Marchi (McKinsey): i tempi sono maturi per una revisione della strategia energetica all’insegna di una maggiore sostenibilità
L’Italia della green economy ha fatto i compiti a casa e ora è pronta all’auspicato taglio delle bollette elettriche per le piccole e medie imprese (promesso anche dal Governo Renzi). Dopo normative all’avanguardia e incentivi generosi (seppure a volte discutibili) su energia pulita, efficienza energetica e mobilità ecologica e forte di brevetti leader mondiali (come quelli della bioplastica di Novamont e dei biocarburanti di Mossi&Ghisolfi) e dei record sul fotovoltaico e sulle smart grid (le reti elettriche "intelligenti"), il nostro Paese ha più di un primato sulla sostenibilità.
Ora, la parola chiave è efficienza: non solo più efficienza energetica (approfittando delle detrazioni fiscali del 65% e del 50%), ma anche più efficacia nell’impiego dei fondi europei e nell’allocazione degli incentivi statali alle rinnovabili (a tal proposito, in vista c’è un nuovo provvedimento spalmaincentivi che dovrebbe permettere di finanziare il taglio del costo dell’energia del 10% per le Pmi, promesso dal premier Matteo Renzi). È questo il senso di un paper della società di consulenza McKinsey & Company per Il Sole 24 Ore.
«I tempi sono maturi per una nuova strategia energetica, che liberi risorse a favore di investimenti all’insegna della sostenibilità di lungo periodo - dice Alberto Marchi, partner McKinsey esperto di energia -. L’Italia dovrebbe investire sullo sviluppo delle reti elettriche, riducendo i colli di bottiglia attuali. Poi dovrebbe continuare a sostenere le rinnovabili, ma in modo più integrato con l’efficienza energetica e contemperando sostenibilità ambientale con sostenibilità economica, anche alla luce del peso degli oneri in bolletta. È indispensabile ragionare in un’ottica di sistema, anche in vista delle importanti decisioni europee da prendere nel semestre di presidenza italiano, che comincerà il primo luglio», ricorda Marchi.
L’Italia può andare a testa alta anche al G7 dell’energia in corso a Roma (padrona di casa, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi), tra forti preoccupazioni per i risvolti della crisi ucraina. «Il nostro Paese è ben posizionato sulla qualità ambientale del sistema energetico - spiega Marchi -: parte da buone basi di efficienza (-19% di intensità energetica primaria rispetto alla media Ue) e può vantare in questo ambito un comparto industriale leader in diversi segmenti (elettrodomestici, illuminotecnica, caldaie, motori, inverter e smart grid, oltre ovviamente a edilizia e automotive) e strumenti dedicati (ad esempio il meccanismo dei certificati bianchi). I target europei al 2020 per le rinnovabili sono già superati nel settore elettrico (con il 34% della domanda soddisfatta da fonti pulite nel 2013) ma non nel termico (al 12% i consumi green, ma le detrazioni e il Conto termico possono aiutare a colmare il divario) e nella mobilità (al 6% il peso dei carburanti da rinnovabili). I prezzi dell’energia continuano tuttavia a rimanere elevati».
Il nodo è questo: la bolletta fino al 30% più alta rispetto ai competitor europei, per le nostre Pmi. Eppure, con un ipotetico inasprimento della normativa europea sulle emissioni inquinanti (non auspicabile da parte dell’industria) e con un altrettanto ipotetico ritorno a un prezzo della CO intorno ai 20-25 euro a tonnellata (dagli attuali 5), l’Italia della sovracapacità produttiva (con le centrali termoelettriche più nuove e sostenibili d’Europa spesso "in stand-by" per il crollo dei consumi interni e il boom delle rinnovabili con priorità di dispacciamento) potrebbe accarezzare un sogno ora impossibile: esportare la sua energia nella Francia e nella Germania del nucleare e del carbone.