Articolo 18 impatto socio-economico (1 Viewer)

Sen

ευαiσθητος
I punti cardine della riforma, al momento sembra siano fondamentalmente 3:

1- licenziamento per motivi economici. Aiuta le aziende in difficoltà ad avere più flessibilità dal lato dei costi per il personale a cui spetta come "trade off" un indennizzo.

2- eventuali modifiche sulla Cassa Integrazione sono al momento sospese

3- più tutele all'entrata per i giovani ai quali dovranno essere remunerati gli stage.
Maggiori controlli sulle partite Iva che, si sa, possono nascondere di fatto rapporti di lavoro dipendente (uno strumento a mio avviso becero per assumere personale).

Sembrerebbe quindi posto in essere uno spostamento delle tutele dai lavoratoi con maggior anzianità ai giovani. Di fatto non si capisce bene come ciò possa avvenire nel senso che potrebbe anche verificarsi un effetto contrario con un incremento delle barriere all'entrata per i giovani.

Personalmente non capisco come questa riforma, come altre manovre di questo governo (vedi forte calo della produzione industriale) possa contribuire in modo tangibile alla ripresa economica. Anzi, in combinazione con una maggior pressione fiscale e tagli alle pensioni influirà molto negativamente sulle aspettative della popolazione e quindi sui consumi interni.
 

andersen1

Patrimonio dell'umanitâ
Per la ripresa economica non serve a nulla, tutte balle, serve a togliere diritti ai lavoratori, come sempre sta accadendo in questi anni. Consiglio a tutti di dichiararsi gay o lasciare in giro tracce della loro gayaggine , cosi' se verranno licenziati potranno appellarsi al giudice in quanto discriminati.
 

Sen

ευαiσθητος
Concordo, a mali estremi... Un modello del genere di stampo americano o tedesco può anche funzionare ma in uno Stato che non reprime con tasse e burocrazia la libera iniziativa privata, vero motore dell'economia.
 

lozoppodiferro

timurlang
Concordo, a mali estremi... Un modello del genere di stampo americano o tedesco può anche funzionare ma in uno Stato che non reprime con tasse e burocrazia la libera iniziativa privata, vero motore dell'economia.

scusa , ma accorpare USA e D mi pare fuorviante

anzi il cosiddetto modello di capitalismo Renano è sempre stato considerato come alternativo a quello anglosassone

PS : forse ho inteso male , l'o è da intendersi come disgiunzione esclusiva e non inclusiva
 
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Sen

ευαiσθητος
Pur essendo 2 sistemi differenti sono ancor più diversi dalla "filosofia" degli stipendifici e degli statalisti che aleggia in Italia, non so se rendo l'idea. Ora si parla tra le altre cose, di introdurre una indennità specifica per chi verrebbe licenziato grazie alla futura normativa che andrebbe a modificare l'art. 18, similmente a quanto avviene negli Stati Uniti se non ricordo male. In tal senso il modello americano estremizza queste idee, l'imprenditore può licenziare i suoi dipendenti "at-will" (espressione tipica, corrispondente alla nostra "ad nutum", ovverosia "a piacimento") sia in presenza di una giusta causa, sia no, senza che ciò lo esponga a conseguenze sul piano legale. Ma senza andare a spulciare i singoli articoli di legge mi appare chiaro che una elevata flessibilità del mercato del lavoro può esistere in un sistema che non ostacola ma anzi incentiva la libera professione e l'imprenditoria in modo che chi viene licenziato possa riciclarsi in altro modo se non trova altro lavoro. Ed è da questo punto, dal sostegno alle imprese, che secondo me bisognava partire con decisione. Nella manovra di Natale c'era qualche punto di stimolo all'economia ma mi sono sembrati dei palliativi se poi di fatto la tassazione per le imprese rimane così elevata e gli adempimenti amministrativi si moltiplicano.
 
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@lr

Banned
mi fa piacere che la pensiate come me. quando un paio di mesi fa scrissi che l'art. 18 non doveva essere toccato venni preso a sputi in faccia da un paio di utenti nel compiacimento generale.

detto questo è anche vero che ad oggi la maggior parte dei licenziamenti conduce ad un patteggiamento con indennizzo tra le parti. La nuova legge sancisce il dovere di corrispondere tra le 15 e le 27 mensilità (più di due anni di stipendio) al lavoratore licenziato . Il che comporta uno sforzo economico del datore di lavoro che non si può dire quindi possa prendere la decisioni troppo a cuor leggero. Tutto sommato pur essendo contrario per principio quantomeno la legge non rende il licenziamento un gioco da ragazzi.
 

great gatsby

Guest
I

Sembrerebbe quindi posto in essere uno spostamento delle tutele dai lavoratoi con maggior anzianità ai giovani. Di fatto non si capisce bene come ciò possa avvenire nel senso che potrebbe anche verificarsi un effetto contrario con un incremento delle barriere all'entrata per i giovani.

Personalmente non capisco come questa riforma, come altre manovre di questo governo (vedi forte calo della produzione industriale) possa contribuire in modo tangibile alla ripresa economica. Anzi, in combinazione con una maggior pressione fiscale e tagli alle pensioni influirà molto negativamente sulle aspettative della popolazione e quindi sui consumi interni.


serve a ridurre le discrepanze con la omologa normativa europea

come richiesto dalla ue

p.s.

la nuova normativa riguarderà TUTTI, non solo quelli prima coperti dall'art. 18
 
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Sen

ευαiσθητος
serve a ridurre le discrepanze con la omologa normativa europea

come richiesto dalla ue

p.s.

la nuova normativa riguarderà TUTTI, non solo quelli prima coperti dall'art. 18


Che si debba trovare un modo per rendere il mercato del lavoro più equo tra chi non ha di fatto quasi nessun diritto e chi ne ha fin troppi è palese.

Questo modo, ancorchè non devastante perchè qualche tutela (per ora) rimarrebbe, non mi piace al 100% perchè si vuole trapiantare un principio potenzialmente sano in un corpo malato, con la possibile conseguenza di fare ammalare il paziente ancora di più. Io sono tendenzialmente favorevole a un modello anche estremo come quello americano però non in uno stato dove, di fatto, regna una sorta di oligarchia antiliberista che penalizza la proprietà privata e l'impulso imprenditoriale. Il mio timore è che un provvedimento del genere possa causare danni in termini macro sulle aspettative dal momento che hanno già pesantemente toccato pensioni e tasse.

E se devo vivere col costante timore di essere segato in ogni momento per una paturnia di un capo str...o non lo faccio per uno stipendio misero.

Inoltre, se si vuole andare fino in fondo allora si estenda il provvedimento in qualche modo anche agli statali altrimenti siamo al ridicolo.
 
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Sen

ευαiσθητος
Le balle sull'art. 18

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/21/balle-governo-sull’articolo/199145/


Le balle del governo sull’articolo 18
Attorno alla vicenda dell’articolo 18 raccontano un mucchio di balle. La principale è che la tutela dei licenziamenti discriminatori sarebbe stata estesa a tutti i lavoratori e le lavoratrici, anche quelli che lavorano in aziende con meno di 15 dipendenti. Dipinta in questo modo sembrerebbe che l’articolo 18 sia stato addirittura migliorato. Vediamo perché è una balla:

Il governo ha deciso di togliere l’applicazione dell’articolo 18 per quanto riguarda i licenziamenti individuali motivati da ragioni economiche o tecnico organizzative. Che cosa succederà se questa norma andrà in vigore? Il datore di lavoro che vuole licenziare Paolo Ferrero che fa? Semplicemente licenzia il sottoscritto motivandolo con ragioni organizzative, ad esempio che il mio lavoro non c’è più, oppure che la mia professionalità non serve più all’azienda. Dopodiché, io faccio ricorso contro il licenziamento perché la motivazione è falsa in quanto l’azienda ha semplicemente messo un altro lavoratore a fare il lavoro che prima svolgevo io. Il tribunale verifica che ho ragione io e dichiara nullo il licenziamento ma a quel punto non può più ordinare la mia reintegrazione sul posto di lavoro ma solo condannare l’azienda a pagarmi una indennità. In quel modo io non ho più il posto di lavoro e l’azienda mi ha fatto fuori pagando una “multa” di alcune decine di migliaia di euro. Questo perché la motivazione adottata dall’azienda nel licenziarmi non sarebbe più “coperta” dall’articolo 18 che è proprio la norma che permette al magistrato di ordinare la reintegrazione sul posto di lavoro.

L’articolo 18 infatti, al contrario di quel che viene detto, non è una norma contro le discriminazioni ma una norma che prevede la reintegrazione sul posto di lavoro del lavoratore licenziato ingiustamente. Se si toglie la copertura dell’articolo 18, non è più possibile per la magistratura riportare al lavoro chi viene ingiustamente licenziato.

In queste condizioni è evidente che qualsiasi datore di lavoro voglia licenziare un dipendente perché comunista, omosessuale o perché fa rispettare la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro o si rifiuta di svolgere mansioni non previste dal contratto o perché si lamenta che il padrone non gli paga tutto lo stipendio, non dovrà far altro che licenziare questa persona per ragioni economiche o tecnico organizzative e il gioco è fatto. Quella persona non rientrerà mai più nel suo posto di lavoro.

Qualcuno potrebbe dire: ma a quel punto si fa una causa per dimostrare che il padrone ti ha licenziato non per ragioni economiche ma per ragioni politiche. Sembra facile, ma è pressoché impossibile provare questo fatto, sarebbe una specie di processo alle intenzioni, alle opinioni del datore di lavoro.

La manomissione dell’articolo 18 operata dal governo coincide quindi alla totale libertà di licenziamento da parte dei datori di lavoro in ogni azienda, grande o piccola che sia. Invece di ridurre la precarietà il governo ha reso precari di colpo tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici.
In pratica il governo ha tolto ai lavoratori la possibilità di essere cittadini nell’ambito del rapporto di lavoro riducendoli a una merce, che ha un certo costo -la multa- ma nessun diritto. Un’altra buona ragione per mandare a casa il più in fretta possibile questo governo dei poteri forti
 

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