Carne, pesce, uova e latte uccidono - Mangiare proteine animali causa malattia (1 Viewer)

Ignatius

sfumature di grigio
Veganer sind nicht allgemein gesünder. Viele von ihnen sind sehr gesundheitsbewusst, sie trinken zum Beispiel wenig Alkohol oder machen viel Sport. Aber einer Studie aus Österreich zufolge haben Veganer besonders viele psychosomatische Beschwerden und psychische Probleme. Wobei die Ursache dafür nicht die Ernährungsform sein muss. Wahrscheinlich neigen Menschen mit Krankheiten oder Problemen von vornherein zu speziellen Ernährungsformen, weil sie sich davon Hilfe versprechen. Es werden also vielleicht Menschen zu Veganern, die nicht ganz gesund sind oder sonstige Störungen haben. So können solche Befunde zustande kommen.

fonte:
STERN.de
 

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翠鸟科
Veganer sind nicht allgemein gesünder. Viele von ihnen sind sehr gesundheitsbewusst, sie trinken zum Beispiel wenig Alkohol oder machen viel Sport. Aber einer Studie aus Österreich zufolge haben Veganer besonders viele psychosomatische Beschwerden und psychische Probleme. Wobei die Ursache dafür nicht die Ernährungsform sein muss. Wahrscheinlich neigen Menschen mit Krankheiten oder Problemen von vornherein zu speziellen Ernährungsformen, weil sie sich davon Hilfe versprechen. Es werden also vielleicht Menschen zu Veganern, die nicht ganz gesund sind oder sonstige Störungen haben. So können solche Befunde zustande kommen.

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danke, interessànt !
 

tontolina

Forumer storico
Buon appetito batteri
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MEDICINA


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Pubblicato il: 18/04/2018 13:08

"Ho 61 anni e in teoria da vivere me ne resterebbero solo altri 13, perché nessun maschio della mia famiglia ha superato i 74 anni". Michael Mosley, giornalista scientifico della Bbc, volto noto della tv inglese, ha tutta l'intenzione di essere il primo e ha deciso di provarci insieme a 100 trilioni di "vecchi amici": i batteri che abitano nel suo intestino e formano il microbiota , un compagno di vita che a ogni pasto si siede a tavola con noi e a seconda di cosa mangiamo ci aiuta a restare sani oppure no. Attraverso il suo immenso patrimonio genetico detto microbioma, il microbiota non regola soltanto il nostro metabolismo e quindi il nostro peso, ma influenza anche il sistema immunitario e addirittura l'umore. Un ecosistema invisibile, e tuttavia determinante per la salute del corpo e della psiche.

Mosley ne parla nella sua nuova opera 'La dieta del microbioma', uscita 2 mesi fa in Gb e ora disponibile anche in Italia edita da Vallardi, con prefazione dello scienziato Valter Longo dell'Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) di Milano, papà delle diete della longevità e mima-digiuno. L'autore, medico di formazione e divulgatore per passione, l'ha presentata nel capoluogo lombardo durante una cena speciale. Nel piatto alcune ricette tratte dal libro e firmate dalla moglie Clare Bailey, medico come lui, mamma dei suoi 4 figli: arcobaleno di hummus, insalata ai fitonutrienti, gamberetti e alghe in salsa di pomodoro con spaghetti di zucchina, bocconcini di pollo croccanti, brownies al cioccolato con melanzane. Dall'aperitivo al dolce, 5 portate studiate con un unico obiettivo: fare felice il microbiota, per assicurarsi dei 'batteri sani in corpore sano'.

INTESTINO SECONDO CERVELLO - Il messaggio della coppia è che "la salute parte dall'intestino. Sepolti nei suoi tessuti, dalla gola fino al retto, ci sono più di 100 milioni di neuroni, tanti quanti ne contiene il cervello di un gatto. Un meraviglioso prodotto di ingegneria", il teatro dove recita "la vera star: 1-2 chili di germi appartenenti a migliaia di specie, una biodiversità ancora più ricca di quella della foresta pluviale". Del microbiota Mosley si dice "profondamente innamorato dal 1994". L'anno in cui, dopo avere esercitato come medico al Royal Free Hospital di Londra e lasciato il camice bianco per vestire i panni di produttore e presentatore televisivo, gira un documentario sull'australiano Barry J. Marshall, futuro Nobel per la Medicina grazie alla scoperta dell'Helicobacter pylori, il batterio legato a gastrite, ulcera e cancro allo stomaco. "Un colpo di fulmine".

Nel 2005, insieme al connazionale J. Robin Warren, Marshall fu premiato a Stoccolma "ma appena 10 anni prima non gli credeva nessuno. La colpa dei disturbi da Helicobacter veniva data allo stress e per dimostrare la causa microbica Marshall bevve una fiala di batterio", ricorda Mosley che, come il suo mito, di esperimenti su se stesso ne ha fatti tanti: ha inghiottito larve di verme solitario per testarne gli effetti di persona, ha deglutito una pillola-telecamera per esplorare i meandri del suo intestino, e per dare un nome ai germi che vi risiedono si è sottoposto all'analisi delle feci ricevendo "risultati molto interessanti".

La passione dell'autore per le relazioni fra cibo e salute ha toccato il massimo "6 anni fa, quando mi hanno diagnosticato un diabete di tipo 2. Invece di iniziare a prendere farmaci - racconta - ho realizzato un documentario sul digiuno intermittente in cui io stesso facevo da cavia: per 8 settimane, 2 giorni su 7 ho ridotto l'assunzione di calorie a 600 Kcal quotidiane". Si chiama dieta 5/2 e seguendola "ho perso 10 chili, il mio girovita è sceso di 10 centimetri e il diabete è regredito". Mosley ci ha scritto il suo bestseller, 'La dieta fast', e tuttora si cura mangiando. "Senza medicine".

COSI' METTI A DIETA IL MICROBIOTA - Il medico-divulgatore ci tiene a non essere frainteso. Condanna "lo scetticismo crescente a cui stiamo assistendo nei confronti dei farmaci", però definisce l'intestino "la mia ossessione" e consiglia di prendersene cura "per potenziare le difese naturali, eliminare gli attacchi di fame e perdere peso senza fatica". Perché se nutrito male "il microbioma può farci ingrassare", mentre alimentato bene "lavora per noi e non contro di noi". Partendo dalla premessa che "l'uomo è ciò che il suo bioma mangia", visto che "qualsiasi decisione di tipo alimentare decreta il destino degli innumerevoli esseri che vivono nel nostro colon", Mosley passa in rassegna gli ingredienti amici e quelli nemici con un'avvertenza: "Benché le mie raccomandazioni siano basate sui dati scientifici più aggiornati, dovete prenderle più come linee guida che come vangelo" e adattarle alle condizioni individuali di salute.

Nella lista dei cibi alleati dell'intestino e dei suoi microscopici e affollatissimi inquilini ci sono l'olio d'oliva, il pesce grasso e altre fonti di omega 3 come le alghe, la frutta e la verdura servite in tutto il loro arcobaleno di colori (verde, giallo, arancio, rosso, blu, viola e nero corrispondono a diverse sostanze benefiche), le erbe e le spezie a cominciare dalla curcuma, il cacao e con moderazione anche vino (meglio rosso), uova, formaggi e carne. Poi ci sono prebiotici("fibre vegetali che funzionano come fertilizzanti incentivando la crescita dei batteri buoni") e probiotici ("batteri o lieviti vivi che paracadutiamo nel nostro intestino sperando che vi mettano le radici e facciano bene").

Nel primo gruppo spiccano per esempio cipolle e aglio, cicoria e tarassaco, asparagi e topinambur, banane acerbe, cereali, semi e legumi; nel secondo lo yogurt ("ma fatelo in casa", ammonisce Mosley) e alimenti fermentati come crauti, kefir, kimchi, aceto di sidro di mele. "Da quando li assumo non soffro più di allergie", assicura il 'guru dei batteri' che evidenzia anche l'importanza di un'attività fisica costante e di un buon sonno. Cosa evitare, invece? Zucchero, dolcificanti artificiali e cibi processati sono le principali minacce del microbiota a tavola, mentre fuori dai confini della tovaglia i pericoli sono i troppi antibiotici e, naturalmente, lo stress.

L'EREDITA' DELLA MAMMA - Zoomando sulla Penisola, Mosley muove al nostro Paese un paio di osservazioni: "In Italia si fanno troppi parti cesarei e ci sono troppi bimbi obesi o sovrappeso". L'alto tasso di cesarei, in particolare, è un problema perché "mentre i nati per via naturale ereditano il microbioma dalla madre", per i figli del cesareo il primo incontro è con "i germi presenti nella zona dell'operazione". La differenza è "provata e sostanziale" per la salute che verrà, poiché "i bimbi nati con cesareo hanno una probabilità molto più alta di diventare adulti extralarge". Inoltre rischia di innescarsi un circolo vizioso, considerato che per ragioni di sicurezza "le donne obese subiscono più spesso un cesareo". Un'altra 'assicurazione sulla vita' è l'allattamento al seno, fonte di germi benefici.

La buona notizia è che "il bioma sofferente si può curare, con un programma di guarigione in 2 fasi" proposto dal medico-giornalista. Nel primo step, di 'Esclusione e riparazione', per almeno 4-6 settimane si evitano glutine e cereali raffinati, latte e derivati, legumi, alcol, verdure molto fibrose o altro ancora, "procedendo per tentativi ed eliminando gli alimenti che anche a livello soggettivo creano più fastidi". La fase 2 è di 'Reintroduzione': "Uno alla volta, a distanza di 3 giorni l'uno dall'altro, si ricominciano a mangiare i cibi sospesi". Una strategia che, in assenza di specifiche patologie, si può adottare "da soli o sotto la guida di un nutrizionista di fiducia, magari tenendo un diario alimentare e annotando le variazioni di peso". L'effetto è sostanzialmente antinfiammatorio e funziona, ad esempio, in caso di sindrome del colon irritabile.

CHI VIVE DENTRO DI TE? - Ma come scoprire se i nostri batteri sono sani oppure malati ? Per rispondere a questa domanda, 3 anni fa da uno spin-off dell'università di Bologna è nata una start-up. Il suo nome è Wellmicro e a presiederla è il biologo molecolare Andrea Castagnetti, parte di un gruppo di ricerca cresciuto in seno al Laboratorio di Ecologia microbica, Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie-Fabit dell'ateneo Alma Mater. Il team, forte di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e 2 brevetti per lo studio del microbiota umano, propone "un'analisi genetica in grado di dare un nome e un cognome ai batteri che vivono nell'intestino di ognuno di noi", spiega Castagnetti. Il tutto partendo da un campione di feci che chiunque può inviare all'équipe.

Quindi, in base dell'elenco dei germi trovati, "attraverso una serie di algoritmi che abbiamo elaborato - prosegue il co-fondatore della società - sotto forma di punteggio forniamo agli interessati un indice di predisposizione a obesità, malattie infiammatorie croniche intestinali, disturbi da immunità iper-reattiva o al contrario troppo pigra, problemi legati a un difetto di permeabilità intestinale o ancora all'invecchiamento che 'appiattisce' la diversità del bioma. Per mettere ordine nella giungla di informazioni sul tema", argomento di gran moda, "abbiamo deciso di concentrarci solamente sulle patologie il cui legame con il microbiota è supportato da un'ampia letteratura scientifica". Il prezzo del servizio è di 169 euro, spese di spedizione comprese.

"Di flora intestinale si è sempre parlato - fa notare Castagnetti - ma l'avvento delle metodiche di sequenziamento del Dna ci ha permesso di passare da un approccio empirico a uno scientifico. Se fino a una decina di anni fa potevamo far luce al massimo sul 30% dei batteri che popolano l'intestino, oggi riusciamo a portare allo scoperto tutto l'iceberg e non solo la sua punta". Per Mosley si tratta di "una rivoluzione simile a quella resa possibile dal telescopio astronomico di Galileo Galilei: davanti ai nostri occhi si è aperto un universo intero, un mondo prima misterioso".

"Stiamo assistendo a un cambio di prospettiva radicale - conferma Paolo Toniolo, medico di medicina funzionale e responsabile dell'Ambulatorio Longevità del Centro medico Santagostino di Milano - Da nemici come eravamo soliti considerarli, i batteri" o almeno alcuni "si stanno rivelando i nostri più fedeli alleati. Del resto hanno su di noi un vantaggio evolutivo enorme, se pensiamo che esistono da 3,6 miliardi di anni, mentre l'uomo da appena 600 milioni". Forti della loro superiorità, i germi del microbiota non ci lasciano mai soli, anzi "ci guidano senza che ce ne accorgiamo - aggiunge l'esperto - Ci dicono cosa mangiare orientando le nostre voglie alimentari, e un cambiamento nel microbioma produce in genere effetti straordinari nel giro di pochi giorni".

Il viaggio alla scoperta dei segreti del nostro intestino può partire anche dal Centro Santagostino, al costo di 190 euro comprese le spese di spedizione del materiale da analizzare a Wellmicro e una consulenza medica specialistica al momento della consegna del referto. Come scrive Mosley aprendo il suo libro, "qualsiasi malattia ha origine dall'intestino" e lo diceva "Ippocrate di Kos, padre della medicina occidentale".
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
Ortoressia e vigoressia, quando l’ossessione per la qualità del cibo e per la forma fisica diventa una malattia
di Annalisa Dall'Oca
Sono patologie che trasformano abitudini sane in comportamenti nocivi per la salute – spiega al fattoquotidiano.it Alberto Ferrando, presidente dell’Associazione pediatri della Liguria – e che in alcuni casi, come per tutte le disfunzioni legate al cibo, possono causare danni molto gravi”

di Annalisa Dall'Oca | 13 luglio 2016


È la ricerca ossessiva del cibo più sano, l’allenamento frenetico che non ha fine, è guardarsi allo specchio e non sentirsi mai abbastanza in forma. E il problema è che non sempre ci si rende conto di essere malati. Ortoressia e vigoressia, infatti, sono i nuovi disturbi dell’alimentazione. “Sono patologie che trasformano abitudini sane in comportamenti nocivi per la salute – spiega al fattoquotidiano.it Alberto Ferrando, presidente dell’Associazione pediatri della Liguria – e che in alcuni casi, come per tutte le disfunzioni legate al cibo, possono causare danni molto gravi”.

Secondo i dati del ministero della Salute oggi sono circa 3 milioni gli italiani che soffrono di disturbi dell’alimentazione. Di questi, circa 500mila sono ortoressici, cioè così assillati dalla qualità del cibo che mangiano da dedicare tutto il loro tempo libero alla selezione dei prodotti da acquistare. Una ricerca che finisce per condizionare la quotidianità degli individui, sottraendo tempo al lavoro o alla famiglia per fare sì che ogni sforzo sia teso a trovare il prodotto ‘perfetto’. “Se una persona ‘normale’ presta attenzione alla spesa, un ortoressico è così ossessionato da questa attività che finisce per dedicarle una grossa parte della sua giornata – racconta Anna Maria Ancona, vice presidente dell’Ordine nazionale degli psicologi – il che provoca un irrigidimento mentale nel soggetto, che si crea regole da seguire che diventano il principio guida del suo comportamento, e deviare da ciò che si ritiene giusto crea angoscia, sensi di colpa enormi”.

Così si rifiuta un’uscita al ristorante, poi una cena con gli amici, si perde il contatto con gli altri se non condividono le medesime – e spesso erronee – convinzioni, e il menù quotidiano si fa sempre più povero, perché l’ossessione tende a rimuovere un numero via via crescente di alimenti dalla dieta del soggetto. “È l’opposto di quella che io definisco la famiglia McDonald’s, che consuma prevalentemente cibo spazzatura – spiega Ferrando – prestare attenzione a una corretta alimentazione è sano, ma quando questo meccanismo viene portato alle estreme conseguenze è dannoso, perché si elimina la varietà necessaria a mantenere una dieta equilibrata”.

Discorso simile per la vigoressia, ossessione soprattutto maschile per la massa muscolare, che per chi ne è affetto non è mai sufficiente. Secondo lo studio Quando il fitness diventa un’ossessione condotto da Pierluigi De Pascalis, docente di Didattica del fitness all’Università di Foggia, in Italia i vigoressici sono circa 60 mila. “Quella che sarebbe un’abitudine sana, cioè lo sport, diventa una fissazione – continua Ferrando – ci si sottopone ad allenamenti estenuanti e a diete sbilanciate fai da te, ad esempio totalmente prive di proteine animali o, all’opposto, assumendo solo carne per aumentare la massa muscolare, che poi spesso si associano ad anabolizzanti o steroidi”.


Quanto all’ortoressia e alla vigoressia, non c’entra solo il modello estetico proposto dai media e dalla società, fatto di taglie minuscole e muscoli scolpiti. “Viviamo in un’epoca molto medicalizzata, siamo più sani, ma ci sentiamo più malati – racconta Ferrando – perciò tendiamo a curare malattie che non abbiamo, e in alcuni casi questi comportamenti, alimentati dall’ansia, sfociano in fanatismo”. “È la necessità di esercitare controllo a fronte di aspetti che generano insicurezza, come la perdita delle sicurezze sociali, ad esempio il lavoro, avvenuta negli ultimi anni – spiega Ancona – coadiuvata dalla quantità di stimoli alimentari a cui siamo sottoposti, e da una società che presta un’attenzione eccessiva al corpo. Adeguarci ci fa sentire accettati, e questo va bene. Il problema è quando non ci si sente più rassicurati: allora scatta la patologia”. “E da pediatra – sottolinea Ferrando – dico: i bambini fanno ciò che facciamo noi. Quindi attenzione ad affidarsi al fai da te quando si parla di alimentazione. Come per la scelta di far assumere loro antibiotici, o di sottoporli a una vaccinazione, è sempre bene consultare un esperto”.

Esiste poi la drunkoressia, diffusa soprattutto tra gli adolescenti, che mangiano sempre meno, fino a digiunare, per poi assumere rilevanti quantità di bevande alcoliche. “Senza considerare che i cocktail non contengono né proteine né vitamine, quindi non servono affatto a nutrire il corpo”. Patologie che presentano sintomi diversi, che possono essere determinate da una molteplicità di cause legate ai singoli individui, ma che hanno un sottofondo comune, cioè l’incertezza. “Per quanto riguarda la drunkoressia – racconta Ancona – viviamo in una società con un diffuso e malinteso senso del divertimento legato allo sballo. Ma c’è un altro fattore da considerare: più la nostra vita è nevrotica, più il concetto di tempo libero può generare insicurezza. Trovare fonti di piacere personale può causare angoscia. E lo sballo viene cercato per rimuoverla”.

di Annalisa Dall'Oca | 13 luglio 2016
 

ROVIGO

Forumer storico
Veganer sind nicht allgemein gesünder. Viele von ihnen sind sehr gesundheitsbewusst, sie trinken zum Beispiel wenig Alkohol oder machen viel Sport. Aber einer Studie aus Österreich zufolge haben Veganer besonders viele psychosomatische Beschwerden und psychische Probleme. Wobei die Ursache dafür nicht die Ernährungsform sein muss. Wahrscheinlich neigen Menschen mit Krankheiten oder Problemen von vornherein zu speziellen Ernährungsformen, weil sie sich davon Hilfe versprechen. Es werden also vielleicht Menschen zu Veganern, die nicht ganz gesund sind oder sonstige Störungen haben. So können solche Befunde zustande kommen.

fonte:
STERN.de
Tradotto >>
>>I vegani non sono generalmente più sani. Molti di loro sono molto attenti alla salute, ad esempio bevono poco alcol o praticano molti sport. Ma secondo uno studio dell'Austria, i vegani hanno in particolare molti disturbi psicosomatici e problemi di salute mentale. Dove la causa di esso non deve essere la forma nutrizionale. È probabile che le persone con malattie o problemi inizino con diete speciali perché si aspettano aiuto da loro. Quindi le persone possono diventare vegani che non sono completamente sani o hanno altri disturbi. Quindi tali risultati possono arrivare.:transf:
 

ozioso

sto cercando la mia consapevolezza
leggendo qua e là questo thread ho trovato agli albori questo post che faceva riferimento alla dieta del gruppo sanguigno e altre cose date per scientificamente provate.
da pochi giorni è uscito un interessante articolo scritto da Bressanini: La Dieta dei Gruppi Sanguigni - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze
ecco l'incipit:
Ho il sangue di gruppo O Rh- e mi hanno detto che devo mangiare bistecche come se non ci fosse un domani. Però devo evitare l’oca e mi devo scordare i bucatini all'amatriciana. Ma sarà vero?

Me l’avete chiesto in tantissimi in questi anni e il momento è arrivato. Oggi affrontiamo l’argomento della cosiddetta “dieta dei gruppi sanguigni”.

(Come per altri articoli del blog esiste anche la versione video, accessibile cliccando l'immagine qui sotto)



Il nostro sangue viene classificato in vari gruppi a seconda del tipo di molecole che sono presenti sulla superficie dei globuli rossi. Esistono molte classificazioni ma la più nota è quella ABO: il gruppo è determinato dagli zuccheri legati a una particolare proteina – chiamata antigene H – ancorata alla superficie dei globuli rossi. Semplificando, se il sangue è di gruppo A una certa molecola è legata a quella proteina, se è B ce n’è un’altra, se è AB ci sono entrambe e se è O nessuna.

Conoscere il gruppo sanguigno è importante. Per una trasfusione per esempio. Oppure per dei genitori per capire se il sangue di un nascituro è compatibile con quello della madre.

Il primo autore ad avere avuto un enorme successo con l’idea di associare una dieta specifica a ogni gruppo sanguigno della classificazione ABO (ma non le altre) è stato Peter D’Adamo, un naturopata. Nel 1996 ha pubblicato un libro di enorme successo: “Eat Right for Your Type”, cioè “mangia nel modo corretto a seconda del tuo gruppo sanguigno”. Pensate che è stato tradotto in più di 60 paesi e ha venduto più di 7 milioni di copie. In Italia questo regime alimentare, un po’ adattato, è diventato famoso grazie a un libro pubblicato nel 2012 dal dottor Piero Mozzi e alle sue innumerevoli apparizioni televisive.

La narrazione



Secondo D’Adamo il gruppo sanguigno contiene una sorta di ricordo codificato del comportamento e della dieta che seguivano gli uomini nel momento in cui quel gruppo sanguigno è apparso. Perché – certamente – è una cosa scientificamente accertata che nel corso dell’evoluzione delle specie i vari gruppi sanguigni siano apparsi in momenti diversi.

Secondo la narrazione di questo regime alimentare il gruppo O è quello più antico, il gruppo sanguigno ancestrale, quello dell’antenato cacciatore-raccoglitore. Quindi chi possiede il gruppo O – “il cacciatore” – dovrebbe mangiare il più possibile quello che mangiavano quegli esseri umani: carne. L’agricoltura non era ancora stata inventata quindi niente spaghetti.

Il gruppo A, sempre secondo questa narrazione, si sarebbe evoluto più o meno in concomitanza dell’invenzione dell’agricoltura e quindi la persona di gruppo A – ”l’agricoltore” – dovrebbe prevalentemente mangiare vegetali e poca carne. Sempre secondo questa linea il gruppo B, evolutosi nelle tribù nomadi che consumavano latte e latticini – “il nomade allevatore” – dovrebbe consumare latte e latticini e trarne beneficio. Il gruppo AB è un mix tra A e B.

Ci sono poi altri dettagli, come alcune molecole contenute in alcuni cibi chiamate lectine, che però sono abbastanza irrilevanti.

Partiamo dall'inizio

Ma è vero che il gruppo O è quello più antico? Beh non pare proprio.

I geni che regolano il gruppo sanguigno ABO esistono anche in molte altre specie di animali vertebrati. Gli studi più recenti mostrano che nei pesci i geni per gli antigeni A e B non sono presenti, ma lo sono invece nelle rane. Questo significa che l’apparizione dei gruppi sanguigni è avvenuta probabilmente dopo la separazione tra i pesci e gli anfibi.

Gli studi mostrano che la differenziazione in gruppi A e B è apparsa presto nell'evoluzione delle specie, probabilmente subito dopo la comparsa del gene ABO negli anfibi. Troviamo i gruppi A e B in molte specie: cani, cavalli, ratti, panda, rane, conigli, pipistrelli e altri. Il gruppo O è apparso successivamente, come mutazione degli alleli di tipo A e B. Quindi se vogliamo è l’ultimo, non il primo ad essere apparso. Il primo pare essere il gruppo A, poi il B e infine lo O. In ogni caso quando è apparso il genere Homo c’erano già tutti i gruppi: O, A, B e AB.

Quindi gettiamo subito alle ortiche la narrazione del gruppo zero “più antico” e quindi “mangiacarne”, del gruppo A “agricolo” e quindi “mangiaverdure” e così via. Tutta roba senza alcun supporto scientifico.

vi auguro buona lettura.
 

tontolina

Forumer storico
Ben scritto.

Una delle cose VERE associate ai gruppi sanguigni, riportata anche da siti non complottisti, è che chi ha il Gruppo sanguigno A è statisticamente più soggetto al tumore allo stomaco.

Tumore dello stomaco - Ospedale San Raffaele
ma non me lo dire

sono di gruppo A
e da almeno 3 anni assumo tutte le mattine l'ascorbato di potassio [cura dott. Pantellini]
ne sto traendo grande giovamento perchè lo stomaco non brucia quasi più o meglio non brucia se non mi abbuffo
mentre prima bruciava sempre
e al mattino, a volte, trovavo sangue sul cuscino.... adesso non succede più

nella mia famiglia ci sono stati ben 8 decessi per cancro in metastasi... e tutti erano partiti dallo stomaco!!!!!!
 

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