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Aiuti Ue a Tunisia subordinati a accordi con Fmi - Commissione Ue
27/04/2023 13:00 - RSF
BRUXELLES, 27 aprile (Reuters) - La Commissione europea ha dichiarato che qualsiasi accordo dell'Ue sull'assistenza macrofinanziaria alla Tunisia sarà subordinato al raggiungimento di un'intesa con il Fondo monetario internazionale.

"Ci sono discussioni tra la Tunisia e il Fmi, e un accordo tra di loro o su un programma di riforme permetterebbe alla Commissione di poter poi valutare un'assistenza macrofinanziaria a sostegno della Tunisia", ha detto un portavoce della Commissione europea ai giornalisti.

"Il punto fondamentale è che la Tunisia deve prima concludere un accordo con il Fmi su un pacchetto di riforme globali".

L'alto funzionario Ue per le politiche della migrazione si recherà oggi in Tunisia per discutere della lotta congiunta contro il traffico di migranti e la migrazione illegale.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Claudia Cristoferi)
(([email protected]))
...tanto le riforme poi come da prassi sono sulla carta prendono i soldi e,tanti saluti.
 

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Nonno pensionato
Migranti e sostegno alla Tunisia, il patto Meloni-Macron: torna il dialogo Roma-Parigi. Ma gli Usa sono perplessi

Tra il premier e il presidente francese 45 minuti di colloquio senza intermediari


di Francesco Malfetano4 Minuti di Lettura

Domenica 21 Maggio 2023, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 01:20

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Per la pace, forse, tre quarti d’ora non sono abbastanza. Per una tregua, peraltro parziale, possono invece bastare. E anche se gli staff smentiscono finanche la semplice esistenza di un conflitto, quella siglata ieri tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron sembra essere in tutto e per tutto una sospensione delle ostilità. Quantomeno per evitare che all’8 giugno, probabile giorno di visita a Parigi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci si arrivi con animi troppo accesi. Dopo la solidarietà per le vittime dell’alluvione in Emilia-Romagna offerta venerdì dal presidente francese quindi, nel corso del têtê-a-têtê tenuto ieri a margine di un G7 che per la premier si è concluso in anticipo proprio per precipitarsi nei luoghi dell’emergenza, Meloni e Macron hanno trovato il modo di far rientrare la tensione esplosa nelle scorse settimane tra i due versanti delle Alpi.

IL BILATERALE
A differenza di quanto fatto da Justin Trudeau per l’affondo sui diritti LGBT di venerdì, nella stanza del Prince Hotel di Hiroshima dove si è tenuto un bilaterale che, per Meloni, «è andato bene», alla premier non sarebbero arrivate scuse formali da parte del francese ma “solo” un rinnovato invito all’Eliseo («Prima dell’estate» ha garantito Meloni stessa) e una mano tesa «sui dossier di comune interesse». In particolare su quello stesso tema migratorio che aveva scatenato la rabbia del ministro dell’Interno francese Gerald Dermanin. I due in sostanza hanno convenuto che la Tunisia ha bisogno di sostegno finanziario per stabilizzare la situazione e contenere i flussi migratori verso il Mediterraneo.

E poi si sono trovati anche d’accordo sul premere affinché il Fondo monetario internazionale sblocchi quel prestito da due miliardi di dollari che servirebbe ad evitare l’esplosione del paese nordafricano (e il conseguente boom di barconi in partenza verso l’Europa). E la questione tunisina, con ogni probabilità, dovrebbe entrare nelle conclusioni finali del vertice giapponese.

Macron ha definito la questione «prioritaria», condividendo in primis «l’ottimismo» della premier sulle trattative e in secondo luogo le parole che Meloni stessa ha pronunciato in mattinata durante una delle session di lavoro del G7. «C’è una certa rigidità del FMI di fronte al fatto che non si sono ottenute dal Presidente Saied tutte le garanzie che sarebbero necessarie - ha affondato la presidente del Consiglio - È comprensibile da un lato, dall’altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo Governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative? Credo che l’approccio debba essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse». Preoccupazioni che Meloni ha del resto condiviso nel pomeriggio durante un confronto a tre tenuto con la numero uno dello stesso istituto finanziario internazionale, Kristalina Georgieva, e con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Un incontro senza filtri a cui sul finale e «solo per un saluto» – come fa sapere la delegazione italiana – si sono uniti proprio Macron e, soprattutto, il presidente americano Joe Biden. Quest’ultimo è infatti l’uomo da convincere per sbloccare definitivamente le trattative.

Al netto dell’ascendente che Meloni pare esercitare su di lui (che ieri, in privato, si è detto «ammirato» per la determinazione della premier, ribadendo il suo amore per l’Italia e in particolare per Sorrento), la strada non appare ancora in discesa. La Casa Bianca, pur rientrando tra i «tutti» indicati da Meloni come disponibili a riaprire un canale di dialogo, non sembra aver intenzione di cedere prima che Saied abbia offerto nuove garanzie. Nessuno scontro però tra Roma e Washington, anzi. Dopo aver rinnovato l’invito negli Usa (la visita potrebbe essere poco dopo la metà di giugno), il presidente americano si sarebbe anzi detto «molto ammirato dalla determinazione» mostrata dalla premier nella gestione del dossier.

E non è da escludere che a quel punto Meloni possa provare a far leva su Biden attraverso la Cina: se la Tunisia viene abbandonata a se stessa infatti, la probabilità che il paese segua le sirene cinesi o subisca l’influenza di Mosca aumentano a dismisura. Tant’è che nella conferenza stampa tenuta ieri sera prima di ripartire, pur aggirando la domanda sull’eventuale risposta assertiva di Biden allo “sforzo” chiesto da Meloni, la premier ha già fatto esplicito riferimento a «spoiler che lavorano per destabilizzare» l’area.

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