Il bubbone è scoppiato in casa Sovcomflot, principale compagnia di trasporto marittimo in Russia, nonché controllata all’82% dal governo. La società,
molto attiva nel trasporto di petrolio, è finita travolta dai debiti, a causa del ridimensionamento delle spedizioni e delle tratte, proprio in virtù delle sanzioni occidentali scattate in seguito alla guerra in Ucraina.
Al punto da mettere in vendita una quota della propria flotta: per la precisione, otto navi cedute, di cui quattro al governo di Dubai. Ma il peggio deve ancora arrivare, dal momento che, come rivela il
Financial Times, Sovcomflot (nata nel 1988 e dotata di 122 navi)
avrebbe deciso di mettere sul mercato fino a un terzo delle proprie unità.
Perché tutto questo? Tanto per cominciare la compagnia di navigazione è indebitata per 1,3 miliardi di dollari. E sia le sanzioni europee del 15 marzo che quelle del Regno Unito del 24 marzo le avrebbero impedito di effettuare il pagamento della cedola di quasi 8,3 milioni di dollari in scadenza il 26 aprile scorso, legata a un bond corporate. Le medesime sanzioni,
come raccontato da Formiche.net, hanno messo sotto pressione il sistema bancario russo, a cominciare da Sberbank, che ha inevitabilmente reagito tagliando i prestiti concessi all’industria russa. Di qui, una cassa, quella di Sovcomflot, assottigliatasi sempre di più e necessariamente da rimpinguare.
Le sanzioni occidentali e la chiusura delle tratte dissanguano le casse di Aeroflot e Sovcomflot, rispettivamente principale compagnia aerea e di navigazione dell'ex Urss
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