Battaglia su Fiat (1 Viewer)

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Gli istituti creditori: Intesa, Unicredit, Capitalia e San Paolo

"Opposizione totale se va avanti il piano Mediobanca"
Banchieri, vertice coi manager
la scelta di Bondi non passerà

Chiedono che Fresco rimanga al suo posto fino alla fine dell'anno
Poi dovrebbe subentrargli Umberto Agnelli in persona
di GIOVANNI PONS


MILANO - "Se questo piano andrà in porto - sbotta uno dei banchieri direttamente coinvolti nel risanamento della Fiat - la nostra opposizione sarà irriducibile e totale". A poche ore dalle clamorose dimissioni di Gabriele Galateri di Genola da amministratore delegato della casa automobilistica torinese, l'opposizione delle banche al ribaltone voluto dalla famiglia Agnelli con il timbro di fabbrica di Mediobanca e l'appoggio esterno di Silvio Berlusconi rimane fortissima. E a poco è servita nel corso della giornata di ieri una telefonata di Umberto Agnelli ad Alessandro Profumo nel tentativo - vano - di rassicurare gli istituti di credito sull'estraneità di Vincenzo Maranghi e di Piazzetta Cuccia alle manovre in atto.

Le distanze dunque rimangono ampie ma da un nuovo summit, nella serata di ieri, tra i vertici delle banche, Fresco e il dimissionario Galateri è scaturita la linea di comportamento comune che gli istituti di credito seguiranno nelle prossime ore. In sostanza, le banche insistono perché Fresco rimanga al suo posto fino al termine dell'anno (il 2003) in cui cade il suo 70esimo compleanno. A quel punto dovrebbe subentrargli lo stesso Umberto Agnelli, che in questo modo verrebbe chiamato a entrare direttamente sulla scena del risanamento Fiat assumendosi le sue responsabilità.

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Se passerà questa linea sarà dunque Fresco, nei prossimi giorni, a individuare il nome del nuovo amministratore delegato consultando l'azionista e le banche creditrici. L'importante è rispettare le procedure ed evitare colpi di mano in stile Maranghi. Gli stessi che solo pochi mesi orsono hanno destabilizzato il vertice delle Generali.

Il veto sul nome di Bondi è proprio legato all'eccessiva vicinanza del manager aretino all'amministratore delegato di Mediobanca e al fatto che una sua nomina a Torino produrrebbe una frattura difficilmente sanabile. Esattamente com'è avvenuto all'interno di Piazzetta Cuccia e al vertice di Trieste. L'importante, dicono in sostanza i banchieri, è trovare un accordo sul metodo.

Il ricambio del management Fiat è da considerarsi una svolta strategica e le banche che hanno contribuito con 3 miliardi di euro al salvataggio della casa automobilistica non vogliono essere tenute all'oscuro di queste manovre. In questo quadro la posizione più delicata è inevitabilmente quella del Sanpaolo Imi, contemporaneamente creditore della Fiat, partecipato dalla famiglia Agnelli e antagonista di Mediobanca.

A rimarcare questa diversità è intervenuto ieri Enrico Salza, uomo di peso della Compagnia di Sanpaolo. Nel mirino di Salza è finita l'intervista che Fresco ha dato a Repubblica. "C'è uno stile torinese e uno anglosassone, io preferisco il primo - ha detto Salza riferendosi alle parole del presidente Fiat - C'è uno stile torinese del fare e non dire, di non scandalizzarsi se si devono lasciare certe poltrone".
 

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