Ho visto da poco il film "The square" vincitore a Cannes. Le varie installazioni dell'arte moderna ci fanno una figura ridicola.
Esempio: il protagonista, direttore di museo, chiede alla giornalista se la sua borsetta, una volta esposta, diverrebbe un'opera d'arte. Ovvio che il discorso è vecchio, e sappiamo pure che in questi casi si suole far confusione tra atteggiamento estetico, possibile di fronte a qualunque cosa al mondo, e produzione artistica che con tale atteggiamento va per forza avvicinata, ma che proprio per rispondere alle "domande" in tal modo proposte fu creata. Dunque, osservazione non nuovissima, come non nuovissima è la gag dell'installazione di montagnole di terra distrutta per errore e ricostruita dal direttore stesso, o anche quella della cronista che chiede all'artista/critico il significato vero di alcune sue oscure e astruse affermazioni scritte: il critico annaspa, ma risponde fumo con la miglior faccia tosta ...insomma, spunti non nuovi, ma proposti con relativa leggerezza, in un ambiente in cui si ride sia di una installazione/piramide rovescia di sedie per scolari, che trema all'esecuzione di lavori rumorosi, ma non cade mai, sia della fallimentare (e simbolica) rimozione del classico monumento equestre per dare spazio ad una ulteriore installazione dagli effetti discretamente distruttivi (viene in mente Cattelan che sfonda i pavimenti, o tante altre Biennalaggini di alta presunzione pseudoprotestataria).
Poi il film non è tutto qua ... ma molto dell'ambiente è quello. Film di buona qualità, Cannes o non Cannes.