viaggio è possibile” pedaleranno in 3o città. “La settimana prossima ci incontreremo a Varsavia -racconta Marco Scarpati, direttore di Ecpat Italia- per pianificare, assieme alle Polizie di tutto il mondo, qualcosa che impedisca una replica, in Brasile, di quanto avvenne in Ucraina nel 2010 e in Sudafrica nel 2012: il racket trasportò bambini da tutti i territori circostanti, per accontentare la richiesta. Purtroppo tutto questo accade sempre, in occasione di eventi sportivi. E i controlli sono spesso labili, insufficienti, inefficaci”.
Un milione e duecentomila bimbi secondo le stime ufficiali, almeno due milioni secondo le cifre ufficiose. Ognuno di loro frutta 67.200 dollari all’anno. Per il racket, il budget complessivo supera i trenta milioni di dollari all’anno.
 

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