Bellavista Caltagirone ai domiciliari (1 Viewer)

tontolina

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ma è il suocero di Casini?


Imperia: Bellavista Caltagirone ai domiciliari

Disposta anche per Conti la misura cautelare attenuata

Il patron di Acqua Marcia e l'ex direttore della Porto Imperia spa, agli arresti dal 5 marzo per truffa aggravata nei lavori del nuovo porto turistico, lasciano il carcere. Caltagirone dovrà restare in casa propria a Roma, Conti nella sua abitazione a Sanremo
Imperia, 21 aprile 2012 - L'ingegner Francesco Caltagirone Bellavista e il geometra Carlo Conti, sono stati scarcerati. Il patron di Acqua Marcia e l'ex direttore della Porto Imperia spa, arrestati nell'ambito dell'inchiesta sui lavori al porto turistico di Imperia, erano in carcere dal 5 marzo scorso, con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Il giudice ha concesso loro gli arresti domiciliari. Caltagirone dovrà restare nella sua abitazione a Roma, Conti a casa sua a Sanremo.

ESPERIENZA FORTE - Entrambi gli arrestati all'uscita del carcere sono apparsi provati. Giovedì Bellavista Caltagirone, 73 anni, era stato portato in ospedale per un controllo. Il costruttore romano nella notte non si era sentito bene, e per precauzione era stato sottoposto ai controlli del caso. La scelta del giudice non riflette le preoccupazioni sullo stato di saluto dell'ingegnere, ma il semplice attenuarsi delle esigenze cautelari.
 

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RITRATTO DI FAMIGLIA

I Caltagirone: tre Gaetano e cinque Francesco, tutti in crisi d' identita'

Il capostipite chiamato " calce viva " : un esercito di palazzinari Franco e' il " cattivo " del gruppo, nemico giurato degli sprechi



http://archiviostorico.corriere.it/1996/giugno/04/Caltagirone_tre_Gaetano_cinque_Francesco_co_0_9606049545.shtml


ROMA . E sempre pericoloso generalizzare quando si parla di un clan cosi' grande come quello dei Caltagirone, cognome siciliano, origine araba, Qal' at Al Ghiran, che vuol dire "rocca dei vasi", e in un certo senso anche il clan Caltagirone e' solido come una rocca e fragile come un vaso, tanto piu' che all' origine della stirpe doveva esserci un che di ebraico, come spesso accade con le famiglie che portano il nome di una citta' .

Il capostipite si chiamava Gaetano, "Gaetano calce viva", perche' la spalmava, raccontano, direttamente con le mani. Giovane muratore, d' inverno portava nella sua Sicilia una pelliccia di capra e stivali da cavallerizzo, e ovviamente si tratta di leggende perche' e' passato piu' di un secolo, anche se c' e' chi dice di ricordare le sue manone "pesanti come il marmo". Gaetano fece quattro maschi, i quali a loro volta fecero altri maschi. Tanti maschi, tutti maschi, un esercito di costruttori, palazzinari, "chiamateci come vi pare, siamo stati i primi a trasformare l' edilizia in un' industria".

Gia' all' inizio del secolo e poi negli anni Trenta i Caltagirone demolivano cortili pittoreschi e vicoli angusti per mettere insieme colossi di mattone. Sono loro le case di via Barberini e via Bissolati a Roma, e quelle di via Roma a Palermo, anche a loro si deve lo stile delle citta' italiane reinventate nel Novecento, ma e' negli anni Sessanta e Settanta che la frenetica attivita' cantieristica rispecchio' la loro ascesa, tanto che il cugino Gaetano, il Caltagirone diciamo cosi' storico, "il brutto", andava in giro di notte mostrando a una signora americana tutte le case che avevano costruito. "Questa e' nostra" diceva ogni volta indicando col dito, quarantamila appartamenti suoi, altri quarantamila del cugino, altri ventimila dell' altro cugino, alla fine la signora lo bacio' : "Sono emozionata e commossa, e' una nuova era, un nuovo mondo, e' la Roma dei Caltagirone". Nella famiglia Caltagirone non era prevista la donna. Solo i ricchi inseguivano le figlie femmine, e dunque cosi' fecero i Caltagirone di seconda generazione, ma alla genetica non si comanda, e raccontano che inutilmente uno dei cugini, chissa' quale, provo' la cabala e il Kamasutra. Unica eccezione alla regola e' la signorina Azzurra, che e' la figlia piu' giovane del nuovo proprietario del Messaggero, gia' proprietario del Tempo e gestore del Mattino. Azzurra e' il colore dell' Italia, ma e' , ancora una volta, un nome d' origine araba. E non puo' essere confuso ne' con i cugini ne' con gli zii, visto che in famiglia ci sono, per dire, tre Gaetano e cinque Francesco, tutti in crisi di identita' , pronti ad arrabbiarsi perche' i giornali sbagliano regolarmente foto e didascalie.

Lo stesso Francesco che ha comprato il Messaggero e' figlio di un Francesco, che lo lascio' orfano a quattro anni, ed e' a sua volta padre di un Francesco.
Ma persino Azzurra, a volte, si confonde. Qualche settimana fa, per esempio, l' hanno presentata al principe Emanuele Filiberto di Savoia che le ha detto: "Conosco Francesco Caltagirone il proprietario del Tempo". E lei: "E mio padre". L' altro: "Si' ? Lei e' dunque la figlia della signora Rovelli". "No, e' mia zia". "Ma Francesco e' suo padre o e' il cugino di suo padre?". "E sia mio padre e sia suo cugino".

"Dunque fu suo padre il testimone di nozze di Carolina di Monaco?". "No, suo cugino".
Per mettere ordine, Francesco Gaetano Caltagirone, il proprietario del Messaggero, si fa chiamare Franco e racconta che il cugino Francesco, "il bello", quello che sposa solo donne ricche, era figlio non riconosciuto di un Caltagirone e si chiama dunque Bellavista Caltagirone, "ma lui salta il Bellavista e non capisco perche' ". Non si potrebbe immaginare contrasto maggiore di quello esistente tra questi cugini, due Francesco, un Gaetano (Camillo mori' qualche anno fa). Uno e' appunto "il bello", l' altro e' "il brutto", romanone spavaldo, e poi c' e' il Nostro che e' "il cattivo", l' imprenditore che non perdona, ha una camminata energica e tiene le spalle bene erette, nemico giurato degli sprechi ha strapagato il Messaggero (cento miliardi piu' del prezzo di mercato?) e non si sa ancora perche' . Ci sono altri cugini, diciamo cosi' , costruttori minori, Ezio per esempio, e ogni tanto qualcuno fallisce. "Crac Caltagirone" titolano i giornali, e nessuno capisce chi e' fallito. Gia' a scuola, un professore, trovandolo impreparato, chiese a Francesco Gaetano se era per caso parente "di quell' altro Caltagirone, studente mediocre", e lui ammise "si' , cugino". E stava per aggiungere "ma non ci somigliamo" quando l' insegnante lo interruppe: "Ho capito, torni pure a sedere". Gli altri cugini ricordano invece che una volta erano quelli che si spacciavano per questi, quando Gaetano fu nominato cavaliere del lavoro dal presidente Leone, per esempio. O quando quelli inutilmente sgomitavano per essere invitati alle feste di Gaetano, con Silvana Mangano e il capo dell' antiterrorismo, con i comunisti Trombadori e Guttuso e il procuratore capo di Roma De Matteo, con il capo della guardia di finanza Raffaele Lo Giudice..., e' la Roma trasversale e andreottiana, su cui tanto si e' favoleggiato. Poi i cugini Gaetano e Francesco e Camillo finirono in galera, a Santo Domingo e a New York, travolti dallo scandalo Italcasse e soprattutto da una faida interna alla Dc, fanfaniani contro andreottiani, preti contro preti, magistrati contro magistrati, un anticipo di Tangentopoli e di giustizia politica, e allora, mentre loro scendevano i gradini della scala della vita, gli altri salivano, discretamente e nell' ombra e smentivano la parentela, "cugini molto lontani". Per i Caltagirone lavorava pure Alberica Filo Della Torre, la contessa assassinata nella villa dell' Olgiata, e il nome dei Caltagirone, elemosinieri della Dc di Andreotti risuona persino nella prigione del popolo di Aldo Moro, ce n' e' traccia in almeno due lettere dal carcere, "e' singolare la vicenda del debitore Caltagirone" scrive Moro, e "avvilente il canale Italcasse". Cossiga li difese alla Camera e Leonardo Sciascia, allora deputato, commento' , con la sua rassegnata ironia: "Abbiamo finalmente appreso che i Caltagirone sono dei buoni cittadini. Evviva". Il cugino Francesco Gaetano telefonava: "Con quei Caltagirone non c' entro". E ordinava alla segretaria: "Prepariamo la solita smentita". A volte si presentava cosi' : "Caltagirone, piacere. Ma non quello che lei pensa". E gli capitava di vederli delusi: "Come, non e' quello che abitava nella villa di Amedeo Nazzari e pagava tutti gli orchestrali di Montecarlo per far suonare Arrivederci Roma mentre a mezzanotte esatta puntava sul 36?". Niente interviste, evitava i giornalisti, se non i fidatissimi cronisti economici, specializzati in agiografie, che raccontavano infatti di un Caltagirone "cosi' diverso, ma cosi' diverso che non ci si crede". E ricordavano che la madre Giuseppina era sorella dello scrittore Edoardo Cacciatore, "avversario artistico di Montale", e dunque lui, laurea in Ingegneria, "ama intensamente la Storia Romana", conosce a memoria interi capitoli del Gibbon, e con la moglie Luisa colleziona ceramiche, monete... Secondo un biografo che fa sorridere i cugini "disgraziati", Francesco Gaetano e' tanto colto che lo chiamano Treccani. In questo campo la rivalita' tra il bello Francesco, il brutto Gaetano, e il cattivo Francesco Gaetano e' quasi un' ossessione, quelli comprano un Botticelli e un Perugino e l' altro compra a Londra tre busti di Settimio Severo, Antonio Pio e Lucio Vero. Che storia. Gaetano, il "brutto", usava l' aereo privato molto prima della signora Moratti, versava danaro a tutti, specie alla Dc, prima di Craxi e Di Pietro, e a Paolo Guzzanti Evangelisti racconto' che, quando lo chiamava, esordiva al telefono con un "A Fra' che te serve...?", sempre pronto a pagare, "per generosita' , senza niente in cambio". Dopo tanti anni sono stati assolti "ma non dall' opinione pubblica" scrisse Eugenio Scalfari. E ora odiano i giornali, di un odio profondo, solo in questo d' accordo con tutti i cugini: "Sono organi di diffamazione". Ha confessato Francesco Gaetano, il cattivo: "Con i giornalisti ci sono due possibilita' , o li eviti o li compri". Ma e' una storia talmente imbottita di luoghi comuni, di leggende inverosimili e di verita' terribili sulla Roma di sempre che alla fine non rimane vero nulla, tranne le cose solide: i miliardi, i giornali, le case, le banche, e l' infinita miseria della ricchezza italiana. Merlo Francesco
 

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