Cioè, per quanto mi sembri folle, se i genitori avessero detto ai medici : "staccate la spina', allora capisco che, minorenne il bambino, i dottori potessero dire: "meglio che sia il giudice che ci autorizza".
Ma.... se i medici l'hanno proposto e i genitori han detto di no... perché la loro potestà non esiste più e si sostituisce con quella dello stato?
La legge in questione disciplina la divergenza di opinione fra genitori e medici mettendoli sullo stesso piano, cioè nessuno dei due ha un... diritto di prelazione sulle scelte
riguardanti la vita del bimbo. Perciò, in caso di conflitto, la decisione viene deferita a un giudice terzo, per definizione imparziale.
Hai ipotizzato due situazioni specularmente identiche, reciproche. Suppongo verrebbero trattate alla stessa stregua, assente il presupposto di una differente ponderazione
di una delle parti (verosimilmente maggiore per i genitori, ma qui già sconfino nell' opinione) che decida l' esito della controversia.
Una cosa atroce.
Personalmente la penso come te, ma devo ammettere, avendo avuto molti anni fa la fortuna di poter contribuire per qualche tempo all' assistenza di bimbi/e e ragazzini/e
affetti da gravissimi handicap psicomotori, e di conoscere i loro genitori e di rivedere in essi i riflessi ex post delle loro scelte e il loro influsso sulle loro vite e su quelle degli altri figli
(compresi quelli mai più voluti); devo ammettere, dicevo, la mia incompetenza a dare risposte a certe domande con una ragionevole fondatezza.
Questo per certo.
Come impressione ho poi quella che agli umani, per ora, non rimanga che la mediocrità della mediazione davanti a questioni che trascendono i confini dei loro intelletti.
Mi spiace di essere banale.
In questo specifico caso, la procedura mi pare eccessivamente rigida nel non tenere abbastanza in conto la presenza di un rapporto filiale, che cambia i connotati della
questione, la cui risoluzione viene definita come fosse una qualsiasi lite avente per oggetto un diritto su un bene...