Iniziano le danze ...vediamo
Il ruolo dei liquidatori
Nell’atto di cessione delle parti industrialmente sane di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza a Intesa Sanpaolo firmato il 26 giugno scorso nello studio notarile Marchetti a Milano, c’è un paragrafo che non lascia dubbi. Si specifica che restano esclusi dalla cessione a Intesa «i diritti e le azioni di responsabilità e risarcitorie promosse dagli organi sociali di BpVi e VB prima della loro messa in
Fabrizio Viola, ex amministratore delegato di PopVi e ora liquidatore di Veneto Banca e PopVi (imagoeconomica)
liquidazione o promosse dagli organi della procedura di liquidazione». Significa che tocca ai liquidatori della Vicenza, lo stesso Viola, Claudio Ferrario e Giustino Di Cecco, chiedere il sequestro cautelativo dei beni dei 32 amministratori di Vicenza già citati per mala gestione. Al di sopra di loro tre, tocca però al governo: è il ministero dell’Economia che ha nominato i tre liquidatori, quindi finanziato il loro intervento ed è ai contribuenti italiani che spettano gli eventuali proventi di ogni azione risarcitoria su chi ha guidato la Vicenza al tracollo. Quando rappresentava il fondo Atlante, Viola si era già mosso con una richiesta per oltre un miliardo. Adesso che rappresenta lo Stato italiano non ha però ancora chiesto i sequestri cautelativi che sventino i tentativi dei vertici della Vicenza di sottrarre i loro beni con varie operazioni. Tanta riluttanza ad aggredire quei patrimoni non sarebbe inevitabile: in casi minori, per esempio la Banca di credito cooperative del Veneziano commissariata dalla Banca d’Italia, i nuovi amministratori hanno chiesto (e ottenuto) il sequestro cautelativo dei beni dei vecchi. Nel caso di Vicenza no, anche se in gioco c’è molto di più.