ozioso
sto cercando la mia consapevolezza
- Registrato
- 15 Settembre 2018
- Messaggi
- 1.060
non sono uno scienziato ma seguo con attenzione l'argomento cibo e sue risonanze sulla scienza alimentare e le leggende su internet.
propongo un altro articolo di Bressanini che mi ha illuminato su alcune cose che credevo anche io scontate e invece ..... per esempio la statistica e la correlazione scientifica. Due cose abbastanza diverse in effetti.
ma giudicate voi:
Mangia cioccolato e vinci il premio Nobel - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze
questo è l'incipit, se poi volete approfondire, cosa che vi consiglio, andate sul link.
------------------------------------------------
Mangia cioccolato e vinci il premio Nobel
15 febbraio2013
Quante volte avete letto “Mangiare il tal cibo previene la tal malattia”? O viceversa “Il consumo dell’alimento X è responsabile della patologia Y”? Io tante. E troppo spesso andando a leggere l’articolo scientifico originale (ammesso che esista e che non sia una semplice comunicazione ad un congresso o, peggio, una semplice ipotesi di un ricercatore) si scopre che in realtà è stata semplicemente riscontrata una “correlazione”.
Funziona così: sono stati analizzati i consumi alimentari di un gruppo di persone e si è riscontrato che, ad esempio, quelli che consumavano più succo di limone spremuto (ad esempio) avevano una probabilità inferiore di avere il cancro al polmone. Oppure si confrontano e si incrociano abitudini alimentari e patologie tra paesi diversi: in Francia mangiano tanto formaggio e hanno una minore incidenza di malattie cardiovascolari rispetto agli USA dove invece mangiano poco formaggio ma una incidenza maggiore di malattie di quel tipo. In più in Francia bevono più vino che negli USA (lascio al lettore trarre le conclusioni). Non passa giorno che io non legga cose ti questo tipo: “il vino previene gli infarti”, “il latte causa l’osteoporosi”, “il tè verde protegge dall’invecchiamento” e così via.
Che valore dare a questo tipo di osservazioni? Personalmente quasi zero a meno che non ci siano altre (e robuste) evidenze che mostrino la fondatezza dell’ipotesi di un rapporto di causa ed effetto.
La rivista New England Journal of Medicine (NEJM) a ottobre 2012 ha pubblicato un gustoso articolo (Messerli, Franz H. "Chocolate consumption, cognitive function, and Nobel laureates." New England Journal of Medicine 367.16 (2012): 1562-1564.) sulla correlazione tra il consumo di cioccolato di una nazione e il numero di premi Nobel vinti da cittadini di quella nazione.
Vi mostro subito il grafico dove i ricercatori trovano una correlazione lineare (r = 0.791) significativa tra il numero di premi Nobel ogni 10 milioni di abitanti e il consumo pro capite di cioccolato

Dal grafico si vede immediatamente come più in un paese consumino cioccolato, più si vincono premi Nobel. In particolare dall’analisi statistica si scopre che per aumentare di uno il numero di premi Nobel (ogni 10 milioni di abitanti) è necessario aumentare il consumo pro capite annuale di cioccolato di 0.4 kg.
I flavonoidi sono un gruppo di sostanze molto abbondanti in alcuni vegetali di cui recentemente si è mostrata la capacità di migliorare le funzioni cognitive, ridurre il rischio di demenza e migliorare le funzioni cognitive negli anziani. In particolare uno studio sui flavonoli, una sottofamiglia presente nel vino rosso, nel tè verde e nel cacao, ha mostrato che
chi assumeva dosi medio-alte di flavonoli del cacao mostrava in generale performance migliori in termini di funzionalità cerebrale, memoria a breve e a lungo termine, velocità di pensiero e capacità cognitiva complessiva, rispetto a chi ne consumava meno.
Lo studio sul NEJM parte dall’ipotesi che il consumo di cioccolato, ricco di flavonoli, possa avere un effetto sulle capacità cognitive di un intera popolazione. Non essendo disponibili dati sulle capacità cognitive di intere popolazioni l’autore considera il numero di premi Nobel un surrogato ragionevole. Ed ecco quindi il grafico che ho riportato sopra. È chiara la correlazione: più cioccolato consumi come nazione e più vinci premi Nobel. È ovvio dal grafico che il cioccolato fa diventare più intelligenti, no? Come altro si spiega questa correlazione? Guardate la Svizzera: ha il più alto consumo pro capite di cioccolato e, guarda caso, anche il più alto numero di Nobel. Non può essere una coincidenza!
È curioso, fa notare l’autore, anche il caso della Svezia che con un consumo di 6.4 kg pro capite per anno di cioccolato ha un numero di premi Nobel più del doppio di quello che ci si aspetterebbe dal suo consumo (ne ha 32 ma ne “dovrebbe” avere 14). O ipotizziamo che gli Svedesi, a differenza di altre popolazioni, abbiano una maggiore sensibilità al cioccolato e quindi le loro funzioni cognitive reagiscano positivamente a dosi inferiori di cioccolato rispetto ad altre popolazioni, oppure possiamo ipotizzare che chi assegna i premi sia stato un po’ “partigiano”
L’Italia non è messa benissimo: evidentemente ne mangiamo troppo poco (chiaramente la Nutella non ha lo stesso effetto del cioccolato. È probabilmente colpa della presenza di grassi vegetali. Anzi, potremmo ipotizzare che sia proprio la presenza di questi grassi che ha impedito all’Italia di avere più premi Nobel! Complotto!)
propongo un altro articolo di Bressanini che mi ha illuminato su alcune cose che credevo anche io scontate e invece ..... per esempio la statistica e la correlazione scientifica. Due cose abbastanza diverse in effetti.
ma giudicate voi:
Mangia cioccolato e vinci il premio Nobel - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze
questo è l'incipit, se poi volete approfondire, cosa che vi consiglio, andate sul link.
------------------------------------------------
Mangia cioccolato e vinci il premio Nobel
15 febbraio2013
Quante volte avete letto “Mangiare il tal cibo previene la tal malattia”? O viceversa “Il consumo dell’alimento X è responsabile della patologia Y”? Io tante. E troppo spesso andando a leggere l’articolo scientifico originale (ammesso che esista e che non sia una semplice comunicazione ad un congresso o, peggio, una semplice ipotesi di un ricercatore) si scopre che in realtà è stata semplicemente riscontrata una “correlazione”.
Funziona così: sono stati analizzati i consumi alimentari di un gruppo di persone e si è riscontrato che, ad esempio, quelli che consumavano più succo di limone spremuto (ad esempio) avevano una probabilità inferiore di avere il cancro al polmone. Oppure si confrontano e si incrociano abitudini alimentari e patologie tra paesi diversi: in Francia mangiano tanto formaggio e hanno una minore incidenza di malattie cardiovascolari rispetto agli USA dove invece mangiano poco formaggio ma una incidenza maggiore di malattie di quel tipo. In più in Francia bevono più vino che negli USA (lascio al lettore trarre le conclusioni). Non passa giorno che io non legga cose ti questo tipo: “il vino previene gli infarti”, “il latte causa l’osteoporosi”, “il tè verde protegge dall’invecchiamento” e così via.
Che valore dare a questo tipo di osservazioni? Personalmente quasi zero a meno che non ci siano altre (e robuste) evidenze che mostrino la fondatezza dell’ipotesi di un rapporto di causa ed effetto.
La rivista New England Journal of Medicine (NEJM) a ottobre 2012 ha pubblicato un gustoso articolo (Messerli, Franz H. "Chocolate consumption, cognitive function, and Nobel laureates." New England Journal of Medicine 367.16 (2012): 1562-1564.) sulla correlazione tra il consumo di cioccolato di una nazione e il numero di premi Nobel vinti da cittadini di quella nazione.
Vi mostro subito il grafico dove i ricercatori trovano una correlazione lineare (r = 0.791) significativa tra il numero di premi Nobel ogni 10 milioni di abitanti e il consumo pro capite di cioccolato

Dal grafico si vede immediatamente come più in un paese consumino cioccolato, più si vincono premi Nobel. In particolare dall’analisi statistica si scopre che per aumentare di uno il numero di premi Nobel (ogni 10 milioni di abitanti) è necessario aumentare il consumo pro capite annuale di cioccolato di 0.4 kg.
I flavonoidi sono un gruppo di sostanze molto abbondanti in alcuni vegetali di cui recentemente si è mostrata la capacità di migliorare le funzioni cognitive, ridurre il rischio di demenza e migliorare le funzioni cognitive negli anziani. In particolare uno studio sui flavonoli, una sottofamiglia presente nel vino rosso, nel tè verde e nel cacao, ha mostrato che
chi assumeva dosi medio-alte di flavonoli del cacao mostrava in generale performance migliori in termini di funzionalità cerebrale, memoria a breve e a lungo termine, velocità di pensiero e capacità cognitiva complessiva, rispetto a chi ne consumava meno.
Lo studio sul NEJM parte dall’ipotesi che il consumo di cioccolato, ricco di flavonoli, possa avere un effetto sulle capacità cognitive di un intera popolazione. Non essendo disponibili dati sulle capacità cognitive di intere popolazioni l’autore considera il numero di premi Nobel un surrogato ragionevole. Ed ecco quindi il grafico che ho riportato sopra. È chiara la correlazione: più cioccolato consumi come nazione e più vinci premi Nobel. È ovvio dal grafico che il cioccolato fa diventare più intelligenti, no? Come altro si spiega questa correlazione? Guardate la Svizzera: ha il più alto consumo pro capite di cioccolato e, guarda caso, anche il più alto numero di Nobel. Non può essere una coincidenza!
È curioso, fa notare l’autore, anche il caso della Svezia che con un consumo di 6.4 kg pro capite per anno di cioccolato ha un numero di premi Nobel più del doppio di quello che ci si aspetterebbe dal suo consumo (ne ha 32 ma ne “dovrebbe” avere 14). O ipotizziamo che gli Svedesi, a differenza di altre popolazioni, abbiano una maggiore sensibilità al cioccolato e quindi le loro funzioni cognitive reagiscano positivamente a dosi inferiori di cioccolato rispetto ad altre popolazioni, oppure possiamo ipotizzare che chi assegna i premi sia stato un po’ “partigiano”

L’Italia non è messa benissimo: evidentemente ne mangiamo troppo poco (chiaramente la Nutella non ha lo stesso effetto del cioccolato. È probabilmente colpa della presenza di grassi vegetali. Anzi, potremmo ipotizzare che sia proprio la presenza di questi grassi che ha impedito all’Italia di avere più premi Nobel! Complotto!)