C'E' UN PIACERE NEI BOSCHI SENZA SENTIERi, (2 lettori)

DANY1969

Forumer storico
C'E' UN'ESTASI SULLA SPIAGGIA DESOLATA,
C'E' VITA, LADDOVE NESSUNO S'INTROMETTE,
ACCANTO AL MAR PROFONDO, E ALLA MUSICA DEL SUO SCIABORDARE:
NON E' CH'IO AMI DI MENO L'UOMO, MA LA NATURA DI PIU'...
(George Gordon Byron) :)
Buongiorno figli delle stelle (un giorno vi spiegherò :-o) di questa lurida famiglia:D
 

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Val

Torniamo alla LIRA
Buongiorno......quando inizia la rivoluzione ?

I due grafici che seguono ci dicono che le draconiane politiche di austerità attuate dai paesi europei hanno sì consentito di ridurre il rapporto deficit/Pil, ma mostrano anche come la caduta del reddito abbia fatto aumentare il rapporto debito/Pil.

Cioè, più si taglia, più il reddito cade, e più il debito cresce in rapporto al reddito.

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Questo mostra anche la stoltezza dell’analogia che si sente spesso ripetere, non solo da parte tedesca, fra la famiglia e la nazione: se una famiglia indebitata taglia le proprie spese, può effettivamente ridurre il debito, perché il suo reddito non varia.

Non così per una economia, poiché non possiamo considerare dato il reddito: la riduzione della spesa (in questo caso politiche di austerità che riducano la spesa pubblica o aumentino le tasse) infatti porterà a una riduzione del reddito (ed è proprio questo effetto che il Fmi ammette ora di aver sottostimato nel passato).

Errore non banale, e gravido di conseguenze drammatiche, come leggiamo ogni giorno sui giornali.
In 4 anni il reddito in Grecia si è ridotto di un quarto.
Il tasso di disoccupazione in Grecia e in Spagna è ormai pari al 25%: una persona su 4 fra quelle che cercano lavoro sono disoccupate.
Ma ci sono altre conseguenze – sulla salute e sulla stessa sopravvivenza – che la disoccupazione e la crisi fiscale sta determinando.
In questi giorni il governo greco ha dovuto varare un’altra dose di austerità come condizione per ottenere il pagamento della tranche di aiuti di 31 miliardi di euro di cui ha un disperato bisogno per evitare il collasso delle banche e per pagare i debiti contratti con i fornitori di beni essenziali, come le medicine.

Abbiamo già documentato come la crisi abbia indotto un aumento dei suicidi.

Ora l’incapacità da parte dello stato e dei privati di pagare cure e medicine sta causando la morte delle persone malate, proprio come ai bei tempi del Washington Consensus (si legga questo reportage sull’International Herald Tribune).

Solo che a noi fa un po’ più impressione, perché non avviene in un paese sperduto dell’Africa, ma nella vicina Grecia, parte, se pur periferica, del “modello sociale europeo”.
Storie simili si leggono per il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda.
Non saremo come la Grecia, ma di questo passo… E’ vero però che in qualcosa siamo simili: per esempio ha fatto un certo scalpore la notizia che sia andata smarrita la lista di residenti greci con conti bancari all’estero, che Christine Lagarde aveva passato al governo greco.

E Costas Vaxevanis, il giornalista che l’ha ritrovata e meritoriamente pubblicata invece di essere premiato è stato messo in galera.

Comunque sia, fa notizia che sia il Fmi, che è parte della troika preposta alle negoziazioni con il governo greco, a consigliare che alla Grecia venga concesso un periodo più lungo per attuare il risanamento: di fatto è un’implicita ammissione che le politiche di austerità finora attuate non solo non hanno dato i risultati sperati, ma hanno creato inutili sciagure.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il vaso di Pandora è stato scoperchiato e ora Tonino rischia di trovarsi una montagna di cocci da gestire.
Questa mattina, come vi ho già raccontato, ero alla Camera.
L’annuncio dell’abbandono dell’Idv da parte di Donadi e di Formisano con l’intenzione di far nascere un nuovo partito di centrosinistra aperto a possibili alleanze con il Pd di Bersani ha dato il via alle danze.
E così ora, dopo una giornata di annunci, attacchi, insulti, ho voluto dedicare un po’ di tempo per raccontarvi l’inizio della fine della “fu Italia dei Valori”.
E così, poco dopo l’abbandono dei due deputati dell’Idv, si è presentato un bel problema per il Tonino nazionale.

E questa volta i numeri, a differenza di quelli delle sue case, tornano alla grande.

Infatti con l'addio di Massimo Donadi e Nello Formisano, il gruppo Idv alla Camera scende sotto quota 20.
Da regolamento a Montecitorio infatti occorrono 20 deputati e Italia dei valori ne aveva appunto tanti.
E così da una parte il gruppo ha immediatamente sostituito Donadi con Antonio Borghesi nel ruolo di capogruppo e dall’altra i deputati dipietristi sono corsi ai ripari cercando di convincere i colleghi che in passato avevano abbandonato il movimento per farli rientrare.
E così eccoli cercare Giuseppe Vatinno (che era subentrato a Leoluca Orlando e ora e' nel gruppo Misto con Api) e Carmelo Lo Monte (ex Mpa ora nel Misto).

E mentre la “campagna acquisti” o meglio “ri-acquisti” iniziava un’altra tegola cadeva sulla testa di Di Pietro.
Un messaggio netto e chiaro arrivato dai microfoni di Skytg24 da parte di un altro deputato dell’Idv, Fabio Evangelisti: “Mi dispiace, mi sento uno sconfitto perché fino a stanotte ho lavorato perché non ci fosse questa mini-scissione.
Mi dimetto da deputato ma resto nell'Idv" anche se "la rotta degli ultimi sei mesi non mi convince".
"Di Pietro - ha aggiunto Evangelisti - ha voluto alzare la conflittualità, il tono nei confronti del Pd con cui governiamo in molti posti e con cui avevamo costruito la foto di Vasto e poteva rappresentare il punto di partenza per una grande alleanza tra progressisti e moderati".

Insomma, proprio nel momento in cui si cercava di conquistare deputati, altri annunciavano le proprie dimissioni.

Intanto non tutto sembra perduto. Qualche bella notizia arriva proprio da Vattino che decide di rientrare nel movimento.
E intanto un’altra conferenza stampa convocata direttamente da Di Pietro mette a nudo il momento di tensione all’interno dell’Idv.
Il capogruppo al Senato Felice Belisario, riferendosi a Donadi e company, tuona: “Oggi e' una giornata di festa: perché quando se ne vanno le scorie il corpo sta meglio...”
Continua il Ivan Rota, Responsabile nazionale dell'Organizzazione dell'Idv, che parla di “zavorre “.
Eppure mentre nella sede dell’Idv i dirigenti del movimento si sfogano, in parlamento si continuano a cercare chi possa mettere in salvo il gruppo visto che con il solo ingresso di Vattino si è arrivati solo a quota 19.
Fari puntati quindi su Beppe Giulietti portavoce di Articolo 21 ed entrato alla Camera con Idv, dalla quale ha preso le distanze quasi subito.
Interpellato telefonicamente dalla Dire però ha negato che ci possa essere un rientro. "Sono uscito proprio perché non condividevo la linea politica che allontanava l'Idv dal centrosinistra. Che senso avrebbe tornare ora? E poi- si chiede Giulietti- perché mi tirano in mezzo a queste cose? Io non c'entro niente".
Scarsa attrattiva sembra esercitare il nome di Carmelo Lo Monte, che dopo l'avventura dipietrista è passato per l'Mpa ed ora è nel gruppo misto. Ad escluderlo è il capogruppo al Senato Felice Belisario. "Non e' lui il deputato a cui facevo riferimento", taglia corto incontrando i giornalisti alla Camera.
C'e' poi Jean Leonard Toaudi. Giornalista, scrittore e docente, Toaudi si defilò dall'Idv quasi ubito, nel luglio del 2008. Da oltre 4 anni e' deputato del Pd. Passerà a Italia dei Valori? “Assolutamente no. Ma che stiamo scherzando?", risponde seccamente al cronista.
La ricerca insomma non è facile. E finisce per approdare ai nomi 'indigesti', per l'Idv, dei responsabili Antonio Razzi e Domenico Scilipoti.
Razzi, ex operaio immigrato in Svizzera, e' perentorio nell'escludere qualsiasi ipotesi di ritorno a casa Idv.
"Ma andassero a cagare", risponde al cronista che lo interpella sul punto. "Quelli non mi salutano neppure più. A Scilipoti sì, lo salutano, e a me no. E io dovrei pure tornare da loro?".
Eppure Razzi aveva "visto giusto", spiega. E lo aveva anche scritto nel libro "Le mie mani pulite".
"Nel partito Di Pietro- rammenta il deputato- faceva il padre padrone. Faceva tutto lui. Figurarsi che io avevo chiesto un rimborso spese per i comitati Idv in Svizzera. Volevo si pagasse la benzina a chi faceva la campagna elettorale. Ma non mi ha dato neanche una lira. Io dico: 'Magna tu, ma fai magnare pure gli altri... no?'".

A sorpresa è invece Domenico Scilipoti a non chiudere la porta in faccia ai suoi ex compagni.
Il medico siciliano, leader del Movimento di Responsabilità nazionale, si pone un problema di coscienza. "Sia chiaro- spiega alla Dire- io non torno nel partito, perché sono convinto di aver fatto bene a mantenere in piedi il governo Berlusconi. Ma se mi si dice: senza di te, l'Idv rischia di scomparire in Parlamento, non può esprimere più la sua voce, ebbene, io quella voce te la voglio dare. Sarei costretto ad interrogarmi seriamente su un partito che e' anche un pezzo della mia storia".

E ora? Cosa accadrà? Beh, sicuramente il primo capitolo si sta per chiudere, non senza però che lo stesso Di Pietro voglia avere l’ultima parola.
E leggendo il suo blog, la strada sembra abbastanza segnata:
“L'Italia dei Valori - scrive l'ex pm - ha avuto molti limiti ma la sua storia e' ben diversa da quella dei partiti che hanno lottizzato a man bassa, difeso i loro privilegi a spada tratta, considerato la politica come una strada veloce per arricchirsi e trovare vantaggi personali. Non ho alcuna intenzione di scioglierla come se dovesse vergognarsi della sua storia invece che esserne fiera. Detto questo, però, sono io il primo a rendermi conto che anche l'Italia dei Valori e' chiamata a un rinnovamento profondissimo. Oggi dobbiamo avviare il percorso costituente di una nuova IdV completamente rinnovata, che scommetta sulla massima trasparenza a ogni livello e sulla partecipazione diretta, non solo dei militanti, ma di chiunque simpatizzi con le nostre battaglie e, tessera o non tessera, le senta come proprie".
Il bivio ora è segnato. E a definirlo sono proprio due membri dell’ufficio di presidenza dell’Idv Ignazio Messina e Ivan Rota:
“L’ipotesi A è riuscire a trovare una coesione sui programmi con il centrosinistra, entrando nella coalizione, altrimenti c'è l'ipotesi B, cioè presentarci da soli con il nostro simbolo".
 
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Val

Torniamo alla LIRA
Ora è ufficiale: con il primo rinvio a giudizio di un suo amministratore, Luca Cordero di Montezemolo è sceso finalmente in campo con la sua "Italia futura".

La fondazione può esibire la prima fedina penale grigia di un suo seguace, con buona possibilità di sporcarsela da qui alle prossime elezioni.
Montezemolo ha a portata di mano il primo serio attacco alla magistratura e può candidarsi alla guida del Paese senza quel fastidioso fardello di facili moralismi dei grillini, scrollandosi di dosso quell'imbarazzante etichetta di partito degli "incensurati" che i vecchi babucchioni della Prima e della Seconda Repubblica gli avrebbero posto come pregiudiziale per eventuali alleanze.

A pochi giorni dalla convention del 17, "Italia Futura" mette così a segno un colpo grosso, con il rinvio a giudizio di Federico Vecchioni, che ieri s'è dimesso dalla Fondazione dopo essere stato rinviato a giudizio con l'accusa di truffa in relazione a un'indagine della Procura di Grosseto.

Un passo indietro per Vecchioni, uno in avanti per Luca?
Da Italia Futura a Condanna Futura?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nel 2008, dopo l'elezione di Obama, il mercato Usa ha perso circa il 15%.

Dovesse ripetersi l'evento, potrebbe andare sugli 11000/11300 punti........e noi ?
 
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Caront€

Succube a prescindere!
sembra stia rifitando inattesa della prossima spinta UP...
quasi quasi...:rolleyes:
 

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olly®

DIO E'DONNA!!!
Siete mosci come il vostro uccello zio porco!!!:wall::wall::wall:
 

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