aumento tassazione capital gain, news e suggerimenti (1 Viewer)

pierrone

Forumer attivo
rapisarda ha scritto:
mi informerò, tra l'altro tallinn è una città davvero molto bella e vivibile, molto più di quanto possa essere sanpietroburgo e credo pure kiev

ci ho vissuto per parecchio a Tallinn. Riga però è ancora meglio secondo me, almeno per un single ;) :up:
 

Fernando'S

Forumer storico
stef33 ha scritto:
I risparmiatori non devono quindi temere una modifica del regime di tassazione: gli effetti sul reddito sono modesti e quelli sul valore dei titoli di Stato pressoché nulli. Se mai dovremmo temere gli effetti — questi sì equivalenti a una patrimoniale — di un governo che non fosse capace di fermare la crescita del debito pubblico. I mercati e le agenzie di rating hanno dichiarato una tregua sino a giugno, quando il nuovo governo presenterà il suo primo Documento di programmazione economica (Dpef). Se non fosse convincente, il premio al rischio sui titoli italiani salirebbe, cioè il loro prezzo di mercato scenderebbe.
Chi ci può far pagare una patrimoniale è un governo che non riuscisse a fermare la crescita del debito, non un governo che rendesse meno inique le aliquote.
Corriere della Sera 27 marzo 2006

concordo pienamente e condivido
 

stef33

Forumer storico
Io dico solo questo: i soldi per ridurre il debito da qualche parrte devono saltare fuori...non facciamo i soliti italiani che pensano solo al loro orticello ed il resto può marcire...
Se non riduciamo il debito tutti i nostri discorsi per qualche euro in più all'anno di tassazione rendite saranno solo pura accademia perchè ci ritroveremo entro 5 anni sbattuti fuori dall'euro (non per nostra scelta come vorrebbe la lega ma con un bel calcio nel sedere...) e con una pentola ed un cucchiaio davanti a palazzo Chigi a fare gli stompers....

Cito un'analisi di una famosa Cassandra, ma purtroppo ormai è la 4° o 5° che leggo da fonti diverse, anche fonti Usa, GB, francesi...insomma ormai se ne parla apertamente...

SINDROME ARGENTINA

di Giuseppe Turani
Sul debito pubblico italiano si sente un odore di Buenos Aires (insomma di Tango Bond). L'Italia e' già adesso, per essere chiari, un´anomalia guardata con crescenti sospetti. A breve potremmo diventare qualcosa di ancora più scomodo.


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27 Marzo 2006 0:43 MILANO

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – In questi giorni il popolo di sinistra sta infilando bottiglie di champagne nel frigorifero per prepararsi alla festa (vittoria) del 10 aprile e, probabilmente, il popolo della destra sta facendo la stessa cosa. Nell´attesa, conviene riflettere su qualche fatto, e si vedrà che forse la festa del 10 aprile (a chiunque tocchi di farla) sarà di assai breve durata. Il perché è presto detto.


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Al di là delle polemiche sulla crescita zero (e anche al di là delle continue assicurazioni dell´attuale governo, per il quale stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili), la situazione si sta facendo pesante e preoccupante come raramente lo è stata negli anni passati. E´ già stato scritto che in questi giorni sulla piazza di Londra stanno maturando osservazioni verso l´Italia assai sgradevoli (e, purtroppo, non sbagliate). Se il Financial Times scrive che a proposito del debito pubblico italiano si sente un odore di Argentina (insomma di Tango Bond), gli economisti di Morgan Stanley (Vincenzo Guzzo) spiegano che l´Italia cresce troppo poco e ha un debito pubblico troppo alto, il che lascia immaginare che non sarà agevole per l´Italia vivere in pace e serenità dentro la comunità europea. Siamo già adesso, per essere chiari, un´anomalia guardata con crescenti sospetti. A breve potremmo diventare qualcosa di ancora più scomodo.

Il perché di queste osservazioni nasce dall´esame di pochissimi dati. L´Italia ha da molti anni un debito pubblico di dimensioni ciclopiche. E un debito pubblico molto alto significa che bisogna pagare molti interessi. Una buona parte delle imposte che paghiamo finisce in realtà non in servizi che lo Stato ci passa, ma ai detentori del nostro debito pubblico, cioè a quelli che hanno prestato i soldi allo Stato (che per il 55% sono ormai soggetti stranieri).

Ebbene, negli anni Novanta, di fronte alla paura di essere lasciati fuori dall´area euro e quindi di finire nella tempesta, questo paese è riuscito a esibirsi in una performance di tutto rispetto. Ha ridotto di circa 18 punti il proprio debito pubblico, passando dal 121,4 (rispetto al Pil) del 1994 al 103,8 del 2004. E questo è stato uno sforzo notevole e veramente importante. Ma poi le cose sono cambiate e alla fine del 2005, nel giro di un solo anno, il debito pubblico italiano è tornato a crescere: 106,4%, quasi tre punti percentuali in più in appena dodici mesi. E l´avanzo primario (cioè la differenza fra spese e ricavi, senza tenere conto degli interessi) è sceso dagli oltre 6 punti percentuali dell´inizio anni 2000 allo 0,5% del 2005.

E´ a questo punto, davanti a queste cifre, che la comunità finanziaria internazionale ha cominciato a guardare all´Italia con un certo sospetto. E in effetti c´è da essere preoccupati. Gli economisti di Caboto-Banca Intesa hanno fatto qualche conto per vedere, sul piano puramente aritmetico non politico, che cosa potrebbe succedere. Sono stati disegnati tre possibili scenari.

1 - Nel primo di essi si fa l´ipotesi che l´avanzo primario rimanga ai livelli dello 0,5% del Pil, come nel 2005. Si fa cioè l´ipotesi che lo Stato, una volta incassate tutte le imposte e le tasse e saldate tutte le spese che deve fare, rimane con in cassa solo lo 0,5% del Pil. Una modesta somma con la quale deve fare fronte al pagamento dei cospicui interessi.

Il risultato, in questo caso, non può che essere uno: il debito pubblico complessivo, anno dopo anno, cresce. Nel 2050 il debito pubblico italiano, che oggi è di poco superiore al 103% del Pil esploderebbe fino a raggiungere il 220% del Pil. In realtà, non si arriverebbe comunque mai a tale livello: il paese esploderebbe, tipo Argentina, molto prima. E allora non basterebbe una sola imposta patrimoniale per rimettere le cose a posto e per consentire al paese di continuare a esistere. Magari ne serviranno dieci.

2 - Ma, rimettere a posto l´avanzo primario, significa ridurre le spese, e questo è sempre difficile. Ma, se ci si riesce e se lo si riporta al 3,5% del Pil (e si rimane lì), allora nel giro di tre decenni l´Italia va sotto la linea di un debito pari al 60% del Pil (che è esattamente quanto richiesto da Maastricht).

3 - C´è, comunque, un´altra strada, meno dolorosa (ma forse irrealistica). Si può tentare, cioè, di abbattere il debito accumulato. Si vendono un po´ di beni, si rimborsa il debito, e così si devono pagare meno interessi. Secondo gli economisti di Caboto bisognerebbe vendere beni per il 5,3% del Pil all´anno per dieci anni di fila. In sostanza, si tratterebbe di vendere beni per 80 miliardi di euro all´anno, per dieci anni di seguito. E francamente sembra difficile riuscire in un´impresa del genere.

In conclusione, siamo qui, non poi così lontani da un crac di tipo argentino. Si può evitare. Ma bisogna invertire la rotta dei conti pubblici italiani immediatamente. Subito dopo aver stappato lo champagne del 10 aprile. Altrimenti la situazione diventerà ingovernabile, e non ci sarà proprio più niente da fare.

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Rapisarda

Forumer storico
pierrone ha scritto:
ci ho vissuto per parecchio a Tallinn. Riga però è ancora meglio secondo me, almeno per un single ;) :up:

Mi hanno parlato molto bene di riga, ma sfortunatamente non l'ho ancora visitata. Pur prescindendo dalle bellezze baltiche, da quello che ho visto, quelle città sono molto belle e vivibili contanto anche su un costo della vita un pò più basso rispetto a quello italiano.
Tallinn mi è piaciuta molto perchè, pur essendo una capitale europea ha mantenuto delle dimensioni medie restando quasi una città a misura d'uomo. E' inoltre posizionata in un punto strategico a centro tra russia, scandinavia e ed europa. Vi sono ancora molte contraddizioni presenti la più vistosa è la differenza tra popolazione russa e popolazioen estone. I primi vivono quasi ai margini della società mentre i secondi hanno un tenore di vita molto simile al nostro. Per quello che mi riguarda il viaggio in estonia è stato forse il più bello che ho fatto, ogni volta che ho la possibilità di passare da tallinn anche per poche ore lo faccio sempre. ad agosto ho avuto la possibilità di trascorrerci una mezza giornata (dovevo aspettare una coincidenza) e probabilmente anche quest'estate riuscirò a passarci speriamo almeno un giorno intero. Vedrem :)
 

stef33

Forumer storico
scusate non possiamo stare in argomento?
Ci sono sezione apposite per parlare di altri argomenti
Prego il moderatore di cancellare gli interventi fuori argomento
Grazie
 

Rapisarda

Forumer storico
veniamo da 3-4 anni in cui le borse sono andate benino... cosa succede se come per magia i mkt invertono la loro tendenza?
Anche il governo berlusconi sperava in una crescita costante al 2.5-3 (se ben ricordo) poi nel mezzo sono cadute 2 torri, è scoppiata una guerra, la crescita si è azzerata, ecc ecc.
Una tassa sul capital gain in questo periodo è un latrocinio bello e buono. C'è gente che a mala pena e con difficoltà si sta riprendendo dalle perdite del 2000, e tu come governo, piuttosto che invogliarli a restare sul mercato li penalizzi (proprio adesso che forse iniziano a guadagnare) con una nuova tassazione...
La sottoperformance delle ultime sedute, non è segno di gradimento del mercato a tale iniziativa... In genere si dice "chi ben comncia è già a metà dell'opera..." qui nn abbiamo ancora iniziato ma gli effetti sembrano già nefasti
 

gelsomina

Nuovo forumer
tassazione plusvalenza

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Ciao a tutti,

Scusate se rifaccio la domanda ma forse avevo sbagliato posto

desidero chiedervi un chiarimento.

a) Sui vostri post ho letto :"Solo i capital gain sono esclusi e hanno diversa tassazione che dipende dal tempo cui hai tenuto le azioni"
In america i capital gain sono sommati al reddito; questo significa che in America il reddito generato dalle plusvalenze viene considerato reddito da imposizione irpef ?

b) ho sentito in questi ultimi mesi molte volte l'onorevole bertinotti parlare delle plusvalenze generate che non hanno avuto alcuna tassazione (cita il caso dell'estate e dice che su quei guadagni non si è pagato nulla) essendo sufficiente tenere i titoli un certo numero di anni. A cosa si riferisce?

Vi sono regole per cui tenere titoli un certo periodo di tempo poi restano fuori da tassazione sul capital gain?

Vi ringrazio.
 

nic.73

Forumer attivo
Re: tassazione plusvalenza

gelsomina ha scritto:
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Ciao a tutti,

Scusate se rifaccio la domanda ma forse avevo sbagliato posto

desidero chiedervi un chiarimento.

a) Sui vostri post ho letto :"Solo i capital gain sono esclusi e hanno diversa tassazione che dipende dal tempo cui hai tenuto le azioni"
In america i capital gain sono sommati al reddito; questo significa che in America il reddito generato dalle plusvalenze viene considerato reddito da imposizione irpef ?

b) ho sentito in questi ultimi mesi molte volte l'onorevole bertinotti parlare delle plusvalenze generate che non hanno avuto alcuna tassazione (cita il caso dell'estate e dice che su quei guadagni non si è pagato nulla) essendo sufficiente tenere i titoli un certo numero di anni. A cosa si riferisce?

Vi sono regole per cui tenere titoli un certo periodo di tempo poi restano fuori da tassazione sul capital gain?

Vi ringrazio.

Da quello che mi risulta in America il capital gain per uno che risiede in america varia dal 15 al 20% e può essere esente se il titolo è stato posseduto per un certo periodo di tempo (questo per distinguere la tassazione fra chi specula e chi investe). Non so a cosa si riferisce bertinotti anche perchè non lo ritengo troppo attendibile, specie quando parla della possibilità di far pagare il 20% in Italia solo per chi ha più di 100.000 euro (visto che è tecnicamente impossibile).
Il 12,5% in Italia mi sembra già troppo, specie se consideriamo che forse è l'unico motivo per il quale alcuni investitori esteri non scappano.
In Italia il 12,5% lo paghi anche se detieni i titoli per 50 anni.
 

nic.73

Forumer attivo
stef33 ha scritto:
Io dico solo questo: i soldi per ridurre il debito da qualche parrte devono saltare fuori...non facciamo i soliti italiani che pensano solo al loro orticello ed il resto può marcire...
Se non riduciamo il debito tutti i nostri discorsi per qualche euro in più all'anno di tassazione rendite saranno solo pura accademia perchè ci ritroveremo entro 5 anni sbattuti fuori dall'euro (non per nostra scelta come vorrebbe la lega ma con un bel calcio nel sedere...) e con una pentola ed un cucchiaio davanti a palazzo Chigi a fare gli stompers....

Cito un'analisi di una famosa Cassandra, ma purtroppo ormai è la 4° o 5° che leggo da fonti diverse, anche fonti Usa, GB, francesi...insomma ormai se ne parla apertamente...

SINDROME ARGENTINA

di Giuseppe Turani
Sul debito pubblico italiano si sente un odore di Buenos Aires (insomma di Tango Bond). L'Italia e' già adesso, per essere chiari, un´anomalia guardata con crescenti sospetti. A breve potremmo diventare qualcosa di ancora più scomodo.


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27 Marzo 2006 0:43 MILANO

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – In questi giorni il popolo di sinistra sta infilando bottiglie di champagne nel frigorifero per prepararsi alla festa (vittoria) del 10 aprile e, probabilmente, il popolo della destra sta facendo la stessa cosa. Nell´attesa, conviene riflettere su qualche fatto, e si vedrà che forse la festa del 10 aprile (a chiunque tocchi di farla) sarà di assai breve durata. Il perché è presto detto.


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Al di là delle polemiche sulla crescita zero (e anche al di là delle continue assicurazioni dell´attuale governo, per il quale stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili), la situazione si sta facendo pesante e preoccupante come raramente lo è stata negli anni passati. E´ già stato scritto che in questi giorni sulla piazza di Londra stanno maturando osservazioni verso l´Italia assai sgradevoli (e, purtroppo, non sbagliate). Se il Financial Times scrive che a proposito del debito pubblico italiano si sente un odore di Argentina (insomma di Tango Bond), gli economisti di Morgan Stanley (Vincenzo Guzzo) spiegano che l´Italia cresce troppo poco e ha un debito pubblico troppo alto, il che lascia immaginare che non sarà agevole per l´Italia vivere in pace e serenità dentro la comunità europea. Siamo già adesso, per essere chiari, un´anomalia guardata con crescenti sospetti. A breve potremmo diventare qualcosa di ancora più scomodo.

Il perché di queste osservazioni nasce dall´esame di pochissimi dati. L´Italia ha da molti anni un debito pubblico di dimensioni ciclopiche. E un debito pubblico molto alto significa che bisogna pagare molti interessi. Una buona parte delle imposte che paghiamo finisce in realtà non in servizi che lo Stato ci passa, ma ai detentori del nostro debito pubblico, cioè a quelli che hanno prestato i soldi allo Stato (che per il 55% sono ormai soggetti stranieri).

Ebbene, negli anni Novanta, di fronte alla paura di essere lasciati fuori dall´area euro e quindi di finire nella tempesta, questo paese è riuscito a esibirsi in una performance di tutto rispetto. Ha ridotto di circa 18 punti il proprio debito pubblico, passando dal 121,4 (rispetto al Pil) del 1994 al 103,8 del 2004. E questo è stato uno sforzo notevole e veramente importante. Ma poi le cose sono cambiate e alla fine del 2005, nel giro di un solo anno, il debito pubblico italiano è tornato a crescere: 106,4%, quasi tre punti percentuali in più in appena dodici mesi. E l´avanzo primario (cioè la differenza fra spese e ricavi, senza tenere conto degli interessi) è sceso dagli oltre 6 punti percentuali dell´inizio anni 2000 allo 0,5% del 2005.

E´ a questo punto, davanti a queste cifre, che la comunità finanziaria internazionale ha cominciato a guardare all´Italia con un certo sospetto. E in effetti c´è da essere preoccupati. Gli economisti di Caboto-Banca Intesa hanno fatto qualche conto per vedere, sul piano puramente aritmetico non politico, che cosa potrebbe succedere. Sono stati disegnati tre possibili scenari.

1 - Nel primo di essi si fa l´ipotesi che l´avanzo primario rimanga ai livelli dello 0,5% del Pil, come nel 2005. Si fa cioè l´ipotesi che lo Stato, una volta incassate tutte le imposte e le tasse e saldate tutte le spese che deve fare, rimane con in cassa solo lo 0,5% del Pil. Una modesta somma con la quale deve fare fronte al pagamento dei cospicui interessi.

Il risultato, in questo caso, non può che essere uno: il debito pubblico complessivo, anno dopo anno, cresce. Nel 2050 il debito pubblico italiano, che oggi è di poco superiore al 103% del Pil esploderebbe fino a raggiungere il 220% del Pil. In realtà, non si arriverebbe comunque mai a tale livello: il paese esploderebbe, tipo Argentina, molto prima. E allora non basterebbe una sola imposta patrimoniale per rimettere le cose a posto e per consentire al paese di continuare a esistere. Magari ne serviranno dieci.

2 - Ma, rimettere a posto l´avanzo primario, significa ridurre le spese, e questo è sempre difficile. Ma, se ci si riesce e se lo si riporta al 3,5% del Pil (e si rimane lì), allora nel giro di tre decenni l´Italia va sotto la linea di un debito pari al 60% del Pil (che è esattamente quanto richiesto da Maastricht).

3 - C´è, comunque, un´altra strada, meno dolorosa (ma forse irrealistica). Si può tentare, cioè, di abbattere il debito accumulato. Si vendono un po´ di beni, si rimborsa il debito, e così si devono pagare meno interessi. Secondo gli economisti di Caboto bisognerebbe vendere beni per il 5,3% del Pil all´anno per dieci anni di fila. In sostanza, si tratterebbe di vendere beni per 80 miliardi di euro all´anno, per dieci anni di seguito. E francamente sembra difficile riuscire in un´impresa del genere.

In conclusione, siamo qui, non poi così lontani da un crac di tipo argentino. Si può evitare. Ma bisogna invertire la rotta dei conti pubblici italiani immediatamente. Subito dopo aver stappato lo champagne del 10 aprile. Altrimenti la situazione diventerà ingovernabile, e non ci sarà proprio più niente da fare.

Copyright © La Repubblica per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved


Classica propaganda catastrofistica. Un po' come i grandi maghi che prevedevano il crack dell'america dopo l'apertura della fantaborsa del petrolio in euro in Iran.
 

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