BioSìArt - l'Arte che risana... l'Arte (1 Viewer)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Sicuramente ti verrà fatta l'obiezione che si tratta di una misurazione soggettiva "e quindi" differente per ciascuno. Proprio qui sta il punto, è questa l'obiezione che occorre rintuzzare.
Per esempio si può iniziare ponendo esempi indiscutibili: una martellata sulle ginocchia non fa piacere a nessuno; un pasto quando si ha fame è gradito a tutti - e così via per estremi, tuttavia riducendo pian piano le distanze.
Riprenderò il discorso al computer, il telefonino mi castra abbastanza
In linea di massima oggi si ritiene "scientifica" una affermazione quando corroborata da numerosi "esperimenti". Gli esperimenti vengono osservati con "obiettività". Solo che questo modo di fare dimentica che
1) ogni "obiettività" è preceduta da una ipotesi, e quasi mai di tale ipotesi - che appunto sposta la ricerca verso un lato rendendola non obiettiva - viene dichiarata l'origine. In pratica, si presume che l'ipotesi sia "logica" per il solo fatto di essere venuta in mente al ricercatore. Manca un metodo per porsi le domande, cioè per porsi una domanda invece che un'altra, e il tutto pare affidato al caso. Pertanto ogni ricerca procede a balzi, come chi dal monte veda panorami diversi e presuma di raggiungerli usando strade ignote. Si cerca alla cieca.
2) se le ricerche vertono sull'essere umano, la gamma di posizioni possibili non è infinita, dunque una "normalità" legata al buon senso dovrebbe essere disponibile, e invece non viene ammessa. Cioè, poiché non si considera l'uomo, ma gli uomini, ci si dichiara impotenti rispetto alle infinite possibilità, che però esistono solo in pura astrazione, come sarebbe quel tale che gode a martellargli le ginocchia.
3) la soluzione consisterebbe nell'abituarsi ad usare il proprio corpo e le proprie sensazioni come strumento oggettivo; lo si può fare avendo coscienza delle variabili portate da Carattere e Temperamento, che però influenzano le scelte tra le sensazioni e non mutano le sensazioni stesse (o molto meno, va'). Poiché la struttura "normale" del nostro corpo è la stessa per tutti, e il rosso non è tale solo per il daltonico (o per il cieco) (tenendo pure conto delle variabili lessicali locali, per le quali il Rosso d'uovo in Francia si chiama Giallo d'uovo :) ), la cosa sarebbe assai semplice. Si tratta solo di separare ciò che funge da giudizio (è caldo, è freddo) inserendolo in uno spettro personale di possibilità (è caldo per me, visto che posso stare a torso nudo all'aperto in inverno, ecc), cioè tarandolo sullo strumento-uomo.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Esempi possono corroborare l'affermazione del post precedente. Vi sono colori che influiscono sull'umore in un modo, altri nel modo opposto. Se il colore di una parete si rischiara sfumando verso l'alto, tutti sentiranno maggiore leggerezza che se fosse uniformemente steso. Le orride torri di Scampia sono state distrutte, esse stesse, per la loro struttura, favorivano fenomeni di alienazione e criminalità.
Però se si trova uno che va a Venezia e dice che Piazza San Marco fa schifo, è più facile capire come non sia lecito testimoniare attraverso l'assurdo.

A questo proposito vi è un vecchio aneddoto sull'ambasciatore cinese che assiste a teatro ad un'opera di Rossini. Quando riferisce della sua esperienza racconta: all'inizio vi erano suoni meravigliosi, non finivo mai di saziarmene. Poi è entrato un signore, salito sul palco, e tutti si sono messi a fare un fracasso infernale.
Insomma, finché gli strumentisti accordavano gli strumenti, con le tipiche sonorità non organizzate che tutti più o meno conosciamo, quella era bella musica (un po' simile alle sonorità cinesi). Con l'attacco dell'ouverture l'ambasciatore trova che si faccia solo un gran frastuono che non è musica.
Che fai, Baleng, ti contraddici?
Macché. Era per dire che per giungere ad un giudizio ci vuole comunque una educazione, una preparazione. Perché gli effetti, diciamo, biologici agiscono al grado zero della comunicazione visiva, direttamente a livello biologico. Il rosso eccita (toro docet), ciò che si vede spesso agisce sempre più inconsciamente, ecc Su questo non ci piove.
Ma c'è anche un livello superiore che si collega a secoli di cultura, e prevede che il fruitore sia dotato di un certo livello di lettura, che si conquista con una educazione applicata alle doti spontanee. Un bambino, per estremo esempio, non potrà godere del David di Michelangelo allo stesso modo che un adulto. Assistetti alla prima opera dell'amato Wagner quando avevo 10 anni, ed allora fu una noia pesante, pur interrotta casualmente da sprazzi di attenzione, dovuti però a richiami estrinseci, quali squilli, attaccar di trombe ecc.
Tra parentesi, è deprimente come alla fine dei telegiornali si parli di "musica" quando invece si fanno sfilare cosiddetti musicisti che la musica non sanno neanche dove stia. E sempre a proposito di stia ... purtroppo anche in questi forum si crede di parlare di musica citando complessini che sono a malapena fenomeni di costume, o menestrelli che nel migliore dei casi si affiancano alla musica popolare, che sta a quella verace come Bagnoli di sotto a Venezia.
L'esempio dei bambini è pertinente in quanto mostra come serva una educazione per arrivare a godere di un'arte. Tutti noi, quando non già esperti di arte orientale, abbiamo difficoltà a distinguere un capolavoro Ming da un vaso Minch.. che porcata decorativa! . Ciò avviene ANCHE perché il capolavoro e l'opera mediocre hanno spesso in comune proprio quella (chiamiamola così) atmosfera che agisce sul nostro biologico in modo comunque similare.
 

giustino

Art is looking for you
In linea di massima oggi si ritiene "scientifica" una affermazione quando corroborata da numerosi "esperimenti". Gli esperimenti vengono osservati con "obiettività". Solo che questo modo di fare dimentica che
1) ogni "obiettività" è preceduta da una ipotesi, e quasi mai di tale ipotesi - che appunto sposta la ricerca verso un lato rendendola non obiettiva - viene dichiarata l'origine. In pratica, si presume che l'ipotesi sia "logica" per il solo fatto di essere venuta in mente al ricercatore. Manca un metodo per porsi le domande, cioè per porsi una domanda invece che un'altra, e il tutto pare affidato al caso. Pertanto ogni ricerca procede a balzi, come chi dal monte veda panorami diversi e presuma di raggiungerli usando strade ignote. Si cerca alla cieca.
2) se le ricerche vertono sull'essere umano, la gamma di posizioni possibili non è infinita, dunque una "normalità" legata al buon senso dovrebbe essere disponibile, e invece non viene ammessa. Cioè, poiché non si considera l'uomo, ma gli uomini, ci si dichiara impotenti rispetto alle infinite possibilità, che però esistono solo in pura astrazione, come sarebbe quel tale che gode a martellargli le ginocchia.
3) la soluzione consisterebbe nell'abituarsi ad usare il proprio corpo e le proprie sensazioni come strumento oggettivo; lo si può fare avendo coscienza delle variabili portate da Carattere e Temperamento, che però influenzano le scelte tra le sensazioni e non mutano le sensazioni stesse (o molto meno, va'). Poiché la struttura "normale" del nostro corpo è la stessa per tutti, e il rosso non è tale solo per il daltonico (o per il cieco) (tenendo pure conto delle variabili lessicali locali, per le quali il Rosso d'uovo in Francia si chiama Giallo d'uovo :) ), la cosa sarebbe assai semplice. Si tratta solo di separare ciò che funge da giudizio (è caldo, è freddo) inserendolo in uno spettro personale di possibilità (è caldo per me, visto che posso stare a torso nudo all'aperto in inverno, ecc), cioè tarandolo sullo strumento-uomo.
Quando ero bambino una volta ho assistito alla performance di un rabdomante alla ricerca dell'acqua nel sottosuolo.
Talvolta sentivo parlare dello "stregone", una persona dalla quale la gente andava per guarire da malattie.
Per me queste erano persone speciali per le quali nutrivo un senso di venerazione e di paura nello stesso tempo.

Da adulto a Torino, verso la fine degli anni 70 avevo sviluppato delle afte in bocca molto fastidiose che attraverso le cure del medico stentavano a guarire. Qualcuno mi indirizzò dalla famosa "Santa di Volvera" un'anziana signora piccolina che riceveva ogni giorno fin dal primo mattino centinaia di persone. Si entrava nella sua stanza a gruppi ed uno dietro l'altro ci "visitava". La diagnosi era questione di pochi secondi.
A me disse che soffrivo di carenza vitaminica. "Prendi vitamine e guarirai". Così feci e guarìi in pochi giorni.
Ecco, una persona come la Santa di Volvera, ma anche un medico, che vede, incontra, visita, centinaia di persone al giorno, sviluppa nel proprio corpo una sensibilità tale da individuare la malattia ed anche la cura ancor prima e meglio di qualsiasi strumento.
Lo strumento in certi casi può aiutare a confermare la diagnosi.

Col passare degli anni come ho già detto altre volte la vita mi ha portato a sviluppare le percezioni di un rabdomante e così ho capito che certe sensibilità sono alla portata di tutti, è solo questione di pratica, di allenamento e passione.
Lo stesso si può dire del cammino nel territorio dell'arte sia come artista che come fruitore. Quando ci si incammina, all'inizio si fanno passi incerti, non si riesce a capire quale direzione prendere, poi pian piano la sensibilità si affina, ciò che ieri non era compreso, era oscuro, diventa chiaro.
Quando parlo di "misurare" le opere intendo proprio questo: servirsi della propria sensibilità attuale, escogitare uno o più sistemi di misura anche con l'uso di strumenti e poi allenarsi imparando anche ad allontanarsi dai propri "pregiudizi" e a fare una specie di vuoto mentale.
Non si raggiungeranno risultati validi per tutti ma per lo meno per se stessi.
In ogni caso sviluppare le proprie percezioni e sensibilità non è per niente malvagio.
 

giustino

Art is looking for you
Lo sviluppo delle nostre percezioni avviene gradualmente associando esperienza e consapevolezza.

Non si impara da tutte le esperienze ma da quelle consapevoli.

Ecco, si possono vedere migliaia di quadri, come per esempio avviene in una fiera d'arte, ma quanti lasceranno un segno in noi?
Solo quelli dove associato al vedere vi è un'attenzione consapevole.

Quindi non è tanto importante la quantità, ma la qualità del vedere.

Se per esempio, come ho cominciato a fare da un pò di anni, mi avvicino alle opere d'arte per catturarne l'energia,
(e sì, ogni opera emana energia sottile) a poco a poco comincerò ad imparare come farlo e a valutare le opere anche secondo questo parametro.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Siamo quasi OT, ma non so dove postare questo


si vedono delle opere di C.G. Jung , il noto psicanalista. Hanno tutte un che di magico e meditativo, con richiami ai mandala e al Medioevo.
Nonostante tutto non credo siano molto "sane". Questo tipo di opere (semiprimitive, bimensionali, magiche, che possono permettersi il "lusso" di rifinire i dettagli quasi con pignoleria) di solito esprimono una "fuga" delle energie vitali verso l'alto (fuga dalla sessualità) e dovrebbero nascere in una condizione di grande ascolto del mondo esteriore, ma contemporaneamente poca percezione del proprio corpo e del proprio sé. Una dispersione magica iniziatica che avvicina ad uno stato simile alla morte. Un lavoro non solo visivo, ma soprattutto, per strano che possa sembrare, auditivo, pur non nel senso stretto di acustico, ma nel senso multiplo dell'italiano sentire. Una forma di escarnazione.

v. anche Carl Jung: Ten Quotations about Mandalas - Jung Currents

tutti siti consigliatemi da corrispondenti

1616113075105.png
1616113114890.png



Aggiungo che la presentazione di queste immagini frontali, quindi in qualche modo autoritarie ed inafferrabili, come i soggetti dei mosaici ravennati, dovrebbero avere il risultato di porre lo spettatore come in uno stato di impotenza, passivo. Corrisponde all'ascolto, come detto prima, ma al di fuori di un certo ambito secondo me produce danni. Si immagini di avere appeso una di queste ipnotiche immagini in casa e che capiti di vederla o guardarla moltissime volte in un giorno, e ci si figuri con quale spinta energetica si potrebbe poi accingersi a qualche impegno attivo: per me direi quasi impossibile!
 
Ultima modifica:

giustino

Art is looking for you
Siamo quasi OT, ma non so dove postare questo


si vedono delle opere di C.G. Jung , il noto psicanalista. Hanno tutte un che di magico e meditativo, con richiami ai mandala e al Medioevo.
Nonostante tutto non credo siano molto "sane". Questo tipo di opere (semiprimitive, bimensionali, magiche, che possono permettersi il "lusso" di rifinire i dettagli quasi con pignoleria) di solito esprimono una "fuga" delle energie vitali verso l'alto (fuga dalla sessualità) e dovrebbero nascere in una condizione di grande ascolto del mondo esteriore, ma contemporaneamente poca percezione del proprio corpo e del proprio sé. Una dispersione magica iniziatica che avvicina ad uno stato simile alla morte. Un lavoro non solo visivo, ma soprattutto, per strano che possa sembrare, auditivo, pur non nel senso stretto di acustico, ma nel senso multiplo dell'italiano sentire. Una forma di escarnazione.

v. anche Carl Jung: Ten Quotations about Mandalas - Jung Currents

tutti siti consigliatemi da corrispondenti

Vedi l'allegato 595640 Vedi l'allegato 595641


Aggiungo che la presentazione di queste immagini frontali, quindi in qualche modo autoritarie ed inafferrabili, come i soggetti dei mosaici ravennati, dovrebbero avere il risultato di porre lo spettatore come in uno stato di impotenza, passivo. Corrisponde all'ascolto, come detto prima, ma al di fuori di un certo ambito secondo me produce danni. Si immagini di avere appeso una di queste ipnotiche immagini in casa e che capiti di vederla o guardarla moltissime volte in un giorno, e ci si figuri con quale spinta energetica si potrebbe poi accingersi a qualche impegno attivo: per me direi quasi impossibile!

Le sensazioni che hai descritto sono le stesse che provo io guardando questi dipinti.
Un senso di disagio e se vogliamo metterla sul piano dell'energia uno svuotamento.

C'è tutto un filone seguito da diversi artisti ed è quello della geometria sacra.
Anche in questo caso ho in genere sensazioni analoghe.

L'impressione è che si vogliano usare dei simboli come l'albero della vita o il cubo di Metatron senza averli davvero interiorizzati per cui ne viene fuori
qualcosa di rigido e privo di significato.

Ovviamente ogni cosa va messa in relazione con se stessi, con il proprio evolversi ed anche col proprio livello di energia (sottile).
Lo specifico sempre perchè non si confonda con le energie che conosciamo abitualmente che sono chiamate dense e che si possono misurare con strumenti.

Faccio un esempio: se la mia energia è intorno ai 6000 bovis proverò sollievo a stare in presenza di qualcosa che è di un livello un pò superiore, ma non troppo mentre proverò disagio a stare vicino a cose, ma anche persone, di livello inferiore.
E' il principio dei vasi comunicanti.
(Biometro di Bovis | Come calcolare le vibrazioni e le energie sottili)

Tutti abbiamo provato a stare vicino a persone che sono nervose, o che parlano in continuazione...
Io che per lavoro di educatore stavo vicino a persone problematiche conosco bene questa situazione.
Ricordo i primi tempi che facevo questo lavoro tornavo a casa completamente distrutto, svuotato di ogni energia.

Tornando all'arte può succedere la stessa cosa, non basta rappresentare simboli e immagini che rimandano a Dio, alla Luce, alla Creazione, è nel rapporto con se stessi con la propria interiorità che può nascere qualcosa di bello.

Un'immagine di geometria sacra trovata sul web.
Albero-della-vita-geometria-sacra-luci-notturne-illuminazione-d-atmosfera-luce-a-LED-orologio-...jpg
 

giustino

Art is looking for you
Vicende vissute

A proposito che l'energia non va vista in senso assoluto ma va messa in relazione con le persone e che un livello di energia molto alto mentre per alcuni può risultare molto positivo ed un 'occasione per stare meglio, per altri invece può succedere che provochi reazioni molto negative, voglio raccontare 3 episodi.

Come si sa il quadro BioSìArt alza l'energia sottile fino ad un livello di 12000 bovis, che è quasi il doppio del livello medio dell'uomo.
Dopo averne installati decine nelle abitazioni delle persone ed aver riscontrato una buona accettazione da parte almeno del 90% delle persone, un giorno dò un quadro da provare ad un mio amico maestro di yoga il quale tutto contento lo porta ma casa.
La sera stessa mi telefona che all'indomani me lo avrebbe restituito perchè appena arrivato a casa e averlo mostrato alla moglie questa era saltata in escandescenze, cominciando a dar di matto e mettendolo di fronte alla scelta:"O il quadro o me! Scegli".
Il mio amico dopo 40 anni di matrimonio non se l'è sentita di scegliere il quadro.

Intorno al 2014 dopo che il quadro aveva risolto il problema, che ho già raccontato in altri lidi, ma lo ripeto in breve, di una ragazza del Valdarno, affetta da EMCS (elettrosensibilità chimica multipla) e che per questo era costretta a dormire in auto in aperta campagna o in mezzo al bosco, lontano dalle fonti di disturbo elettromagnetico e che col quadro era tornata a dormire in casa nella sua camera da letto perchè non avvertiva più disturbi fui contattato per telefono da un'altra persona affetta anche lei da EMCS della provincia di Firenze.
Le spedii il quadro e appena arrivò a destinazione la signora mi telefonò sconvolta:"Non lo voglio, non lo voglio, non lo sopporto, non lo posso vedere! Cosa faccio?"
"Non c'è problema, domani me lo rispedisci".
"Ma adesso dove lo metto? Cosa ne faccio? Non posso tenerlo in casa".
"Mettilo in auto, parcheggiala lontano da casa".

Il terzo caso un po' più recente a Torino. Sempre una signora elettrosensibile mi invita a valutare la sua casa ed accetta di appendere il quadro nella camera da letto. La sera stessa mi chiama dicendo che non lo sopportava e mi chiede cosa fare. Io le rispondo di metterlo sul balcone e che sarei passato dopo qualche giorno perchè ero in partenza per un viaggio.
Dopo un paio di settimane lo passo a riprendere e... amici come prima.
Passano 3/4 giorni la signora mi telefona dicendo: "Sai ho scoperto che da quando non ho più il quadro dormo molto peggio, sono più agitata e sono ricomparsi molti disturbi che non avevo fatto caso, col quadro, seppur sul balcone, erano passati".
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Vicende vissute

A proposito che l'energia non va vista in senso assoluto ma va messa in relazione con le persone e che un livello di energia molto alto mentre per alcuni può risultare molto positivo ed un 'occasione per stare meglio, per altri invece può succedere che provochi reazioni molto negative, voglio raccontare 3 episodi.

Come si sa il quadro BioSìArt alza l'energia sottile fino ad un livello di 12000 bovis, che è quasi il doppio del livello medio dell'uomo.
Dopo averne installati decine nelle abitazioni delle persone ed aver riscontrato una buona accettazione da parte almeno del 90% delle persone, un giorno dò un quadro da provare ad un mio amico maestro di yoga il quale tutto contento lo porta ma casa.
La sera stessa mi telefona che all'indomani me lo avrebbe restituito perchè appena arrivato a casa e averlo mostrato alla moglie questa era saltata in escandescenze, cominciando a dar di matto e mettendolo di fronte alla scelta:"O il quadro o me! Scegli".
Il mio amico dopo 40 anni di matrimonio non se l'è sentita di scegliere il quadro.

Intorno al 2014 dopo che il quadro aveva risolto il problema, che ho già raccontato in altri lidi, ma lo ripeto in breve, di una ragazza del Valdarno, affetta da EMCS (elettrosensibilità chimica multipla) e che per questo era costretta a dormire in auto in aperta campagna o in mezzo al bosco, lontano dalle fonti di disturbo elettromagnetico e che col quadro era tornata a dormire in casa nella sua camera da letto perchè non avvertiva più disturbi fui contattato per telefono da un'altra persona affetta anche lei da EMCS della provincia di Firenze.
Le spedii il quadro e appena arrivò a destinazione la signora mi telefonò sconvolta:"Non lo voglio, non lo voglio, non lo sopporto, non lo posso vedere! Cosa faccio?"
"Non c'è problema, domani me lo rispedisci".
"Ma adesso dove lo metto? Cosa ne faccio? Non posso tenerlo in casa".
"Mettilo in auto, parcheggiala lontano da casa".

Il terzo caso un po' più recente a Torino. Sempre una signora elettrosensibile mi invita a valutare la sua casa ed accetta di appendere il quadro nella camera da letto. La sera stessa mi chiama dicendo che non lo sopportava e mi chiede cosa fare. Io le rispondo di metterlo sul balcone e che sarei passato dopo qualche giorno perchè ero in partenza per un viaggio.
Dopo un paio di settimane lo passo a riprendere e... amici come prima.
Passano 3/4 giorni la signora mi telefona dicendo: "Sai ho scoperto che da quando non ho più il quadro dormo molto peggio, sono più agitata e sono ricomparsi molti disturbi che non avevo fatto caso, col quadro, seppur sul balcone, erano passati".
C'è anche la vicenda di quella signora in Polonia che dormiva nel salotto essendo io ospite, e non sopportava proprio il quadro che avevo portato con me proprio perché allora lo stavo sperimentando per tuo conto.
Noto che si tratta sempre di donne ... ci hai riflettuto?

l mio amico dopo 40 anni di matrimonio non se l'è sentita di scegliere il quadro.
Ecco, quello che si dice gettare al vento un'occasione d'oro :jolly:
 

giustino

Art is looking for you
C'è anche la vicenda di quella signora in Polonia che dormiva nel salotto essendo io ospite, e non sopportava proprio il quadro che avevo portato con me proprio perché allora lo stavo sperimentando per tuo conto.
Noto che si tratta sempre di donne ... ci hai riflettuto?

Ecco, quello che si dice gettare al vento un'occasione d'oro :jolly:

Vero si tratta sempre di donne e di qualche uomo.
Penso che le donne siano più sensibili.
In quel periodo 2014-2015 ho incontrato 7/8 di queste persone affette da EMCS, anche se la malattia in Italia allora non era riconosciuta, adesso non so.
Quasi tutte indossavano la mascherina, che allora faceva specie, e mi dicevano che loro erano come delle "sentinelle", un'avanguardia ipersensibile ai cambiamenti dovuti all'inquinamento di ogni genere.
Dentro di me riflettevo e mi domandavo se anch'io, all'inizio degli anni 2000, non soffrissi della stessa malattia. Disturbi del sonno (russamento, apnee, gambe senza riposo, risvegli continui), stanchezza cronica, tachicardie...
Inutile dire che con l'invenzione della BioSìArt questi disturbi erano spariti tuttavia abitando nel centro di Torino, in una zona con l'aria molto inquinata, certe sere mi prendevano degli attacchi di tosse tali che non mi facevano dormire.
Indossavo allora la mascherina e questa calmava la tosse.
Adesso ho anche cambiato città e quindi non devo nemmeno più lottare con l'inquinamento dell'aria ma, purtroppo devo indossare la mascherina come tutti quanti.
Forse siamo diventati tutti EMCS?
 

giustino

Art is looking for you
Fin da piccolo sono stato un gran russatore.
Ma questo non mi poneva particolari problemi perchè in famiglia si russava forte tutti quanti.
I problemi iniziarono quando da militare dormendo in camerata insieme a decine di altri giovani,
questi durante la notte per farmi smettere mi tiravano le loro ciabatte.
In seguito ogni volta che dovevo condividere con qualcuno/a la camera da letto, stessa musica.
In India ci fu un anno che fui alloggiato in un grande tendone suddiviso in centinaia di camerette con semplici teli.
Non ero l'unico a russare, tuttavia i miei vicini non mancavano di lamentarsi e imprecare in tutte le lingue per il mio forte russare.
Nel 1999 visto che i miei problemi di sonno si erano aggravati perchè erano subentrate anche frequenti apnee, feci anche una polisonnografia dalla quale risultò che su 6 ore di sonno avevo russato fortemente per 5 ore e 50 minuti e avevo avuto 12 apnee non ricordo se in totale o per ogni ora.

Adesso, la mattina quando mi alzo chiedo spesso a mia moglie: "Ho russato stanotte?" "No, per niente" è la sua risposta.
Sulle apnee neanche chiedo me ne rendo conto da solo che sono scomparse.

Ecco cosa può fare il quadro BioSìArt.

Nel 2010 quando insieme a Giovanni Ghiraldotti l'abbiamo inventato immaginavo che avrei avuto tante richieste e sarei diventato straricco.

Tornando a casa dopo un giretto fuori città nella piazza di casa mia (Piazza della Consolata, Torino) al pomeriggio, c'era sempre una lunghissima fila di gente.
"Che ci fa tutta questa gente in fila?" mi chiese una volta un amico che era di ritorno con me.
"Stanno aspettando il turno per ritirare il quadro BioSìArt!"
"Sarebbe più che normale" disse lui.

In realtà stavano aspettando il turno per entrare nel più famoso bar storico della città "al Bicerin" per consumare la specialità tipica di Torino, il bicerin appunto.

In questi ultimi anni tuttavia molti hanno il quadro BioSìArt in casa, soprattutto parenti ai quali gliel'ho regalato e amici che in genere mi hanno rimborsato delle spese.
C'è chi dice che il quadro non fa niente e c'è chi dice che funziona.
Per poter verificare se funziona andrebbero fatte analisi approfondite che non ho alcuna voglia di fare ma, quella del russare, non è complicato farla.
Basta chiedere notizie all'eventuale partner di russatori e lì ho sempre dei riscontri molto positivi.
 

Users who are viewing this thread

Alto