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kayo

Forumer storico
Ma i contratti variati etc.etc. tutto sto can can ... e poi?

Difficile, caro Marchionne aumentare la produttività se nn si hanno modelli da produrre ovvero da vendere: nei FATTI, il FGA in UE ha thema (che si va a scontrare nientemeno con i colossi mondiali del settore, bmw e mercedes benz)...nientemeno.. ed a margine di un superflop come thesis...Poi c'è panda mito giulietta 500 e freemont ...mi sembra davvero un pò così così.
Ora: è chiaro che la strategia è puntare su mercati + performanti (Americhe) ma a me sembra la classica politica fiat perseguita negli ultimi 30 anni che punta al risparmio a sfruttare casomai appoggi qui e là(prima in italia poi finito il limone passati ad altre parti), politica che l' ha portata dai primi posti degli 80 alla semiscomparsa in ue: osservavo di recente nei vari viaggi in autostrada, oramai è un caso che si incontra una fiat - si vedono coreane francesi tedesche giapponesi ... escludendo gli alti di gamma (mercedes bmw audi e poco altro) il resto è domanda nn intercettata...ma come hanno fatto a ridursi così?
Alla faccia del progetto "Fabbrica Italia"...

FIAT stà tirando i remi in barca. Hanno una gamma ridicola e con modelli che si fanno concorrenza tra loro.
Marchionne si stà costruendo la sua "botte di ferro" da parecchio tempo. Ormai è passata l'idea che quando chiudera baracca la colpa sarà solo ed esclusivamente dei comunisti della FIOM.
 

lorenzo63

Age quod Agis
Alla faccia del progetto "Fabbrica Italia"...

FIAT stà tirando i remi in barca. Hanno una gamma ridicola e con modelli che si fanno concorrenza tra loro.
Marchionne si stà costruendo la sua "botte di ferro" da parecchio tempo. Ormai è passata l'idea che quando chiudera baracca la colpa sarà solo ed esclusivamente dei comunisti della FIOM.

Embè .. se la piantassero una buona volta di parlare di "piattaforme pregiudiziali" o di "accordi programmatici"" ...... Voglio dire: il messaggio che fanno passare anche attraverso, per esempio il reintegro dei 3 agit prop, nn è dei migliori: o si decide a diventare tipo un igmetall tedesco, quindi con davvero a cuore il futuro dei lavoratori e si sgancia dalla politica, o latrimenti Marchionne ha gioco facile nel dare la colpa a loro.... e loro prestano alla grande il fianco, pensando invece di fare una battaglia; in altre parole pare quasi un finale autoavverantesi, data proprio la loro peculiarità caratteriale.
 

kayo

Forumer storico
Embè .. se la piantassero una buona volta di parlare di "piattaforme pregiudiziali" o di "accordi programmatici"" ...... Voglio dire: il messaggio che fanno passare anche attraverso, per esempio il reintegro dei 3 agit prop, nn è dei migliori: o si decide a diventare tipo un igmetall tedesco, quindi con davvero a cuore il futuro dei lavoratori e si sgancia dalla politica, o latrimenti Marchionne ha gioco facile nel dare la colpa a loro.... e loro prestano alla grande il fianco, pensando invece di fare una battaglia; in altre parole pare quasi un finale autoavverantesi, data proprio la loro peculiarità caratteriale.
Come può il sindacato maggioritario non essere rappresentato in azienda? Come si fa a minacciare dicendo: "O firmi questo accordo o vi lascio tutti a casa"?
Questo fa solo aumentare l'astio tra i lavoratori e di conseguenza fa solo del male all'azienda.
 

lorenzo63

Age quod Agis
Come può il sindacato maggioritario non essere rappresentato in azienda? Come si fa a minacciare dicendo: "O firmi questo accordo o vi lascio tutti a casa"?
Questo fa solo aumentare l'astio tra i lavoratori e di conseguenza fa solo del male all'azienda.

:)

Leggi bene ciò che scritto: nn ho detto di nn rappresentare, anzi.
 

great gatsby

Guest
Fogli al vento
di Michele Fazioli
IL RELATIVISMO DELLA CILINDRATA


■ Mi ha intrigato un passaggio da un romanzo bello: «Schiaccia il pul­sante a raggi infra­rossi per sollevare una sferragliante saracinesca. Scan­dita dal susseguirsi di sussulti mecca­nici si verifica l'ap­parizione: una Mercedes 500 S d'argen­to con interni color panna che non lo mette neppure più in imbarazzo.


Ha an­che smesso di emozionarlo; ormai è sol­tanto un piacere fra i tanti, che Henry fa rientrare nella generosa fetta di beni di consumo che gli è toccata. Se non fosse sua, cerca di ripetersi, ce l'avrebbe qual­cun altro. Per mesi Henry l'ha guidata con un senso di vergogna, senza ingra­nare quasi mai la marcia più alta, rilut­tante a effettuare sorpassi, sollecito nel conceder la precedenza, fiscale nel la­sciare spazio di manovra a vetture me­no costose.


A guarirlo è stata una vacan­za di pesca in Scozia.


Un pomeriggio pio­voso, dando per caso un'occhiata men­tre gettava la lenza, Henry ha visto la pro­pria auto, parcheggiata sghemba su un dosso della strada a una cinquantina di metri, stagliarsi nella luce morbida di un cupo cielo temporalesco - la visione di un pubblicitario fatta realtà - e, per la pri­ma volta, ha provato la gioia inebriante del possesso.


Naturalmente è possibile, nonché ammissibile, amare un oggetto inanimato, ma il massimo vertice della relazione è stato quello; da allora i sen­timenti di Henry hanno assunto la for­ma del moderato piacere sporadico. L'au­to gli procura una certa soddisfazione di guida; per il resto del tempo attraversa di rado i suoi pensieri. Secondo la volon­tà e le promesse dei suoi costruttori, è di­ventata parte di lui». (Ian McEwan, Sa­bato, Einaudi).


Il problema non sta, pa­re di capire, nella liceità o meno di ave­re una macchina lussuosa. Sta piutto­sto, moralmente, nel relativizzare sag­giamente il concetto di possesso. Avven­turarsi nell'etica delle cose che si acqui­stano è insidioso: anche una Smart di seconda mano può apparire un privi­legio voluttuario a chi tira la cinghia e non si può permettere nemmeno una bicicletta.

Chi decide dove mettere le asticelle del «socialmente corretto»? In questo brandello d'Occidente con il red­dito pro capite più alto d'Europa (ric­chi sfondati, classe media vasta, garan­zie sociali per i poveri) siamo più o me­no tutti dalla parte di chi sta meglio: mare e monti, sci e wellness, in tasca tut­te le «i» possibili (phone e pod e pad), il jeans giusto, la scarpa morbida, il fou­lardino Burberry's, la Audi o la Bmw (non voglio insistere sulla Mercedes di Henry) ma anche la Fiesta o la Toyoti­na sotto casa e via con le spese (che poi favoriscono il consumo e alla fine an­cora il benessere, dicono).

L'istruzione di guida potrebbe essere questa: per evi­tare l'idolatria dell'automobile bisogna che chi possiede una berlina la tratti con il rispetto, il piacere ma anche la rela­tivizzazione con cui tratterebbe una uti­litaria d'occasione. E chi possiede una utilitaria usata la tratti con il rispetto, la cura e il piacere con cui tratterebbe una berlina lussuosa. Chi ha una bella macchina non la trasformi in idolo o status symbol e cerchi di godersela con sobrio piacere. E pensi che un rovescio in Borsa o una crisi economica potreb­bero togliergli il giocattolo.

Chi guida l'utilitaria la goda, zigzagando lieto fra le vie e i parcheggi stretti della città e re­prima ogni invidia per il macchinone lucido che incrocia. La felicità ha una sua cilindrata che sfugge alla misura del meccanico ma non all'occhio della vita vera.
 

great gatsby

Guest
Il 2011 anno d’oro per le auto tedesche: “Qui investiamo nei prodotti, l’Italia non lo fa” Ferdinand Dudenhöffer, professore all'Università di Duisburg-Essen e direttore del Car - Center automotive research, spiega il motivo per cui mentre in Germania Volkswagen annuncia l'ennesimo record, Audi festeggia il miglior anno della sua storia e Bmw si prepara ad assumere altri 4.000 dipendenti, mentre nel nostro Paese Fiat fa fatica a tirare avanti. "Marchionne? Un errore cercare lo scontro"Ferdinand Dudenhöffer Il gruppo Volkswagen annuncia l’ennesimo record, con un giro d’affari cresciuto lo scorso anno del 25,6% a quasi 160 miliardi di euro, Audi festeggia il miglior anno della sua storia, con 1,3 milioni di auto vendute, mentre Bmw si prepara ad assumere altri 4.000 dipendenti. L’industria automobilistica tedesca macina un successo dietro l’altro. Come fa? E dove si differenzia da quella italiana? Lo abbiamo chiesto al “Papa dell’auto” Ferdinand Dudenhöffer, professore all’Università di Duisburg-Essen e direttore del Car – Center automotive research.

Professor Dudenhöffer, cosa si nasconde dietro gli ultimi successi di Volkswagen?
L’industria automobilistica tedesca è posizionata globalmente. Gli utili di VW non vengono dall’Europa, bensì per la maggior parte dalla Cina, nonché, in parte, dall’America Latina, dagli Stati Uniti e dall’Europa settentrionale. Nell’Europa meridionale, invece, Volkswagen continua ad avere problemi e lo si vede da Seat (marchio del gruppo Volkswagen, ndr), che resta in rosso, per cui non è tutto oro quel che luccica.

Anche il gruppo Fiat, dopo l’acquisizione di Chrysler, è posizionato globalmente.
Certo, anche se in questo caso Chrysler guadagna soldi, mentre Fiat no. Il punto decisivo è che i tedeschi investono molto nei prodotti, mentre Marchionne no, perché non ha abbastanza soldi per farlo: i margini di guadagno di Fiat sono stati molto scarsi negli ultimi anni, Chrysler ha avuto il Chapter 11.

Quali sono gli altri punti di forza del sistema tedesco?
Il sistema tedesco è plasmato dall’engineering, dal prodotto: i tedeschi hanno un grosso interesse a investire nella tecnica, un po’ come Toyota, e investono effettivamente tantissimo sul prodotto. Nel lungo periodo tali investimenti rendono. Credo che sia proprio questo l’aspetto decisivo: puntare sul prodotto, perché alla lunga si vince solo con esso. VW ha puntato per vent’anni soltanto sul prodotto, BMW lo fa da oltre vent’anni e Mercedes ha ricominciato a farlo in modo più sostenuto da circa dieci anni. Nell’industria automobilistica le operazioni finanziarie possono contribuire temporaneamente a una certa ripresa, ma il “core” sono gli investimenti nei nuovi prodotti, nella qualità e negli stabilimenti.

Che ruolo giocano le relazioni tra aziende e lavoratori nel mondo automobilistico tedesco? I dipendenti di VW incasseranno un bonus-record di 7.500 euro lordi.
Bene, ma in questo caso è perché gli utili di Volkswagen sono molto elevati. In linea di principio in Germania i dipendenti hanno imparato a moderare le loro richieste in tempi difficili, mentre in tempi in cui gli utili sono buoni le aziende versano extra-bonus. Ciò porta alla comprensione reciproca tra aziende e lavoratori e non allo scontro, come fa a volte Marchionne.

La sua strategia è un errore?
Credo di sì: si può entrare in rotta di collisione con qualcuno per affrontare problemi davvero gravi, ma Marchionne è già da 3-4 anni in permanente rotta di collisione, questo è un errore.

Cosa potrebbe imparare dal numero uno di Volkswagen Martin Winterkorn?
In primo luogo potrebbe imparare a dare maggior peso all’engineering invece che ai dati finanziari, cioè ad ascoltare di più gli ingegneri. In secondo luogo che la strada da fare è molto lunga: non è una corsa dei 100 metri, bensì una maratona. E in terzo luogo Marchionne parla molto di “mergers”, ma in realtà non si trova poi nessun costruttore – tranne Chrsysler, che era insolvente – che voglia intraprendere la strada di una fusione con lui. E questo credo dipenda un po’ anche da lui: forse non è molto prevedibile per gli altri costruttori.

Winterkorn guadagna più di tutti gli altri manager tedeschi: 17,4 milioni di euro. Un compenso giustificato?
Difficile da dire: ha fatto un ottimo lavoro, ma è una cifra veramente molto alta, secondo me sarebbe meglio limitare tali compens
 

lorenzo63

Age quod Agis
Vw ha distribuito 7500euro bonus ai 90000 dipendenti mica pizzi e fichi; il + grande alleato di Vw sono le maestranze; quando in Italia enteambe le parti comprenderanno che l' investimento più proficuo è ila testa dei propri collaboratori .... Quando?
 

ConteRosso

mod sanguinario
Che diavolo sono i "3 agit prop"?
agit prop =agitatore di propaganda
è un termine ormai desueto che si usava negli anni '70
ma Lorenzo è vecchio :prr:
comunque sul sindacato metalmeccanico ha ragione
Landini rappresenta l'ottocento , magari fossero come Igimetall tedesco
 

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