Artisti italiani sotto il fascismo (1 Viewer)

baleng

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Il fascismo fu certamente una dittatura. Come tale propugnò una sua estetica, la solita estetica monumentale ed "eroica" delle dittature. Esso influenzò, appropriandosi dello spirito dell'epoca, anche molti di coloro che lo avversarono. Li influenzò portandoli verso la pesantezza, o la tragicità, spesso costringendo il pirttore ad essere uno scultore con altri mezzi.
Arduo e sostanzialmente inutile cercare di capire se, per esempio, Ubaldo Oppi avrebbe creato opere di maggiore o minore livello se fosse vissuto in un periodo diverso. Ma uno come Carrà, per esempio, dette il meglio prima del ventennio. come fu possibile vedere nella grande mostra milanese di non molto tempo fa.
Può comunque essere un gioco vacuo, però fruttuoso, cercare nei protagonisti del periodo alcune caratteristiche indotte, direttamente o per contrasto, dalla retorica fascista. C'è anche la recente mostra di Milano sul periodo a facilitare il compito.
Partecipazione gratuita, libera e senza esami :grinangel: :rasta:
Personalmente non ho mai approfondito le appartenenze politiche dei detti artisti, così nella mia ignoranza potrà più facilmente accadermi di scoprire l'acqua tiepida :rolleyes:

Suggerisco per iniziare alcuni nomi: Donghi, Rosai, Carrà, Licini, Reggiani, Oppi, Sironi ...
Non inizio io ora perché vado a dormire :prr:
 

baleng

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Sironi fu l'artista italiano maggiormente legato al Fascismo. Per Sironi ciò significa monumentalità. Un'arte è monumentale quando vuol parlare ad un vasto pubblico con masse e gestualità semplificate, solitamente - nonnecessariamente - immobili, portando un messaggio privo o quasi di dubbi. Pertanto, nonostante si dica che egli non volesse creare un'arte di propaganda politica, tuttavia essa fu comunque funzionale al messaggio fascista.
Perciò pare facile ritrovare le orme del fascio in Sironi. Invece, si trattò di un fidanzamento tra simili, ché Sironi da sempre si esprimeva per volumi e masse, come una scultura tendenzialmente pesante. Non a caso poi si convertì all'arte del murale, la cui committenza doveva necessariamente essere pubblica (erano anni in cui chi dipingeva senza permesso sui muri non finiva in un museo, ma in galera, e non è detto che questo - e solo questo - esito non fosse preferibile).
Se uno si esprime per pitture murali deve necessariamente avere l'approvazione di chi comanda (la proprietà o l'amministrazione pubblica), anche perché poi il popolo viene obbligato a guardare tutto ciò. Pertanto difficilmente un tale lavoro può avere connotati intimistici. Il contraltare potrebbe essere Campigli, che viveva i murali come rievocazione di qualcosa di arcaico.
Prova ulteriore: sia il "Novecento" che i Preraffaelliti guardano ad epoche precedenti il Rinascimento, ma il primo tende al monumentale, il secondo al narrativo, e dunque il primo sta come un topo nel formaggio tra sculture e murali, mentre il secondo utilizza le tele, più adatte ad una espressione piena di dubbi ed ambiguità, e più individualistica.

Ho visto a suo tempo ( :rolleyes: ) la grande mostra a Milano, e ne rimasi insoddisfatto, scoprendo che i valori di Sironi erano assai lontani dai miei, e, credo, da quelli adatti all'epoca. Lo considero un artista, ma non un gigante, anzi, troppo spesso greve invece che metafisico, cupo invece che riflessivo, e dall'orizzonte abbastanza corto. Soprattutto, quella pittura ha tutte le caratteristiche del vicolo cieco, un po' come una deviazione della storia da cui non si possono ricavare proposte aggiornabili, né sviluppi plausibili.


200px-Mario_Sironi_Composizione.jpg
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baleng

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Osservando l'evoluzione di Carlo Carra' ci viene data la possibilita' di riflettere su certo rapporto dell'arte con gli "elementi" (proprio i 4, aria acqua terra fuoco).
Appare logico che il Futurismo, mettendo in moto la materia, la veda come sospesa nell'aria, e in parte dematerializzata. Carra' passa per questa fase, che ' la sua fase migliore, seppure non la piu' personale. Il movimento, poi, nasce dal "fuoco". Ecco quindi che in questi tre elementi cooperanti Carra' crea visioni pittoricamente interessanti.
Va osservato che tutto questo movimento subisce poi una batosta con le realta' della guerra mondiale: una specie di perdita di credibilita'. E quando infine Carra' si ritrova ad operare dentro il fascismo (attivamente) la sua pittura va ad immobilizzarsi prima nel metafisico, poi nel ritorno all'ordine. Con il quale si volge al paesaggio, in particolare un paesaggio spesso marino: terra e acqua, +aria. Si e' aggiunta l'acqua e si e' spento il fuoco. Non e' solo la sua situazione di artista, e' l'Italia stessa che si cala verso un materialismo soffocante, con poverta' di immaginazione a causa dei confini ristretti concessi dalla dittatura.

Questo post vuole essere soprattutto un giuoco di idee, ma magari puo' rendersi utile una comparazione tra artisti, periodi storici e rapporto con i 4 elementi. L'elemento terra e' infatti il piu' basilare per l'artista, che nel percorso di studio parte dal copiare oggetti e persone. Aria e fuoco vengono richiesti dal movimento, mentre l'acqua rappresenta un po' il ritorno all'io meditativo.

Il senso mistico dell'aria lo si puo' osservare nelle Amalassunte e negli angeli ribelli di Licini, ma anche nei personaggi volanti di Chagall.
OK, non e' un post molto ordinato, ma mi premeva osservare che il Carra' sotto il fascismo mostra il suo impoverimento proprio abbassando lo sguardo, legandosi al materiale. Il resto andrebbe sviluppato :eek:
 

Loryred

Forumer storico
Mi rendo conto che a contraltare della retorica e monumentalità del periodo mi attrae quanto fa da contraltare o risponde ad una spinta più innovativa che autocelebrativa.

Rispetto alla rigidità la leggerezza un po' folle di Severini o di protagonisti del Futurismo, anche nel rigore le geometrie ed il gusto per il colore tanto moderni nel Razionalismo e anche nella scultura ad es. un Adolfo Wildt.
 

kiappo

Forumer storico
A me piace molto, ma molto, Tullio Crali non so quanto sia famoso, in realtà, ma ho visto alcuni suoi lavori dal vivo e li trovo davvero coinvolgenti. Certo c'è anche la retorica Fascista ..ma quelli erano i tempi ante guerra ...e l'Italia era piena di " illusi Fascisti ".Che poi, come scrive Gino, l'estetica dominante fosse " Monumentale " mi sembra piuttosto normale per i tempi ed il tipo di Regime
 

baleng

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Crali piace anche a me. Conobbi la sua opera, soprattutto disegni, in una piccola galleria di Venezia circa 35 anni fa, quando per il pubblico era diventato un perfetto sconosciuto, immagino anche ad opera della defascistizzazione culturale che il PCI e la classe culturale italiana operarono nel dopoguerra. Me ne entusiasmai, ma i prezzi erano gia' sostenuti, evidentemente chi lo proponeva si era reso conto della sua qualita' o_O
 

kiappo

Forumer storico
Eh, caro Gino ..mi fa molto piacere!! ..vuol dire che ( forse...) non sono proprio un caprone! :rotfl::rotfl::rotfl: ... Comunque, davvero gran bei lavori ...io mi ero messo in mente, anni fa, di rifarne uno a modo mio ..quello in cui si vede, dalla carlinga, una " picchiata " sopra una città..forse Roma, ma poi ho rinunciato..non avevo tele così grandi e ho lasciato perdere, chissamai...
 

baleng

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Eh, caro Gino ..mi fa molto piacere!! ..vuol dire che ( forse...) non sono proprio un caprone! :rotfl::rotfl::rotfl: ... Comunque, davvero gran bei lavori ...io mi ero messo in mente, anni fa, di rifarne uno a modo mio ..quello in cui si vede, dalla carlinga, una " picchiata " sopra una città..forse Roma, ma poi ho rinunciato..non avevo tele così grandi e ho lasciato perdere, chissamai...
Potresti dipingere la scena successiva, un aeroplano fracassato sopra una casetta in mezzo ai grattacieli ...:rotfl: ... e il pilota rimasto appeso per le bretelle all'unico albero della zona :-D
 

baleng

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Ubaldo Oppi partecipò a Novecento, movimento di ritorno alla classicità. Portò in esso anche un'eco delle sue esperienze mitteleuropee (v. Neue Sachlichkheit). Novecento nasce a fianco del Fascismo e viene riconosciuto come arte ufficiale del regime nel 1930, quando, peraltro, Oppi l'aveva già mollato.
Secondo me quello che distingue in negativo Novecento da analoghi movimenti europei sta nella assoluta austerità dei colori, il che porta all'identificazione di pittura e scultura. Soprattutto a causa del Winckelmann si diffuse il pregiudizio che la scultura classica dovesse essere priva di colore. Di conseguenza il Neoclassicismo appare a noi estremamente "freddo". Non veramente fredda, ma comunque un po' bloccata ci appare la pittura di Oppi, anche a causa della voluta monumentalità, la quale, ovviamente, andava a genio al regime.

Oppi si muove tra i colori acidi delle esperienze mitteleuropee e il non-colore della solenne statuaria del Fascismo.Sicuramente l'aura del suo lavoro riflette l'atmosfera del periodo nelle sue "tristezze", legate alla richiesta del nuovo regime di glorificare patria, famiglia e italianità. Si tratta di valori ben poco individualistici, che richiedono una certa rinuncia, quanto meno esteriore, ai propri impulsi individuali, alla libertà, in pratica. Noi oggi possiamo anche ammirare certe qualità dei suoi dipinti, ma è innegabile che il loro essere bloccati esprima anche una situazione reale di non-libertà.
Si confronti un suo lavoro (del 1921) con uno di Delvaux (del 1979, ma è solo per l'esempio ...), anch'esso pittore che "blocca" il movimento.

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La_Route_de_Rome.png


Si nota come il belga non usi il chiaroscuro per bloccare ed appesantire le masse, ma adoperi una luce lunare per far risaltare l'atmosfera di pensosa incertezza. La sostanza delle figure si avvicina a quella dei fantasmi piuttosto che a quella della pietra. Luna vs sole, femminile vs maschile ...
L'affermare certezze (il Fascismo le affermava) produce una certa sordità del sentire: possiamo così vedere come il primo quadro si imponga ai nostri occhi con le sue certezze, mentre il secondo ci attira negli spazi interni al quadro, dove proprio le nostre certezze si perdono ... e ci "sensibilizziamo", stiamo in ascolto.
Curiosamente la donna sul balcone ha una posa che ritroveremo caratteristica in Mussolini ... :eplus:
 
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