Atlantia (ATL) ATLANTIA è anche Abertis (2 lettori)

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Atlantia per entrare in ALITALIA con i money
VENDE TELEPASS; ci sono TRE interessati

Atlantia: riparte da Telepass, 40% vale 800 milioni (CorSera)

ROMA (MF-DJ)--Archiviata l'era Castellucci, il Comitato esecutivo di Atlantia si trova a dover gestire tre partite intricate: l'investimento in Alitalia, l'integrazione con Abertis e la valorizzazione sul mercato del 40% della controllata Telepass che vale circa 800 mln.

Lo scrive il "Corriere della Sera" precisando che la società che gestisce i pagamenti automatici ai caselli autostradali e che da due anni ha ampliato l'offerta a settori contigui come traghetti, parcheggi, carburanti, bollo, slcypass, taxi
è nel mirino della cordata tricolore Fondo Strategico-Sia-Generali che però sembra in ritardo rispetto alle altre tre pretendenti: i fondi Apax, Warburg Pincus e Partners Group.
Non siamo ancora alle offerte vincolanti, ma la direzione è chiara.
La vendita porterà risorse importanti per digerire serenamente l'operazione Alitalia.

(END) Dow Jones Newswires
September 19, 2019 03:11 ET (07:11 GMT)
 

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La proposta di minor deducibilità degli ammortamenti fa cadere Atlantia
In rosso anche Sias e Astm a causa della proposta del M5S di ridurre la deducibilità fiscale degli ammortamenti sui beni reversibili delle autostrade all'1% annuo. La stretta fiscale sui concessionari potrebbe valere per lo Stato fino a 300 mln di euro. Pesa su Atlantia anche la notizia che Aspi avrebbe falsificato numerosi atti pubblici | I Benetton si affidano a 3 banche per piazzare 408 milioni di dollari di obbligazioni in Brasile
di Francesca Gerosa
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Seduta sotto tono per il titolo Atlantia (-1,66% a 21,90 euro), Sias (-1,84% a 15,50 euro) a Astm (-1,74% a 28,30 euro) a Piazza Affari a causa della proposta del Movimento 5 Stelle di ridurre con la prossima legge di bilancio la deducibilità fiscale all'1% annuo degli ammortamenti sui beni reversibili delle autostrade . La stretta fiscale sui concessionari potrebbe valere per lo Stato fino a 300 milioni di euro.

In pratica, la norma si tradurrebbe nell'abbattimento all'1% dell'ammortamento dei beni delle imprese concessionarie di costruzione e gestione di autostrade e trafori. La notizia, a detta degli analisti di Equita , è potenzialmente negativa per il settore in termini di maggiori tasse annue. Infatti, la controllata di Atlantia , Autostrade per l'Italia, ha circa 12 miliardi di valore di asset immateriali definiti diritti concessori (beni gratuitamente devolvibili) e ulteriori investimenti autorizzati/committed e prioritari per circa 11,5 miliardi, che vengono completamente ammortizzati al termine della concessione nel 2038.

Sias, invece, possiede circa 3,3 miliardi di asset in beni gratuitamente devolvibili. Naturalmente nell'iter di approvazione della manovra finanziaria, hanno spiegato gli analisti, andrà verificato se l'emendamento diventerà legge e come possa introdursi un'aliquota del 1%, che creerebbe un valore fiscale residuo degli asset al termine della concessione, non riconosciuto nel contratto.

Ma c'è anche l'ipotesi che la norma sia incostituzionale considerando che colpisce un settore specifico.

A pesare sul titolo Atlantia ci sono anche gli sviluppi dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi a Genova che riguarda alcuni dipendenti Spea e Aspi. Infatti, secondo il procuratore di Genova, ci sarebbero stati "comportamenti organizzati per falsificazione atti pubblici con la finalità di nascondere il reale stato di ammaloramento di diverse opere autostradali".
Si tratterebbe di "gravi inadempienze" rispetto agli obblighi di legge della convenzione autostradale. "Da quanto riportato dalla stampa dei documenti depositati dalla procura", hanno osservato gli analisti di Equita , "sembrerebbe che l'ipotesi di reato vada oltre la responsabilità degli individui a oggi indagati e ipotizzi il coinvolgimento della società" su cui la sim mantiene, comunque, un rating buy e un target price a 25,8 euro. Anche Mediobanca Securities ha ribadito un giudizio positivo: outperform con un target price a 25,80 euro.

Si ricorda che l'inchiesta ha già portato a nove misure cautelari nei confronti di tecnici di Aspi e Spea per la presunta falsificazione di report sullo stato di sicurezza del ponte.
"Per questo motivo, ci attendiamo un periodo di ulteriore volatilità per il titolo.
Crediamo che difficilmente il governo e la società possano arrivare a un accordo in tempi brevi, anche in attesa del report dei periti sulle cause del crollo del ponte Morandi in arrivo a dicembre", ha avvertito un analista. (riproduzione riservata)
La proposta di minor deducibilità degli ammortamenti fa cadere Atlantia - MilanoFinanza.it
 

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Le prospettive in vista del 30 giugno
«Se non si arrivasse ad un accordo entro il 30 giugno, Aspi chiedendo la risoluzione del contratto avvierebbe una litigation legale – commentano gli analisti di Equita – nel frattempo Aspi continuerebbe a gestire la rete e la negoziazione potrebbe continuare, ma lo scontro sarebbe più duro e il Governo potrebbe attivare la procedura di revoca facendo emergere il tema del rifinanziamento di Aspi e di Atlantia che attualmente hanno rating junk».

 

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Così la famiglia Benetton sta tentando di vendere ad Atlantia il 6% di Cellnex per 1,3 miliardi Carlotta Scozzari

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LUCIANO BENETTON CON LA MOGLIE - SERGIO OLIVERIO Imagoeconomica

Era il 24 luglio 2018, poco prima che il crollo del Ponte Morandi di Genova cambiasse tragicamente la vita di tante persone: quel giorno, benché i comunicati stampa dell’epoca non ne conservino traccia, Atlantia sottoscrisse un accordo che, tra le altre cose, riguardava l’acquisto di una partecipazione fino al 5,98% del capitale di Cellnex Telecom, operatore di infrastrutture per telecomunicazioni wireless e per la radiodiffusione quotato a Madrid. L’accordo era stato siglato con i Benetton attraverso le società Edizione srl, la finanziaria della famiglia di Ponzano Veneto che custodisce la partecipazione di maggioranza del 16,45% di Cellnex, Sintonia spa e il veicolo Connect spa, cui è successivamente subentrato il veicolo Connect Due srl, che pertanto figuravano come i venditori.

Ma dal momento che Edizione deteneva e tutt’oggi detiene, proprio tramite Sintonia, anche il 30,25% di Atlantia, si capisce perché l’accordo rientri a pieno titolo tra le operazioni tra parti correlate, tra l’altro tra quelle cosiddette “di maggiore rilevanza” poiché il corrispettivo previsto in rapporto a determinati parametri supera appunto le cosiddette soglie di rilevanza; in altri termini, l’operazione è grossa e avrà un impatto non da poco su Atlantia. In pratica, le società interamente controllate dai Benetton avrebbero dovuto vendere ad Atlantia, quotata in Borsa e nei giorni scorsi balzata agli onori delle cronache per la questione Autostrade per l’Italia, quasi il 6% di Cellnex. Il condizionale è d’obbligo, perché l’azienda di cui i Benetton hanno in mano poco più del 30% sull’operazione ha preso tempo.

Prima di vedere come ed entrare nei dettagli dell’intricata questione, va ricordato che Cellnex, presieduta da Franco Bernabè e guidata dall’amministratore delegato Tobias Martinez, ha appena annunciato di avere archiviato il primo semestre del 2020 con ricavi di 723 milioni di euro (+48% annuo), un margine operativo lordo (ebitda) di 527 milioni (+64%) e un risultato netto negativo di 43 milioni (che si confronta con il dato nullo del 2018), per il sostanziale effetto di maggiori ammortamenti (+95%) e costi finanziari (+23%) “associati – spiega una nota di Cellnex – all’intenso processo di acquisizioni e al conseguente ampliamento del perimetro”.
Insieme con l’annuncio dei numeri della prima metà del 2020, il gruppo con base a Barcellona ha alzato le stime di ebitda per il 2020 portandole a un intervallo tra 1,16 e 1,18 miliardi dal precedente 1,065-1,085 miliardi.

Tornando all’accordo siglato nel luglio del 2018 e riguardante il 5,98% di Cellnex, esso – come emerge da documenti consultati da Business Insider – riconosceva ad Atlantia “un’opzione di co-investimento per l’acquisto di una partecipazione fino al 5,98% del capitale sociale di Cellnex Telecom sa (“Cellnex”), da potersi esercitare in un’unica soluzione ed entro il 12 luglio 2020 mediante l’acquisto diretto delle azioni di Cellnex ovvero mediante l’investimento nel veicolo”, vale a dire una delle due società denominate Connect di cui sopra. Sulla base del medesimo accordo, Atlantia avrebbe avuto una prelazione sull’acquisto dell’intera quota in mano a Edizione, nel 2018 pari al 29,9% e oggi pari al 16,45 per cento.
Tuttavia, il consiglio di amministrazione di Atlantia del 18 giugno scorso, presa in esame la questione, ha ritenuto “opportuno verificare la disponibilità dei contraenti”, e dunque le società della famiglia Benetton, “a concedere una proroga” per l’esercizio dell’opzione legata all’acquisto della quota di quasi il 6 per cento.
E questo perché “l’onere derivante dall’esercizio dell’opzione di coinvestimento in Cellnex sarebbe risultato gravoso, stante la situazione finanziaria del Gruppo Atlantia che risente sia dell’incertezza derivante dalle controversie normative e regolatorie in atto in Italia (controversie in via di chiusura grazie al recente accordo tra Atlantia e il governo Conte, ndr) sia degli impatti sui propri volumi di traffico dell’emergenza pandemica del Covid-19″.


Il 2 luglio 2020 Edizione e Sintonia hanno quindi manifestato la loro disponibilità a concedere un’estensione della data di scandenza, proponendo nello stesso tempo ad Atlantia di modificare l’accordo del luglio 2018. La facoltà di esercizio dell’opzione è così stata prorogata al 12 luglio 2021. Inoltre, è stato deciso che “l’oggetto della medesima opzione riguarda il (e non più fino al) 5,98% del capitale di Cellnex, con la precisazione che l’acquisto della partecipazione può avvenire soltanto in via diretta, mediante l’acquisto delle azioni di Cellnex dal veicolo”.
È stato poi “eliminato l’obbligo di sottoscrizione di un patto parasociale con conseguente venir meno, da un lato, del vincolo triennale di lock-up (cioè di mantenimento in portafoglio senza poterle rivendere, ndr) in capo ad Atlantia sulle azioni acquistate e, dall’altro lato, dei diritti di governance proporzionali alla partecipazione”.
Le modifiche dell’accordo sono state approvate dal cda di Atlantia del 9 luglio 2020. Nel corso della discussione il presidente Fabio Cerchiai, l’amministratore delegato Carlo Bertazzo e i consiglieri Sabrina Benetton e Valentina Martinelli hanno dichiarato “di avere un interesse nell’operazione”, in quanto soggetti che ricoprono incarichi di varia natura anche in Edizione.

Trattandosi di un’operazione tra parti correlate di maggiore rilevanza, le modifiche all’accordo sono state valutate, prima ancora che dal cda, dal comitato parti correlate di Atlantia, presieduto da Dario Frigerio, che a sua volta, prima di esprimere “parere favorevole circa la sussistenza di un interesse della società al compimento dell’operazione”, ha deciso di rivolgersi a un consulente finanziario, individuato in Equita. E quest’ultimo ha ritenuto che le proposte di modifica dell’accordo, “sotto il profilo economico e finanziario possano considerarsi migliorative, o comunque non peggiorative, per Atlantia rispetto ai termini dell’accordo” del luglio 2018.
Tra gli elementi soppesati da Equita per giungere a tale conclusione, il fatto che, sulla base dell’accordo iniziale del 2018, “il valore dell’opzione di coinvestimento sarebbe risultato prossimo allo zero o negativo a causa della presenza del vincolo di lock-up triennale sulle azioni Cellnex, che avrebbe imposto alcuni costi addizionali”. Viceversa, nello scenario tratteggiato dal nuovo accordo, che come visto non prevede alcun lock-up dopo l’esercizio dell’opzione, “il valore dell’opzione risulta compreso in un intervallo tra 3,6% e 4,6% del valore dell’azione Cellnex”.
Poiché alla chiusura di Borsa dell’8 luglio 2020 le azioni Cellnex valevano 56,6 euro l’una, la stessa Atlantia ha calcolato un controvalore dell’operazione, nel caso in cui appunto la società decidesse di esercitare l’opzione acquistando quasi il 6%, pari a 1,3 miliardi (cifra che fondamentalmente non cambia considerando le attuali quotazioni sul mercato azionario spagnolo), da reperire tramite “disponibilità liquide e mezzi equivalenti” o tramite “ricorso al mercato del credito”.
Da notare che Edizione è divenuta prima socia di Cellnex perché, nell’aprile del 2018, aveva comprato proprio da Atlantia, che a sua volta l’aveva rilevata da Abertis, una partecipazione del 29,9% pagandola quasi 1,5 miliardi. Ora invece 1,3 miliardi potrebbero tornare indietro alla famiglia Benetton, ma a fronte del passaggio di mano di una quota molto minore, pari a quasi il 6 per cento. Ma per decidere se vale la pena Atlantia ha ancora quasi un anno di tempo.


PS è così che si fanno gli affari e si diventa ricchi
 

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Atlantia, quota in Cellnex scende a 4,73% dopo aumento capitale

Reuters
9 settembre 2020


MADRID (Reuters) - La quota di capitale detenuta da Atlantia in Cellnex è scesa al di sotto del 5% a seguito di un aumento di capitale da 4 miliardi di euro del gruppo delle torri spagnolo.
Lo rende noto l'ente regolatore del mercato azionario spagnolo Cnmv.

Atlantia possiede ora il 4,73% di Cellnex, contro il 5,98% detenuto prima dell'aumento di capitale, si legge in un filing di Cnmv.

Quest'estate, Cellnex ha raccolto 4 miliardi di euro attraverso la vendita di nuove azioni al fine di finanziare l'espansione della rete delle infrastrutture per le telecomunicazioni.

L'aumento di capitale ha ridotto la partecipazione dei Benetton - che è anche il principale socio di Atlantia - al 13% dal 16,45%, sebbene la famiglia resti il maggiore azionista della società spagnola.

Scorporata dall'operatore di infrastrutture spagnolo Abertis nel 2015, Cellnex si è espansa velocemente e vanta ora una capitalizzazione di mercato di circa 25 miliardi di euro.
 

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