Avete sentito parlare di BITCOIN? (1 Viewer)

marofib

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il bitcoin pero' alla fine e' rintracciabilissimo...ci sono altre cripto per far ste robe tipo monero
se pensi che wannacry ..il virus di moda l'anno scorso...ha un sito (fatto da altri ovviamente) dove puoi seguire i riscatti che incassa
finche' incassi solamente non ti becca nessuno...ma appena spendi ....espandi nome e cognome..quindi che nessuno pensi di star al sicuro
 

tontolina

Forumer storico
La Banca centrale del Canada è interessata a emettere Bitcoin
1 dicembre 2017, di Daniele Chicca

Le banche centrali stanno per ora sminuendo l’importanza che potrebbero avere le criptovalute come il Bitcoin nell’economia e nei pagamenti digitali del futuro. Questo non vuol dire che le autorità non stiano eseguendo tutte le ‘due diligence‘ del caso. D’altronde si parla di asset che, sebbene non regolamentati e ancora fermi alla fase embrionale dai connotati altamente speculativi, facilitano le transazioni elettroniche e che godono della massima trasparenza possibile.

Secondo un funzionario della banca centrale del Canada l’emissione di criptovalute potrebbe essere benefica per le autorità di politica monetaria, ma solo in alcuni casi specifici: dipenderà molto, per esempio, dal tipo di economia in cui l’operazione avviene, se essa è in via di Sviluppo o già allo stadio industrializzato. I benefici principali ottenibili sarebbero in materia di risparmio dei costi per i consumatori e – in qualche modo sorprendentemente – di stabilità finanziaria.

È quello che sostiene per lo meno Ben Fung della Banca centrale del Canada, che in collaborazione con Walter Engert dell’Ufficio di Sovraintendenza degli Istituti Finanziari ha pubblicato un paper in cui si valutano i pro e i contro di un piano di emissione di criptovalute da parte di una banca centrale.

Lo studio si conclude con una domanda: in caso di necessità, agli istituti di politica monetaria conviene offrire denaro o piuttosto una moneta digitale della banca centrale (central bank digital currency, CBDC)? In pratica lo studio di casistica degli autori della ricerca si fonda sul presupposto che l’emissione di Bitcoin da parte dell’istituto centrale avvenga alle spese del denaro. O l’una o l’altra.

“È sufficiente per una banca centrale fornire delle riserve soltanto a banche qualificate? Detta in un’altra maniera: una società senza contanti è un risultato opportuno?”, si chiedono gli autori del paper.

Il paper esplora a quel punto i sei benefici che una banca centrale potrebbe trarre dal collocamento di una moneta digitale, ma soltanto tre vengono ritenuti validi alla fine: i pagamenti per la clientela, l’inclusione finanziaria e la stabilità finanziaria.

Quanto a quest’ultimo aspetto, l’opinione degli autori è contrastante: da una parte i sistemi di Canada e altri paesi avrebbero banche più solide in grado di condurre operazioni di liquidità e soprattuto operare da dentro il nucleo dei sistemi di pagamento”, dall’altro si sa bene che in certe condizioni il sistema si può rivelare instabile e in casi estremi lo stock di denaro potrebbe subire contrazioni, con conseguenze negative sull’economia“.

La moneta digitale darebbe ai clienti un modo in più per mettere da parte un valore sicuro, senza correr rischi, ma allo stesso tempo l’abbandono di conti deposito in Banca e l’investimento in criptovalute della banca centrale potrebbe accelerare le turbolenze finanziarie.

Sui pagamenti digitali dei consumatori retail, il paper dice che “una moneta digitale della banca centrale favorirebbe i pagamenti che oggi vengono rimandati per via di attriti che impediscono alcuni tipi di transazioni”. In particolare, ridurrebbe gran parte degli ostacoli che impediscono taluni pagamenti online, spingendo ad esempio “piccoli commercianti a offrire servizi su Internet“.

In alcune economie, porterebbe anche a una riduzione i costi per i consumatori che effettuano pagamenti per acquisti o vendite al dettaglio. Gli autori sostengono che dell’inclusione finanziaria trarrebbero un beneficio esclusivamente le economie in via di Sviluppo. Il sistema di pagamenti M-PESA in Africa viene citato come esempio positivo di un programma che, anche senza il ricorso a monete digitali, sta “colmando il gap” tra chi è dentro e fuori dal mercato.

L’inclusione finanziaria non offre una motivazione abbastanza forte, invece, per convincere le banche centrali delle economie industrializzate, inclusa quella canadese, a emettere la loro criptovalute.



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Lo studio si conclude con una domanda: in caso di necessità, agli istituti di politica
 

tontolina

Forumer storico
da donna moderna
Bitcoin-chi-lo-ha-inventato | Donna Moderna
01.12.2017 di
Eleonora Lorusso


Il valore del bitcoin, la moneta digitale, è cresciuto a dismisura in poco tempo e incuriosice anche i consumatori. In tanti si chiedono chi l'ha inventato. Qui tutto quello che c'è da sapere su cos'è, come funziona, i rischi e i vantaggi di investire

I numeri sono da capogiro: un solo bitcoin vale circa 10 mila dollari contro 1 solo dollaro di 6 anni fa. Negli ultimi 12 mesi, il suo "prezzo" si è moltiplicato di 15 volte, nelle ultime due settimane si è pressoché raddoppiato. Tanto potrebbe bastare per ingolosire chiunque, anche chi della criptovaluta non aveva mai sentito parlare o non si era mai interessato finora. Il bitcoin altro non è, infatti, che una moneta digitale, nata nel 2008 sulla scia della crisi economica mondiale, che si basa sulla crittografia e la matematica. Si può usare per fare acquisti o pagare, ad esempio, le rette delle mense scolastiche, come sta già avvenendo in Trentino Alto Adige. «Il suo impatto è dirompente: per la prima volta in ambito digitale abbiamo un bene trasferibile, ma non duplicabile, e soprattutto, non soggetto ad alcun Ente governativo o Banca centrale. Non a caso viene chiamato l'oro digitale» spiega a Donna Moderna il Ferdinando Ametrano, docente di Bitcoin e Blockchain Technology all'Università Bicocca e al Politecnico di Milano.

Perché il bitcoin viene chiamato "oro digitale"
A contribuire al successo del bitcoin, proprio come in passato è accaduto per l'oro, è il fatto che rappresenta un bene-rifugio, una sorta di "garanzia" per i propri risparmi, al riparo da inflazione o interventi di organi bancari centrali. «È un oro leggerissimo, si sposta con straordinaria velocità e facilità, in qualsiasi parte del mondo, e appartiene soltanto al suo proprietario: se un Paese dovesse andare in crisi (come è capitato in Venezuela o Grecia, NdR), il suo Governo potrebbe decidere come misura straordinaria di bloccare temporaneamente la possibilità di prelevare denaro contante ai bancomat o potrebbe arrivare a prelievi forzati dai conti correnti. Questo con bitcoin non può accadere, perché solo i possessori della moneta digitale hanno accesso al loro capitale, tramite un chiave privata, ovvero una sorta di password o pin, che è l'unico modo per poterne disporre» spiega Ametrano.

Perché sta avendo tanto successo
Negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane si sente parlare sempre più spesso di bitcoin per una serie di motivi: «Da un lato gli enormi rialzi del suo valore hanno destato l'interesse anche del grande pubblico e non più solo degli addetti ai lavori; dall'altro c'è un'imminente scadenza: a metà dicembre farà il suo debutto nel Chigaco Mercantile Exchange (Cme), dove saranno lanciati i bitcoin futures. Si tratta, insomma, di uno sdoganamento ufficiale, di una legittimazione» spiega a Donna Moderna Federico Izzi, Analista Tecnico Finanziario – Socio S.I.A.T. e ASSOB.IT, ed esperto di criptomonete.

Avremo una moneta unica digitale?
Il bitcoin è stato creato nel 2008, nel pieno della crisi economica mondiale, per disporre di una moneta sganciata dalle decisioni governative e finanziarie. L'algoritmo che è alla base del bitcoin prevede di crearne in tutto 21 milioni: al momento ce ne sono in circolazione 16 milioni e mezzo e la quota massima di immissione si dovrebbe raggiungere nel 2140. «Oggi l'obiettivo degli sviluppatori è quello di far sì che fra 10/20 anni il bitcoin diventi la moneta digitale di riferimento e che sostituisca quelle correnti, come euro e dollaro. Un progetto ambizioso, rivoluzionario e anarchico. Siamo agli inizi di questa avventura, è presto per dire se sarà davvero così» commenta Izzi.

La diffusione del bitcoin oggi
«Ad oggi si stimano oltre 23 milioni di portafogli digitali nel mondo, di differente valore tra loro. In Italia si calcola che possano esserci circa 15mila utenti con un wallet attivo» spiega Izzi. «Il valore complessivo mondiale è di circa 177 miliardi e mezzo di dollari. Naturalmente si possono possedere bitcoin, ma anche "frazioni" di bitcoin, anche se la maggior parte di chi ne ha acquistati ne ha meno di 1».

Chi ha inventato il bitcoin?
Ad alimentare l'alone di mistero che circonda il bitcoin c'è anche il giallo sull'inventore: si chiama, infatti, Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo dietro il quale potrebbe nascondersi un uomo, una donna o un gruppo. Si era ipotizzato che si trattasse di Elon Musk, l'imprenditore sudafricano naturalizzato americano, fondatore di Tesla e X Space, ma la voce è stata smentita. «Di sicuro, chiunque sia, ha mostrato di credere in questa idea rivoluzionaria, senza ricercare alcun tornaconto, sfuggendo alla tentazione di farsi conoscere e magari ricevere il Premio Nobel per l'Economia, o di usare il milione di bitcoin che si stima possieda» commenta Ametrano.


Il "mito" del Bitcoin in film e serie tv
Il bitcoin affascina anche per il mito che avvolge, veicolato da serie tv e film, nei quali spesso è stato protagonista anche con un uso improprio come quello criminale, peraltro non escludibile come per il denaro tradizionale. Proprio nei giorni scorsi negli Usa è stata trasmessa una puntata del Big Bang Theory (stagione 11) dedicata interamente al bicoin e che si presume possa arrivare in Italia nel 2018.

La criptovaluta, però, è stata citata più volte in serie cult come I Simpson, Griffin e The Good Wife, molto seguita anche in Italia, dove la moneta digitale è stata l'oggetto della 13esima puntata. In Almost Human e nella popolarissima CSI, poi, i bitcoin sono stati usati in modo illecito, per pagare droga o commettere crimini.

Anche nella serie Startup, distribuita anche in italiano la scorsa estate su AmazonVideo compariva una criptovaluta, simile al bitcoin e chiamata GenCoin, prodotta con un software grazie ai proventi del riciclaggio di denaro sporco. Infine, nel film Dope (in italiano Follia e riscatto) i protagonisti sono alcuni spacciatori che si fanno pagare in bitcoin. «Questo anche perché la moneta digitale permette una sorta di anonimato, anche se limitato: non si conoscono, infatti, il nome o l'esatta generalità del suo possessore, ma questo è pur sempre identificabile da una stringa, che riconduce al suo "conto corrente" digitale o al wallet» spiega Izzi.

Il bitcoin in Italia
Se il denaro tradizionale può essere fisicamente prelevato a un bancomat, i bitcoin non prevedono questa modalità, ma esistono dei POS. «Uno, ad esempio, è presente presso una tabaccheria a Roma, in via Veneto, mentre altri si trovano a Milano, Torino, Firenze e Pisa. Bolzano è la città con maggiore concentrazione di POS, ben 6» spiega Izzi.

Per cosa usare il bitcoin
Il bitcoin è di fatto una moneta che non solo può rappresentare un investimento o un piccolo "tesoretto", ma può essere usata per acquisti di ogni genere: per comprare abbigliamento o telefonia, pagare la parrucchiera e il ristorante, o la retta della mensa scolastica dei figli come già accade in Trentino Alto Adige, che proprio per questo si è guadagnata il soprannoe di Bitcoin valley. Banca Sella, solo pochi giorni fa, è stata la prima a offrire la possibilità di usare questa criptovaluta per le transazioni telematiche. Attraverso gli Exchange, borse di cambio online, si possono convertire euro o dollari in bitcoin e spostarli, ma è possibile anche disporne sulla propria carta di debito, con Visa e Mastercard che hanno aderito al circuito.

Come si paga in bitcoin
«Anche in Italia, ci sono circa 200 esercizi pubblici che accettano bitcoin. I pagamenti possono avvenire sostanzialmente in due modi: o tramite una stringa, paragonabile a un codice Iban con il quale si dispone un accredito su un conto corrente, oppure attraverso il proprio Wallet Digitale, che rappresenta un portafoglio virtuale. In questo caso il negoziante mi fornisce un QR Code, io lo fotografo col mio smartphone e immediatamente avviene il trasferimento di denaro» spiega Federico Izzi.

È prudente investire in bitcoin?
«Siamo di fronte a una svolta storica: se davvero il bitcoin rappresenta l'oro digitale, allora il suo potenziale è persino sottovalutato; se invece dovessero emergere elementi critici che oggi sfuggono alle analisi, allora il suo valore è destinato ad andare a zero» spiega Ametrano. «Non credo si tratti di una bolla: certamente è un esperimento ardito, ma culturalmente fondato e tecnologicamente resistente. Finora ha dimostrato di poter reggere a qualsiasi tentativo di attacco da parte di hacker. Peraltro, se venisse violato bitcoin significherebbe anche che è stata violata la crittografia che garantisce la sicurezza dell'arsenale nucleare o quella del sistema finanziario mondiale» conclude l'esperto.

I consigli per i consumatori
La parola d'ordine è prudenza. «Il fatto che al momento il bitcoin garantisca rendimenti così alti deve far ricordare che porta con sé rischi altrettanto alti, quindi il primo consiglio è quello di investire solo il capitale che ci si può permettere eventualmente di perdere. È un po' come decidere di andare al casinò e puntare 100 o 200 euro: se si tratta di oro digitale, tra 5 o 6 anni quel capitale potrebbe valere milioni di dollari, altrimenti il denaro investito si sarà semplicemente perduto» spiega Ametrano. Un altro consiglio è quello di «non custodire i propri bitcoin presso un Exchange, che potrebbe fallire o essere violato, ma gestirli attraverso un proprio wallet, un sfotware a cui altri non possono accedere» dice il Professore.

L'importanza della password
«Dobbiamo cambiare ottica» spiega Federico Izzi «e pensare che non esiste più un ente centrale al quale fare riferimento. Se oggi noi perdiamo la carta d'identità o la tessera bancomat, possiamo sempre rivolgerci in Comune o in banca per averne una nuova. Con il bitcoin non è così: per questo occorre custodire gelosamente i propri codici di accesso. Consistono in una serie di 12 o 24 parole di uso comune che consiglio di scriversi su uno o più fogli di carta, da tenere in cassaforte o in posti differenti: se si perdessero smartphone o dati del pc, si sarebbe così in grado di accedere ugualmente al proprio portafoglio digitale. È importante: basti pensare che su 16 milioni e mezzo di bitcoin emessi finora, circa 4 milioni sono andati persi proprio per questo motivo» conclude l'analista finanziario.
 

tontolina

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Bitcoin: sono lagarini i primi milionari

Bitcoin: sono lagarini i primi milionari


Al «Comproeuro» via vai di persone

Gio, 07/12/2017 - 05:16

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Per approfondire:
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Da quando è stato aperto lunedì, è tutto un via vai di gente che viene a chiedere informazioni su come cambiare valuta: è il nuovo «Comproeuro» di via Rialto, la base fisica e operativa del mondo dei bitcoin che mai come a Rovereto e in Vallagarina ha acquisito una rilevanza di tutto rispetto tanto che proprio quest’area del Trentino è stata soprannominata «Bitcoin valley».

Il bitcoin è una moneta digitale virtuale, ma che serve per fare cose vere: la spesa al supermercato, pagare la mensa a scuola, comperare su Amazon. E a Comproeuro è possibile entrare con euro e uscire con bitcoin. «L’idea di chiamarlo così - spiega Federico Monti, amministratore unico della Bmanity che si occupa della cosa - si ricollega ai “compro - oro”, luoghi dove si entra con cose obsolete e si esce con moneta attuale. I bitcoin sono la moneta del futuro: è una rivoluzione che cambia il modo di pensare e che dà innumerevoli garanzie di stabilità e di trasparenza, rompe i paradigmi del passato e, a differenza delle altre criptovalute che non usano blockchain, ha un protocollo di sicurezza molto alto». Sono in tanti a passare da via Rialto, ma anche a chiamare e a chiedere informazioni.

«Ci speravamo, ce lo aspettavamo - ammette Federico - ma quello che sta accadendo sta superando le più rosee aspettative. I nostri clienti sono molto diversi tra loro, dai ragazzi appassionati di nuove tecnologie alla pensionata che vuole rivalutare il suo assegno mensile. Adesso per Natale le ditte ci chiedono dei coupon in bitcoin da distribuire come regalo aziendale al posto dei panettoni».

La Bmanity, che si è inventata il Compro Euro è una ditta con sette soci, di cui oltre a Monti fanno parte Luca Sannino, Alessandro Olivo, Meri Vicentini, Gianmario Carta, Fabio Degasperi e la «Inbitcoin» di Marco Amadori. «Siamo i primi in Italia - rimarca Monti - e forse anche all’estero. Volevamo fare un periodo di prova ma siamo già pieni di richieste per aprire posti come questo in franchising». In effetti, per tutti quelli che non sono abituati a vivere alle frontiere dell’informatica e della tecnologia, vedere un luogo fisico dove in orario di negozio chiedere informazioni è assolutamente strategico. Ed è rassicurante custodire nel portafoglio una carta plastificata anziché contare su una stringa alfanumerica nascosta in un’app del cellulare. «Inoltre teniamo corsi di aggiornamento sull’argomento e proponiamo starter pack per tutti», aggiunge Monti.

«Siamo bombardati dalle richieste - ribadisce Marco Amadori - anche perchè il valore dei bitcoin continua a crescere: a Rovereto ed in Vallagarina ci sono già i primi milionari grazie ai bitcoin. Quelli che ancora nel 2015 hanno investito 20 mila euro, e ci sono stati alcuni trentini e roveretani in particolare che ci hanno creduto, ora si ritrovano un patrimonio superiore al milione di euro. Infatti il Bitcoin che allora valeva meno di 200 euro, ora viaggia sugli 11 mila euro. Ed è un segno importante di quanta strada sia stata fatta». Come dire che i miei soldi per un’auto non di lusso, nel giro di tre anni sono diventati i soldi per una megavilla: non male.
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La febbre da bitcoin sta dunque spopolando a Rovereto, e dopo gli sportelli Atm (su 8 in Italia due sono nella città della Quercia) e dopo che la Comunità di valle ha deciso di accettare i bitcoin per pagare i pasti di 11mila studenti, è di questi giorni la proposta di Alessio Manica di istituire un tavolo di lavoro provinciale per studiare lo sviluppo delle criptovalute. «Non c’è pericolo che si tratti di una bolla - ribadisce Monti - perché quelle riguardano gli strumenti finanziari, mentre il bitcoin è uno strumento di pagamento di uso quotidiano. Inoltre non è legato ad un’azienda e quindi non c’è il rischio di fallimento». «A fine gennaio - spiega Amadori - faremo un’inaugurazione ufficiale a cui saranno invitati anche i rappresentanti delle forze dell’ordine, magari interessati a queste valute. Ci sarà una specie di gioco con premi in bitcoin legati ai giorni in attesa dell’evento».

Se il cammino dei bitcoin è finora più che luminoso, ovviamente non ci sono operazioni finanziarie prive di rischio: se improvvisamente la gente si disaffezionasse a questa valuta il suo valore scenderebbe, e comunque ritrasformare i bitcoin in euro significa anche pagare una parte di tasse sul surplus di valore. Ecco perché, come viene ribadito dagli esperti, «la cosa più furba è spenderli».
 

risparmier

Forumer storico
18 dicembre 2017

Oltre a produrre buona parte degli oggetti che utilizziamo tutti i giorni, la Cina è anche uno dei più grandi produttori al mondo di bitcoin, la “moneta virtuale” alternativa alle normali valute della quale si è tornati a parlare molto nelle ultime settimane, in seguito al suo primo utilizzo in borsa e al suo valore in sensibile crescita rispetto alle altre monete. Il “mining” dei bitcoin, cioè la loro produzione grazie al mantenimento del sistema informatico che li fa funzionare, avviene in grandi capannoni dove sono raccolte migliaia di computer, che eseguono i calcoli necessari per creare nuova valuta e gestirne gli scambi. I principali stabilimenti si trovano nelle province del Sichuan e dello Shenzhen, di solito nei pressi di grandi centrali elettriche, dalle quali attingono l’energia per alimentare i loro computer.

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Dove si fanno i bitcoin - Il Post



Ho comprato Bitcoin e li ho tenuti per 30 giorni. Ecco cosa ho imparato 
 

tontolina

Forumer storico
Se anche il cofondatore di Bitcoin.com non crede nella criptovaluta ‘È rischiosa e inutilizzabile’
Il cofondatore di Bitcoin.com (uno dei principali siti sulla criptovaluta) ha venduto tutti i suoi Bitcoin “è l’investimento più rischioso che si possa fare”, ha detto Emil Oldeburg e ha cambiato il denaro in Bitcoin cash, un’altra valuta digitale, considerata ‘il vero contante elettronico peer to peer per Internet’.

di Luigi Garofalo | @LuigiGarofalo | 19 dicembre 2017, ore 11:20
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Il cofondatore e direttore tecnico di Bitcoin.com non crede nel Bitcoin.
L’allitterazione fa riflettere bene sul rischio di bolla per la criptovaluta. Emil Oldeburg è tra i fondatori di uno dei principali siti d’informazione al mondo sulla moneta digitale, nato nel 2015 e con diversi milioni di visitatori unici al mese, eppure ha venduto tutti i suoi bitcoin “perché è l’investimento più rischioso che si possa fare”, ha dichiarato al sito svedese Breakit.
Dal suo ufficio di Tokyo Oldeburg ha raccontato che da tre anni percepisce lo stipendio in bitcoin e con la stessa valuta sono pagati anche i dipendenti che lavorano al portale commerciale che presenta anche un forum e indirizza gli utenti verso gli exchange e i wallet per acquistare e mettere nel ‘portafoglio’ il bitcoin.
“Ho venduto i miei bitcoin perché questa criptovaluta presenta molti limiti, per esempio ho dovuto pagare 50 dollari per venderli e attendere 12 ore per il completamento della transazione, è assolutamente irragionevole”, ha detto Oldeburg. In sostanza secondo il cofondatore di Bitcoin.com le spese e i lunghi tempi di transazione rendono la valuta praticamente inutilizzabile.
“Il bitcoin, infatti, deve essere inteso come l’oro digitale e non sarà mai utilizzata ampiamente nella vita quotidiana”, ha aggiunto il giovane svedese, che ha tramutato tutti i suoi bitcoin in Bitcoin Cash, un’altra valuta digitale (in totale le criptovalute sono oltre 1.300), considerata ‘il vero contante elettronico peer to peer per Internet’.
“Con il Bitcoin Cash costa solo 10 centesimi inviare il denaro e la transazione è immediata, servono però hard disk più grandi, ma questo non sembra essere un problema per i miner, anche perché per questa criptovaluta vedo un futuro”, ha concluso l’informatico che è diventato milionario con lo stipendio pagato in bitcoin.



Che cos’è Bitcoin Cash
“Bitcoin cash è uno spin-off, tecnicamente si definisce un fork, del bitcoin, nel senso che è nato lo scorso 1° agosto come «clonazione» della regina delle monete digitali. Ogni possessore di un bitcoin si è ritrovato gratis anche un bitcoin cash”, scrive Italia Oggi. Ma perché è nato e quali sono i vantaggi rispetto al gemello diverso? Definito il “vero contante elettronico peer-to-peer per Internet” la nuova moneta virtuale è stata creata da un gruppo di miner, investitori e sviluppatori delusi dai limiti del Bitcoin. Infatti i trasferimenti di denaro impiegano pochi secondi e le conferme di avvenuta transazione giungono in minuti. Al momento vale 2.200 dollari Usa.

Dunque conviene investire in Bitcoin Cash? Non lo sappiamo. Ma sappiate che il Bitcoin non è l’unica criptovaluta esistente.


Se anche il cofondatore di Bitcoin.com non crede nella criptovaluta ‘È rischiosa e inutilizzabile’
 

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