Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE Bund, T-Bond,T-Notes&friends (vietato minori anni 14) (1 Viewer)

Il Piadinaro

Forumer attivo
dan24 ha scritto:
Fleursdumal ha scritto:
grazie salvina :) non la perdo mai d'occhio

al passerrotto adesso gli rompo un'ala, neanche mi ha considerato :evil:
1092316449cessomangiafaccina.gif

weee fleu che stai a dì? avevo avuto un blocco sul gprs(mi era finita la batteria del cell :) )

che vuol dire come mi sono organizzato?

Ciao testina,buon proseguimento e salutami le sarde :)
 

dan24

Forumer storico
Fleursdumal ha scritto:
dan24 ha scritto:
Fleursdumal ha scritto:
grazie salvina :) non la perdo mai d'occhio

al passerrotto adesso gli rompo un'ala, neanche mi ha considerato :evil:
1092316449cessomangiafaccina.gif

weee fleu che stai a dì? avevo avuto un blocco sul gprs(mi era finita la batteria del cell :) )

che vuol dire come mi sono organizzato?

see see si dice sempre così :lol: volevo dire ti sei già sistemato? o la prima cosa che hai fatto è mettere il portatile sul tavolino? :eek: :p

:-D sono arrivato a casa ieri pomeriggio.....e visto subito che funzionava il gprs :)

non ho ancora mangiato mannaggia ho una fame da lupi
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
ancora da usemlab :smile:
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Dietro a un dito
(11/8/04) Nonostante le evidenze di una crescita più moderata e di un rallentamento nelle condizioni del mercato del lavoro, e a fronte della debolezza mostrata dai mercati azionari, ravvisabile in particolar modo in certi sottoindici chiave di settore, la Fed è stata costretta ad agire secondo quelle che erano le aspettative degli operatori.

Lasciare i tassi di interesse invariati sarebbe stato l'equivalente di una inaccettabile ammissione: la ripresa è già finita, ci troviamo in trappola e, non sapendo cosa fare, preferiamo stare fermi in attesa di nuovi sviluppi. La Fed ha pertanto eseguito quanto richiesto, giustificando la mossa con le solite farciture verbali. Le frasi che hanno accompagnato la decisione non potevano essere, nella loro consueta e densa nebulosità, più scontate e retoriche.

Naturalmente, e come c'era aspettarsi, per giustificare il rallentamento in corso la Fed ha fatto ricorso al caprio espiatorio di più facile consumo, l'aumento dei prezzi energetici: “ quest'anno l‘inflazione è in una certa misura aumentata, sebbene una porzione della salita dei prezzi sembri riflettere fattori transitori ”. Fattori transitori da ricercare ovviamente nella “ sostanziale salita dei prezzi energetici ”.

La Fed, tuttavia, trascura di menzionare i motivi per cui quei fattori siano da ritenersi transitori. E, come fa notare Dan Norcini, sorvola anche su altre decisive questioni: per quanto tempo sono destinati a essere transitori? la porzione della salita dovuta ai questi fattori transitori, nella loro inderminata transitorietà, a quanto ammonta? e la porzione che non è dovuta ai fattori transitori, a cosa sarebbe dovuta? Forse alla macchina stampasoldi diretta dalla stessa coppia Greenspan-Bernake che ha avuto l'inevitabile effetto di frantumare il dollaro sui mercati valutari? Domande legittime le cui risposte sarebbero senza dubbio imbarazzanti.

La Fed sembra ridotta al ruolo di una ciarlatana chiaroveggente , che in realtà, come si dovrebbe avere capito da tempo, comincia a non vedere neanche più cosa il futuro riservi a se stessa per il giorno seguente. L'importante, comunque, è che essa mantenga e ispiri nei propri ascoltatori fiducia e ottimismo. In questo secondo ruolo appare come l'infermiera che assiste e incoraggia un malato terminale, ancora ignaro del proprio destino. Purtroppo, come disse a suo tempo Lincoln: “si può ingannare tutti qualche volta; si può anche ingannare qualcuno tutte le volte, ma non si può ingannare sempre tutti quanti”.

Questo secondo rialzo dei tassi confema quindi quella che si sta profilando come la debacle del banchiere centrale americano. Una debacle avvolta nel fumo che ancora pochi riescono a percepire nella sua pienezza, ma che non può non sfuggire a chi ha compreso, o sta incominciando a capire, le dinamiche del Grande Esperimento Economico realizzato negli ultimi tre anni.

L'economia americana ha consumato voracemente tutti gli stimoli artificiali, offerti negli ultimi anni, e purtroppo non solo quelli. Che lo si voglia ammettere o meno, nella recente ripresa i consumi finanziati dal credito hanno distrutto e stanno continuando a distruggere la ricchezza del paese, lasciando ulteriori debiti, meno posti di lavoro e meno potere di acquisto.

Questo è il costo di aver voluto stimolare la ripresa in maniera artificiale, facendo forte leva sull'appetito sempre vorace dell'obeso consumatore americano, mettendo cioè il carro davanti ai buoi e sperando che il primo potesse trascinare i secondi. Dovrebbe essere il risparmio, la rinuncia al consumo immediato, che si capitalizza in una struttura produttiva più ampia in grado di sostenere nel futuro consumi maggiori, a produrre l'espansione economica, non il contrario. Non è infatti il consumo che produce ricchezza, ma il risparmio che si investe nei beni capitali. Il consumo è l'atto finale con il quale la ricchezza, resa possibile dal previo sacrificio, viene spesa e goduta. E' vero che una produzione maggiore può essere sollecitata dal consumo, ma ciò si realizza, come comprese bene Hayek, a scapito di un armonico equilibrio tra la struttura intertemporale della produzione e le preferenze intertemporali individuali.

Sollecitando la produzione attraverso i consumi e non attraverso la rinuncia agli stessi (cioè attraverso il risparmio) si conseguono cattivi investimenti, una struttura produttiva non sostenibile dal reddito, e in ultima analisi, una ripresa economica che, senza le anfetamine fornite dal banchiere centrale, non ha le gambe per avanzare da sola. Una situazione ancora incomprensibile agli economisti neoclassici, ignari dell'importanza della teoria del capitale, e del fattore tempo che caratterizza ogni azione umana.

Tranne qualche eccezione, la folta schiera di analisti, imbevuti di keynesianismo e monetarismo, che cercano di interpretare la cortina fumogena di parole della Fed non riesce pertanto a comprendere delle conclusioni a cui si potrebbe facilmente arrivare usando semplici intuizioni derivate dall'esperienza o dal buon senso. Il risultato è che, insieme allo stesso Greenspan, il numero di coloro che cercano di nascondersi dietro un dito continua ad essere elevato.

Quello che da più parti si dovrebbe avere il coraggio di ammettere, in modo da poter affrontare con maggior realismo e serenità le strategie più adeguate da adottare a difesa del capitale, sia negli investimenti privati che a livello di scelte pubbliche (più che altro per la forte influenza negativa che attualmente esercitano sulle scelte private), è che siamo al termine di una epoca durata settanta anni.

Tutto quello che si poteva fare dall'alto per generare, e ovviamente (ri)distribuire, qualcosa in cambio di nulla è stato fatto. I tassi di interesse sono stati portati quasi ovunque a livelli prossimi allo zero e i debiti pubblici fino a soglie ritenute qualche decennio fa impensabili. Si è gonfiato tutto quello che si poteva gonfiare. Prevalentemente carta. E da qualche anno anche mattoni. A questo punto, guardando avanti, uno scenario realistico non può essere dei più rosei, anzi, rischia purtroppo di appartenere ai peggiori che ci si possa prefigurare.

In termini nominali borse, obbligazioni, case, potrebbero anche non scendere molto dai prezzi attuali. Sulla base dell'esperienza degli ultimi due anni, siamo sicuri che l'impegno del banchiere centrale per contrastare la caduta degli asset da lui stesso gonfiati sarà, se necessario, illimitato. Dietro questo eventuale sforzo, che porterebbe alla eventuale monetizzazione di una montagna di debito pari a numerosi trilioni di dollari, la confisca inflazionistica di valore non risparmierebbe nessuno.

“Greenspan is robbing us blind”, ha il coraggio di affermare un analista di tutto rispetto come Kurt Richebacher. E alla luce di quanto sta succedendo non sembra esserci verità più evidente.
 

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