Da antroposofo so che l'uso di droghe oggi va contro il senso in cui deve dirigersi l'evoluzione umana. Le droghe arrivarono in Italia negli anni 60. Di fronte a ciò vi furono due posizioni: chi le accettava e usava e voleva legalizzarle (facendo distinzioni tra leggere e pesanti) e chi era contrario e voleva proibirle, anche se non per i motivi dell'antroposofo, che vorrebbe non si proibisse nulla ma che si sapesse scegliere..
Pubblicamente nessuno si chiese come mai queste droghe arrivassero in quantità sempre maggiori. Eppure qualcuno aveva un chiaro interesse a rincretinire i giovani di tutto il paese (altre nazioni non ne furono nemmeno sfiorate, però molte altre sì) A livello politico ancor peggio, c'erano parlamentari che ne facevano uso, dalle più "leggere" alle più pesanti. Pertanto si fece il beffardo compromesso di permetterne l'uso ma di punirne lo spaccio (tutto in teoria). Rimasi contrario e "astemio totale" (pur non conoscendo ancora nulla dell'antroposofia) anche se tutti gli amici che frequentavo ne facevano uso. Non era facile, non che ne avessi desiderio, ma regolarmente tutti cercavano di coinvolgermi.
Intorno al 2000 vi fu un convegno sui "destini" dell'Italia, sempre in ambito di scienza dello spirito. Lì mi espressi molto pessimisticamente: la quasi indifferenza degli italiani verso il problema, unita ad altri sintomi che qui non occorre riferire, non mi lasciava molte speranza sull'andazzo generale. Evidentemente si doveva passare attraverso queste forche caudine, dopo le quali forse qualcosa o qualcuno avrebbe potuto aiutare. Purtroppo, esiste un modo certo per risollevare la coscienza umana degli italiani, ed è la presenza di grandi disastri, guerre, calamità di ogni tipo, che ancora hanno la forza di far riallacciare questo popolo alle sue migliori caratteristiche. E tuttavia non ha senso augurarsi che l'Etna o il Vesuvio si attivino, che le terre tremino, che nasca un'altra Černobyl', che mezza Europa ci dichiari guerra solo per risvegliare la solidarietà nazionale. Ovviamente.
Poi giunse internet e molte cose cambiarono, nel bene, nel male, non voglio dire, ma cambiarono, e tanto. Con il tempo mi sono convinto che in tutte queste comunicazioni esasperate c'è dentro e sotto, come dire, una specie di diavolo, cui occorre stare attenti. Aver coscienza aiuta, ma non basta: quando poi si usa internet con piacere, l'attenzione va decuplicata. I drogati della fine secolo oggi hanno lo smartphone (di solito senza avere mollato la droga, quando c'è). Non è quello il male, ma questo sta nel cedere al suo fascino. Qualcosa della persona si "consuma".
Sulla questione sollevata qui non rispondo. Mi chiedo se la sola uccisione del poveretto, non seguita da fesserie varie, avrebbe fatto spendere altrettante parole.