Atlantia (ATL) ATLANTIA è anche Abertis (1 Viewer)

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Atlantia, Equita migliora la stima di dividendo 2018 e 2019 a 85 centesimi
Mentre il governatore della Ligura, Toti, ha chiesto di rinunciare al reddito di cittadinanza per investire nelle grandi opere, Atlantia è tra i peggiori dopo che il crollo del ponte Morandi ha pesato sui conti (stop all'acconto sul dividendo). E' però positiva la decisione di distribuire un dividendo minimo pari ai dividendi ricevuti dalle partecipate, esclusa Aspi. Può arrivare a 80-90 centesimi di euro

Atlantia, Equita migliora la stima di dividendo 2018 e 2019 a 85 centesimi - MilanoFinanza.it
 

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grafico... nulla da dire è lì sempre sotto il gap del crollo del ponte di genova
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Atlantia, Mediobanca: Hispasat venduta a un prezzo inferiore alle attese
Abertis ha raggiunto l'accordo con Red Eléctrica per la cessione della quota dell'89,7% in Hispasat per 949 mln di euro. L'incasso è di 94 mln inferiore alle aspettative della banca d'affari che consiglia prudenza con nuove operazioni di M&A su larga scala (no all'acquisto della quota nell'Aeroporto di Tolosa) data l'elevata leva finanziaria di Atlantia dopo l'acquisto di Abertis: può mettere a rischio i dividendi 13/02/2019 10:05
 

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Atlantia, Mediobanca avverte: il debito di Abertis va monitorato
Il titolo non risente né delle dimissioni di Monica Mondardini né del fatto che il debito della neo-acquisita nel 2018 a 13,3 mld di euro ha superato le attese della banca d'affari, nonostante spese in conto capitale molto più basse (604 mln). Atlantia consoliderà Abertis solo negli ultimi due mesi dello scorso anno, quindi non è previsto un impatto significativo sui risultati 2018


di Francesca Gerosa
Atlantia, Mediobanca avverte: il debito di Abertis va monitorato - MilanoFinanza.it

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Il titolo Atlantia non risente né delle dimissioni di Monica Mondardini né dei conti della neo-acquisita Abertis che, a detta di Mediobanca Securities, hanno deluso sul fronte del debito. L'azione al momento sale contro corrente rispetto al mercato dello 0,67% a quota 20,98 euro. Ieri a mercato già chiuso Monica Mondardini, consigliere non esecutivo e indipendente di Atlantia , ha comunicato le proprie dimissioni, con efficacia immediata, dalla carica di consigliere di amministrazione nonché dalla carica di componente del Comitato risorse umane e remunerazione, "ritenendo non più sussistenti i presupposti per continuare ad assicurare un contributo collaborativo".

Secondo MF, alla base delle dimissioni ci sarebbero disaccordi in merito alle questioni di governance interna. "Anche se non vediamo alcun impatto quantitativo per Atlantia , questa è una notizia negativa visto che Monica Mondardini è un top manager di successo e molto apprezzato e perché le sue dimissioni evidenziano disaccordi con la società", commentano in una nota di oggi gli analisti di Mediobanca che guardano anche ai conti 2018 della controllata spagnola, Abertis, in linea con le aspettative, ma il debito ha deluso.

In sintesi, il gruppo spagnolo ha registrato un utile netto di 1,681 miliardi di euro nel 2018, con un incremento dell'87% rispetto all'anno precedente, grazie soprattutto alle plusvalenze (605 milioni di euro) ottenute con la vendita del 34% di Cellnex Telecom. Escludendo le poste straordinarie, l'utile netto sarebbe aumentato del 15%. "L'utile netto è stato del 3% superiore alle nostre attese. Il fattore chiave sono state le tasse più basse: 296 milioni contro i 446,8 milioni da noi stimati", spiegano gli esperti di Mediobanca .

Bene anche l'ebitda che si è attestato a 3,549 miliardi di euro (+3%), spinto da diversi fattori, tra cui l'attuazione di misure di miglioramento dell'efficienza e l'ottimizzazione delle spese operative. Su base rettificata l'ebitda è aumentato del 7%. "L'ebitda è risultato superiore alle nostre attese dell'1,6%.
Anche l'Italia e l'Argentina sono risultate sopra le nostre previsioni, rispettivamente, del 16,4% e del 149%. Viceversa hanno deluso Brasile e Porto Rico", osservano ancora gli analisti della banca d'affari.

Mentre i ricavi totali dell'esercizio sono stati pari a 5,255 miliardi di euro, con un lieve calo dello 0,3% rispetto al 2017, principalmente a causa dell'andamento negativo dei tassi di cambio. Il fatturato, su base like-for-like, è aumentato del 5,3%. "I ricavi complessivi sono stati superiori dello 0,7% a quelli da noi stimati e presentano alcune differenze rilevanti in termini di mix: l'Italia e l'Argentina hanno registrato un forte aumento, rispettivamente, del 19,5% e del 23,4%; d'altro canto, il Brasile ha mostrato ricavi del 9,1% sotto le nostre previsioni e le attività residuali che includono India, Emovis e alcune altre attività minori del -16% rispetto alle nostre attese", precisano gli esperti di Mediobanca .

Nota dolente l'indebitamento netto di 13,3 miliardi di euro che ha superato la stima di Mediobanca a 12,7 miliardi, nonostante le spese in conto capitale molto più basse (604 milioni contro gli 1,013 miliardi attesi). Il debito ha una durata media di 5 anni, è dell'82% a tasso fisso con un costo medio del 3,8%, leggermente inferiore al 4% riportato alla fine del 2017.
L'indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2018 di Atlantia era pari a 9,907 miliardi di euro in aumento di 411 milioni di euro rispetto al saldo al 31 dicembre 2017, per effetto dell'acquisto del 15,49% del capitale di Getlink per un importo di 1,056 miliardi di euro.

Abertis ha comunque proposto all'assemblea del prossimo 19 marzo dividendi per 2,4 miliardi di euro: 875 milioni di euro di dividendo regolare e 1,5 miliardi di euro relativi alla distribuzione delle riserve disponibili a seguito della cessione di Cellnex. Il dato, in questo caso, è sostanzialmente in linea con la stima di Mediobanca di 2,6 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le prospettive per l'anno 2019, sono stati menzionati i seguenti punti chiave: affrontare l'incertezza nella continuità di concessioni e analisi di nuove linee di business in Spagna; analisi del nuovo piano di investimenti in Francia (Grand Paris); avanzare con il progetto Valdastico Nord in Italia: iniziare i lavori di costruzione nella sezione Veneto e ottenere il via libera per la sezione di Trento; prosecuzione del piano di capex in corso in Brasile; gara d'appalto per l'intersezione Quilicura-Autopista Central in Cile ed esecuzione dei lavori concordati in Cile lungo la Ruta 68 e 78; esecuzione del piano di capex in Argentina che ha permesso l'estensione delle concessioni al 2030; analisi delle nuove opportunità di crescita nel paese facendo leva sul piano nazionale delle infrastrutture.

Se nel complesso gli analisti di Mediobanca non vedono nei numeri 2018 di Abertis grosse deviazioni con le loro stime, trovano alcune differenze rilevanti a livello nazionale che devono essere esaminate. Il punto chiave che merita attenzione, a loro dire, è l'importo del debito superiore al previsto, nonostante i minori costi in conto capitale, "qualcosa che deve essere monitorato", avvertono alla banca d'affari.

Si ricorda che Atlantia consoliderà Abertis solo negli ultimi due mesi del 2018, quindi gli analisti non si aspettano un impatto significativo sui risultati 2018 (il cda sul bilancio 2018 di Atlantia si riunirà il prossimo 7 marzo) e sulla valutazione di Atlantia dato che Abertis rappresenta solo il 25% del valore azionario di Atlantia nella loro somma delle parti.
"Con il flusso di notizie sul crollo del ponte Morandi a Genova e la ricostruzione in atto, riteniamo che l'attenzione si concentrerà sui fondamentali nei prossimi trimestri e in particolare sull'integrazione e sul nuovo piano strategico per Abertis", concludono gli analisti di Mediobanca che sul titolo Atlantia mantengono un rating outperform e un target price a 25,20 euro.
 

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INFRASTRUTTURE
Da Brexit un «assegno virtuale» per l’Eurotunnel partecipato da Atlantia
il camion rosso con la scritta «Cucchiarale» e la targa italiana è parcheggiato lungo un lato di Nevern Square, zona residenziale di Londra tra aiuole curate e palazzi vittoriani in mattoni rossi. Ha trasportato mobili dall’Italia: i traslochi per l’Inghilterra si fanno via terra. E quello della ditta torinese di spedizioni è solo uno delle migliaia di camion che ogni giorno si infilano sotto la Manica a Calais, in Francia, percorrono circa 30 chilometridi galleria sott’acqua e rispuntano a Dover, la città delle sogliole, sulla costa dell’Inghilterra.
Inaugurato a fine anni Novanta e salutato allora come un’opera messianica per il Regno Unito, il tunnel ha vissuto anni molto difficili. La società Eurotunnel, che gestisce i pedaggi dell’avveniristico collegamento sottomarino, ha rischiato il fallimento, ma oggi è invece un’infrastruttura strategica che, soprattutto, parla italiano: una grossa fetta appartiene alla famiglia Benetton.
I problemi sopra e sotto la Manica sono seguiti con molta attenzione a Villa Minelli, la sontuosa dimora storica alle porte di Treviso, quartier generale dei Benetton: la parola Brexit non è necessariamente un male. Perché dalle acque torbide della Manica è spuntato un tesoretto inaspettato da 40 milioni di euro. Un assegno che porta addirittura la firma del Governo di Sua Maestà.

Esattamente un anno fa lo scomparso Gilberto Benetton, il «cervello» della famiglia veneta, fece un blitz.
Con una mossa inaspettata Atlantia, il colosso delle autostrade e degli aeroporti dei Benetton, ha comprato una quota del 15% di Eurotunnel, la società che gestisce la galleria stradale sotto la Manica: il pacchetto, pagato 1 miliardo di euro, era stato venduto dalla banca d’affari americana Goldman Sachs, che con i Benetton ha storiche relazioni di interesse (è stata azionista di Sintonia, la subholding che controllava Atlantia e riuniva Benetton e Mediobanca).

Nel frattempo Eurotunnel è diventata una gallina dalle uova d'oro (anche se molto indebitata). In un paese quasi de-industrializzato e che non produce quasi più nulla, quella galleria sotto la Manica è un cordone ombelicale: da lì la Gran Bretagna importa una imponente fetta di merci essenziali (cibo, tra cui le altrimenti introvabili frutta e verdura, medicinali e via discorrendo). Ogni due sterline incassate, Eurotunnel ne fa una di margine (il Mol è superiore al 50%): nel 2017 i pedaggi sono stati di 1,033 miliardi di euro. A penalizzare i profitti, «solo» (si fa per dire) 100 milioni nel 2017, è l’imponente mole di debito, circa 3,7 miliardi stando agli ultimi dati disponibili, ossia più o meno sette volte il margine operativo lordo.

Quel 15% in mano ai Benetton, però, vale però il 26% in termini di diritti di voto in assemblea e dunque fa dei Benetton uno dei principali azionisti della società che unisce Francia e Inghilterra.
Nei giorni scorsi il ministro dei trasporti britannico Chris Grayling ha virtualmente firmato un assegno da da 33 milioni di sterline come risarcimento per i disagi che un eventuale «no deal», ossia un’uscita disordinata dalla Ue. Eurotunnel è l’unico collegamento terrestre tra l’isola e il continente.

E lo scorso dicembre il governo May, temendo il peggio, aveva affidato un appalto alle società di traghetti per importare beni di prima necessità se il 29 marzo la Gran Bretagna abbandonerà la Ue al buio.
La cosa non era andata per niente a genio a Eurotunnel che ha fatto causa e ottenuto un risarcimento.
A Villa Minelli, non tutte le Brexit vengono per nuocere.
Da Brexit un «assegno virtuale» per l’Eurotunnel partecipato da Atlantia
 

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i conti della holding edizione

Perché il business di Autostrade è cruciale per i Benetton
di Antonella Olivieri

29 giugno 2019
Perché il business di Autostrade è cruciale per i Benetton - Il Sole 24 ORE


La minaccia per il gruppo Benetton è seria.
Il bilancio consolidato di Edizione - i dati del 2018 sono stati elaborati con l’ausilio di R&S-Mediobanca - dipende infatti ancora in larga misura da Atlantia, tanto che, rispetto a un giro d’affari complessivo di 12.587 milioni, l’utile netto della holding della famiglia di Ponzano Veneto - 1.083 milioni - è spiegato interamente dalla società infrastrutturale che fattura 6.384 milioni al netto del canone di concessione di 532 milioni.
Tolte le quote di competenza terzi, Atlantia produce per i suoi azionisti profitti netti per 818 milioni, ai soci di Edizione - che detiene il 30,25% del capitale della società infrastrutturale - ne spettano 197.

In altre parole, senza Atlantia gli utili sparirebbero, perchè gli 86 milioni di competenza dei soci di Autogrill non basterebbero nemmeno a compensare le perdite dell’attività storica, con Benetton e la sua costola Olimpias che hanno chiuso in perdita rispettivamente per 115 e 11 milioni (il gruppo dei maglioncini è in rosso costante dal 2013).
Per contro sparirebbe anche il 98,5% del debito finanziario che assomma per Edizione a 47,99 miliardi.


Atlantia non può certo dirsi un’attività decotta, con un margine operativo lordo di 4.149 milioni, che sfiora il 65% dei ricavi netti. A sua volta, in Atlantia è preponderante il peso di Autostrade per l’Italia (Aspi) che, con 3.489 milioni, contribuisce al 54,7% delle entrate, e, con 1.765 milioni, al 64,2% del margine operativo netto. A livello di risultato netto, dei 1.083 milioni di Atlantia, 622 (il 57,4%) vengono dai pedaggi italiani.


I conti del 2018 consolidano solo per due mesi la neo acquisita Abertis (50% più un’azione) che, a partire dal prossimo anno, avrà l’effetto di diluire il peso dell’Italia. Pro-forma - se cioè il gruppo spagnolo fosse stato consolidato dall’inizio del 2018 - il fatturato netto di Atlantia quasi raddoppierebbe, passando da 6.384 a 11.344 milioni e il margine operativo lordo salirebbe da 4.149 a 7.307 milioni. Le attività aereoportuali - il 99,38% di Aeroporti di Roma (Fiumicino e Ciampino), il 64% di Costa Azzurra e il 99,94% dell’Aeroporto di Saint Tropez - pesano ancora relativamente poco: appena il 12% dell’intero fatturato consolidato di Atlantia, con un apporto di 834 milioni al netto delle rettifiche infragruppo.

Un altro pizzico di estero nel portafoglio di Atlantia è il 15,49% di Getlink (che esprime però il 26,64% dei diritti di voto), società che gestisce il collegamento sottomarino della Manica, per un valore a patrimonio netto di 1.041 milioni.
Ma complessivamente, tra autostrade e aeroporti, oltre il 70% del giro d’affari di Atlantia - nei conti 2018 - ha origine ancora nella Penisola.

Al piano superiore, quello di Edizione, la diversificazione al momento è poco più che un accenno. Dall’operazione Abertis il gruppo ha ereditato anche il 29,9% di Cellnex (detenuto tramite Connect), un ritorno alle tlc, ma nel business meno volatile delle torri per la telefonia mobile (la società catalana ha rilevato in Italia buona parte della rete di Wind). Cellnex, che nel bilancio di Edizione è consolidata a patrimonio netto, è comunque ancora una realtà relativamente piccola con 867 milioni di fatturato netto, un margine operativo lordo di 516 milioni, un margine operativo netto di 113, un risultato netto di 18 milioni e utile di competenza dei soci di 15 milioni.

Gli unici investimenti finanziari - oltre al neo acquisto di poco meno del 3% di Prysmian - sono quelli della filiera Mediobanca-Generali. Il 2,1% di Piazzetta Cuccia (in carico a 181 milioni, ma contabilizzato al fair value di 141 milioni) e il 3,33% di Generali (valore di carico 811 milioni, fair value di 757 milioni) contribuiscono per poco meno di 900 milioni al capitale netto della holding che è di 21,8 miliardi.

In conclusione, il gruppo Benetton è ancora fortemente italocentrico e Atlantia-dipendente. Destabilizzare Atlantia significa colpire anche il 70% degli investitori di mercato e i 13.388 dipendenti del gruppo in Italia, dei quali 6.846 lavorano per Autostrade. Può sembrare un ricatto morale, ma occorre rifletterci.
 

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REVOCA CONCESSIONE AUTOSTRADE/ I conti e le conseguenze negative per l’Italia
03.07.2019 - Roberto Zucchetti
In questi giorni si parla di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia. Ecco quali conseguenze avrebbe una tale decisione
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LaPresse

Tra il ministero dei Trasporti (Ministero), subentrato ad Anas, e la società Autostrade per l’Italia (Autostrade) è stato fatto un contratto (“Convenzione unica”) nel 2007 che disciplina (art. 2) “la costruzione e l’esercizio” di 17 autostrade per un totale di 2.854 chilometri. Il contratto aveva durata fino al 31/12/2038, ma è stato prorogato al 2042: quindi mancano 22,5 anni alla scadenza. Il contratto regola, come ovvio, molti aspetti: limitiamoci a leggere gli articoli che riguardano le inadempienze di Autostrade e le possibili azioni del Ministero.

L’articolo 8, intitolato “Accertamento gravi inadempimenti”, prevede che se il Ministero accerta una grave mancanza di Autostrade deve inviare un documento di contestazione: sappiamo che questo è avvenuto e sappiamo anche che Autostrade ha risposto. Continuando a leggere l’art. 8, apprendiamo che, qualora il Ministero non ritenga accettabili le giustificazioni, può attivare quanto previsto dall’art. 9, intitolato “Decadenza della Concessione”. Notiamo che si usa un termine diverso da “Revoca”, che, vedremo, è regolata da un articolo successivo.

Come funziona la “Decadenza”? Perché la concessione decada, non basta che Autostrade sia stata inadempiente nel passato, ma anche che, una volta richiamata, “perduri la grave inadempienza”. Ciò che il Ministero ha contestato ad Autostrade è la mancanza di manutenzione: perché il contratto decada è quindi necessario dimostrare che Autostrade stia continuando a non fare bene la manutenzione. Anche in questo caso, il contratto non prevede un automatismo, ma che il Ministero contesti il perdurare dell’inadempimento e solo in caso di mancata o inadeguata risposta il contratto “decade”.

La decadenza cosa comporta? Innanzitutto, che il Ministero prenda in carico la gestione di 2.800 chilometri di autostrade e dovrebbe quindi avere ben chiaro a chi farle gestire.
Ci sono poi importanti effetti economici: continuando a leggere l’art. 9 del contratto, si apprende che il Ministero “subentra in tutti i rapporti attivi e passivi” di Autostrade: quindi i mutui che la società ha fatto per costruire le strade divengono debiti dello Stato; nella relazione finanziaria di Autostrade per l’Italia si legge che l’indebitamento finanziario netto del Gruppo al 31 marzo 2019 era pari a 8,8 miliardi.
Inoltre, il Ministero (e per lui tutti noi) deve pagare un importo pari al valore attuale degli utili che la gestione produrrà da adesso al 2042.
Su questo ultimo importo, a titolo di penale per l’inadempienza, il Ministero tratterrà il 10%.


Quindi, se Autostrade continua a non fare manutenzione, il Ministero può prendere la gestione, accollandosi i debiti e pagando il 90% degli utili che la gestione produrrà nei prossimi 22 anni e sei mesi: stime giornalistiche del tutto credibili parlano di 20 miliardi circa. Ovviamente, poiché tutta la procedura si basa sull’accusa di non aver fatto e di non fare la manutenzione (si ricordi, non solo prima del crollo ma anche dopo), accusa che Autostrade non accetta, per procedere si dovrà attendere il giudizio della magistratura.

È proprio per non aspettare questo giudizio (e per la certezza che il crollo del ponte, anche se fosse colpa di Autostrade, non sarebbe sufficiente a far decadere il contratto), che il Ministero dice di voler utilizzare l’art. 9 bis che non regola l’inadempienza di Autostrade (se inadempiente il contratto “decade”), ma il fatto che lo Stato voglia in modo unilaterale, senza cioè il consenso dell’altra parte, rompere il contratto e “revocarne” la validità. Anche in questo caso, però, il Ministero dovrà farsi carico dei mutui di Autostrade e pagare un risarcimento pari agli utili che la gestione produrrà nei prossimi 22 anni e mezzo. Però in questo caso non potrà neppure applicare la penale del 10%, perché la rottura del contratto non avviene per accertata inadempienza di Autostrade. Ovviamente, ci sarà anche spazio perché quest’ultima chieda il risarcimento di altri danni, quali ad esempio la perdita di valore in borsa.

Fin qui la lettura del contratto.
Solo tre semplici domande: nella finanziaria di quest’anno, il Governo ha previsto di incassare 18 miliardi a seguito della vendita di beni statali. Con questa operazione si farebbe invece carico di almeno 8,8 miliardi di nuovi debiti oltre circa 20 miliardi di indennizzo: dove trova i soldi? Pensate poi che questo modo di fare incentivi gli imprenditori, italiani ed esteri, a fare investimenti in Italia?
Pensate infine che annunciare a tutti che il Governo non si fida di chi fa manutenzione alle autostrade, a pochi giorni dalle vacanze, incentivi il turismo e soprattutto gli stranieri e venire in Italia?
 

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