Atlantia (ATL) ATLANTIA: Crolla viadotto a Genova (1 Viewer)

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Il pm: “Guadagni da pedaggi ma non ci fu manutenzione” – Il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, ha chiesto ai giudici “una sentenza giusta, che non consenta a nessuno di farla franca“. “Nulla di tutto questo si sarebbe verificato se Autostrade avesse semplicemente adempiuto al suo dovere contrattuale”, ha detto il procuratore Cantelmo. Spiegando che non ci sarebbe stata nessuna strage se fossero state “compiute con osservanza le attività previste in concessione”, Cantelmo ha poi sottolineato in alcuni passaggi del suo intervento il preminente interesse al profitto di una società che “nonostante i lauti guadagni derivanti dal pedaggio che pagano i cittadini, non ha inteso provvedere alla manutenzione delle barriere del viadotto. In un successivo passaggio, il Procuratore di Avellino ha censurato anche la condotta difensiva degli imputati: “Hanno scelto il negazionismo: nel rimpallo di competenze e responsabilità, nessuno sapeva niente di Acqualonga”.

La strage del 2013 - Alla sbarra l’ad Castellucci e altri 14. Il tecnico del tribunale: “Bulloni marciti e barriera insicura, ma Aspi non relazionò nulla al ministero”

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Genova, Autostrade ci prova: inviato il progetto per la ricostruzione, ponte in 9 mesi
Alessandro Cipolla

12 Ottobre 2018 - 10:08


Esclusa di fatto dalla ricostruzione stando al decreto Genova, Autostrade ha ugualmente inviato al commissario il proprio progetto: ponte pronto in nove mesi.
Nonostante l’esclusione di fatto prevista nel decreto Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, il Cda di Autostrade per l’Italia ha ugualmente autorizzato l’invio del proprio progetto al commissario straordinario Marco Bucci.

Secondo la società di Atlantia, se il progetto dovesse essere accettato in nove mesi Aspi potrebbe garantire la demolizione del vecchio ponte e la ricostruzione del nuovo, fornendo tutte le garanzie economiche a riguardo.

Difficile però che il commissario e il governo possano decidere di prendere in considerazione questa proposta: soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle, c’è la ferma volontà di ribadire la totale esclusione di Autostrade dalla ricostruzione.

Il progetto di Autostrade per il ponte


Più che una sfida al governo, quella di Autostrade assomiglia più a una mossa per ribadire la propria disponibilità alla completa ricostruzione, in tempi celeri, del ponte tragicamente crollato lo scorso 14 agosto.

Il Cda di Autostrade per l’Italia, gruppo Atlantia , ha infatti autorizzato l’invio al commissario straordinario del progetto per la ricostruzione del Ponte Morandi, elaborato dalla società. Il progetto prevede le attività di demolizione e ricostruzione del ponte da realizzarsi entro nove mesi dall’approvazione e dalla disponibilità delle aree.

Aspi in sostanza è pronta a impegnarsi contrattualmente nel rispetto dei tempi indicati, fornendo garanzie economiche al riguardo e si dichiara anche disponibile a sviluppare eventuali ulteriori ipotesi progettuali, se richieste dal commissario.

Nel testo attuale del decreto Genova, che disciplina anche la ricostruzione del Ponte Morandi, è previsto che il commissario straordinario possa
affidare le opere di ripristino del sistema viario a operatori che non abbiano partecipazioni dirette o indirette in concessionari di strade a pedaggio.

Questo di fatto escluderebbe Autostrade per l’Italia e tutte le società appaltanti a essa collegata dalla ricostruzione, fermo restando l’eventualità di un ricorso su quanto deciso nel decreto da poco licenziato.

Mentre il governo quindi deve ancora individuare il progetto, Aspi ha fornito il suo con tanto di tempi certi e garanzie economiche, nella speranza (molto improbabile) che il commissario alla fine possa valutare in maniera positiva il suo progetto e quindi affidare di fatto ad Autostrade la ricostruzione.
Genova, Autostrade ci prova: inviato il progetto per la ricostruzione, ponte in 9 mesi
 

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Ponte Morandi, blitz dei finanzieri nella sede della ditta del carroponte. Salta l’interrogatorio dell’ad di Autostrade
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Gli uomini guidati dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco analizzeranno la documentazione acquisita per controllare la tipologia di lavori eseguiti, le modalità degli stessi e verificare il piano di sicurezza. L'astensione degli avvocati per la riforma della prescrizione fa saltare il faccia a faccia tra Giovanni Castellucci e i pubblici ministeri

di F. Q. | 21 novembre 2018

Ponte Morandi, blitz dei finanzieri nella sede della ditta del carroponte. Salta l'interrogatorio dell'ad di Autostrade - Il Fatto Quotidiano


WEICO è una societa di Bolzano che fa la manutenzione dei ponti
Manutenzione ponti - Weico
 
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cosa sappiamo
il cedimento


Ponte Morandi a Genova, che cosa sappiamo sulle cause del crollo
Dal cedimento strutturale ai lavori approvati con cinque mesi di ritardo: ecco tutti i punti certi dell’inchiesta

una certezza: cedimento strutturale.
E l’ipotesi molto probabile che a cedere sia stato uno strallo, cioè uno degli enormi tiranti che reggevano in quel punto l’autostrada. Escluso l’attentato, esclusa la potenza celeste di un fulmine, gli inquirenti ritengono che il ponte progettato negli anni Sessanta dal creativo ingegnere Riccardo Morandi pensando a Brooklyn, possa essere collassato così, spezzandosi come un grissino e trascinando nel baratro tutto ciò che sosteneva, macchine, camion, uomini, donne e bambini.

L’inchiesta
Comunque sia, la Procura ha scelto di indagare su chi aveva la responsabilità del ponte: il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti (Mit) con le sue ramificazioni locali e in particolare il Provveditorato interregionale per le Opere pubbliche, e Autostrade per l’Italia. Il soggetto pubblico e quello privato, il proprietario e il gestore, il controllore e il controllato, la struttura che dovrebbe pensare alla sicurezza pubblica e quella che cerca di garantirla con manutenzioni e verifiche. «Un rapporto nel quale il primo sembra avere abdicato al proprio ruolo», aveva detto fin da subito il procuratore Francesco Cozzi. Venti gli indagati, che, semplificando, avrebbero in qualche modo saputo dei rischi del ponte: undici fra Autostrade e Spea (la società che aveva presentato il progetto di rinforzo degli stralli), nove quelli «ministeriali». Proprio ieri è stato ascoltato dai pm l’ad di Spea Antonio Galatà.

Le tappe
Seguendo un percorso cronologico, pm e Guardia di finanza hanno individuato 5 momenti importanti:
nel 1981 (14 anni dopo l’inaugurazione del ponte) l’allarme lanciato dallo stesso Morandi: «La struttura ha subito un deterioramento più rapido del previsto. Gli stralli del pilone 9 (quello crollato, ndr) presentano infrazioni che ne pregiudicano la stabilità e la sicurezza»;
nel 1993 l’intervento di rinforzo degli stralli del solo pilone 11;
nel giugno 2015 la scelta di Autostrade di commissionare a Spea un progetto di rinforzo complessivo (retrofitting strutturale) che viene consegnato nel settembre 2017;
il successivo 31 ottobre 2017 Autostrade chiede l’autorizzazione a eseguire i lavori al Ministero, dopo un parere del Politecnico di Milano che aveva così concluso: «Gli stralli del pilone 9 sono deformati, si consiglia monitoraggio continuo prima, durante e dopo l’intervento»;
l’11 giugno 2018 l’atteso decreto ministeriale che approva il progetto.

I controlli
«Con un ritardo di quasi cinque mesi», sottolineano caustici da Autostrade. «Siamo senza uomini e senza competenze», spiegano dalle Infrastrutture. Domanda: come può un Ministero così depotenziato controllare un colosso del calibro di Autostrade? Gli inquirenti ne aggiungono un’altra: non sono forse troppi anche i due anni trascorsi per presentare il progetto? È una storia di ritardi privati e pubblici, di pastoie burocratiche, di rinvii, di sottovalutazioni e di mancati seri allarmi. A parte quello di Morandi che 37 anni fa aveva riconosciuto con qualche preoccupazione il difetto della sua creatura. Sulle cui macerie il 24 settembre si ritroveranno magistrati, periti e avvocati per un primo incidente probatorio.

Ponte Morandi a Genova, che cosa sappiamo sulle cause del crollo
 

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i 300 milioni accantonati per il crollo del ponte Morandi
sarebbero necessari per salvare ALITALIA?
Più tempo per il rilancio Alitalia
Lega e M5S divise sul ruolo di Atlantia

di Fabio Savelli29 apr 2019

C’è una divisione tutta interna al governo su Alitalia che rischia di complicare il futuro della compagnia. Una fonte vicina al dossier racconta le divergenze tra la Lega e Cinque Stelle. Il vicepremier Matteo Salvini non avrebbe gradito finora la gestione della vicenda da parte di Luigi Di Maio, che essendo a capo del ministero dello Sviluppo economico ha in mano il pallino da diversi mesi senza aver trovato una quadra. Salvini starebbe mettendo alla stretta l’altro vicepremier chiedendo di trovare al più presto il socio che manca alla cordata, la cui ipotesi più probabile resta Atlantia, la capogruppo degli Aeroporti di Roma e di Autostrade per l’Italia.

Martedì 30 scade il termine per la presentazione dell’offerta di Ferrovie dello Stato e Delta, componenti della newco che tra i soci avrebbe anche il ministero del Tesoro (per effetto della conversione degli interessi del prestito ponte) e il fondo 4R, diretta emanazione di Cassa Depositi, specializzato in investimenti in società con prospettive di rilancio. Il consiglio di amministrazione Ferrovie dello Stato ha esaminato ieri l’ipotesi di avere più tempo per presentare l’offerta vincolante. Ma non è scontato che ciò avvenga prima delle elezioni europee del 26 maggio, dopo le quali è presumibile cambieranno i rapporti di forza tra i due azionisti di governo. Una fonte rivela la volontà dei Cinque Stelle di trovare una soluzione per Alitalia dopo il voto, non prima, nonostante le rassicurazioni di Di Maio. Temono un boomerang elettorale nel caso in cui fossero costretti ad annunciare l’accordo con Atlantia, dopo il muro contro muro di questi mesi a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova su una tratta gestita da Autostrade.[questi 5Stalle ragionano come la vecchia DC]

Sul dossier avrebbe dovuto esserci da giorni lo stesso premier Giuseppe Conte. Che starebbe aspettando il via libera di Di Maio per riabilitare Atlantia acconsentendo di lasciare su un binario morto la procedura di revoca della concessione ad Autostrade, la contropartita chiesta dalla società controllata al 30% dalla famiglia Benetton per partecipare all’operazione Alitalia mettendo sul piatto poco meno di 300 milioni. Il via libera ad un negoziato con Atlantia — gestito da Mediobanca che in questi mesi ha seguito la vicenda per conto di Fs e ha rapporti consolidati con i Benetton (azionisti della merchant bank di Piazzetta Cuccia) — sarebbe il lieto fine della vicenda. Doterebbe la compagnia di un azionariato solido e un controllo pubblico tra Fs, il Tesoro e il fondo 4R. L’ingresso di Atlantia sarebbe gradito anche a Delta Air Lines, il cui board ha recentemente deliberato l’ok all’operazione per un investimento di 100 milioni per circa il 15% del capitale. Non sarebbe gradito invece Toto, già socio di Alitalia nella cordata dei «capitani coraggiosi» del 2008 e giudicato inaffidabile per aver in piedi un contenzioso sui contratti di leasing degli aerei tramite una scatola irlandese all’atto dell’incorporazione di Air One. Vicenda che ha portato ad una sentenza del collegio arbitrale che ha costretto Toto a pagare 60 milioni di indennizzo.

Una fonte rivela come Delta, a tendere nei prossimi mesi coinvolgerebbe anche China Eastern, socia con gli americani di Air France-Klm, nel cui capitale non a caso ci sono anche i governi francese e olandese.
Alitalia ricalcherebbe questo schema, ma è necessario chiudere in fretta. In cassa restano 500 milioni.


Più tempo per il rilancio Alitalia Lega e M5S divise sul ruolo di Atlantia
 

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