Battaglia su Fiat (1 Viewer)

Aikman

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Oggi sul Corriere e' uscito un articolo a firma DeBortoli che fa veramente pensare. Evidentemente DeBortoli e' convinto che i suoi giorni come direttore sono contati.

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E ADESSO TOCCA AL CORRIERE DELLA SERA
Ferruccio de Bortoli per il Corriere della Sera

Mai avremmo pensato di commentare una giornata così. Ci proviamo con l'avvertenza al lettore che stiamo parlando della quasi totalità degli azionisti di questo giornale. Dunque, la famiglia Agnelli (in particolare Umberto) vorrebbe liquidare, d'accordo con Mediobanca, il presidente della Fiat Fresco e l'amministratore delegato Galateri, responsabili (ma non solo loro) di un disastro industriale per il quale stanno pagando anche migliaia di lavoratori.
L'azienda smentisce che oggi accada qualcosa, ma la manovra è in atto. Nessuno pensava che dopo l'irrituale uscita di Berlusconi alla presentazione del libro di Bruno Vespa («Se la Fiat avesse un management capace...») i due potessero rimanere al loro posto ancora a lungo. Quello schiaffo, l'abbiamo già detto, a Torino se lo sono meritato. Questo accade quando si va ad Arcore a chiedere l'aiuto dello Stato. Ma, prima domanda, l'esternazione del Cavaliere era profetica o il premier sapeva già come sarebbe andata a finire? E, seconda domanda, l'accordo separato fra Fiat e governo aveva questo esito, peraltro ancora incerto, come patto a latere non scritto? Oppure no, come lascerebbe supporre una certa irritazione alle notizie di ieri sera manifestata dal ministro del Tesoro, Tremonti? E, ancora, viene da chiedersi cos'abbia a che vedere tutto ciò con le ipotesi di un nuovo accordo internazionale con Volkswagen (includerebbe Ferrari e Alfa) o di una cordata di imprenditori italiani che si candiderebbe a entrare (insieme allo Stato?) nel capitale Fiat, e con i rumor , tanto per cambiare, sulla possibile destinazione della quota Fiat in Hdp (la holding che controlla il Corriere). Le voci delle dimissioni al vertice Fiat hanno scatenato la reazione delle banche creditrici che accusano senza mezzi termini la famiglia di disporre (con i loro soldi) del futuro dell'azienda, d'accordo con Mediobanca che già aveva acquistato, con un colpo a sorpresa, il 34% della Ferrari. Gli istituti di credito premono su Fresco e Galateri perché non si dimettano e contrastano l'ipotesi della loro sostituzione con Gianluigi Gabetti alla presidenza ed Enrico Bondi come amministratore delegato, frutto, si dice, di un'intesa fra Umberto Agnelli e Vincenzo Maranghi, amministratore delegato di Mediobanca. Lo stesso Governatore della Banca d'Italia, Fazio, avrebbe telefonato ieri sera ai due «dimissionari» invitandoli a resistere. E' possibile che oggi venga chiesto all'azionista Ifi e Ifil (che ha oltre il 30%), e cioè a Umberto Agnelli, di rendere esplicita durante un consiglio Fiat, ordinario solo nella forma, la sua volontà di ribaltare i vertici.
Al di là delle persone coinvolte, tutte rispettabili e di valore, un sistema industriale e finanziario come il nostro, già avviato al declino, non ha certo bisogno di un'altra guerra intestina come questa. I destini delle aziende, il patrimonio di valori (e lavoro) che custodiscono, sembrano contare assai poco. Prevalgono strategie di potere che sempre più di frequente si intrecciano con la politica, a dispetto delle privatizzazioni compiute, logiche personali e familiari che sacrificano azionisti di minoranza e interessi comuni del Paese. La Fiat è solo uno dei terreni di scontro, gli altri sono la stessa Mediobanca e, in prospettiva, le Generali, la partita più importante, la partita finale. In mezzo, incidentalmente, c'è il futuro del Paese, i suoi posti di lavoro e anche, se è consentito, un po' della sua libertà.


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Repubblica spiega piu' in dettaglio i retroscena.

Domenica sera a Villa Frescot: il benservito dell'Avvocato
Enrico Romagna-Manoja per la Repubblica



Le prime avvisaglie dell'uragano che stava per piombargli addosso Gabriele Galateri di Genola da nemmeno cinque mesi amministratore delegato della Fiat le aveva avute sabato scorso: in quel tranquillo pomeriggio torinese, Umberto Agnelli lo aveva chiamato in corso Matteotti, la sede dell'Ifi dove Galateri e il presidente della finanziaria di famiglia avevano lavorato gomito a gomito, con gli uffici a pochi passi uno dall'altro, per oltre 15 anni. Galateri, reduce dalla settimana di fuoco che aveva portato la Fiat a partire con la cassa integrazione dopo la rottura dell'incontro tra governo e sindacati, aveva lasciato il Lingotto senza immaginare che stava per ricevere il preavviso di licenziamento dall'uomo di cui era stato il più fedele dei collaboratori.
Umberto lo accoglie con una freddezza inconsueta e gli dice: "Caro Galateri, lei ci ha detto più volte di essere sfinito per l'incarico che le abbiamo chiesto di accettare. Volevo dirle che abbiamo trovato il suo sostituto e che quindi lei può lasciare la carica di amministratore delegato della Fiat...". Galateri - racconta chi gli ha parlato - trasecola: "Ma come - dice - siete stati voi a costringermi, per il bene del gruppo, ad accettare di succedere a Paolo Cantarella. Io ho sempre detto che sarei rimasto in Fiat a lungo solo con lei come presidente. Ma ora devo completare il piano che ho appena avviato. Non più tardi di ieri mi avete mandato in televisione a parlare del futuro della Fiat davanti a milioni di italiani... Mi serve tempo fino a febbraio-marzo per condurre in porto le trattative con la General Motors...". Umberto appare irremovibile e rincara anche la dose quando fa capire a Galateri non solo che non potrà tornare in Ifi ma che dovrà anche lasciare l'accomandita, la cassaforte della famiglia Agnelli di cui è uno dei pochi soci esterni al clan. Galateri - racconta chi gli è stato vicino nell'infernale giornata di ieri - se ne va sconvolto e pieno di dubbi: cosa può essere successo perché il Dottore gli abbia dato in modo così brutale il benservito a pochi giorni da quella che sembrava una clamorosa gaffe del presidente del Consiglio sul management della Fiat da cambiare e che appare oggi sotto tutt'altra luce?
Domenica, una doppia conferma. Galateri parla di nuovo con Umberto in mattinata e poi chiama l'Avvocato che gli dice di non sapere nulla di cambiamenti al vertice. E aggiunge: "Devo vedere mio fratello alle 17, poi la vedrò a cena a casa mia come ogni domenica e lì chiariremo tutto". Quando, insieme alla moglie Evelina, si presenta alle 20 a Villa Frescot, l'abitazione di Gianni Agnelli sulle colline torinesi, Galateri vi trova anche Lapo Elkann. L'Avvocato non sta bene e il maggiordomo, il fido Brunetto, chiede a Galateri di accomodarsi al piano superiore. Ed è lì, in quello studio marrone in pelle e in legno, con i divani sdruciti che sorprendono sempre gli ospiti, che si consuma la rottura. In pochi minuti, Agnelli conferma a Galateri che la decisione è stata presa: al posto suo e di Paolo Fresco arriveranno Enrico Bondi e Gianluigi Gabetti. "Mi dispiace - dice in sostanza l'Avvocato - ma non possiamo aspettare oltre. C'è un consiglio d'amministrazione e poi, la prossima settimana, la tradizionale riunione di fine anno con tutti i manager del gruppo. Dobbiamo procedere". I Galateri, a quel punto, lasciano Villa Frescot. C'è perfino chi racconta di una Marella Agnelli in lacrime per il dramma umano svoltosi sotto i suoi occhi. La tavola apparecchiata resta deserta.

La macchina burocratica che doveva portare all'ennesimo ribaltone al vertice Fiat (dopo l'uscita di Roberto Testore da Fiat Auto un anno fa e quella di Paolo Cantarella dalla guida operativa del gruppo a giugno) intanto si era messa in moto. Il consiglio d'amministrazione ordinario da tempo previsto per oggi non avrebbe fatto in tempo a formalizzare le dimissioni o il licenziamento dei due manager per cui si era dato mandato all'avvocato Franzo Grande Stevens di tenersi pronto per un consiglio straordinario da convocare per il giorno successivo. A Paolo Fresco - racconta chi ha vissuto ieri la drammatica giornata del Lingotto - comunicano il nome del suo successore soltanto nel pomeriggio di ieri, chiedendogli le dimissioni scritte. Fresco - dicono - va su tutte le furie e, forte dell'appoggio delle banche creditrici dalle quali provengono venti di battaglia, risponde: "Io non mi dimetto di certo, se volete dovete cacciarmi".

Che cosa ha portato in pochi giorni ad un ribaltamento di queste proporzioni nei rapporti tra la famiglia ed il management Fiat? Come in tutti i casi di rotture traumatiche, ognuno dice la sua. C'è chi sostiene che Galateri era sull'orlo di un esaurimento nervoso e aveva più volte chiesto agli Agnelli di lasciare l'incarico; c'è chi dice che non voleva firmare il prossimo bilancio Fiat; c'è chi racconta che i suoi rapporti con Fresco non fossero tra i più sereni... "In realtà - è la spiegazione di un manager che ha seguito tutta la vicenda - le cose sono molto più semplici: Fresco e Galateri sono stati immolati sull'altare di un accordo stretto tra Umberto Agnelli, sempre più in sella al gruppo dopo la malattia del fratello, Mediobanca e il governo. Basti pensare che l'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Vincenzo Maranghi, è stato due volte a Torino negli ultimi giorni. Umberto - racconta la stessa fonte - va in giro dicendo che lui non si metterebbe mai nelle mani di Mediobanca e che aveva pensato anche a Corrado Passera e a Paolo Scaroni per il posto di amministratore delegato della Fiat. Fatto sta che ha scelto, Enrico Bondi, un uomo che negli ultimi anni ha preso ordini solo da Piazzetta Cuccia e questo la dice lunga".
"Vi siete domandati - aggiunge il manager - come mai in pochi giorni Berlusconi dà il benservito al management Fiat, Montezemolo dà le pagelle a 360 gradi alla classe dirigente italiana e Della Valle si fa avanti per rilevare le quote Fiat in Hdp, la società che controlla il Corriere della Sera? Fate due conti e vedrete che un filo rosso che tiene tutto insieme...".
Cosa succederà adesso all'accordo con gli americani? La rinegoziazione dell'intesa condotta da Fresco e Galateri sarebbe in realtà arrivata in una fase molto avanzata che il nuovo management del Lingotto non dovrebbe avere difficoltà a condurre in porto. Lo scenario prevede la rinuncia, da parte torinese, del put a carico della GM in cambio dell'uscita dell'Alfa Romeo da Fiat Auto. L'Alfa - secondo questo scenario - verrebbe accorpata al nascente polo dell'auto di lusso (con Ferrari e Maserati) la cui maggioranza resterebbe in mani italiane ma con un forte partner industriale, la Volkswagen. Per il resto della Fiat Auto, senza più l'assillo del put, il colosso di Detroit avrebbe un paio d'anni di tempo per organizzare la fusione con l'Opel. E quel giorno della Fiat di oggi resterebbe ben poca cosa.

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Infine da Radiocor:

"dal fronte delle banche creditrici del gruppo Fiat emerge un commento anonimo che suona come una dichiarazione di battaglia: "Impediremo a Umberto Agnelli e a Maranghi di fare un ribaltone con i nostri soldi". "

Aik
 
e il Corriere dove finisce? tu che impressione ti sei fatta?
a me le auto interessano sì e no...

il solo fatto di sapere che intorno a via solferino girino degli sciacalli...
:(
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
FIAT:RIBALTONE A META',GALATERI VIA,FRESCO PER ORA RESTA (ANSA) - TORINO, 10 DIC - E' durato quasi sei ore uno dei
piu' travagliati consigli di amministrazione della storia della
Fiat. Nella sala dalle pareti foderate di legno e dai lunghi
tendaggi, al quinto piano della palazzina del Lingotto, intorno
al grande tavolo ovale di legno massiccio sotto il lampadario
liberty, i consiglieri hanno dato vita a un confronto lungo e
sofferto.
Alla fine il previsto taglio dei vertici e' avvenuto a meta',
con le dimissioni presentate e accettate dell' amministratore
delegato Gabriele Galateri di Genola, a soli cinque mesi dal suo
insediamento (per lui sarebbe gia' pronto un altro incarico
nella galassia Agnelli). Rimane al suo posto invece il
presidente Paolo Fresco. ''Ha resistito'', ha commentato un
esponente della comunita' finanziaria torinese. Secondo alcuni,
pero', il suo destino sarebbe ormai segnato e potrebbe gia'
uscire di scena al prossimo cda (probabilmente venerdi'). Una
parte del cda lo avrebbe difeso (in particolare Jonh Francis
Welch, ex manager della General Electric come lui, che ha
partecipato alla riunione in videoconferenza dagli Usa) e,
soprattutto, avrebbe goduto dell' appoggio delle maggiori banche
creditrici. ''Il modo in cui vogliono allontanarlo e'
destabilizzante'', ha commentato l' esponente di uno degli
istituti di credito, i quali hanno anche emesso un comunicato
sostenendo che il cambio dei vertici della Fiat rappresenterebbe
una ''violazione sostanziale delle intese intercorse nello
scorso maggio''.
Prevale pero' l' opinione che la resa dei conti per Fresco
sia solo rinviata. Il ministro per le attivita' produttive
Antonio Marzano ha detto, parlando nell'aula di Palazzo Madama:
''Confermo che stamattina Umberto Agnelli e' stato dal
presidente del consiglio per comunicare che dopodomani ci sara'
un consiglio di amministrazione della Fiat in cui ci si propone
di realizzare un ricambio al vertice dell' azienda''.
Il nome piu' accreditato a sostituire Gabrele Galateri rimane
quello di Enrico Bondi, uomo di Mediobanca che assumerebbe di
nuovo un ruolo di primo piano nel gruppo torinese; al posto di
Fresco l' Avvocato avrebbe indicato il suo piu' fidato
collaboratore per 30 anni, Gianluigi Gabetti, uscito nel '99 dal
cda per limiti di eta' (per farlo rientrare ci vorrebbe la
modifica del limite di 75 per gli amministratori).
Mai la Fiat aveva vissuto un periodo cosi' convulso, dopo i
travagli dell' immediato dopoguerra. Oggi i consiglieri presenti
erano dieci, oltre a Fresco e Galateri, il nipote dell'
Avvocato, John Philip Elkann, l' avvocato Angelo Benessia
(vicino al Sanpaolo Imi), l' economista Ugo Draetta, il
finanziere svizzero Flavio Cotti, l 'avvocato Franzo Grande
Stevens, Virgilio Marrone (Ifi-Ifil), Hermann Joseph Lamberti
(Deutsche Bank), il finanziere Felix George Rohatyn, piu' Welch.
Unico assente Pierluigi Bernasconi, consigliere di Ifi-Ifil che
ha dato le dimissioni per consentire l' ingresso di un altro
rappresentante delle finanziarie controllate dalla famiglia
Agnelli, il giovane astro nascente Daniel John Winteler,
divenuto direttore generale quando Galateri lascio' l' incarico
di amministratore delegato per andare in Fiat.
All' ordine del giorno non erano previste, come aveva
precisato ieri la Fiat, le dimissioni dei vertici, ma tutti
sapevano che era quello il nodo della riunione. Fresco l' ha
aperta ricordando gli sforzi fatti in questi mesi sulla strada
del risanamento, il piano Boschetti di tagli e di investimenti
per l' auto, l' accordo raggiunto col governo (ma non con i
sindacati). Ha respinto qualsiasi ipotesi di un suo disimpegno.
Tutt' altro atteggiamento ha tenuto Galateri, che sapeva gia'
della volonta' della famiglia Agnelli di sostituirlo e che si e'
presentato dimissionario. ''Per la guida del Gruppo Fiat - e'
stata la sua spiegazione - ci vuole un manager con un'
esperienza di lavoro di tipo industriale''. Non lui, uomo di
finanza. ''Era ormai anche psicologicamente provato''', si
sostiene negli ambienti economici torinesi, che aggiungono:
''Gli Agnelli hanno soltanto deciso di anticipare quello che
Galateri diceva da tempo, cioe' che non volevarestare a lungo
in quel posto''.
Quali le prospettive ora del gruppo? Il direttore generale
Alessandro Barberis si e' affrettato a rassicurare la comunita'
finanziaria (comprese le agenzie di rating): ''Voglio
sottolineare con forza che il piano di ristrutturazione e di
rilancio della Fiat Auto, definito nell'accordo di programma,
proseguira' senza nessun indugio. La validita' del nostro piano,
che e' stato approvato dagli azionisti e dalle banche partner,
prescinde da qualsiasi altra considerazione''.
Ma ,secondo alcuni si profila un epilogo diverso: lo scorporo
dell' Alfa Romeo da Fiat Auto e il suo accorpamento al
cosiddetto ''polo del lusso'' con i marchi Maserati e Alfa Romeo
in una societa' cui Volkswagen apporterebbe Audi, ricevendone il
49% del capitale. Del polo del lusso (ma senza riferimenti alla
Volkswagen), il presidente di Ferrari, Luca di Montezemolo, ha
parlato oggi: ''Una sfida che potremmo prendere in
considerazione, ma bisogna vedere le decisioni degli azionisti e
gli accordi con Gm''. Gia', perche' il put (diritto di vendita
in mano alla Fiat) non prevede lo scorporo dell' Alfa dai marchi
Fiat e Lancia.(ANSA).
 

Aikman

Forumer attivo
Michelino di Notredame ha scritto:
e il Corriere dove finisce? tu che impressione ti sei fatta?
a me le auto interessano sì e no...

il solo fatto di sapere che intorno a via solferino girino degli sciacalli...
:(

Silvio vuole un Corriere meno critico verso di lui... ancora meglio se fosse in mani amiche... quale migliore occasione di questa! :evil:

Aik
 

Aikman

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Intervista a Fresco

(da LaRepubblica)

Parla il presidente della Fiat Paolo Fresco
"E' chiaro che da qui me ne andrò, lo avevo già deciso"
"Non mi ribello agli azionisti
ma l'arroganza mi offende"


AVVOCATO Fresco, perché ha deciso di dar battaglia al suo azionista di riferimento, e di resistere?
"Senta, chiariamo subito un punto: io non sto facendo nessuna battaglia. O meglio, da nove mesi ne combatto una soltanto, per il futuro della Fiat".
E allora, perché dice no alla decisione di Umberto Agnelli di cambiare il vertice Fiat?
"Per diverse ragioni, che ora le spiego. Ma una su tutte: qualsiasi decisione può essere presa, nessuno è insostituibile, ma la dignità del Consiglio di amministrazione di una grande società deve essere difesa. Altrimenti saltano tutte le regole. E l'azienda perde la coscienza di sé e la sua dignità".
E le altre ragioni?
"Non sto difendendo una poltrona, è chiaro che da qui me ne andrò. Anzi, lo avevo già deciso, e avevo comunicato all'Avvocato che a luglio, quando compirò settant'anni, avrei lasciato questo incarico. Lo avevo voluto dire in anticipo proprio per evitare quei cambiamenti affannosi e affrettati che fanno soltanto male all'azienda. So di cosa parlo, perché quando si è dimesso Cantarella noi non avevamo un sostituto pronto, e ci siamo trovati nei guai. Dunque, ho avvertito in anticipo: pensate a un successore, a luglio me ne vado".
E perché un anticipo di soli sette mesi è un problema?
"Veda un po' lei. A me pare chiaro, e a molti consiglieri di amministrazione oggi è parso chiarissimo. Provi a fare due conti. Da sei mesi sono impegnato in trattative internazionali delicatissime, che secondo me hanno registrato progressi molto importanti. Intendiamoci, io non sono il "Mandrake" degli accordi, ma ho una qualche reputazione mondiale in questo campo, una certa capacità negoziale sperimentata. Altri possono certo negoziare al mio posto: Gianluigi Gabetti ad esempio è un uomo di grande esperienza, è bravissimo. Ma indubbiamente si perde un avviamento, si smarriscono rapporti, soprattutto si paga un dazio e si perde tempo. E mi creda pure, questa è un'azienda che non ha molto tempo da perdere".
Sta dicendo che questo cambio è un errore e la Fiat lo pagherà?
"Non so se è un errore o un gesto di arroganza. Intanto, bisogna considerare gli altri fronti. Abbiamo una trattativa aperta con il sindacato, difficile e dolorosa, perché con il calo di mercato siamo costretti a ridurre la produzione, e dunque dobbiamo tagliare posti di lavoro. Il primo impatto è stato durissimo, e si capisce, ma il dialogo continua, i tavoli ci sono, e mentre nel mondo del business se si rompe è per sempre, tra sindacato e impresa c'è sempre il giorno dopo, perché alla fine ad un accordo bisogna arrivare. E' vero che qui non è impegnato direttamente il vertice Fiat, per noi trattano Barberis e Boschetti che sono bravissimi: ma è chiaro che un cambiamento di vertice non giova, mentre chiedi al sindacato di credere a un piano varato proprio da quel vertice. Andiamo".
E' per questo che lei resiste?
"Io non resisto, io faccio il mio lavoro. E ragiono. Certo, ragiono da anglosassone, mi scusi, più che da italiano: e queste cose che finiscono sui giornali prima ancora di essere comunicate agli interessati, mi fanno venire la pelle d'oca."
E non la voglia di mollare tutto?
"Il mio egoismo personale mi spingerebbe ad andarmene subito, altro che storie. Lo sa che arrivando qui a Torino io ho chiesto un compenso minimo, che tra l'altro ricevo in azioni? No, non lo sa? E allora le dico che soltanto la pensione che ricevo dalla General Electric vale più di quattro volte il compenso della Fiat. Dunque non ho alcun interesse di tipo economico a rimanere, né politico perché sono fuori dai giochi, né di potere perché non mi interessa affatto. Ma sento di avere una forte responsabilità nei confronti dell'azienda in un momento difficile, nei confronti dei dipendenti, dei creditori, e non mi defilo. La reazione violenta delle banche, oggi, mi dimostra che c'è un problema più generale, che va al di là della mia poltrona. E' quello che le ho indicato".
E perché Galateri, che è nella stessa sua situazione, ha accettato di dimettersi?
"Non è esatto. Galateri è qui da poco tempo, e da almeno tre settimane ripeteva che non ce la faceva più. Per questo secondo me non è giusto dire che lo hanno cacciato. Galateri voleva andarsene. Nessuno si rende conto della sua fatica, ha dovuto tamponare i buchi e contemporaneamente gestire l'azienda nella sua operatività. Secondo me tutto si poteva risolvere con una vacanza tra Natale e Capodanno, si poteva cercare di fargli cambiare idea. Si è deciso invece di far precipitare tutto, in pubblico. E adesso, certo, tutto diventa più difficile".
Ma lei avrebbe mai detto che un giorno si sarebbe ribellato ai suoi azionisti?
"Piano, io non mi ribello. Lei mi trova qui, sto lavorando, non vado mica in piazza. Quanto agli azionisti, lei sa che mi ha cercato e voluto qui l'avvocato Agnelli..."
E i rapporti con Umberto?
"Corretti, come con tutti gli altri. Ma devo dire che in questi miei anni a Torino io ho avuto rapporti esclusivamente con l'avvocato Agnelli. E poi, negli ultimi ventiquattro mesi, sono stato molto vicino a suo nipote Yaki, quasi come un tutore, e con affetto".
E se fosse l'Avvocato a chiederle di lasciare la presidenza? "Le pare che me l'avrebbe detto in quel modo? Il contesto conta, nelle decisioni".
Ma in una crisi come questa, si può fare una questione di galateo? E poi, non crede che l'Avvocato sia d'accordo con suo fratello sulla necessità di una svolta?
"Io sto a quel che vedo e a quel che sento. La mia responsabilità, oggi, è nei confronti dell'azienda. Abbiamo la possibilità di superare questo momento difficile della Fiat, il negoziato di cui mi occupo è complesso, ma ha ottime possibilità di successo. Se qualcuno può fare meglio, me lo devono dire, me lo devono spiegare, e io sono pronto a lasciargli il passo. Anzi, lo bacerò sulle guance, tutte e due, per la responsabilità di cui mi libera. Ma così, non capisco nulla. Non vedo chiaro. E il modo, beh il modo mi offende".
Perché secondo lei si è scelta questa strada?
"Posso fare solo delle ipotesi, perché spiegazioni non ne ho. Si è pensato di mettere un uomo forte a gestire l'azienda, che sia più o meno legato a un potere forte non lo so, so soltanto che Bondi è intelligente e simpatico. Avendo davanti una partita difficile, ed essendo appunto un uomo forte, è possibile che abbia detto via, non voglio attorno nessuno che mi faccia le pulci, voglio campo libero. Se è così, lo capisco, e lo rispetto. Ma dico: un passaggio di questo genere, in un'azienda di queste dimensioni, va spiegato, preparato e gestito. Non si fa a spallate. Anche la tempistica, gliela raccomando. Lo sa che fra pochi giorni avevamo la riunione di Marentino con tutti gli alti dirigenti? Cosa andavo a dirgli? Come li guardavo in faccia? Santo cielo, siamo la Fiat, mica una fabbrica col padrone dalle braghe bianche".
La Fiat può farcela?
"Assolutamente sì, ne sono convinto. Certo, ammetterà che ci stanno provando seriamente a impedirci di farcela".
Chi?
"Un po' tutti. Non li vede? Fin dal primo giorno della crisi Fiat siamo finiti dentro un circo per me incomprensibile, con un vero e proprio linciaggio dell'azienda. Un linciaggio politico e mediatico. Anzi, se devo essere sincero, più politico che mediatico. In questo Paese ci sono aziende che hanno ridotto il personale del 50 per cento, capisce? Il 50 per cento, e nessun politico dà lezioni o giudizi. Invece con noi salta su un ministro al giorno, e via una cazzata dietro l'altra".
Deluso?
"Depresso. Le confido che io questa gente che è al governo l'ho votata. Altro che delusione..."
Avvocato Fresco, quando ha sentito che Berlusconi voleva mandarvi tutti a casa, voi della Fiat, non si è accorto che era una profezia?
"Sinceramente: non ho pensato a me, ma a lui. Ho pensato che era uscito pazzo". (e.m.)
 

Aikman

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Dal Corriere della Sera

E in consiglio si alzò John Elkann: a me spiace per quello che è accaduto

MILANO - Racconta adesso qualcuno che tutto è stato deciso dalla famiglia. Compatta dietro a Giovanni e Umberto Agnelli. Ma la famiglia, lì nella sala del consiglio Fiat, è John Elkann. E quando il giovane nipote dell'Avvocato prende la parola, e parla, qualche segno di sconcerto già appare. Non è lui il primo a dire: «Così non si fa». Contro il ribaltone e in difesa di Gabriele Galateri - e di Paolo Fresco, anche se le sue dimissioni sul tavolo non ci sono, almeno non ancora - la riunione l'hanno già infiammata altri. E però è lui, Elkann, l'erede di Giovanni Agnelli, che subito dopo aggiunge altro. Che inizia il giro di una solidarietà non di facciata. Che, questa volta sì per primo, si dissocia («Dottor Galateri, mi dispiace per quello che è accaduto»). Non da solo. Altri 7 consiglieri su 11, secondo le ricostruzioni, quella «richiesta di dimissioni» dell'amministratore delegato avrebbero voluto non vederla. Per stima personale e professionale nei confronti di Galateri. Per la nuova bufera in cui si ritrova la Fiat. O perché appunto, semplicemente, «così non si fa». Sono ore drammatiche. Che cominciano ufficialmente alle 9.30.
Fresco, il presidente in bilico, arriva durissimo e determinato a non lasciare: «Io non me ne vado, dovete licenziarmi», ha ripetuto fino alla sera prima, e ora ha dalla sua la telefonata di Antonio Fazio e l'appoggio delle banche. Funziona, per adesso. Il risultato del braccio di ferro con l'azionista Ifi-Ifil è che quando Franzo Grande Stevens, l'avvocato dell'Avvocato, apre la riunione le uniche dimissioni di cui si parla sono quelle di Galateri. «Ha manifestato l'intenzione di lasciare», risuona nella sala al quarto piano. Ma Grande Stevens quasi non ha il tempo di finire. E sono i consiglieri stranieri i primi a farsi sentire. Jack Welch, naturalmente, grande amico di Fresco, in videoconferenza dagli Usa. E da qui, dal Lingotto, l'altro americano Felix Roathyn, Hermann Lamberti di Deutsche Bank, l'ex presidente elvetico Flavio Cotti. Di nuovo: «Così non si fa». E poi: «Non è questo il modo». E ancora: «Ieri sera avete anche smentito».
Sei ore, durerà. Sei ore tesissime. Fresco sempre più duro. Galateri che l'irritazione la nasconde sotto l'impassibilità insegnata dall'educazione sabauda e di chi, per di più, è figlio di un generale.
Ma c'è soprattutto amarezza, nell'uomo che stava all'Ifil, che non voleva andare alla Fiat, che alla fine, pressato dall'azionista e dalle banche, per senso del dovere ha obbedito. E sì, è vero: è lui che, riluttante dall'inizio, aveva chiesto di lasciare. Ma non adesso, dicono, non il giorno stesso in cui quel piano industriale che anche a lui era costato due mesi d'inferno era pronto a partire.
Però le regole, Galateri, le conosce. Per cui se i due colloqui con Umberto e Giovanni Agnelli lo hanno sconcertato e amareggiato, sulle decisioni non si torna. Anche lui ha ricevuto la telefonata di Fazio. Anche lui (anzi: soprattutto lui) ha l'appoggio delle banche che, proprio nelle stesse ore, tuonano e minacciano perché non si sentono più garantite. Però: serve, resistere? E a che cosa? Dunque ringrazia, Galateri. Ma a chi gli chiede di ripensarci, risponde con fredda correttezza che «no, a questo punto me ne vado».
La storia, però, non finisce qui. Il consiglio non si è formalmente spaccato perché formalmente non c'è stato nessuno voto. Ma salgono, imbarazzo e tensione, mano a mano che arrivano gli aggiornamenti di quel che intanto accade fuori. I rumori di guerra dal gran consiglio delle banche. La polemica politica.
La visita di Umberto Agnelli a Silvio Berlusconi e, poco dopo, il ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano che riferisce in Parlamento: «Giovedì un consiglio straordinario nominerà i nuovi vertici Fiat». Giovedì? Vertici al plurale? Tutto può essere. Ma intanto Fresco, sebbene si dica che cederà, è lì. E quanto a giovedì, beh, prima doveva essere mercoledì, poi si è slittati di un giorno, e adesso proprio la determinazione di Fresco contribuisce a far scivolare di nuovo la riunione del ribaltone. Dunque, alla fine del board, per l'aggiornamento in «straordinaria» ci si orienta verso venerdì.
E si aspettano istruzioni. Da Umberto Agnelli. Che ha concordato il tutto con il fratello, l'Avvocato. Che è determinato. Ma che deve spiegare le novità anche al resto della famiglia. E pure lì, come in consiglio, il fronte non è esattamente compatto. Alcuni, per esempio i Camerana, sarebbero irritati per aver saputo il tutto solo da giornali e Tv. Altri, come le sorelle Susanna e Maria Sole, con Umberto hanno parlato di persona (colazione ieri, nella casa romana di Susanna) e del nuovo piano condividerebbero gli obiettivi. Ma tutti, quasi indistintamente, vengono dipinti con un unico aggettivo: attoniti. Per il modo. Per Galateri, soprattutto. È l'uomo che, con lo stesso Umberto, negli ultimi 17 anni ha portato all'Ifil profitti record e moltiplicato i dividendi per (anche) la famiglia. Che non lo dimentica. E come il consiglio dice: «Non è questo il modo».
Raffaella Polato
11 dicembre 2002
 

Aikman

Forumer attivo
Questo e' il memo del governo durante gli incontri Fiat...

... le idee che si scambiano tra ministri :-D

* Come si fa a raddoppiare il valore di una FIAT?
* Basta fare il pieno di benzina!
* Come si fa a procurarsi i pezzi di ricambio per una FIAT?
* Basta vederne un'altra e seguirla...
* Che differenza c'è fra una FIAT e un cane guida?
* Nessuna bisogna essere ciechi per comprarli.
* Si può mettere della benzina senza piombo nella FIAT?
* Meglio di no, sennò basta un po' di vento e decolla!
* Che cosa c'è scritto nell'ultima pagina del libretto di istruzioni di una
FIAT?
* L'orario degli autobus.
* Quante persone ci stanno in una FIAT?
* Dipende dalla grandezza del carro attrezzi!
* Dove si trova la ruota di scorta di una FIAT?
* Non c'è, in caso di bisogno si usa il volante!
* Come ci si sbarazza di una FIAT?
* La si spruzza con uno spray anti-ruggine...
* Come si riconosce una FIAT serie speciale "Adriano Panatta"?
* Dalla palla da tennis sul gancio di traino.
* Come si riconosce una FIAT Sport?
* Dalla tuta del conduttore.
* A cosa serve il pedale in più su una FIAT?
* A gonfiare l'air bag...
* Qual è la differenza tra una FIAT e l'AIDS?
* Prova a dare la FIAT a qualcuno!
* A cosa serve lo sbrinatore sul lunotto posteriore di una FIAT?
* A non aver freddo alle mani quando si spinge...
* Cos'è una FIAT sulle Alpi?
* Un miracolo!
* 2 FIAT sulla cima di una montagna?
* Fantascienza...
* 3 FIAT?
* Un posto strano posto per una fabbrica!
* 100 Fiat su una montagna?
* Una discarica...
* Come si chiama una fiat con il turbo?
* Alfa Romeo.
* Qual è la parte più piccola di una FIAT?
* Il cervello del proprietario.
* Quante persone ci vogliono per fabbricare una FIAT?
* Due: una piega l'altra incolla.
* Qual è l'accellerazione massima per una FIAT?
* 9.81 m/s2 (accellerazione in caduta libera)
* Come si riconosce una vecchia FIAT?
* Dall'adesivo "TORINO Campione" incollato sul vetro.
* Qual è la differenza tra un bordello e una FIAT?
* Nessuna... ci si vergogna quando si entra e si esce ma dentro si sta bene.
* Perché due conducenti di FIAT non si salutano quando si incontrano?
* Perchè si sono già visti la mattina dal meccanico...
* Cos'è una FIAT GTI?
* Una FIAT con Garantiti Tappetini Inclusi!
 

GiorgioTrader

Nuovo forumer
Re: Questo e' il memo del governo durante gli incontri Fiat.

Aik sei tremendo !
Ti informo che sono entrato nell'azionariato FIAT e quindi potrei avvalermi dei poteri che ho acquisito.

Per prima cosa ti faccio bannare da IO :D:D:D:D:D:D:D:D:D:D
 

Aikman

Forumer attivo
Ullalla'.... parlo con un'azionista Fiat! :)

Io comprerei quei titoli solo per il gusto di andare in assemblea a spernacchiare un po' la FAMIGLIA!

:smile: :smile: :smile:

Aik
 

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