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Borse, i grossi rialzi sono finiti: 3 strade per guadagnare ancora
Alessandro Fugnoli - Borse, i grossi rialzi sono finiti: 3 strade per guadagnare ancora

8 luglio 2017
Da "IL ROSSO E IL NERO" di ALESSANDRO FUGNOLI, strategist di Kairos - Dopo le grandi cavalcate, le Borse sono entrate in una fase laterale - Ma, oltre allo stock picking, ci sono tre strade per continuare a guadagnare: le rotazioni, la volatilità e le criptovalute - Ecco come

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Questa nota viene scritta generalmente il giovedì mattina. La chiusura dello Standard and Poor’s della sera precedente è quindi il punto di riferimento per buona parte delle considerazioni che cerca di sviluppare. Bene, quattro mercoledì fa l’indice ha chiuso a 2433. Tre mercoledì fa ha chiuso a 2437. Due mercoledì fa ha chiuso a 2435. Un mercoledì fa ha chiuso a 2440. Ieri sera ha chiuso a 2433. Visto così, è un mercato che possono affrontare anche ipertesi e cardiopatici. Le emozioni che dà sono paragonabili a quelle di una tombolata natalizia, dove si gioca più per stare insieme che per vincere.

Tre domande. Perché è così? Quanto può durare? Che cosa si può fare per portare a casa qualcosa?

Di solito i mercati piatti hanno come causa l’assenza di notizie significative, possibilmente unita a un posizionamento neutrale dei portafogli. L’importanza delle notizie può essere oggettiva, ma è l’importanza percepita che conta. Kim che lancia un missile nel gennaio 2016 apre la strada a una correzione forte e insidiosa, che raccoglie poi per strada il petrolio, la crescita bassa, la Cina e così via. Kim che lancia un missile molto più grande e pericoloso nel luglio 2017 viene accolto con uno sbadiglio, almeno fino a questo momento, perfino in Corea del Sud.

Semplificando al massimo, le borse hanno due fattori da considerare, gli utili previsti e il tasso al quale scontarli. Il 2017 è iniziato con una previsione di tassi americani in forte rialzo accompagnati però da utili in ancora più forte rialzo. Le borse sono quindi salite. Poi ci si è convinti che la paura sui tassi era esagerata e questo ha più che compensato le stime sugli utili, nel frattempo divenute meno rosee per lo svanire delle riforme trumpiane. La borsa ha continuato quindi a salire, anche se più lentamente. Infine, da un mese in qua, si è notato in molte banche centrali un indurimento sui tassi, ma i mercati sono rimasti fermi perché hanno pensato che questo indurimento sarà più nei toni che nei fatti e perché le stime sugli utili sono tornate di nuovo a salire. Da qui i mercati piatti, in perfetto equilibrio.

Abbiamo parlato di utili e di tassi, ma in realtà, da qualche anno, un terzo elemento, la liquidità, sovradetermina il ciclo lungo dei mercati. Se usiamo come indicatore di liquidità la dimensione del bilancio delle principali banche centrali vediamo una crescita piuttosto costante che parte dai 4 trilioni del 2009 e arriva ai 15.4 di oggi, con un’accelerazione nei primi cinque mesi di quest’anno che, guarda caso, coincide il forte rialzo di borsa dello stesso periodo. Da qui alla fine del 2018 le dimensioni complessive del bilancio delle banche centrali continueranno a crescere, ma sempre più piano, per poi iniziare a flettere lentamente fino a riportarsi alle dimensioni di oggi alla fine del 2020.

Se l’andamento dei mercati nel breve sarà deciso dagli utili trimestrali che inizieranno a uscire nei prossimi giorni, nel medio periodo, guardando alla liquidità, si può sostenere che siamo entrati nella prima fase di un top secolare molto arrotondato. Il grosso del rialzo, in altre parole, è alle spalle e quella che si profila è una fase laterale, prima moderatamente positiva e poi, più avanti, moderatamente negativa. A decidere quanto negativa sarà l’inflazione.

La perdita di velocità dei mercati, in questo momento desiderata anche dalle banche centrali, ha indotto molti (e molti di più indurrà in futuro), a cercare strade facili (oltre a quella difficile e impegnativa dello stock picking) per continuare a guadagnare. Le elenchiamo in ordine crescente di pericolosità.

La prima è quella delle rotazioni. Più l’indice è calmo, più violente sono le rotazioni perché tutti cercano di cavalcarle. Quest’anno tutti i settori, a turno, hanno avuto il loro quarto d’ora di celebrità e il loro quarto d’ora di buio e ora, per alcuni (come l’energia e le banche), sta forse partendo il secondo giro. Giocare le rotazioni è una pratica perfettamente regolare e ortodossa, ma oltre alla capacità analitica utile a capire che cosa è caro e che cosa è relativamente a buon mercato, occorre uno spiccato senso del ritmo, ovvero del timing di mercato. È facile che si entri tardi ed è ancora più facile che non si esca in tempo.

La seconda è il gioco sulla volatilità. Qui ci sono due strade. La prima è la vendita di call e di put (con o senza il titolo sottostante), la seconda è la vendita del Vix. La prima strada ha nobili cultori, come Buffett, che da anni accompagna il rialzo vendendo sistematicamente put sull’indice. Chi vuole fare come Buffett deve però essere disposto a comprare volentieri in caso di esercizio della put e, soprattutto, deve avere i soldi per farlo.

La vendita allo scoperto di opzioni diventa progressivamente meno redditizia in periodi di mercato piatto. Per rimediare, molti vendono una quantità più alta di opzioni. Incautamente, perché non solo si può fare molto male a se stessi, ma anche agli altri. Basta infatti una sorpresa anche piccola a muovere il prezzo all’improvviso, a fare esercitare le put e a costringere gli esercitati, se non hanno la liquidità di Buffett, a vendere affannosamente, amplificando il ribasso e provocando crash grandi e piccoli.

Quanto alla vendita dell’indice Vix (che corrisponde alla scommessa che la volatilità sarà in futuro ancora più bassa di quella di oggi) è consigliabile la massima cautela. In questi anni molti hanno guadagnato fortune, ma da qui in avanti i rischi aumentano. La volatilità è fortemente correlata inversamente alla liquidità e la liquidità in crescita, come abbiamo visto, ha i mesi contati.

Un’altra strada battuta in questo periodo dai più ardimentosi è quella delle criptovalute. Anche qui sono state fatte e perse fortune. Il fascino delle criptovalute ha almeno tre componenti. La prima è monetaria. Al contrario delle valute tradizionali, stampabili a volontà, e perfino dell’oro, sempre estraibile, le criptovalute hanno un numero predefinito di unità e appaiono quindi denaro serio. La seconda è la tecnologia blockchain, che rende le transazioni sicure e certe. La terza è l’anonimato.

Ci sono però dei grossi problemi. Le criptovalute sono un mezzo di pagamento, come PayPal, ma non sono un deposito di valore se non per chi ci crede. Si dirà che questo è vero anche per le banconote che abbiamo in tasca ma queste, se non altro, potremo sempre restituirle all’emittente quando gli paghiamo le tasse. I Bitcoin appaiono dunque come denaro serio per il loro numero finito ma non hanno valore intrinseco e non possono essere riscattati presso l’emittente.


Quanto alla tecnologia,il blockchain è sicuro, ma a non essere affatto sicuro, fino ad oggi, è stato il mondo degli intermediari, di frequente attaccati da hacker. Sempre sul piano dei rischi operativi, se si specula su criptovalute con contratti differenziali si è esposti ai flash crash e agli stop loss applicati automaticamente dagli intermediari.

Quanto all’anonimato, c’è forse una spiegazione per cui legislatori ansiosi di regolare perfino la forma dei cetrioli siano rimasti passivi di fronte a un fenomeno come le criptovalute. La spiegazione è che le banche centrali le considerano un interessante esperimento in vista di una futura eventuale abolizione completa del contante. Se si dovesse ripresentare una recessione simile a quella del 2008, questa volta i tassi verrebbero portati su livelli pesantemente negativi. Per evitare una corsa alle banconote bisognerebbe dunque essere in grado di abolirle e di avere pronta una soluzione di ricambio, come un criptodollaro o un criptoeuro, questa volta naturalmente non anonimi.

Le criptovalute, grazie all’anonimato, hanno una domanda potenziale molto ampia che ne sosterrà il prezzo e potrà anche moltiplicarlo. Verrà però un giorno in cui tutto questo verrà improvvisamente dichiarato illegale o in cui verrà introdotta la trasparenza su possesso e transazioni.

Il vecchio e antichissimo oro, per quanto oggi trascurato dal pubblico e dai gestori, offre sul piano della sicurezza operativa molte più garanzie. Abbiamo sempre detto che l’oro ha una sua funzione nei portafogli ma va acquistato solo su debolezza. La prospettiva di politiche monetarie sempre meno espansive sta già pesando sui suoi corsi, ma non va dimenticato che l’oro è spesso correlato inversamente alle borse.
 
Pensate che quando nacque il Bitcoin molti siti facendo dei giochi o dei sondaggi, ti regalavano bitcoin che effettivamente non valevano niente. Ricordo di avere un portafoglio bitcoin da qualche parte, con qualche bitcoin dentro ma non so proprio come ritrovarlo.... :wall:

Un occasione buttata al vento...
 

tontolina

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link.
27 agosto alle ore 13:35 ·

Perché la blockchain rischia di trasformarsi in un incubo
Per come stanno le cose, il cambiamento della blockchain rischia di trasformarsi da sogno libertario a incubo economico.

Bitcoin
e Ethereum, e se dal punto di vista tecnologico è una delle innovazioni più importanti degli ultimi anni, purtroppo, il suo impatto dal punto di vista politico e sociale non viene valutato con la dovuta attenzione. Il rischio più grave è che modifichi le nostre vite in modo estremo, trasformando ogni nostra attività, persino quelle più immateriali, in semplici transazioni tracciabili pubblicamente.

Sostanzialmente, la blockchain è un archivio pubblico e distribuito attraverso diversi utenti che tiene traccia di tutte le transazioni. Queste due caratteristiche, decentralizzazione e trasparenza, hanno affascinato hacker, cittadini ed anche aziende del mondo della finanza.

"La blockchain, e molte delle tecnologie derivate da essa, sono ottime dal punto di vista tecnico — una vera e propria rivoluzione del modo di pensare alla rete — ma pongono un problema di tipo psicologico, filosofico e, in prospettiva, politico. Soggetti tra loro diversissimi stanno pensando agli utilizzi più disparati di questa tecnologia, con presupposti ed effetti molto differenti tra loro: dall'anarchia fino a Wall Street e i governi," mi spiegano Oriana Persico e Salvatore Iaconesi, hacker e artisti fondatori del laboratorio interdisciplinare Art is Open Source (AOS).

Quando ogni tipo di azione entrerà nella sfera digitale — trasformandosi quindi in scambio di informazioni — la transazionalizzazione diventerà completamente invasiva.

Recentemente, l'introduzione dello IOTA token ha aggiunto un ulteriore tassello nel processo di transazionalizzazione della nostra vita. Lo IOTA token è una criptovaluta dedicata esclusivamente ai dispositivi dell'Internet of Things, e permette di effettuare transazioni tra i diversi dispositivi per scambiare servizi, risorse, e dati.

"Lo IOTA token è una tecnologia comodissima per erogare, fruire e monitorare servizi ma dall'altro lato mostra come tutto stia diventando una transazione: le nostre relazioni, i nostri modi di acquisire e trasferire conoscenza, la comunicazione, i sentimenti" chiariscono Persico e Iaconesi.

Quando ogni tipo di azione entrerà nella sfera digitale — trasformandosi quindi in scambio di informazioni — la transazionalizzazione diventerà completamente invasiva, riempiendo "il nostro campo percettivo: inizierà ad essere veramente difficile pensare a qualcosa, a qualche nostra forma di espressione, che non corrisponda ad una transazione economica," proseguono Persico e Iaconesi.

Secondo i due hacker, ci saranno enormi problemi per l'informalità, la trasgressione e, di conseguenza, per le libertà di espressione e quelli che oggi consideriamo i nostri diritti fondamentali: "tante di queste cose, semplicemente, scompariranno, perché perderemo la capacità di concepirle, pensando che sia normale che ogni nostra manifestazione vitale corrisponda ad una transazione economica: che sia un acquisto, una relazione affettiva, o un gene del nostro corpo, non farà differenza."

La trasformazione della nostra vita in una serie di token da utilizzare per effettuare scambi economici interesserà anche la nostra attività mentale, come anticipato dal sistema impiegato dal browser Brave.


Brave sfrutta la blockchain per creare dei token utilizzabili per remunerare gli autori di contenuti pubblicati sul web.
In questo modo, prova a combattere la diffusione delle inserzioni pubblicitarie online come unico modello di sopravvivenza nella sfera digitale, spodestando le aziende che offrono servizi pubblicitari — come Google e Facebook — e garantendo un pagamento equamente distribuito fra i vari siti che visitiamo, sulla base del tempo trascorso su ciascuno di essi.

L'attenzione mediatica rivolta alla blockchain rischia di mettere da parte le sue conseguenze sul piano sociale.
Concretamente, però, questo sistema fa in modo che ogni secondo dell'attenzione che rivolgiamo ad un sito web si trasformi direttamente in transazione, così, i token di Brave terranno traccia di ogni nostro movimento digitale.

L'attenzione mediatica rivolta alla blockchain rischia quindi di mettere da parte le gravi conseguenze sul piano sociale che questa tecnologia introduce, preferendo inseguire, in una rincorsa estenuante, le sue nuove applicazioni — diamanti, proprietà intellettuale, banche, tutto viene fagocitato dalla blockchain.

Se la narrazione attuale descrive la blockchain come la tecnologia in grado di liberare i cittadini dal peso delle banche e dal controllo centralizzato dei governi, incarnando un ideale di spazio libero e rivoluzionario proprio come lo stesso world wide web delle origini, purtroppo, c'è il rischio che anche la blockchain segua la stessa evoluzione del web. Oggi, internet si è trasformato in uno spazio chiuso, gestito da poche grandi aziende in grado di raccogliere e costringere all'interno dei propri network milioni di utenti le cui attività online vengono tracciate.
Secondo Persico e Iaconesi, però, non si tratta di uno scenario futuro: "la Blockchain ha già preso questa strada: quando colossi come Citibank si interessano alla blockchain, ne puoi essere certo."
Perché la blockchain rischia di trasformarsi in un incubo
 

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(ANSA) - ROMA, 4 SET - La Banca Centrale cinese ha dichiarato illegale l'offerta iniziale di bitcoin (Ico, initial coin offering) per raccogliere fondi e ordinato di fermare tutte le attività di raccolta. Le Ico funzionano come le 'classiche' Ipo, con la differenza che l'investitore, invece di avere una quota della società che si colloca, va a detenere un determinato ammontare di moneta virtuale. Un fenomeno che, solo nell'anno in corso, ha garantito una raccolta fondi di 1,6 miliardi di dollari.

Sul suo sito la Banca Popolare Cinese spiega di aver completato la sua indagine nelle offerte iniziali di bitcoin e "punirà offerte future". Quindi tutti coloro che hanno raccolto fondi attraverso l'offerta di bitcoin "dovranno rimborsare" gli investitori. La Banca Centrale aggiunge che le piattaforme di trading non possono convertire i bitcoin in valuta ufficiale.

Sulla scia della decisione di Pechino il valore del bitcoin è crollato del 7,2% a 4.530,73 dollari.
 

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Putin investe nel mining di bitcoin. Il piano per sfidare la Cina
Putin ha deciso. Mosca virerà con decisione sulle criptovalute. Un cambio di rotta importante dopo un lungo periodo di tentennamenti e anzi di profondo scetticismo nei confronti di bitcoin & company. Il presidente russo ha capito che non può restare troppo indietro in un campo in cui la Cina la sta facendo da padrona
Tommaso Magrini 30 agosto 2017

Amici, ma non troppo. Vladimir Putin ha deciso di avviare un importante piano di investimenti nel settore del mining di bitcoin. L’intenzione è quella di non restare troppo in ritardo rispetto alla Cina, alleato sul piano politico e geopolitico che Mosca non vuole però vedere scappare sul fronte economico e tecnologico. Per questo il Cremlino ha aperto il portafogli per finanziare progetti in grado di rendere la Russia una potenza del settore delle criptovalute.
La svolta di Putin sui bitcoin. Obiettivo: fare concorrenza alla Cina

Putin ha deciso. Mosca virerà con decisione sulle criptovalute. Un cambio di rotta importante dopo un lungo periodo di tentennamenti e anzi di profondo scetticismo nei confronti di bitcoin & company. Ma in questi ultimi mesi il Cremlino ha deciso di dare una svolta alla sua politica nel settore. Il presidente russo ha capito che non può restare troppo indietro in un campo in cui la Cina la sta facendo da padrona e rischia di accumulare un vantaggio incolmabile. I rapporti con Pechino sono sempre buoni dal punto di vista politico e geopolitico ma molti analisti hanno fatto sottolineato che la Russia sta rischiando di diventare un alleato buono perché innocuo al cospetto di una Cina sempre più forte. Forse anche per questo Putin ha deciso di non lasciare il pallino solo e sempre in mano agli “amici ma non troppo” orientali e provare a fargli concorrenza su uno dei settori chiave per il futuro dell’economia digitale.

Il ruolo della startup del consulente di Putin
Nelle scorse settimane la svolta di Putin ha preso una dimensione operativa. Il piano è quello di aumentare in maniera decisa l’estrazione dei bitcoin per provare a fare concorrenza alla Cina, leader del mercato. Un ruolo importante verrà giocato dalla Russian Miner Coin, una startup della quale è coproprietario uno dei consulenti digitali di Putin, Dmitry Marinichev. Il canale preferenziale con il Cremlino porterà a un aumento dell’estrazione per un equivalente di 100 milioni di dollari. Una cifra più che ragguardevole che dovrebbe aiutare gli imprenditori russi a sfidare i competitor cinesi nel settore del mining. La Russian Miner Coin sta organizzando una ICO (Initial Coin Offering) nella quale gli investitori acquisteranno token utilizzando unità di ethereum e bitcoin. La compagnia promette ai compratori di assegnargli il 18% dell’utile dell’estrazione.

Mosca mira al 30% di share del mining mondiale
Il progetto della Russia nel settore è di ampio respiro. Marinichev ha spiegato che 10 milioni di dollari dal ricavato della ICO verranno spesi per lo sviluppo dei processori ma, soprattutto, l’adviser digitale di Putin ha indicato quella che diventerà la stella polare della Russia nel mercato: raggiungere il 30% di share del mining di criptovalute a livello mondiale. Un obiettivo ambizioso che secondo Marinichev potrebbe persino essere superato grazie a quello che ha definito “enorme potenziale russo”. Inizialmente la Russian Miner Coin si appoggerà alla Bitfury del lettone Valery Vavilov in attesa di sviluppare una propria tecnologia di estrazione. Una larga parte di quanto raccolto durante l’ICO sarà incanalato su questo obiettivo.

I prezzi bassi della corrente e la regolarizzazione della criptovaluta
I prezzi bassi della corrente russa potrebbero rappresentare un importante elemento a favore di Mosca nella sfida alla Cina. L’intenzione di Rmc è di collocare i computer di Bitfury in abitazioni private per sfruttare i costi bassi e insidiare il primato della Bitmain. Il tutto passa anche attraverso un cambio di politica di Putin sulle criptovalute. E’ molto probabile che Mosca decida di regolarizzare la criptovaluta, dopo anni di ostilità sul tema. Una decisione che potrebbe influire in maniera sostanziale su prezzo e appoggio degli investitori. Una mossa sostanzialmente anticipata dal recente incontro tra Putin e Vitalik Buterin, il creatore di Ethereum. Ci siamo. La Russia è pronta a scendere in campo. E stavolta il rivale, amico ma non troppo, è la Cina.
 

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