BRUTTO PERIODO PER I LADRI D'APPARTAMENTO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Giuseppe Conte che fa il discorso alla Nazione non è più una novità.

Dall'inizio di questa emergenza coronavirus sono state tante le dirette del Presidente del Consiglio,
che di volta in volta (seppur in ritardo) ha annunciato nuove misure e nuovi giri di vite alla libertà degli italiani per limitare la diffusione del Covid-19.


Spesso, è accaduto che i discorsi di Conte si siano tenuti in diretta Facebook (e non dalla stampa di Palazzo Chigi) e in tarda nottata.

Come è accaduto ieri. Annunciata per le 22.30, è slittata alle 23,30.

I media italiani e i principali network televisivi, fin dalle 22.20 circa, erano collegati con edizioni straordinarie dei telegiornali
in attesa del discorso di Giuseppe Conte. Discorso che è arrivato seppur in modo confusionario.

Subito dopo il suo annuncio, infatti, è esplosa la polemica.

Come è possibile fare un discorso alla Nazione di questo tipo, in quell'orario e con misure così poco chiare?

"Non può essere tutto comunicazione. Se un governo decide di bloccare la gran parte delle attività produttive,
prima stende il provvedimento, poi dirama un comunicato stampa con gli elementi essenziali,
da quando è in vigore lo stop e fino a quando, quali settori riguarda e quali invece no e perché",


scrive Enrico Mentana dal suo profilo Facebook:

"Poi, e solo dopo, arriva il discorso del premier, che spiega perchè si assumono decisioni così gravi,
cosa c'entrano con la lotta contro il contagio, e tutte le belle frasi che abbiamo ascoltato,
per poi essere bersagliati (noi, perchè il premier non ha voluto domande) dai quesiti di chi chiedeva se la sua attività sia essenziale o no..."


Le strategie del premier adottate in termini di comunicazione non sono quelle canoniche
ma prediligono i canali social, come la pagina Facebook personale.
Ma questa scelta ha solo scatenato confusione in un momento così delicato (e di emergenza) per il Paese.

"Meglio tardi (troppo tardi) che mai, ieri notte ci hanno dato retta, annunciando l'ennesimo decreto (che ancora non c'è),
anche se mezza Italia si chiede se domani dovrà andare a lavorare o no. Non è questo il modo di agire e dare certezze agli italiani",

scrive Matteo Salvini. Il segretario della Lega, poi, chiarisce meglio il suo pensiero:
"Così non si può andare avanti, fra annunci di notte e confusione di giorno, fra sottovalutazione e improvvisazione,
fra ministri che scherzano e morti che aumentano. Noi vogliamo con tutto il cuore aiutare, collaborare, migliorare,
risolvere problemi: ad oggi purtroppo non ci è permesso farlo."


Anna Maria Bernini non è meno critica nei confronti di Conte, anzi:

"L'Italia sta affrontando un'emergenza drammatica, ma chi governa ha il dovere di impartire disposizioni chiare
senza spargere ulteriore ansia. Conte sta facendo esattamente l'opposto: non c'era alcun motivo di sequestrare
il sabato sera già blindato in casa degli italiani con un'ora di attesa per una diretta Facebook
in cui non ha chiarito ciò che è 'rilevante' e ciò che è 'accessorio'."


Il capogruppo dei senatori di Forza Italia attacca duramente la linea seguita da Giuseppe Conte :
"Ora basta: proprio perché siamo nel mezzo di una tragedia senza precedenti, il premier non può continuare a comportarsi
come un dittatore di Roma antica che, invece di presentarsi in Parlamento, si rivolge direttamente al popolo
per dire chi è stato nominato, procedendo con una confusa escalation di decreti amministrativi.
È una deriva inaccettabile, che peraltro non è riuscita ad arginare la pandemia."


Infine, Anna Maria Bernini chiude con un'accusa forte e circostanziata:
"Quando si comprime la libertà dei cittadini, e va garantita la tenuta sociale del Paese,
non si può procedere a colpi di show, di regole incerte e di annunci improvvisati, come sta facendo questo governo."


Da Forza Italia si è levata anche la voce di Licia Ronzulli:

"In una fase in cui le istituzioni dovrebbero far sentire una presenza autorevole, forte e rassicurante al fianco degli italiani,
le comunicazioni al Paese del Presidente del Consiglio continuano a ridursi a mere comparsate a tarda sera su Facebook."


Il vice presidente dei senatori di Forza Italia non ha dubbi sull'inadeguatteza delle modalità di comunicazione adottate dal Governo:
"Le dirette Facebook in notturna di Conte non permettono ai giornali di informare adeguatamente i cittadini,
sia per l'ora tarda che per la mancata interlocuzione con i giornalisti che in occasione di questi annunci
limita fortemente il diritto degli italiani a essere adeguatamente informati."


Licia Ronzulli contesta l'utilizzo di Facebook in vece della sala stampa di Palazzo Chigi, con discorsi alla nazione senza contraddittorio:
"Le conferenze stampa come sempre si sono tenute, con la possibilità per i giornalisti di fare domande,
non sono inutili balzelli di cui poter fare a meno in fasi emergenziali: rappresentano il sale della democrazia
e, contrariamente a quanto evidentemente ritiene il Presidente del Consiglio, sono fondamentali a garantire un'informazione libera
e accurata nell'interesse dei cittadini che hanno il DIRITTO di essere adeguatamente informati.
I monologhi in diretta fecebook sono altra cosa, sono propaganda!"


Anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, non ha apprezzato il modus operandi di Conte :
"La decisione del blocco delle attività non strategiche è stata ripetutamente richiesta dalle opposizioni e certamente andava presa prima.
Verrà un momento in cui di tutto questo potremo discutere analizzando errori ed omissioni, e questo non è il periodo giusto per fare polemiche.
C'è però un tema che non si può eludere e che riguarda l'essenza stessa della democrazia: l'Italia non è una buca delle lettere,
ancorché telematiche, e le modalità comunicative utilizzate dal presidente del Consiglio sono inappropriate
per quella che è ancora una democrazia parlamentare. Conte doveva comportarsi diversamente,
e oltre al ruolo del Parlamento ci sarebbe anche quello del servizio pubblico radio televisivo (perché parlare su una piattaforma social?)
e dei mass media che hanno il diritto-dovere di svolgere il loro lavoro e di non essere ridotti a trascrittori dei messaggi del premier.
Più che di comunicazione emozionale il Paese ha bisogno di risposte e confronto. E il primo luogo dove tutto ciò deve avvenire è il Parlamento".


Sulla stessa linea di pensiero anche Maurizio Lupi:
"Ora Conte venga a riferire in Parlamento. Non si può gestire un'emergenza come quella drammatica che il paese sta vivendo con dirette Facebook."

Concetto ribadito anche da Roberto Occhiuto, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera:
"Giuseppe Conte perde il pelo, ma non il vizio. Dopo due settimane dal primo Dpcm, il presidente del Consiglio ci ricasca,
con le medesime modalità e con i medesimi errori. Un messaggio al Paese tra sabato e domenica, tanta confusione, zero trasparenza, poca chiarezza."


Decisa e dura come sempre, anche Giorgia Meloni è intervenuta sulla questione:
"Intollerabili i metodi di comunicazione da regime totalitario utilizzati dal Governo per l'emergenza coronavirus:
dichiarazioni trasmesse in orari improbabili, con continui ritardi e attraverso la pagina personale di Giuseppe Conte su Facebook,
come se in Italia non esistessero le Istituzioni, la televisione di Stato e la stampa. Tutto questo non fa che peggiorare il senso di insicurezza,
ansia e incomprensione da parte di tutti noi."


Il post su Facebook del Presidente di Fratelli d'Italia poi continua:
"Gli italiani non sanno quali attività saranno aperte e quali chiuse domani, perché nessuno ha visto uno straccio di decreto.
Non sanno nemmeno se devono andare al lavoro oppure no, se devono alzare la serranda della propria azienda oppure no.
Ma che metodi sono? Non se ne può più! Chiediamo chiarezza e serietà."


Anche Marco De Maio di Italia Viva si è scagliato contro Conte e la comunicazione della Presidenza del Consiglio dal suo profilo Twitter:
"Per un messaggio alla nazione in una fase così delicata, sorprende che #Conte non utilizzi gli strumenti istituzionali come la sala stampa di palazzo Chigi,
preferendo tenere tutta Italia (compresa la Rai) incollata alla pagina Facebook personale. Lo ricordi per il futuro."


A lui si è aggiunto anche Luciano Nobili:
"Vi sembra possibile che la Rai, la tv di Stato, deve connettersi ad una pagina Facebook, un'azienda privata americana?
Perche il Tg1 deve mandare in onda la schermata di una pagina privata?
Perchè il premier non può tenere una conferenza stampa in diretta come sempre, come tutti?"
 

Val

Torniamo alla LIRA
E chissà come mai, saltano fuori delle bozze .......al solito giornale.

Il provvedimento con le nuove misure restrittive vedrà la luce solo fra qualche ora ma già circola,
in ambienti governativi, una lista provvisoria delle attività che verranno sospese e di quelle che, invece,
sono risparmiate dal Dpcm che sarà in vigore fino al 3 aprile.

Nell’ambito delle aziende restano attive tutte le filiere ritenute essenziali, e quindi legate al settore alimentare,
a quello farmaceutico e biomedicale e a quello dei trasporti.

Netta, invece, la riduzione delle attività legate alla Pa: restano di fatto aperte gli esercizi legati a sanità, difesa e istruzione.

Continuano a operare, inoltre, edicole e tabaccai, oltre ai servizi d’informazione.

La lista, provvisoria, delle attività che resteranno aperte conta circa una settantina di voci.
La ratio è quella indicata dallo stesso Conte: «rallentiamo il motore dell’Italia ma non lo fermiamo».

Dovrebbero rimanere attive l’industria delle bevande, le industrie alimentari, la filiera agro-alimentare e zootecnica,
l’industria tessile solo legata strettamente agli indumenti di lavoro (escluso, quindi l’abbigliamento).
Le produzioni gomma, materie plastiche e prodotti chimici non saranno interrotte, così come la fabbricazione della carta e raffinerie petrolifere.
«Salve» anche le attività legate all’idraulica, all’installazione di impianti elettrici, di riscaldamento o di condizionatori
e la fabbricazione di forniture mediche e dentistiche. E, come attività legate ai servizi essenziali,
restano attive anche le riparazioni della strumentistica utilizzata nella filiera alimentare, farmaceutica o dei trasporti.
Questi ultimi, infatti, saranno assicurati anche da lunedì.

Il Dpcm che il governo sta limando non includerà il trasporto ferroviario di passeggeri (interurbano),
il trasporto ferroviario di merci, il trasporto terrestre di passeggeri in aree urbane e suburbane,
i taxi e gli Ncc, gli autotrasportatori, il trasporto marittimo e quello aereo.

Attive anche la gestione fognaria e quella della raccolta dei rifiuti, oltre alle attività bancarie, postali, assicurative e finanziarie.

Non dovrebbero essere intaccati dal provvedimento neanche i servizi veterinari,
i call center e i servizi di vigilanza privata oltre alle attività di pulizia e lavaggio delle aree pubbliche.

Nell’ambito della pubblica amministrazione restano «in vita» l’assicurazione sociale obbligatoria,
i servizi legati alla difesa e, chiaramente, l’assistenza sanitaria.

Esclusi, infine, i servizi di assistenza sociale residenziale e non residenziale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma questi hanno un'idea, seppur vaga, di come avviene la produzione ?

Prendiamo un respiratore.
Al suo interno ha tanta di quella componentistica che non viene prodotta dall'Azienda che ASSEMBLA il respiratore.

Un piccolo piccolissimo esempio. Che vale per una miriade di prodotti.

La vite, che serve a chiudere un qualcosa. La vite la produce qualcun altro.
E la rondella ? Pure. Un 'azienda diversa da quella che produce la vite.

E chi produce il filo di acciaio per produrre la vite e la rondella ? Un'altra azienda.L'acciaieria.

E l'acciaieria produce una barra di acciaio, non produce un prodotto che può essere subito utilizzato.

La barra viene trasformata in filo di acciaio e poi va al decapaggio. Che lo immerge nell'acido per eliminare le impurità . Quindi altra azienda.

Ed il filo decappato è grezzo, ha delle tolleranze, la vite invece non ne può avere.

E allora ? Allora l'acciaio che esce dal decappaggio va ad un'altra azienda. Che trafila l'acciaio. Lo rende uniforme nel diametro.

Per la rondella, invece, la barra di acciaio si trasforma in nastro. Altra azienda.

E dal nastro stampano le rondelle. Altra azienda.

E la vite e la rondella, escono grezze, ma tu le utilizzi zincate. Pertanto altra azienda.

Allora conte, le conosci le aziende che lunedì si devono fermare ?
 

Budino

Nuovo forumer
Ammettetelo !
Pensavate che i cinesi, da sei anni a questa parte, uscissero di casa con le mascherine chirurgiche, per ripararsi dai gas di scarico emessi da auto ed industrie !
...Vero ?
 

Budino

Nuovo forumer
Ammettetelo !
Pensavate che i figli di politici ed industriali cinesi, andassero a studiare in Germania ed in tante altre nazioni, perché l'aria delle città cinesi, era troppo inquinata dallo smog !
Vero ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Lasciatemelo scrivere un'altra volta.
Siamo in mano a dei dementi, che non hanno le conoscenze, ma anche solo quelle minime.
Se domani tutte le aziende escluse da quell'elenco di codici ateco mandato in giro sottobanco
- perchè il documento scritto non c'è - non potessero riaprire, ma avete un'idea di cosa potrebbe accadere ?
La prossima settimana ci sono i ritiri delle riba, andrebbero tutte insolute.Montange di debiti in banca.
Moltissime aziende andrebbero fuori fido. E le banche cosa faranno ? Messa in mora ?
Vuol dire chiusure di migliaia di aziende con milioni di disoccupati.
Ci sono i pagamenti delle fatture con bonifico bancario, e nessuno riceverebbe i pagamenti.
A fine mese ci sono le paghe. Qualcuno le deve preparare, non è che con un click queste scendono
e qualcuno deve dare le disposizioni dei bonifici, degli assegni.
Quanti operai ed impiegati non riceverebbero la paga ?
Adesso, forse, ci ripensano.
Ma quel tipo, ma per carità, diamogli facebook per casa sua.


"Stiamo affrontando con senso di responsabilità la decisione assunta ieri dal Governo di ampliare
il perimetro delle misure di contenimento alla sospensione delle attività produttive", si legge in una lettera di due pagine
firmata da Boccia e rivolta al premier. Nel documento, il presidente di Confindustria chiede al governo
di tenere conto di alcuni punti fondamentali nella stesura del Dpcm, tra cui chiede di valutare con attenzione cosa fermare e cosa no.

Per Boccia è fondamentale "contemperare la ''stretta'' decisa ieri con alcune esigenze prioritarie del mondo produttivo"
a cominciare da una disposizione che sia " di carattere generale, che consenta la prosecuzione di attività
non espressamente incluse nella lista e che siano, però, funzionali alla continuità di quelle ritenute essenziali".


Allo stesso tempo si sottolinea la necessità che le imprese possano contare su un'analoga disposizione
che consenta la prosecuzione di quelle attività che non possono essere interrotte per ragioni tecniche come,
ad esempio, quelle riguardanti gli impianti a ciclo continuo e a rischio incidente.

Inoltre nella lettera si chiede anche la continuità delle attività strategiche, e quindi non solo essenziali, per la produzione nazionale.

In questo contesto, si legge ancora nel documento, è importante concedere alle imprese di autocertificare
"l'esigenza di prosecuzione" da parte di quelle attività che non possono essere interrotte, tramite una
"procedura amministrativa molto semplificata che faccia leva su un'attestazione del richiedente
e su meccanismi di controllo ex post da parte delle autorità competenti". E non solo.

Perché è altrettanto fondamentale far salva tutta la manutenzione "finalizzata a mantenere in efficienza macchinari e impianti,
in modo da non pregiudicare la capacità degli stessi di poter essere riattivati alla ripresa delle attività".
E così pure la vigilanza "di attività e strutture oggetto del blocco".

Inoltre, si chiede al governo di garantire i "tempi tecnici necessari dall'entrata in vigore del provvedimento
a concludere le lavorazioni in corso, ricevere materiali e ordinativi già in viaggio, consegnare quanto già prodotto e destinato ai clienti".


Boccia chiede ancora come sia indispensabile garantire flessibilità nell'individuazione delle attività essenziali
e a non limitarsi al ricorso dei codici Ateco per individuare quali attività fermare e quali no.

Questo meccanismo utilizzato per fare una prima scrematura delle aziende considerate strategiche,
"se ben si addice alle attività commerciali, non si presta invece in modo efficace a definire i confini e le caratteristiche delle attività industriali",
ha incalzato il presidente della Confindustria.

Quest’ultimo, a tal proposito, suggerisce all’esecutivo che si "assicuri la possibilità, mediante un provvedimento ministeriale
successivo al Dpcm o con un'altra modalità estremamente ''snella'', di ampliare o precisare i codici esclusi dal blocco"
e di far riferimento non solo ai singoli codici "ma alle macro-classi e alle note esplicative della tabella Ateco 2007,
note nelle quali sono indicate con maggior dettaglio molte produzioni rilevanti".

Boccia sottolinea, inoltre, che oggi le imprese sono in grande difficoltà anche perché a corto di liquidità:
"Sarà determinante sciogliere immediatamente il nodo del credito per evitare che questa situazione
produca conseguenze irreversibili per le imprese e che gli imprenditori perdano la speranza nella futura prosecuzione dell'attività".

Necessario anche preservare l'operatività delle imprese che fanno parte delle filiere internazionali e valutare
"i necessari provvedimenti per evitare impatti negativi sulle nostre società quotate in Borsa".

Vista la necessità di ulteriori valutazioni, Repubblica riporta che il governo sia orientato a far slittare il Dpcm al 25 marzo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ormai lo scontro non si spegne.

Il decreto approvato dall’esecutivo che va a definire la nuova stretta sulle attività produttive del Paese
di fatto apre una crepa nel rapporto tra l’esecutivo e la regione Lombardia.

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Il premier Conte ha firmato il documento che nella sostanza lascia ancora aperte almeno 80 tipologie di attività.

Su questo punto, subito dopo la firma di Conte sul decreto sono arrivate le parole del ministro Boccia:

“Il provvedimento del governo è molto più dell'ordinanza della Lombardia”, ha affermato il ministro a Stasera Italia su Rete4
aggiungendo che il governo non ha “inseguito” la Lombardia e che anzi "sarebbe stato meglio che Fontana aspettasse" le misure dell'esecutivo.

Alle parole di Boccia sono però seguite quelle dure della Lega che con Romeo e Calderoli
ha chiesto le dimissioni del ministro già finito nel mirino dopo il caso dell’ironia con la mascherina sul volto
in conferenza stampa con Borrelli, capo della Protezione Civile.

Ma ad accendere definitivamente la serata sono state le parole dure e chiare del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Il governatore ha affermato che sul territorio lombardo vale la sua ordinanza
che come è noto è stata emanata prima delle comunicazioni di Conte di ieri sera con la sua diretta Facebook.

Fontana non ha usato giri di parole e ha affermato:

“Rivolgendomi a tutti i lombardi, dico loro di considerare valida e efficace l'ordinanza che ho firmato
ed emanato per tutta la nostra regione. Nella stessa sono contenuti elementi certi e chiari,
sia dal punto di vista delle prescrizioni, sia per quanto riguarda le tempistiche”.

Si apre dunque un conflitto istituzionale tra la Regione Lombardia e l’esecutivo.

A questo vanno aggiunte anche le tensioni tra i sindacati e Confindustria per la chiusura delle aziende
come richiesta dall’ordinanza lombarda e in parte dal decreto del governo giallorosso.

Le sigle sindacali hanno contestato la lista delle attività produttive lasciate aperte da Conte
e hanno minacciato uno sciopero generale.

Tensioni su tensioni che di fatto non fanno bene ad un Paese già provato da una emergenza senza precedenti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sogodi Domenico Luccherini, medico, responsabile del servizio Diagnostica per Immagini del Nomentana Hospital di Roma.

Lui stesso si definisce probabilmente positivo perchè, è evidente, è sintomatico, ma nessuno gli fa i tamponi.

Finchè non ci saranno tamponi di massa non sapremo i veri dati di mortalità, di guarigione, di morbillosità ,
che sono falsi, perchè non si fanno i tamponi di massa.

Poi la retorica delle TV è intollerabile, i medici etc etc.

Quando i medici sono stati tagliati dai NUMERI CHIUSI voluti dalla politica, quando i mezzi sono stati tagliati dai POLITICI, una vera vergogna.
 

Val

Torniamo alla LIRA
LA Food and Drug Administration (FDA) americana ha autorizzato una società californiana, la Cepheid,
a produrre e distribuire per l’emergenza un test molecolare rapido in grado di dare una risposta in 45 minuti.

Si tratta di un test molecolare, quindi rileva una specifica molecola parte del Virus,
ed è autorizzato l’uso del test sia per i pazienti sia per i medici che sono a contatto con i pazienti stessi.

Un fattore critico molto importante è che questo test NON richiede un tampone nasale,
una pratica molto poco piacevole per chi l’ha provata e che, tra l’altro, è un tipo di tampone
che sta diventando sempre più raro negli USA.

Al contrario è sufficiente una parte del, diciamo così, materiale nasale, o il risultato di un lavaggio salino delle cavità nasali.

La tecnica è stata sviluppata per lavorare con il sistema automatico GeneXepert,
che può portare da uno a 16 campioni per le analisi, come potete vedere nel video.

La possibilità di fare test rapidi e poco costosi, in serie , permetterebbe un diverso approccio alla malattia,
con test di massa, identificazione dei portatori sani e loro isolamento, riducendo molto fortemente la possibilità di contagio.

Purtroppo attualmente nel mondo ci sono solo 23 mila macchine del genere

Cosa farei se fossi il Governo Italiano, e tenessi alla salute dei miei cittadini e non solo a cercare di farmi bello?

Fatte le necessarie e rapide verifiche, acquisterei i macchinari e la licenza di produzione perchè,
sicuramente, la ditta sarà sommersa di ordini.

Quindi rapidamente contatterei aziende italiane in grado di produrre questo tipo di macchinari e le metterei al lavoro.

Non solo ogni ospedale,ma ogni laboratorio di analisi dovrebbe essere in grado di trattare decine di campioni in contemporanea.

Quindi , come fatto da, Zaia, predisporrei laboratori mobili per le aree più colpite,
in modo da testare in massa la popolazione ed isolare tutti i portatori sani.

Però io non sono Conte…. e neanche Speranza o Gualtieri.

Loro prenderanno la via lunga, o nessuna via, ma faranno una diretta Facebook.
 

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