Fiat (F) Capitalizzazione a 10.8 e Debiti a 6.1 MLD (1 Viewer)

DNGMRZ

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20 NOV 2013 16:23
MARPIONNE, LA SANGUISUGA - FIAT VERSA IN CONTRIBUTI MENO DI QUANTO LO STATO SPENDE PER LA SUA CASSA INTEGRAZIONE

Vendite a picco (-7,3% in un mercato europeo in crescita in ottobre del 4,6%) e costi alle stelle per i contribuenti: la Fiat investe all’estero e prosciuga le casse statali italiane - L’equazione tra i contributi versati dall’azienda e il costo delle Cig per la prima volta si inverte..



Federico Fubini per "La Repubblica"
Nel marzo del 2012 John Elkann e Sergio Marchionne si recarono a Palazzo Chigi. La visita dei vertici della Fiat fu preceduta da una precisazione dell'amministratore delegato: «Al governo - disse - non chiediamo nulla». Marchionne voleva far capire che la sua azienda non reclamava sussidi o favori, chiedeva solo di poter operare nella cornice di un Paese competitivo.
Il manager di Torino avvalorò le sue parole con una stima della posizione di Fiat all'Inps, l'ente che gestisce gli ammortizzatori sociali. I contributi versati dal gruppo per la Cig e la Cigs, la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, erano superiori al ricorso che il Lingotto vi faceva. La prima azienda manifatturiera d'Italia non stava assorbendo risorse pubbliche, al contrario ne versava.
john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano
Da allora quell'equazione sulla Cig si è rovesciata. A ben vedere, questo è solo un tassello dello stesso fenomeno che ieri ha visto le vendite di Fiat ridursi del 7,3% in un mercato europeo in crescita in ottobre del 4,6% sul mese prima, mentre in Italia si registra ancora un calo del 5,6%. È in questo quadro che oggi Fiat chiede all'Inps più risorse di quante non ne versi sotto forma di contributi.
La cassa integrazione del Lingotto continua in parte perché, con un mercato in caduta in Italia, Marchionne resta riluttante a investire nel vecchio continente benché i suoi concorrenti continuino a farlo. Gli analisti di Kepler Cheuvreux stimano che per ogni auto venduta in Europa, dove l'Italia rappresenta il 45% del fatturato, Fiat abbia perso più di mille euro nell'autunno 2012 e 258 euro l'estate scorsa.
MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN
Queste perdite in Europa ora sono in calo. Ma, appunto, lo sono grazie a un contenimento dei costi nel quale la cassa integrazione ha un ruolo. L'istituto nazionale di previdenza tiene riservata la posizione delle singole aziende («a tutela della loro privacy») e Fiat stessa non fornisce dati esatti. Tuttavia, fonti vicine al Lingotto riconoscono che sulla base dell'andamento recente «molto probabilmente» il saldo con l'Inps oggi è negativo. Del resto l'Istituto di previdenza mostra come nel 2012, in Italia, fra contributi versati dalle imprese per la Cig e l'uso di questi ultimi ci fosse uno squilibrio di 1,6 miliardi. Il deficit viene colmato dai contribuenti.
MARCHIONNE EZIO MAURO resizer jsp
Nel caso del Lingotto, questo sembra un tassello della strategia del gruppo che va oltre il crollo stesso di domanda nel paese. L'anno scorso per esempio il gruppo Fiat ha venduto in Italia 415 mila auto, il 46% meno rispetto al 2007. Ma ne ha prodotte ancora di meno, solo 394 mila. Significa che persino l'unico grande costruttore italiano di auto è un importatore netto dei suoi stessi prodotti nel proprio paese di origine. Gli conviene farli fuori.

L'Italia non viene più giudicato un posto nel quale produrre auto su vasta scala a condizioni economiche. Quanto a questo, pur senza un marchio nazionale, la Spagna produce il triplo di auto rispetto all'Italia (1,1 milioni) e la Gran Bretagna quasi il quintuplo. Solo la Polonia è a livelli paragonabili. Succede così che, ai dati di ottobre, a Mirafiori la Cig è in parte un lungo intermezzo prima della produzione dei nuovi Suv Maserati e in parte una risposta ai vuoti di domanda sull'Alfa Mito. A Cassino ci si ferma in media una settimana al mese per non riempire i piazzali di Bravo, Delta e Giulietta invendute. A Melfi la Punto si fa su una sola linea, "per consentire nuovi investimenti". A Pomigliano la Panda ha buoni risultati ma anche qui si fa Cig a rotazione. E alla Sevel di Atessa si sono avute venti giornate di cassa nei primi dieci mesi dell'anno.
L'obiettivo sembra chiaro: evitare traumi in Italia mentre Marchionne persegue l'integrazione con Chrysler. Per il nuovo gruppo che dovrebbe nascere, il Lingotto ha dato incarico una società specializzata di trovare un nuovo nome, ma comunque si chiami gli equilibri della compagnia saranno spostati. Già oggi l'Europa pesa per appena il 20% dei ricavi di Fiat Spa (modelli di lusso esclusi) e quest'anno ha bruciato cassa per 420 milioni in soli nove mesi. Il Nord America e l'America Latina invece rappresentano circa il 70% di tutte le attività in utile. Sono queste forze a dettare il baricentro.

Ciò pone a Marchionne un problema sull'Italia. Negli ultimi anni, dice lui stesso, «ci siamo rifiutati di fare investimenti in Europa perché non si recupera neanche il costo del capitale e non vedo niente che mi dia ottimismo per il 2013 e 2014». Marchionne non nega di avere capacità in eccesso, ma aggiunge: «Non chiuderemo gli impianti per non facilitare il dominio tedesco in Europa».

La scelta è dunque automatica: produzione limitata in Italia a piccole auto per un mercato debole e di modelli che il manager definisce «esclusivi», dunque non su vasta scala, come il nuovo Suv Maserati. Fiat non comunica l'età media degli addetti nei vari impianti italiani ma, poiché le assunzioni sono ferme da anni, è inevitabile che sia elevata. Continuare la Cig significa per il Lingotto avviare una riduzione degli effettivi grazie all'attrito dei pensionamenti. Non si può imporre a nessuna impresa, aiutata o no, di lavorare in un luogo che non considera competitivo. Ma così le risorse pubbliche italiane trovano un ruolo nella strategia internazionale di Fiat: stavolta, a differenza dagli anni ‘70, non per attrarre produzioni nel paese.
 

Umbolox

Plain vanilla
Solito screditamento da parte dei piccoli risparmiatori in erba.
Interventi sempre costruttivi e geniali, bravo! Hai imparato a fare le percentuali nel frattempo?

Cmq che ci fa questo thread nella sezione indici? :mmmm:
 
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DNGMRZ

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marchionne-versione-venditore-187055.jpg
02 GEN 2014 12:27

1. L’”ITALIAN JOB” DI MARPIONNE: SI PRENDE LA CHRYSLER CON I SOLDI DELLA CHRYSLER! - 2. FIAT SGANCIA SOLO 1,75 MLD $. IL RESTO DEL MALLOPPO LO PRELEVA DALLA CASSA DI DETROIT - 3. PER CARITÀ, È PIÙ CHE LECITO USARE LA CASSA, SPECIE SE TE LO PERMETTONO GLI AZIONISTI E I SINDACATI AMERICANI. SEMMAI, A DETROT CI SARANNO MENO SOLDI PER FINANZIARE E PRODURRE AUTOMOBILI MIGLIORI E DI PROVARLE A VENDERE ANCHE IN EUROPA - 4. IN ATTESA DI CONOSCERE, ENTRO APRILE, LE RICADUTE DEL COLPACCIO DI CAPODANNO SUGLI STABILIMENTI ITALIANI, SI PUÒ SICURAMENTE AFFERMARE CHE MARCHIONNE È UN VALIDISSIMO GIOCATORE DI POKER. CON I SOLDI DI CHI, SI VEDRÀ PIÙ AVANTI -



1. MENO CASSA UGUALE PIU' IDEE VINCENTI?
Francesco Bonazzi per Dagospia


Ci sono in paio di semplici osservazioni che difficilmente leggerete sui giornaloni italiani, impegnati a intonare i peana per Sergio Marpionne. La prima è che se il Lingotto esclude aumenti di capitale significa che si può presumere un aumento dell'indebitamento bancario del "nuovo" colosso dell'automobile.


Per carità, è più che lecito - specie se te lo permettono azionisti e sindacati - usare la cassa di una società per un affare del genere, ma qui a occhio se ne usa un po' tanta. La seconda considerazione è che il famoso "player globale" la cui nascita viene annunciata oggi tra plurimi squilli di tromba, in realtà è su piazza da oltre quattro anni
TIM GEITHNER E SERGIO MARCHIONNE
Dal punto di vista del prodotto e del mercato, non si capisce che cosa cambi davvero. Se Marpionne e la sua squadra di ingegneri avevano idee forti potevano buttarle sul mercato fin dal 2009: il sindacato americano non gli proibiva certo di produrre macchine migliori e di provarle a vendere anche in Europa. Semmai, con il completamento dell'acquisizione da parte dei sedicenti torinesi, a parità di idee vincenti ci saranno meno soldi in cassa per finanziarle e produrle.
In attesa di conoscere, entro aprile, le ricadute del colpaccio di Capodanno sugli stabilimenti italiani, si può sicuramente affermare che Marchionne è un validissimo giocatore di poker. Con i soldi di chi, si vedrà più avanti.

2. L'ACCORDO CON IL FONDO VEBA PER ARRIVARE AL 100% E' PIU' ONEROSO DI 4,35 MILIARDI
Carlotta Scozzari per Dagospia


L'anno nuovo, per Fiat, prende il via sotto i migliori auspici. Dopo il tanto sofferto accordo con il fondo statunitense Veba per rilevare il 100% di Chrysler, annunciato ieri, oggi, a Piazza Affari, nel primo giorno utile di contrattazione, le azioni del gruppo automobilistico guidato da Sergio Marchionne volano e al momento prendono il 12,45% a 6,685 euro. Il mercato apprezza innanzi tutto che si sia finalmente arrivati a un accordo, cosa che un mese fa non sembrava poi così scontata. E, in seconda battuta, che la società del Lingotto riuscirà a sobbarcarsi l'esborso senza bisogno di aumenti di capitale.

C'è poi chi fa notare che il prezzo concordato sia al di sotto sia delle aspettative sia di quanto offerto dalla stessa Fiat. Ma in questo caso i conti non sembrano tornare. Vediamo perché: la società guidata da Marchionne ieri, in una nota, ha spiegato che acquisirà il 41,5% del capitale di Chrysler non ancora detenuto poiché in mano a Veba al prezzo di 3,65 miliardi di dollari (pari a circa 2,7 miliardi di euro).


Tale cifra, aggiunge la nota, è suddivisa in un'erogazione straordinaria che la casa automobilistica di Auburn Hills pagherà a tutti i soci, per un totale complessivo pari a circa 1,9 miliardi di dollari, più il versamento, attraverso la liquidità disponibile di Fiat, di 1,75 miliardi di dollari.
Posto che per quel che riguarda la parte di dividendo straordinario il denaro uscirà dalle casse della Chrysler e il massimo che la casa automobilistica torinese farà sarà rinunciare alla parte di propria spettanza, pari a circa 1,11 miliardi, per girarli a Veba, in coda al comunicato si aggiunge un'ulteriore precisazione.

E cioè che Chrysler Group e il sindacato della Uaw hanno concordato un memorandum d'intesa che prevede "ulteriori contribuzioni da parte di Chrysler Group al Veba Trust per un importo complessivo pari a 700 milioni di dollari in quattro quote paritetiche pagabili su base annua". E' dunque evidente che ai 3,65 miliardi citati nella nota vanno aggiunti questi 700 milioni, interamente sborsati dalla società americana (al pari del dividendo, del resto).

Il prezzo pagato da Fiat (o meglio: soprattutto dalla stessa Chrysler) per salire al 100% del gruppo americano sale così a 4,35 miliardi, cifra superiore ai 4,2 miliardi che negli ultimi tempi si diceva che il gruppo del Lingotto avesse messo sul piatto per trovare un accordo con Veba.
Così come circa 4,2 miliardi era la valutazione della partecipazione in mano al fondo coerente con il valore di 10 miliardi che era stato individuato per l'intera Chrysler quando si temeva che la quota di minoranza, vista la mancanza di un accordo tra i due azionisti, sarebbe finita sul mercato con una Ipo. I 4,35 miliardi concordati sono invece inferiori ai 5 miliardi chiesti da Veba.

"Penso che il prezzo raggiunto - dichiara Stefano Aversa, managing director di Alixpartners al Financial Times - rifletta il desiderio della due parti di raggiungere un accordo senza arrivare a un'Ipo, cosa che era nell'interesse di entrambi". La transazione consente così alla Fiat di contare sempre meno sul malconcio mercato automobilistico europeo e di aumentare la propria esposizione a quello statunitense, dove le Jeep della Chrysler hanno già dimostrato di essere tra le maggiori beneficiarie della ripresa americana.
 

cris72

Forumer storico
grazie marpionne per questo +15 di inizio anno. :D
non molliamola piu' fino a 10 euro.... con questa ci si fa mezza pensione integrativa da qui ai prossimi 6 mesi.


aaaaaaaaannnnnnnnnndddddddddiiiiiiiiiiiaaaaaaaaammmmmmmmoooooo
 

DNGMRZ

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7 GEN 2014 22:30
DOWNGRADE A RISCHIO PER FIAT - MOODY: ‘’L'ACQUISIZIONE DI CHRYSLER INDEBOLIRA' IN MISURA SENSIBILE LA LIQUIDITA' DI FIAT IN UN MOMENTO IN CUI LA COMPAGNIA HA ANCORA UN FREE CASH FLOW NEGATIVO'’

Le misure di Moody's riguardano nel complesso debito emesso per circa 11,7 miliardi di euro dalle controllate di Fiat, Fiat Finance and Trade Sa e Fiat Finance North America cosi' come Fiat Finance Canada….



Radiocor - Moody ha annunciato di aver posto sotto revisione in vista di un possibile downgrade il corporate family rating Ba3 di Fiat. Al tempo stesso, Moody's ha posto sotto osservazione per un possibile downgrade il debito emesso dalle controllate di Fiat, Fiat Finance and Trade Sa e Fiat Finance North America cosi' come Fiat Finance Canada.
MARCHIONNE FIAT INDUSTRIAL jpeg
Le misure di Moody's riguardano nel complesso debito emesso per circa 11,7 miliardi di euro. La decisione, spiega Moody's, segue l'annuncio da parte di Fiat dell'accordo raggiunto con Veba per rilevarne la quota in Chrysler.
FIAT CHRYSLER
'Poniamo i rating di Fiat sotto osservazione per un downgrade - ha spiegato Falk Frey, Senior Vice President di Moody's e capo analista per Fiat - perche' l'annuncio dell'acquisizione indebolira' in misura sensibile la liquidita' di Fiat in un momento in cui la compagnia ha ancora un free cash flow negativo'.
'Detto questo - ha aggiunto - riteniamo che il cash rimanente nel bilancio di Fiat, le linee di credito non utilizzate e il cash flow generato dalle operazioni dovrebbero essere sufficienti a permettere al gruppo di far fronte alle proprie esigenze di cassa nel 2014'.
 

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Tag: Marchionne, rating, Fiat, Chrysler, Marchionne, debito, Moody's, downgrade
Fiat, titolo sempre più spazzatura. Moody's verso declassamento

di: WSI Pubblicato il 07 gennaio 2014| Ora 21:07




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Sempre più caro il servizio di 11.7 miliardi di debiti. Possibile downgrade (sotto BA3), post Chrysler. Ecco la verità.





NEW YORK (WSI) - Moody's mette sotto osservazione il rating "BA3" di Fiat per un possibile downgrade. Lo afferma Moody's in una nota, sottolineando che la decisione segue l'accordo raggiunto con Veba per Chrysler. "L'annunciata acquisizione - spiega Moody's - indebolirerà materialmente la posizione di liquidità di Fiat in un momento in cui la società ha ancora un free cash flow negativo".

Per capire, leggi:
Fiat completa il takeover Chrysler per un piatto di lenticchie

La Fiat stessa ha dato l'annuncio, dalla sua pagina web:

"Moody’s Investors Service ha comunicato oggi di aver messo il rating a lungo termine di Fiat S.p.A. (Ba3) ed il rating sulle obbligazioni emesse da Fiat Finance and Trade Ltd, S.A. e da Fiat Finance North America, Inc. (B1) sotto osservazione per possibile downgrade".

Le decisioni adottate da Moody's riguardano complessivamente circa 11,7 miliardi di euro di debito emesso.

I bond con il rating Ba3 (che per S&P corrisponde a BB-) sono di solito considerati "speculativi" per natura, sono classificati nella categoria junk (spazzatura) e sono l'opposto di un titolo obbligazionario serio su cui investitori e fondi comuni puntano a lungo termine, in quanto chi acquista un bond Ba3 (che Moddy's per Fiat minaccia di declassare ulteriormente) non ha il profilo di chi vuole evitare i rischi di perdere l'intero capitale o una buona parte di esso. Nonsotante siano junk bonds, ci sono titoli spazzatura che sono pegiori di questi, quindi non e' il gradino piu' basso, per intenderci (cioe' al peggio non c'e' quasi mai fine). La tacca sotto Ba3 e' B1/B+.

"Mettiamo sotto osservazione il rating Fiat per un downgrade perché l'annunciata acquisizione" di Chrysler "indebolirà materialmente la posizione di liquidità di Fiat in un momento in cui la società ha ancora un free cash flow negativo" afferma Falk Frey, analista di Moody's per Fiat. "Detto questo prevediamo che il cash che resterà nel bilancio Fiat, la generazione di cash flow operativo e le linee di credito non usate dovrebbero essere sufficienti a Fiat per centrare le anticipate necessità di cash del 2014".

Insomma, l'ingegneria finanziaria del genio Sergio Marchionne, non convioce gli analisti dell'agenzia di rating Moody's.



Nonostante l'operazione Chrysler faciliti l'ulteriore integrazione tra Fiat e la casa auto n.3 di Detroit sul fronte operativo e finanziario, Moody's nota senza tanti giri di parole che "a questo stadio Fiat non ha ancora deciso sulla forma legale della sua futura entita' messa insieme, a seguito del 100% di proprieta' di Chrysler posseduta da Fiat North America LLC", che e' una sussidiaria "indiretta" interamente controllata da Fiat S.p.A..

Ed ecco il passaggio cruciale del comunicato di Moody's che dovrebbe essere analizzato attentamente da investitori, fondi, SGR, sindacati e politici (quasi tutti parlano per luoghi comuni, soprattutto i capataz sindacali):

"... Moody's e' cauta sul fatto che, nonostante i risultati finanziari consolidati di Fiat, che beneficia dell'attuale buona performance di Chrysler, i detentori di bond Fiat non saranno in grado di avere pieno accesso al cash sui bilanci di Chrysler e al relativo cash flow che genera, eccettuati pagamenti irreggimentati dall'accordo creditizio e dala documentazione relativa ai bond di Chrysler".

L'agenzia di rating spiega che:

"nell'ambito dei limiti dell'accordo esistente, i dividendi sono limitati al 50% del paniere dei profitti netti, mentre i prestiti intra-aziendali a Fiat sono fattibili con la sola limitazione che deveno essere effettuati a breve".

Per questi motivi Moody's dichiara di voler mantenere - per il momento - bilancia consolidati separati per Chrysler e Fiat. In ogni caso - si legge nel comuicato - "e' probabile che le due societa' nel orso del tempo si fonderanno nell'ipotesi che le operazioni di finanziamento delle due entita' convergano".
 

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