Sembrerebbe che i sindacalisti di Place Mohamed-Ali abbiano ammorbidito la loro posizione sull'accordo che la Tunisia firmerà, nei prossimi giorni, con il FMI con l'obiettivo di ottenere un prestito di circa 1,9 miliardi di dollari in quattro anni
• Il rappresentante permanente del FMI in Tunisia afferma che le sue discussioni con l'Ugtt sul programma di riforme della Tunisia "sono buone", suggerendo che l'Ugtt potrebbe aver cambiato idea sul caso
Meno di due settimane, secondo alcune fonti che si dicono informate ai massimi livelli, dalla firma ufficiale del tanto atteso accordo tra il governo di Najla Bouden e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e una settimana dalle elezioni legislative anticipate in programma per sabato 17 dicembre e dovrebbe portare alla nascita della nuova Assemblea dei Rappresentanti del Popolo (ARP) come previsto nella roadmap messa in atto dal presidente Kaïs Saïed nell'ambito delle dinamiche del 25 luglio 2021, assistiamo quasi quotidianamente a un clamore di dichiarazioni e controdichiarazioni fornite sia da membri del governo, rappresentanti del FMI che oppositori di l'accordo tra i partiti politici che sostengono il processo del 25 luglio o tra quelli che ne chiedono l'abrogazione e anche da parte dell'Unione Generale Tunisina del Lavoro (Ugtt) i cui vertici, in primis il segretario generale Noureddine Taboubi, non perdono occasione per svincolarsi dalla responsabilità di l'Ugtt.
Da diverse settimane, infatti, i sindacalisti, guidati dal loro segretario generale, continuano a dichiarare che "l'Ugtt non sa cosa c'è nel documento contenente le riforme presentato dal governo al Fmi" per ottenere l'approvazione del suo consiglio di amministrazione affinché la Tunisia possa accedere al famoso credito stimato in 1,9 miliardi di dollari, in quattro anni, per sostenere il suo programma di riforme.
E Noureddine Taboubi, affiancato dai suoi principali collaboratori, in primis Sami Tahri, il portavoce del Sindacato Centrale Lavoratori, Samir Cheffi e Slaheddine Selmi, che gestiscono radio e tv per proclamare forte e chiaro: "Abbiamo chiesto , in diverse occasioni, il governo ci ha fornito una copia del documento presentato al FMI senza che la nostra richiesta trovasse un ascolto attento. Non avalleremo mai misure o una politica, soprattutto quella della graduale revoca dei sussidi, senza che la nostra organizzazione vi sia associata e senza che i pareri dei nostri specialisti siano ascoltati e presi in considerazione”.
È necessario ricordare che la tensione che segna, nei giorni scorsi, i rapporti governo-Ugtt ha spinto diversi analisti e osservatori a parlare di divorzio o rottura tra Place Mohamed-Ali e il Palazzo della Kasbah.
Ricordiamo, in particolare, la dichiarazione incendiaria di Noureddine Taboubi in cui annunciava il disimpegno dell'Ugtt da tutti gli accordi conclusi con il governo.
Aggiunge testualmente: “Il governo sta truffando i cittadini ed è al soldo di potenze straniere”.
Si spinge ancora oltre chiedendo nientemeno che un rimpasto di governo.
Solo che sebbene l'Ugtt abbia deciso di continuare il battibecco opponendosi al governo, decisione desunta dal discorso pronunciato da Noureddine Taboubi in occasione della commemorazione del 70° anniversario dell'assassinio del leader Farhat Hached, sembra che i sindacalisti hanno cambiato idea.
E questa sensazione o questa deduzione traspare dalle recenti dichiarazioni del rappresentante permanente del FMI in Tunisia.
Apprendiamo così che Marc Gérard, rappresentante del FMI in Tunisia, ha qualificato come “ buone le discussioni del Fondo con l'Ugtt sul programma di riforma tunisino ” presentato dal governo di Najla Bouden al Fondo.
Marc Gérard ha parlato di questi colloqui FMI-Ugtt a margine delle Giornate economiche nazionali tenutesi a Sousse.
Come si devono intendere le affermazioni del rappresentante del FMI nel senso di sapere se i rappresentanti dell'Ugtt usano un doppio discorso, il primo destinato al consumo interno e il secondo rivolto ai decisori, in particolare al FMI, che ha il diritto assoluto di concedere il famoso credito alla Tunisia o di astenersi dal darle l'avallo che è impazientemente atteso.