SM. AMR: Grazie. Athanasios Arvanitis, vicedirettore del Dipartimento per il Medio Oriente e l'Asia centrale, prenderà ora il resto delle domande sul Libano.
Una delle domande è: qual è lo stato dei colloqui, c'è una svolta e quali sono le principali sfide, quali sono i rischi? Apparentemente i colloqui con l'FMI si sono arrestati e non vi sono progressi significativi in termini di un accordo su un pacchetto di salvataggio per salvare l'economia libanese. È corretto? Su cosa si basa il pacchetto di salvataggio dell'FMI? E quali sono le possibilità che il Libano sopravviva senza l'aiuto del FMI?
SIG. ARVANITIS: Grazie, Wafa. E queste sono diverse domande, quindi proverò a scomporle. Penso che la Jihad abbia già fornito una risposta sullo stato dei colloqui con le autorità libanesi. Quindi, vorrei iniziare rispondendo alla domanda su quali sono le principali sfide nelle discussioni.
Il Libano deve affrontare diverse sfide correlate, poiché i problemi sottolineati qui possono persistere per molti anni. Il debito pubblico è insostenibile, il quadro fiscale e l'amministrazione fiscale sono deboli e il modello bancario è insostenibile. Le imprese statali sono in perdita e forniscono servizi inadeguati alla popolazione. E la base economica, in generale, è troppo stretta e non competitiva.
Si tratta di questioni molto complesse che richiedono una valutazione comune delle dimensioni dei problemi e una strategia per affrontarli in modo efficace. Come abbiamo affermato in passato, crediamo che il piano originale del loro governo sia andato nella giusta direzione. Ha fornito una valutazione delle sfide e una stima delle perdite finanziarie che stiamo ampliando il giusto ordine di grandezza e ha proposto un piano globale per affrontarle, anche in termini di sostenibilità del debito pubblico e anche di ristrutturazione del settore finanziario.
A questo punto affinché continuino discussioni produttive, è molto importante che le autorità si uniscano attorno al piano del governo. Da parte nostra, siamo pronti a collaborare con le autorità per migliorare il piano laddove necessario.
Tuttavia, siamo anche preoccupati che i tentativi di presentare minori perdite e di rinviare misure difficili in futuro aumenterebbero solo il costo della crisi ritardando la ripresa e danneggiando anche i più vulnerabili.
Consentitemi ora di rispondere alla seconda domanda: qual è la posizione del FMI, qual è la soluzione del FMI per il Libano? Riteniamo che un programma di riforme economiche debba fermare l'immediato deterioramento delle condizioni economiche, sostenere i più vulnerabili dall'impatto della crisi e porre le condizioni per una crescita sostenibile.
A questo proposito, il programma a nostro avviso deve offrire una strategia globale per ristrutturare il debito pubblico, rafforzare il quadro fiscale, ricapitalizzare le banche, riformare parti chiave dell'economia, in particolare le imprese statali, e migliorare, soprattutto, governance e trasparenza .
Dato l'impatto della crisi da parte dei libanesi, è anche importante, come ha affermato la Jihad, espandere la rete di sicurezza sociale per proteggere i più vulnerabili. Oltre a concordare su questa strategia, ritengo sia essenziale che anche le autorità inizino ad attuare riforme economiche critiche per fermare immediatamente il peggioramento delle condizioni economiche. Ciò include, in particolare, l'approvazione della legge sui controlli di capitale e inoltre inizia a prendere provvedimenti per ripristinare la sostenibilità fiscale e del debito, anche con il bilancio 2020.
Ora c'era anche una domanda su: il Libano può fare a meno di un programma del FMI? In questo momento, i nostri sforzi sono focalizzati nell'aiutare le autorità a formulare un piano di riforma per affrontare adeguatamente le sfide attuali e ripristinare la crescita sostenibile. Speriamo che le discussioni proseguano in questa direzione e siamo disponibili alle autorità per continuare a fornire consulenza tecnica quando riterranno necessarie. Grazie.
SM. AMR: Grazie mille, Thanos. Dato che il FMI vede un peggioramento della povertà in tutta la regione, potenzialmente riaccendendo disordini sociali, di quali paesi sei più preoccupato? Cosa dovrebbero i governi per limitare questo rischio?
SIG. AZOUR: Beh, ovviamente è una delle principali sfide che la regione stava affrontando prima dello shock COVID-19. E uno degli aspetti da asporto di questa crisi è che abbiamo visto un certo numero di vulnerabilità esacerbate.
Ne citerò alcuni, uno è l'informalità nell'economia che in passato forniva una certa resilienza, si è rivelata uno dei punti deboli, in particolare non ha permesso in alcuni casi l'opportunità per i governi che hanno introdotto diversi misure per raggiungere questi gruppi e, in alcuni casi, i paesi hanno dovuto inventare nuove tecniche, come ad esempio in Marocco, in Tunisia o in Giordania, trovando modi, utilizzando mezzi elettronici per raggiungere questo gruppo.
Il secondo gruppo vulnerabile sono i giovani e le donne. Al Fondo ci siamo concentrati su queste priorità negli ultimi anni, considerando che, dato l'elevato livello di disoccupazione a livello giovanile e la partecipazione limitata delle donne all'economia, qui c'è un grande potenziale non sfruttato. E aumentando questo livello di partecipazione, possiamo far crescere l'economia, e diversi studi che abbiamo fatto e altri hanno dimostrato l'importanza di questo.
E questo è ancora un elemento importante nella ripresa per garantire che rendiamo conto di coloro che, da un lato, sono vulnerabili, ma anche dall'altro, potrebbero costituire l'occasione per la regione in futuro.
La terza categoria di vulnerabilità sono gli sfollati interni, i rifugiati, che si trovano ad affrontare difficoltà della loro vita ma anche la qualità molto debole delle infrastrutture. Per fare un esempio, in un paese come lo Yemen, abbiamo 0,7 posti letto per 1.000 persone; mentre, la media dovrebbe essere del 2,7 percento. Pertanto, la qualità dell'infrastruttura, specialmente quando si dispone di questo livello di vulnerabilità, è elevata.
Questi sono elementi importanti ed è per questo che crediamo sia molto importante che questa ripresa tenga conto di un nuovo modello di protezione sociale. Un modello di protezione sociale che amplia la copertura, costruisce un certo numero di reti di sicurezza sociale, ma utilizza anche alcuni nuovi strumenti come la formazione, lo sviluppo di capacità al fine di fornire nuove opportunità di lavoro, in particolare che alcuni settori non si riprenderanno presto, e quei settori sono di solito ricco di lavoro.
Pertanto, è un momento per guardare in senso lato e anche per guardare sistematicamente alla componente sociale di qualsiasi ripresa economica. Due elementi positivi qui da prendere in considerazione: uno, questa ripresa può essere costruita attorno alla tecnologia, in particolare, abbiamo più del 65% della popolazione del Medio Oriente al di sotto dei 30 anni, e questo è un bene importante che la regione può usare.
In altre parole, il recupero è anche qualcosa che potrebbe aiutare a ridurre i rischi sull'acqua che è uno dei problemi principali che la regione sta affrontando. Consentire all'agricoltura di diventare anche un settore che produce non solo sostegno ai mezzi di sussistenza, ma anche ora con la questione della sicurezza alimentare, potenziale crescita in questo settore.
Inoltre è molto importante che i partner della regione aiutino: paesi come il Marocco, la Tunisia, l'Algeria, hanno relazioni economiche molto forti con l'Europa e ora con un pacchetto da 750 miliardi di dollari per ripristinare e recuperare l'economia in Europa, e quelli sono i tre principali partner e con il trasferimento delle attività potrebbero trarne beneficio.
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