centrale nucleare in fiamme (1 Viewer)

f4f

翠鸟科
concordo.
però forse questo € almeno per noi italioti non è più sostenibile...
se togliamo l'export cosa ci rimane visto che i consumi interni ci metteranno decenni a tornare a livelli pre-crisi...:rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes:

L’export italiano verso i paesi extra-europei cala a marzo sia sul mese precedente con un -1,2% che sull’anno (-3,5%)


premesso che preferirei non parlarne,
il punto è che in italia ci sono ancora un sacco di risorse, che però imho non vengono investite a causa di difficoltà legislative, burocratiche, giuridiche .. tutte incertezze, tutte alee che impediscono l'orizzonte di pianificazione necessario ad un investitore o ad un imprenditore
abbiamo: capitali, risorse umane, infrastrutture, cultura tecnica
paragoniamoci alla Spagna ? non ne vale manco la pena
paragoniamoci alla Germania e troviamo che il settore manifatturiero è pari al loro, per loro stessa ammissione ( il nord_italia è la fonte della loro componentistica)

cosa manca?
classe dirigente
e perchè?
perchè preferiamo la demagogia al ragionamento



OT^3
giornale suisero gratuito
il Caffè - E-PAPER

nota bene ... è un giornalino, gratis in distribuzione ovunque, non un prodotto delle boutique del giornalismo
leggere i titoli in prima pagina:
contro il populismo
come sarà il ticino tra venti anni
si sappia guardare oltre i nostri confini



si provi a leggere un giornale nazionale oggi e si faccia il confronto sugli argomenti trattati
altro che € ....
quello che è insostenibile è ben altro :rolleyes:
 

f4f

翠鸟科
Marchi (McKinsey): i tempi sono maturi per una revisione della strategia energetica all’insegna di una maggiore sostenibilità


L’Italia della green economy ha fatto i compiti a casa e ora è pronta all’auspicato taglio delle bollette elettriche per le piccole e medie imprese (promesso anche dal Governo Renzi). Dopo normative all’avanguardia e incentivi generosi (seppure a volte discutibili) su energia pulita, efficienza energetica e mobilità ecologica e forte di brevetti leader mondiali (come quelli della bioplastica di Novamont e dei biocarburanti di Mossi&Ghisolfi) e dei record sul fotovoltaico e sulle smart grid (le reti elettriche "intelligenti"), il nostro Paese ha più di un primato sulla sostenibilità.




Ora, la parola chiave è efficienza: non solo più efficienza energetica (approfittando delle detrazioni fiscali del 65% e del 50%), ma anche più efficacia nell’impiego dei fondi europei e nell’allocazione degli incentivi statali alle rinnovabili (a tal proposito, in vista c’è un nuovo provvedimento spalmaincentivi che dovrebbe permettere di finanziare il taglio del costo dell’energia del 10% per le Pmi, promesso dal premier Matteo Renzi). È questo il senso di un paper della società di consulenza McKinsey & Company per Il Sole 24 Ore.




«I tempi sono maturi per una nuova strategia energetica, che liberi risorse a favore di investimenti all’insegna della sostenibilità di lungo periodo - dice Alberto Marchi, partner McKinsey esperto di energia -. L’Italia dovrebbe investire sullo sviluppo delle reti elettriche, riducendo i colli di bottiglia attuali. Poi dovrebbe continuare a sostenere le rinnovabili, ma in modo più integrato con l’efficienza energetica e contemperando sostenibilità ambientale con sostenibilità economica, anche alla luce del peso degli oneri in bolletta. È indispensabile ragionare in un’ottica di sistema, anche in vista delle importanti decisioni europee da prendere nel semestre di presidenza italiano, che comincerà il primo luglio», ricorda Marchi.



L’Italia può andare a testa alta anche al G7 dell’energia in corso a Roma (padrona di casa, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi), tra forti preoccupazioni per i risvolti della crisi ucraina. «Il nostro Paese è ben posizionato sulla qualità ambientale del sistema energetico - spiega Marchi -: parte da buone basi di efficienza (-19% di intensità energetica primaria rispetto alla media Ue) e può vantare in questo ambito un comparto industriale leader in diversi segmenti (elettrodomestici, illuminotecnica, caldaie, motori, inverter e smart grid, oltre ovviamente a edilizia e automotive) e strumenti dedicati (ad esempio il meccanismo dei certificati bianchi). I target europei al 2020 per le rinnovabili sono già superati nel settore elettrico (con il 34% della domanda soddisfatta da fonti pulite nel 2013) ma non nel termico (al 12% i consumi green, ma le detrazioni e il Conto termico possono aiutare a colmare il divario) e nella mobilità (al 6% il peso dei carburanti da rinnovabili). I prezzi dell’energia continuano tuttavia a rimanere elevati».



Il nodo è questo: la bolletta fino al 30% più alta rispetto ai competitor europei, per le nostre Pmi. Eppure, con un ipotetico inasprimento della normativa europea sulle emissioni inquinanti (non auspicabile da parte dell’industria) e con un altrettanto ipotetico ritorno a un prezzo della CO intorno ai 20-25 euro a tonnellata (dagli attuali 5), l’Italia della sovracapacità produttiva (con le centrali termoelettriche più nuove e sostenibili d’Europa spesso "in stand-by" per il crollo dei consumi interni e il boom delle rinnovabili con priorità di dispacciamento) potrebbe accarezzare un sogno ora impossibile: esportare la sua energia nella Francia e nella Germania del nucleare e del carbone.
 

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翠鸟科
Tiro alla fune tra tecnologia e burocrazia


Accelera la tecnologia. Ma frena la burocrazia, con un singolare tiro alla fune tutto italiano: incentivi da una parte, ostacoli normativi e confusione delle regole dall’altra. Eppure il sogno è lì, a portata di mano. Perché se tutto fosse affidato al progresso degli apparati e alle logiche di mercato il nostro Paese farebbe valere la sua fortunata posizione geografica: la grid parity dell’energia fotovoltaica, ovvero la convenienza assoluta dell’energia prodotta in questo modo invece di comprarla in rete, sarebbe in molti casi (nel sud, nel centro, e perfino in qualche area del nord) una realtà. Sorpresa nella sorpresa: malgrado lo stop definitivo, l’estate scorsa, agli incentivi della quinta e ultima edizione del "conto energia" (il meccanismo di remunerazione diretta dei kilowatt verdi) considerando le detrazioni fiscali del 50% garantite agli utenti domestici, in gran parte del Paese l’istallazione dei pannelli solari sarebbe già oggi un sicuro affare. Sarebbe. Se non fosse per quel curioso gioco di trappole procedurali che allontanano un bel mucchio di potenziali beneficiari.
Ecco allora il nodo delle pratiche varie, con l’inevitabile consulenza a titolo oneroso di professionisti non solo per la parte tecnica ma anche per quella burocratica. Se non fosse per il provvidenziale intervento delle guide allestite dagli stessi manovratori a loro volta colpiti dalla burocrazia, o da qualche organo di informazione (Il Sole 24 Ore è naturalmente in prima fila), l’operazione sarebbe davvero impervia.

Armiamoci di coraggio. Pesa lo stop al conto energia, ma «il fotovoltaico in Italia è vivo e vegeto» tant’è che «installare pannelli solari resta ancora un ottimo investimento per le famiglie» si legge nello studio preparato da Solarexpo per il meeting annuale che si svolge questi giorni alla fiera di Milano. Gli esempi? «Un piccolo impianto da 3 kilowatt con un costo indicativo di 7.000-7.500 euro chiavi in mano che produce 3.300-4.500 Kilowattora all’anno (a secondo della località), con gli sgravi si ripaga in 6-8 anni e sulla sua vita utile (almeno 25 anni) garantisce un risparmio netto di oltre 20mila euro».
Margini concreti anche per le imprese, anche quelle di dimensioni medio piccole che come noto sono penalizzate da un sovraprezzo dell’elettricità che arriva al 30% rispetto ai costi europei, sebbene non possano godere degli sgravi fiscali riservati alle famiglie. Per loro il risparmio può essere «tanto più elevato - rimarcano gli esperti di Solarexpo - quanto più i consumi si concentrano nelle ore di produzione giornaliere: utilizzando direttamente l’elettricità solare autoprodotta si evita tra l’altro di pagare gli oneri di rete e di sistema, oltre che le imposte». E così un chilowattora generato e consumato in proprio può costare - valutano gli analisti - fino al 50% in meno, annullando (e perfino invertendo) quel differenziale di costo con l’Europa che ora, in molti casi, mina la competitività del made in Italy. Ma attenzione alla possibile trappola, anche qui: nel gioco dei nuovi possibili prelievi per far fronte alle esigenze di finanza pubblica, e per assecondare le richieste di assegnare all’energia verde oneri aggiuntivi per la gestione e il bilanciamento del sistema elettrico, anche queste agevolazioni "naturali" sono a rischio.













:D
 

Caront€

Succube a prescindere!
(almeno 25 anni) garantisce un risparmio netto di oltre 20mila euro».
ma.. io ho i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa (2,16 kw)
se non avessi il conto energia il solo risparmio in bolletta sarebbe risibile.
anche perchè per 6 mesi all''anno non produce praticamente nulla così come la sera e la notte...
poi sui 25 anni avrei seri dubbi...ad occhio il mio impianto che ha 5 anni
sta già calando la produzione....

in realtà non ad okkio ma con i dati di produzione alla mano
il fatto è che non so se è meno il sole o i pannelli che producono meno...
statisticamente però tutti i mesi producono meno delle stasso mese di 5 anni prima....
 
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f4f

翠鸟科
ma.. io ho i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa (2,16 kw)
se non avessi il conto energia il solo risparmio in bolletta sarebbe risibile.
anche perchè per 6 mesi all''anno non produce praticamente nulla così come la sera e la notte...
poi sui 25 anni avrei seri dubbi...ad occhio il mio impianto che ha 5 anni
sta già calando la produzione....

in realtà non ad okkio ma con i dati di produzione alla mano
il fatto è che non so se è meno il sole o i pannelli che producono meno...
statisticamente però tutti i mesi producono meno delle stasso mese di 5 anni prima....


indubbiamente la tecnologia è in evoluzione, e la resa dipende dalla zona/orientanmento/tipologia_impianto eccecc
e l'articolo è evidentemente di parte e sulle rese ho qualche riserva

ho cmq postato l'articolo per sottolineare quanto in italia la burocrazia sia l'ostacolo più forte ad ogni innovazione
 

f4f

翠鸟科
L’Italia è tra i Paesi più cari d’Europa


a L’Italia è tra i Paesi in Europa con il costo dell’energia elettrica più alto. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Eurostat, il costo dell’energia per Kilowattora (Kwh) nel Belpaese è di 0,229 euro, contro una media europea di 0,213. Soltanto, Irlanda, Cipro, Germania e Danimarca fanno peggio.
«Ma fare un confronto con l’Europa non è facile – ammonisce Arturo Lorenzoni, ricercatore Bocconi – anche perché le condizioni non sono le stesse. Il consumatore europeo ha esigenze differenti e rispetto alla famiglia italiana utilizza circa il doppio dell’energia. Così, se confrontiamo la bolletta su un consumo di 2.500 Kilowatt, in Italia l’energia è molto più conveniente. Se, invece, portiamo il confronto a 5.000 Kilowatt, che è un consumo importante, allora la bolletta tricolore diventa tra le più care del Vecchio Continente.

Quasi il 50% della spesa complessiva è attribuibile ai servizi di vendita, quindi al prezzo dell’energia elettrica consegnata al cliente finale. «Ma a incidere maggiormente sull’aumento della bolletta è stata soprattutto la componente degli oneri generali di sistema (comprende per esempio gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilati, o ancora la promozione dell’efficienza energetica, ndr) – fa notare Lorenzoni – che negli ultimi due anni è cresciuta tantissima». Ma ci sono dei margini di intervento per ridurre il costo della bolletta? «Non è semplice andare a rosicchiare le diverse voci – risponde secco il ricercatore Bocconi – ma è possibile, intervenendo su alcune inefficienze del sistema. Ma l’effetto non sarà immediato».
 

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翠鸟科
Il nucleare verserà più soldi

Il CF fa pagare somme maggiori nel fondo di disattivazione ai gestori delle centrali svizzere
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BERNA - I gestori delle centrali nucleari svizzere dovranno versare somme maggiori nei fondo di disattivazione e di smaltimento. Il Consiglio federale ha deciso oggi di modificare in tal senso la pertinente ordinanza con effetto al primo gennaio 2015. Le aziende elettriche deplorano un cambiamento definito "inutile". BKW sta valutato la possibilità di adire le vie legali.
Tra il 2001 e il 2011, i costi disattivazione delle centrali e di gestione delle scorie radioattive sono cresciuti rispettivamente del 4,8% e del 3,5% all'anno. Nel contempo, i rendimenti attesi sui mercati finanziari sono diminuiti. Per il governo è però escluso che la Confederazione colmi la lacuna di finanziamento con fondi propri qualora i gestori delle centrali nucleari non fossero in grado di adempiere ai loro obblighi. Modificando l'ordinanza, il Consiglio federale ha abbassato il tasso di reddito del capitale dal 5% al 3,5% e il rincaro dal 3% all'1,5%. Il governo ha inoltre deciso di introdurre un supplemento di sicurezza forfettario pari al 30% dei costi di disattivazione e di smaltimento calcolati, malgrado le le forti critiche emerse durante la procedura di consultazione. Con questo supplemento i contributi versato dalle aziende dovrebbero raddoppiare rispetto a quanto pagato nel 2012, afferma una stima dell'Ufficio federale dell'energia (UFE). Per le cinque centrali e il deposito di scorie Zwilag, i costi saranno di 100 milioni di franchi all'anno invece di 56 per il Fondo di disattivazione e di 207 milioni invece di 118 per quello di smaltimento. Altra novità: i gestori delle centrali dovranno continuare a versare i contributi fino alla fine del processo di smaltimento delle centrali che potrebbe durare anche 15-20 anni. Inoltre, se una centrale viene spenta prima del limite massimo di 50 anni di attività, come dovrebbe essere il caso per Mühleberg (BE), i pagamenti verranno comunque calcolati su una durata di vita di mezzo secolo. L'ammontare dei due fondi sarà calcolato ogni 5 anni. A fine 2011 si trovavano nelle casse dei due fondi circa 4,3 miliardi di franchi. Secondo le stime dell'organizzazione dei gestori delle centrali Swissnuclear, i costi totali per la disattivazione dei cinque impianti elvetici sarà di circa 11 miliardi di franchi. Le commissioni che gestiscono i due fondi comunicheranno entro fine anno quando ogni azienda elettrica dovrà pagare. Queste non hanno però atteso per fornire le prime stime: Axpo ritiene che sarà chiamata a pagare per la centrale di Beznau 114 milioni di franchi all'anno anziché 53.
L'azienda elettrica bernese BKW stima che per Mühleberg per il periodo 2015 - 2022 dovrà versare 500 milioni invece di 240. Una somma ritenuta "eccessiva". Per questo motivo la società intende verificare se non sia violato i principio di proporzionalità. In tal caso verrà inoltrato ricorso.
 

bischer0tt0

mi sono già rotto

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