Obbligazioni bancarie Banca Marche subordinate XS0257293828 e XS0302580880: dolcetto o scherzetto? (5 lettori)

Fabrib

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’Aquila, crac Banca Etruria: imprenditore risarcito
DI REDAZIONE CITYRUMORS 24 MAGGIO 2018
L’Aquila. Primo caso in Abruzzo di risarcimento totale delle somme perse nel crac di Banca Etruria da uno dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate che si sono visti azzerare i risparmi in seguito al decreto “Salva Banche”, riguardante, oltre all’istituto bancario con sede ad Arezzo, anche le altre tre ‘bad bank’, Carichieti, Banca Marche e Cariferrara.Il lodo arbitrale dell’Anac, con sottoscrizione del giudice arbitro, il presidente Ferruccio Auletta, ha riconosciuto l’intera somma investita e andata in fumo all’imprenditore aquilano Domenico Ioannucci, presidente del Comitato “Difesa dei risparmiatori della Banca Etruria di Pizzoli”, comune vicino all’Aquila, dove la filiale aveva centinaia di clienti. Si tratta del primo comitato sorto in Italia dopo il crac delle quattro banche, vi aderirono circa 1500 obbligazionisti e azionisti. Ioannucci è stato tra i pochissimi a non aderire alla formula del rimborso forfettario automatico dell’80 per cento di quanto andato perduto.“E’ una bella soddisfazione vedersi riconosciuto un diritto sacrosanto – commenta – Ho sempre sostenuto che nell’investire le somme ci è stata nascosta dolosamente la vera situazione della banca che a Pizzoli aveva acquisito la fiducia di molti risparmiatori. Ci hanno venduto obbligazioni con rendimento simile ai titoli di Stato che quindi non determinavano grandi incassi, con un rischio altissimo che non ci è stato fatto percepire, ma che dirigenti e funzionari conoscevano. Mi sono sempre battuto per il riconoscimento dell’intera somma”.
Sono circa 10 i risparmiatori che hanno seguito l’iter di Ioannucci. “E’ una sentenza che si somma alle poche sinora simili in Italia – spiega l’avvocato Vanna Pizzi che ha curato il ricorso ed è legale del comitato di Pizzoli – Una bella soddisfazione professionale, questa sentenza, che in realtà è un vero e proprio lodo, un provvedimento del giudice, ha efficacia esecutiva: se non eseguita spontaneamente da parte del Fondo Interbancario potrebbe essere posta a esecuzione forzata” chiarisce il legale. In Abruzzo sarebbero circa cinquemila gli azionisti e obbligazionisti che hanno perso tutto per via del crac delle quattro bad bank acquisite da Ubi Ban
 

Fabrib

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ROMA (MF-DJ)
Eba ed Esma aprono una breccia nel "dogma" della retroattività sostanziale del bail-in, e rilanciano le esigenze di tutela dei piccoli investitori che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate delle banche. Anche quando una loro esenzione potrebbe far saltare la percorribilità stessa del piano di risoluzione.
Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che il problema è europeo a livello normativo, ma è molto italiano sul piano pratico, come mostrano le cifre elaborate dalle due Autorità. I risparmiatori dell'eurozona, in base a un censimento inedito elaborato sui dati del terzo trimestre 2017, hanno acquistato 262,4 miliardi di obbligazioni, senior o subordinate, ma poco più di 130 miliardi, cioè la metà del totale, sono concentrati nei portafogli italiani. Ma soprattutto il primato dell'Italia è netto quando si guarda alle sole subordinate: il mercato retail ha 20 miliardi di euro investiti in bond bancari junior, quasi il doppio della Francia e il quadruplo abbondante rispetto ai valori registrati in Germania e Austria, mentre negli altri Paesi questi titoli sono quasi assenti assente con la parziale eccezione della Spagna.
Ecco perché sono autorità e risparmiatori italiani a dover leggere con un'attenzione particolare le 27 pagine del documento pubblicato ieri da Eba ed Esma. Lo Statment congiunto dell'Authority bancaria e della Consob europea, continua il giornale, non chiede modifiche puntuali della direttiva Brrd, ma fissa principi importanti di cui si dovrà tener conto nel tagliando della direttiva sulle risoluzioni bancarie in programma per l'autunno. E le cifre confermano l'importanza di una p resenza italiana forte a quei tavoli. Il primo principio è quello dell'importanza sistemica delle forme di tutela rafforzata per i piccoli investitori, anche perché l'applicazione a loro carico di forme di bail in ad ampio raggio rischia di "minare la fiducia complessiva nel sistema bancario e finanziario". In quest'ottica, le "linee di indirizzo" indicano anche nelle regole in vigore gli agganci per aprire un ombrello anti-risoluzione sul retail. II punto di partenza è l'articolo 44 della direttiva Brrd, quello che indica le "circostanze eccezionali" in base alle quali le autorità possono escludere una serie di passività dalla svalutazione o dalla conversione forzosa.
In base alla direttiva, le valutazioni sulla presenza delle "circostanze eccezionali" sono legate all'esigenza di garantire la continuità nelle attività essenziali della banca e di evitare rischi di contagio o una distruzione eccessiva di valore; la presenza di una platea ampia di risparmiatori che sarebbero colpiti direttamente o indirettamente dal bail in, secondo Eba ed Esma, va considerata come "un elemento di particolare importanza" in questo esame che porta all'esenzione dalla tagliola. Caso per caso, insomma, le autorità sono chiamate a valutare se il coinvolgimento di un numero elevato di risparmiatori mette a rischio la fattibilità della risoluzione, e l'impatto di una loro esenzione sulla capacità di assorbimento delle perdite. Ma anche quando questa scelta potrebbe ridurre l'ammontare complessivo delle passività che assorbono le perdite, l'Eba dovrebbe spingere per l'esclusione. È questa, conclude il giornale, la chiave di volta delle istruzioni, che in questo modo arrivano a mettere la tutela dei risparmiatori in primo piano nella pesatura dei pro e dei contro del bail in. Ad animare la presa di posizione, spiegano le due Autorità, oltre alle ricadute sistemiche sulla fiducia dei risparmiatori c'è anche l'esperienza, che ha mostrato molti casi di vendite di titoli s ubordinati senza trasparenza sui rischi infilati nelle tasche dei piccoli investitori. La Mifid 2, sostiene il documento, dovrebbe aver risolto il problema per il futuro. Ma a pesare è il passato, come mostra il fatto che proprio il misselling è stato alla base delle trattative portate avanti in Europa sui vari "salva-banche", B.Mps in testa, per riparare in qualche modo i danni del burden sharing sulle famiglie italiane colpite.
May 31, 2018 02:36 ET (06:36 GMT)
 

Fabrib

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Utente Blutofin, da altro Forum:
Giovanni Tria promuove Andrea Rivera come dg del Tesoro: l'uomo che ha rovinato le banche - Libero Quotidiano

Per il governo di Giuseppe Conte sembra oramai cosa fatta: ad ore verrà ufficializzata la nomina di Alessandro Rivera alla direzione generale del ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giovanni Tria. Un dirigente relativamente giovane (classe 1970) che era già stato in pole position per quel ruolo nel 2015, quando premier era ancora Matteo Renzi. Sulla carta una nomina spendibile per quello che ama chiamarsi “governo del cambiamento”: Rivera non è mai stato particolarmente alla ribalta, e anche se il fratello è un dirigente pubblico di peso (alla Regione Abruzzo), non ha il curriculum macchiato da appartenenze politiche. Eppure è la nomina più sorprendente che ci sia per grillini e leghisti, perché per quanto nell’ombra, proprio Rivera ha lasciato ben visibili le sue impronte su due vicende (non solo quelle) che sono finite nel mirino degli allora oppositori dell’esecutivo: il decreto di risoluzione di Banca Etruria e delle altre tre coinvolte, e il decreto sulle banche venete. Tutto ciò che è stato fortemente contestato aveva alle spalle la regia del suo ufficio: allora come oggi Rivera guidava la direzione Sistema bancario e finanziario del ministero del Tesoro. E se la nomina dovesse essere proprio questa, i primi ad essere più che delusi sono i comitati dei risparmiatori truffati pur ricevuti in pompa magna all’inizio dal premier Conte e ora impotenti ad assistere alla più clamorosa beffa che mai potessero immaginarsi.

IL MESSAGGIO
Loro infatti conoscono ormai a memoria un messaggio di posta elettronica del 2015 con cui il consulente della direzione concorrenza della commissione europea, il tedesco Bernhard Windisch, scriveva proprio a Rivera, a suoi colleghi (Elena Comparato) e ad dirigenti della Banca d’Italia per ringraziarli delle preziose informazioni che aveva appena ricevuto al telefono. Informazioni grazie a cui tutti gli obbligazionisti subordinati di Etruria, Banca Marche, Cari Ferrara e Cari Chieti avrebbero perso in una notte tutti i loro risparmi, che fino a quel momento invece erano salvi. In quella mail infatti ci si riferiva alla risoluzione che stava per essere decisa per le 4 banche italiane, e l’informazione preziosa fornita da Bankitalia e Tesoro alla commissione europea lì citata era quella sulla cessione appena avvenuta da Banca Etruria di 302 milioni di euro di crediti in sofferenza (Npl- non performing loans). È a quella operazione che avrebbe fatto riferimento proprio quattro giorni dopo il commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager, nella lettera ufficiale inviata al governo italiano. Ci si riferiva alla cessione dei crediti in sofferenza che il commissario di Banca d’Italia che gestiva Etruria aveva effettuato il 17 novembre 2015, avendo come controparte il Fonspa, una sorta di salottino della nuova finanza italiana, in cui sedevano l’ex presidente dell’Enel Piero Gnudi, l’ex membro del comitato esecutivo della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, l’ex manager di Citigroup Panfilo Tarantelli, la famiglia De Agostini, Alessandro Benetton, l’ex manager Fiat Umberto Quadrino e il presidente dello Ior, Jean Baptiste de Franssu. Quei crediti - forse per fare un favore a quei personaggi famosi - erano stati ceduti a un prezzo bassissimo: il 14,7% del loro valore. Nessun altra transazione era mai avvenuta a così poco.

PRIMI DELLA CLASSE
Ma Rivera e gli altri devono avere pensato di fare i primi della classe segnalandola alla commissione europea. E hanno combinato il disastro. La Vestager, che nella bozza di autorizzazione al decreto di risoluzione italiano stava ragionando su una svalutazione di Banca Etruria e delle altre tre oscillante fra il 20 e il 25% dopo avere esaminato casi analoghi che avevano riguardato Irlanda, Spagna e Slovenia, fermò tutto in base a quella informazione. Saputa la notizia, la commissaria pensò «allora in Italia il prezzo di mercato degli Npl ora è 14,5%...». La cosa non era vera: nessuna altra operazione sarebbe avvenuta a un prezzo così basso, ma grazie ai nostri valorosi campioni di harakiri del Tesoro e della Banca di Italia quello venne ritenuto il prezzo di mercato. E la Vestager abbassò la percentuale di svalutazione al 17,5%.

Non ci fosse stata quella sorta di gara a fare il primo della classe da parte di Rivera & c avremmo avuto salvi buona parte dei risparmi di quegli obbligazionisti. Che invece sono stati polverizzati grazie a quella mossa.

di Franco Bechis
 

michelone

Nuovo forumer
Cosa ne pensate del testo uscito dalla Camera in merito al rimborso degli obbligazionisti BdM? Pare non ci sia la distinzione tra acquisti in contropartita diretta e sul secondario....
 

sandrino

Forumer storico
Cosa ne pensate del testo uscito dalla Camera in merito al rimborso degli obbligazionisti BdM? Pare non ci sia la distinzione tra acquisti in contropartita diretta e sul secondario....

A quanto mi risulta verremo fottuti dai decreti attuativi.

Disclaimer : relata refero.
Disclaimer 2 : io tifo per il rimborso ovviamente, mi riguarda anche.
 

michelone

Nuovo forumer
Leggendo meglio c è scritto che la platea interessata è costituita da coloro che hanno acquistato i titoli avvalendosi dei servizi delle banche in questione.... quindi per noi del secondario rimane solo l azione legale....
 

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