Red…..di per sè i termini sono effimeri, figuriamoci le definizioni (per me plausibili solo in campo scientifico). Qui non c’è nulla da dimostrare, divaghiamo semmai, interpretiamo. Io sono un collezionista di musica. Il concetto di collezione mi sta già stretto. Preferisco che si parli di passione, molto più estensivo e radicale. Quindi sono un appassionato. Fervente di passione. Tutto quel che so sulla mia passione è che devo divorarla ed esserne divorato. Ci consumiamo a vicenda. Non c’è nulla di razionale in questo rapporto se non qualche elemento di profonda conoscenza del settore artistico di riferimento. Vi sono rituali da compiere, venerazioni, vuoti da colmare, compagnie da ricercare. E’ una dimensione in cui il danaro è completamente assente. E’ come un mondo mancato o un mondo che si potrebbe realizzare. E’ un mondo senza calcolo, né strategie, senza fini. Il fine è la passione stessa. Vissuta con amore e rasentando la follia. Non ho mai pensato neanche per un istante a quanti centesimi potesse corrispondere, oggi o domani, un solo cd che posseggo (colleziono cd perché la mia generazione è la generazione del cd). Il pensiero neanche mi sfiora. E’ come se non esistessero equivalenti. Il danaro è l’equivalente generale della merce. Ma quel che amo non è merce, quindi non ha equivalenti. Tutto quello che esonda da questo tipo di rapporto già prevede un interesse. Posso essere un appassionato – quindi inserito in questo tipo di relazione - che però intravede nella sua collezione anche un utile, un calcolo. Magari non lo fa per calcolo, ma il calcolo a un certo punto compare. Si chiede se valga e quanto valga ciò che possiede. Il valore in questo caso è immediatamente riconducibile al denaro. Ma egli/ella resta pur sempre un appassionato o collezionista se preferiamo. Ci sono poi quelli che non appartengono né alla prima né alla seconda categoria. Gli hanno detto che con i quadri si possono far soldi, non ne ha minimamente idea. Non sa cosa sia l’arte, non la vive, non la sente, eppure arraffa, accumula, ostenta, appunto “raccoglie”. Questo processo portato alle sue estreme conseguenze ci porta dritto nella sfera dell’imprenditorialità. Sono forme di investimento. E’ il caso del macellaio Tanzi, che investe ai massimi livelli per ragioni di speculazione e per gestire meglio i proventi delle sue frodi. Ma vale anche per i più piccoli e i meno possidenti.