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Azimut Holding, Timone completa il rafforzamento nell'azionariato ...

Azimut Holding ha comunicato che è stata completata l'operazione di rafforzamento della partecipazione di Timone nella compagnia: con questa operazione l'azionista è salito al 24,2% della società quotata al FTSEMib.
Nell'ambito del rafforzamento sono stati raccolti 75 milioni di euro (di cui 25 milioni in Garanzia) dal Management, Consulenti Finanziari, gestori e dipendenti del Gruppo da 14 paesi al mondo. In particolare, Pietro Giuliani, Presidente del Comitato Direttivo del Patto di sindacato e di Azimut Holding, ha investito complessivamente più di 26 milioni di euro.

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Azimut? Vale 50 euro

Azimut? Vale 50 euro
Giuliani: il titolo crescerà senza fare spezzatini o integrarsi con CheBanca!

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di Andrea Giacobino6 agosto 2018 | 08:38
Il titolo Azimut? Vale 50 euro, quattro volte di quanto il mercato lo apprezza oggi.
Ne è ancora convinto Pietro Giuliani (nella foto), presidente di Azimut Holding, la rete forte di 1.700 tra consulenti finanziari e private banker, che in un’intervista nello scorso fine settimana a “Milano Finanza” si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Mediobanca.
Vero però è che l’azione Azimut, pur avendo recuperato il 5% circa nell’ultimo mese, a quota 13,8 euro segna ancora un ribasso di quasi il 27% nell’ultimo anno.
“Siamo convinti – ha detto Giuliani – di poter elevare il valore del titolo a 50 euro senza ricorrere ad alcun tipo di spezzatino, perché la forza di questa società è il suo modello integrato di distribuzione, con tanto di espansione all’estero”.
Lo spezzatino era stato ipotizzato da uno studio Mediobanca e proprio pochi giorni fa Alberto Nagel, ceo dell’istituto di Piazzetta Cuccia, ha ipotizzato una grande operazione di crescita per linee esterne della sua rete di cf CheBanca!, che voci di mercato hanno individuato in un’aggregazione con Azimut.

“Fantasiose ipotesi forse fatte pro domo propria” le ha definite Giuliani che nell’intervista ha aggiunto che una simile operazione “sarebbe fatta nell’interesse degli azionisti di Mediobanca”, ma non di Azimut. Quegli stessi soci che hanno visto appena entrare il fondo Peninsula con un ticket da 60 milioni e 1.200 cf impegnare 100 milioni in azioni Azimut a fianco dello stesso Giuliani che ha reinvestito 27,5 milioni dei 30 milioni netti che incassò nel 2015 quando vendette.
 

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ho trovato su MilanoFinanza questo articolo sul risparmio gestito che copio incollo

Equita promuove a buy Anima ma taglia il target price

Prezzo obiettivo ridotto del 10% a 5,6 euro dopo aver aver diminuito le previsioni di utile netto 2018-2020 del -10%, ma visto il potenziale di rialzo sulla base della valutazioni il broker la promuove. Giù anche i target di Azimut, Banca Generali, Banca Mediolanum e Fineco
di Paola Valentini

Il broker nel frattempo ha messo sotto la lente anche gli altri titoli del risparmio gestito italiano aggiornando le valutazioni, sempre sulla base delle attese sui bilanci del terzo trimestre.

Azimut. Il target di Azimut (11,66 euro, -0,85%) è stato tagliato del 6% a 16 euro (hold). "Considerando l'attuale scenario di mercato, abbiamo rivisto prudentemente al ribasso le stime sulle commissioni di performance per il 2018-2020, riducendo di conseguenza l'utile netto 2018 del 10% e 2019-2020 del -3% in media", afferma Equita .Che per il terzo trimestre prevede ricavi in crescita del 3% trainati dalle commissioni di gestione (+ 3%) con commissioni di performance marginalmente in calo (-3%) influenzate negativamente dal trend dei mercati. "Ci aspettiamo costi in crescita del +9%, principalmente a causa degli investimenti necessari per sostenere la crescita delle filiali estere, con un profitto operativo pertanto in calo del -14% e un utile netto di 32 milioni, -8%", stima la sim.


In vista dei conti del terzo trimestre, in agenda il 9 novembre, Equita Sim promuove a buy Anima (-1,42% a 3,74 euro) tagliando però il target price del 10% a 5,6 euro. "Ci aspettiamo che il terzo trimestre 2018 abbia chiuso con trend molto simile al secondo. Stimiamo commissioni di gestione in crescita del +32% a 70 milioni di euro con il maggior contributo derivante dalle masse di bancasurance di Banco Bpm bilanciato dal venir meno del mandato di gestione su circa 1,2 miliardi di euro terminato tra maggio e giugno", afferma Equita ricordando che il confronto anno su anno non è a pari perimetro a causa dell'acquisizione di Aletti, avvenuta a fine 2017. "Non ci aspettiamo invece alcuna contribuzione dalle commissioni di performance, erano state di 15 milioni nel primo trimestre e di 2 milioni nel secondo. Stimiamo infine costi in crescita del +42% a -21 milioni in leggero calo a causa del minor peso delle retribuzioni variabili legate al raggiungimento delle commissioni di performance. Nel complesso ci aspettiamo un utile aggiustato di 39 milioni, +29% anno su anno. Abbiamo aggiornato le stime rivendendo al ribasso sia il contributo delle commissioni di gestione, a seguito di un aggiustamento delle assunzioni relative ai margini delle diverse componenti degli asset, che quello delle performance fees sulla base di assunzioni che riteniamo al momento conservative", prosegue Equita che in media ha tagliato la bottom line attesa 2018-2020 del 10%. Il broker osserva che il recente andamento del titolo della società guidata dall'ad Marco Carreri (-19% rispetto al Ftse Mid Cap) può "trovare solo parziale spiegazione nei timori di rallentamento della raccolta o delle commissioni di performance e che alcuni partner, Banco Bpm in primis, possano procede al piazzamento di una parte della loro quota al fine di liberare capitale regolamentare (Banco Bpm detiene il 15% di Anima , ndr)". Sulla base di assunzioni ragionevoli sul fronte della raccolta netta, ovvero 2 miliardi per anno nel 2019-2020 e delle commissioni di performance, "arriviamo ad un target price di 5,6 euro a cui Anima tratterebbe a 11,2 volte gli utili attesi nel 2020, che diventano 12 volte valutando con un multiplo dimezzato le commissioni di performance. Visto l'upside passiamo a buy", conclude Equita .

Banca Generali . Ridotto del 5% a 25,9 euro (hold) anche il target di Banca Generali (-0,25% a 19,68 euro): "Sul 2018 abbiamo scontato performance fees molto più conservative e un contributo del trading più contenuto tagliando la bottom line del -16%. Sul 2019-2020 abbiamo da un lato migliorato il margine di interesse scontando gli effetti del progressivo reinvestimento dei titoli in scadenza, ma dall'altro tagliato ancora sia le perfrormance fees che gli utili di trading. Abbiamo di conseguenza tagliato la stima di utile netto del -3% in media", calcola la sim.

Per il solo terzo trimestre Equita prevede che si confermi il trend di miglioramento nella qualità dei risultati mostrato nei precedenti periodi con una crescita del +14% dei ricavi ricorrenti (senza commissioni di performance e utili da trading, ndr). "Allo stesso tempo ci aspettiamo invece un contributo molto marginale dal trading, 1 milione, a seguito della decisioni di immobilizzare gran parte del portafoglio per limitare la volatilità del Cet legata i movimenti dello spread. Stimiamo costi in crescita del +7% anche a causa di costi non ricorrenti legati ad esempio al lancio della nuova piattaforma banking studiata in collaborazione con Saxo Bank. Nel complesso ci aspettiamo un utile di 42 milioni, +7% anno su anno".

Banca Mediolanum . Prezzo obiettivo giù del 3% a 6,8 euro per Banca Mediolanum (-0,85% a 5,24 euro). "Abbiamo effettuato un fine tuning delle stime 2018 limando le entry e le commissioni di gestione in coerenza con la nostra previsione sul terzo trimestre. Sul 2019-2020 abbiamo invece incluso per intero gli effetti del cambio del pricing dei fondi irlandesi ipotizzando che avvenga a partire da gennaio 2018", sottolinea Equita .

La quale, "sempre sul 2019-2020 ha inoltre alzato le commissioni relative a banking & service, migliorando il contributo di Euro Cqs, la società attiva nel business della cessione del quinto, ha migliorato il margine di interesse scontando il beneficio dei reinvestimenti a tassi più elevati e ha limato le spese G&A. Nel complesso la modifica ha comportato un miglioramento della bottom line del +9% in media sul 2019 e 2020".

Equita nota anche che terzo trimestre di Banca Mediolanum dovrebbe essere il penultimo prima che venga varata la riforma del pricing dei fondi irlandesi. "Ci aspettiamo commissioni di entrata deboli in linea con i trend di raccolta, 8 milioni, -48%, e performance fees pari a 38 milioni che portino un cumulato da inizio anno a 122 milioni. Nel complesso il trimestre dovrebbe mostrare trend simili a quanto sperimentato nel primo semestre. Stimiamo un utile netto di 89 mn in crescita del +7%".

Fineco. Per Fineco (-0,28% a 9,20 euro), invece, il target è stato ridotto del 4% a 9,2 euro. "Abbiamo aggiornato le assunzioni 2018 limando le commissioni e alzando leggermente i costi. Sul 2019-2020 abbiamo invece incorporato una dinamica del margine netto da interesse più prudente che sconti più correttamente la strategia di ridurre l'esposizione verso i bond Unicredit . Nel complesso abbiamo pertanto rivisto la bottom line del 2018-2020 in media del -5%", spiega Equita .

Il broker osserva che il terzo trimestre si è caratterizzato per livelli di volatilità molto limitati (salvo sporadici incrementi legati alla situazione in Turchia o alla guerra tariffaria tra Cina e Usa). L'indice Vix sulla volatilità ha mostrato un balzo solo a partire dal mese di ottobre.

"In tale scenario, ci aspettiamo ricavi da trading e commissioni di brokerage inferiori ai primi due trimestri. Con un margine netto di interesse che stimiamo piatto trimestre su trimestre, ci aspettiamo pertanto ricavi in crescita del +3% anno su anno, con un +10% e un +15%, rispettivamente, sul primo e sul secondo trimestre 2018", afferma la sim.

Gli utili operativi sono invece stimati in calo del -3% anno su anno a causa di costi in aumento del +11% a causa dell'effetto combinato delle spese relative al lancio di Fineco Am in Irlanda, operativa da luglio, "e della liquidazione da dover riconoscere ad un top manager uscito dal gruppo nel terzo trimestre", nota Equita .

Mentre l'utile netto è visto in crescita del +13% a 53 milioni perché rispetto al terzo trimestre 2017 "stimiamo minori accantonamenti al Deposit Guarantee Scheme, dopo che nel 2017 ci furono contributi straordinari legati alla crisi di alcuni istituti di piccole dimensioni, e un tax rate del 31%, contro il 34% del terzo trimestre 2017, grazie ai primi benefici derivanti dalla controllata irlandese Fineco Am".
 

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