Arte, Scienza e Filosofia: confini delle rispettive discipline (1 Viewer)

HollyFabius

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Non avevo inserito volutamente la Religione, o meglio le Religioni, perché le ritengo, dal punto di vista del pensiero puro, soltanto delle particolari forme filosofiche.
Senza ovviamente nessun desiderio di minimizzare l'importanza delle religioni (ci mancherebbe) Scienza, Arte, Filosofia sono però discipline meglio caratterizzate da una Storia e soggette a forte evoluzione.
Certo le Religioni si possono nel loro insieme inserire in una narrazione storica ma sono cristallizzate per quanto riguarda la visione del mondo. Per esempio, non mi sembrava interessante parlare delle religioni che verranno.
 

baleng

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"Scienziato, conosci te stesso"
Ecco, quando la scienza non rispetta il suo campo d'azione, ma sarebbe meglio dire Campo di Giudizio.
Magari Leonardo fu strabico, perché no. Ma attribuire a questa caratteristica (che la scienza può anche essere in grado di rilevare) altre peculiarità nel campo artistico, è il solito peccato di superbia degli scienziati, o dei medici, in cerca di pubblicità. :stop:

Leonardo avrebbe sofferto di strabismo come la Gioconda

La profondità che caratterizza i dipinti di Leonardo da Vinci potrebbe essere frutto di un difetto della vista, ovvero una forma intermittente di strabismo (chiamata exotropia) che avrebbe indotto il cervello dell'artista a 'spegnerè in alcuni momenti l'occhio deviato: questo passaggio da visione bioculare a monoculare spiegherebbe la sua abilità nel cogliere i particolari che rendono la tridimensionalità di volti, oggetti e paesaggi, secondo quanto suggerisce lo studio pubblicato sulla rivista Jama Ophthalmology dal neuroscienziato Christopher W. Tyler della City University di Londra.

La ricerca è stata condotta esaminando l'allineamento delle pupille in un autoritratto del genio rinascimentale e nel David del Verrocchio, per cui Leonardo avrebbe posato come modello. Lo studio è stato poi allargato ad altre celebri opere attribuite a Leonardo, come il Salvator mundi e l'Uomo vitruviano, in cui l'artista avrebbe in qualche modo riprodotto il suo stesso difetto visivo. I risultati ottenuti sembrano portare a una diagnosi di strabismo, malattia che diversi studiosi attribuiscono anche alla Gioconda. Come spiega Tyler «è probabile che lo strabismo intermittente, con l'alternanza di visione 2D e 3D, abbia in qualche modo reso l'artista più consapevole di quei dettagli che generano tridimensionalità nei dipinti, e ciò potrebbe spiegare perché Leonardo era così attento a dare l'impressione della profondità nelle sue opere».
 

baleng

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Intanto informo i nostri viaggiatori che anche a Mainz (Magonza) oltre al Museo della stampa, mi pare Museo Gutenberg, esiste una chiesa (Santo Stefano) centrale, con le vetrate di Chagall.

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baleng

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Le motivazioni della Scienza sono il dominio e controllo della realtà, questo viene perseguito attraverso modelli e la accentuazione nell'uso di linguaggi non ambigui.
Le motivazioni della Filosofia sono la semplice comprensione e descrizione della realtà, appoggiandosi a dei principi, questa è la motivazione per la quale non viene esagerato l'uso della matematica.
Le motivazioni dell'Arte sono forse la testimonianza, e l'empatia con la realtà?
Torniamo all'inizio?

Esiste una modalità comune alla scienza ed alla filosofia, ed è che la conoscenza si ottiene, per così dire, "auscultando" la realtà, come appare ai sensi. Cioè non modificandola, ovvero modificandola il meno possibile. Lo stesso esperimento non è una "modificazione" della realtà, ma un ricrearla per osservarla.

La scienza si è sempre più fidata dei "sensi", allontanandosi dalle "idee" vissute come preconcetti.
La filosofia si è pure allontanata dalle "idee", ma in direzione della speculazione mentale, di puro pensiero. In questo senso essa specula anche sui dati della scienza.

Il primo problema è che la scienza vorrebbe essere "empirica", però non si può cercare senza avere un atteggiamento.
Il geologo ed il chimico vedono la stessa roccia, ma l'uno vuole capirne la storia, l'altro la composizione presente. E già qui, per capirci, l'atteggiamento del chimico presuppone che la realtà sia scomponibile in elementi. Solo che il chimico non si rende conto che, se al posto della pietra vi è un essere vivente (un cavallo, toh) i presupposti si possono rivelare inadatti. La scienza infatti presuppone che in ogni dove vigano le medesime leggi (fisiche e chimiche ecc). Solo recentemente qualcuno ha fatto notare che non è così. Nei lontani spazi o nei micromondi leggi diverse agiscono su spazio e mondo minerale. Figuriamoci nel vivente.

La filosofia, per sua parte, si interroga sui dati, o addirittura sulla possibilità di avere dei dati. Il che significa che se le leggi della natura vengono presupposte, seppur non sempre note, dalla scienza, nella filosofia ad esse si vuole risalire per poi magari applicarle ai vari aspetti dell'operare umano, come la morale, l'epistemologia, la gnoseologia ecc.

Insomma (mica stiamo qui a far bignamini) pare che la scienza ausculti i sensi e le relazione tra gli oggetti, la filosofia ausculti i concetti e le relazioni tra essi.
Invertendo la prospettiva dall'oggetto all'atteggiamento, come sarebbe corretto, lo scienziato ausculta i sensi sulla base di una serie di conoscenze che potrebbero anche venire smentite, ma che comunque costituiscono una forte guida se non una forma di paraocchi, e ne trae ulteriori regole, aumentando in tal modo il rischio di contraddizioni e costringendo a trovare modelli di spiegazione sempre più evoluti.
Il filosofo "ausculta" i rapporti tra le immagini nel proprio cervello :ombrello: per capire se tra di loro stanno in armonia. Che significa che non si contraddicono. Perché la contraddizione è la morte della filosofia, quando persiste senza evaporare sublimandosi entro i di lei ragionamenti (sorvolo per ora sul fatto che queste contraddizioni siano invece immancabili :D ). La logica come base della filosofia.

Poi c'è il povero artista, musico o pittore, che questi rapporti di armonia li vuole ricreare nel mondo in modo che altri possano goderne. Non solo, però. Vuole anche inserire tutto ciò in una storia dal carattere evolutivo (per dire, non si fa più quanto si faceva nel 500, ecc ecc). Ciò significa che ricercherà il nuovo, ma solo nel campo dei rapporti. Il filosofo ausculta i rapporti tra i pensieri, i concetti ecc., mentre l'artista va a cercare nuovi rapporti armoniosi che sviluppino una lettura umana del mondo. Questa lettura avviene soprattutto a livello dell'anima, non del pensiero né dell'azione.

A livello del pensiero opera dunque la filosofia, anche se nella morale opera poi sul livello dell'azione. A livello dell'animo e del sentimento opera l'arte, anch'essa non esclusivamente legata a questo solo, visto che può riferirsi a qualche filosofia (o religione) o anche tener rapporti con qualche scopo pratico (mille esempi tra chiese, monumenti architetture ecc).
A livello dell'azione sul fisico/minerale opera invece non la scienza, ma la tecnica. Ma allora, a che livello opera la scienza? Essa "prepara il terreno" per la tecnica, forma un quadro logico pronto per la creazione di modelli per operare. Solo che, facendo continuamente ipotesi e verificandole, la scienza usa fingere che tali ipotesi non esistano e che siano i crudi dati a parlare. La scienza pretende di rappresentare un essere angelico che raccoglie dati allo scopo di favorire l'umanità, ma molto ascientificamente non si rende conto di mancare di basi d'autocoscienza. Come chi comprasse pane perché ha fame, ma non collegasse le due cose, concentrandosi invece sulla fragranza, sul colore, sul possesso del pane.
 
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HollyFabius

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Grazie Gino, per aver riaperto questa discussione.
Io non credo che la scienza e la filosofia siano sullo stesso versante dell'ascolto. La scienza è la generatrice della tecnologia ed ha una finalità di comprensione della realtà a scopo principale di modifica della stessa e di controllo. Ne è dimostrazione indiretta il fatto che sta sostituendo, nell'immaginario collettivo, la religione quale forma di 'rimedio' alle paure ataviche dell'uomo.
Io credo che se si vuole concentrare una riflessione sulla principale differenza tra scienza, filosofia, arte e religione si debba analizzare le rispettive visioni e rappresentazioni della verità e della coerenza.
Per la religione la verità è quanto scritto nel libro, è immutabile e la coerenza è la sua accettazione indiscutibile.
Per la scienza la verità è una risultante progressiva di eliminazione delle incoerenze nella descrizione della natura, tramite sperimentazioni
Per la filosofia la verità e coerenza sono sinonimi, la verità è una visione coerente del tutto, all'interno del 'discorso' filosofico.
Per l'arte la coerenza è un percorso individuale e la verità è la sua proposta e condivisione.
 

baleng

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Più concentrato di così ... neanche la Knorr.
Rispondere subito: non me la sento (il lettore distratto e domenicale ringrazia :pollicione: )
Ma tanto per battere sul mio tasto particulare, informo che l'antroposofia non è affatto una forma di religione, ma una scienza, scienza dello spirito.
Si può discuterne la validità, negarne le fondamenta. tutto lecito. Non va bene, però, se eventualmente si volesse farla entrare nel novero delle religioni, cioè delle verità rivelate.
La re-ligione vuole legare di nuovo l'uomo al dio, ricostruire un rapporto spezzato. Più umanamente l'antroposofia cerca nel mondo tutto ciò che fu ed è di origine spirituale: il complesso delle conoscenze deve anch'esso rispondere al principio di non contraddizione ( o non contradditorietà). Lo posso affermare per aver operato ricerche approfondite di segno antroposofico in più campi della realtà umana, scoprendo, grazie anche alle previe conoscenze antroposofiche, leggi e fatti nuovi e tuttora non contraddetti. Lo dico convinto, e non certo per autopromozione, spero che vada da sé, ma solo per indicare una netta differenza con religione e teologia, costrette a vagare sempre all'interno di uno spazio irrimediabilmente chiuso.
 

baleng

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Per la scienza la verità è una risultante progressiva di eliminazione delle incoerenze nella descrizione della natura, tramite sperimentazioni
Detta così sono le magnifiche sorti e progressive ... :)
Perché se si trattasse soprattutto di eliminare le incoerenze, significherebbe che la strada è già tracciata ed è quella giusta. Non dico che in parte non sia così (ed è proprio per questo, oltre che per la sua attuale intolleranza, che oggi sta sostituendo, nell'immaginario collettivo, la religione quale forma di 'rimedio' ). Ma guardiamo, ed è solo uno dei tanti esempi, alla ricerca dei gravitoni, dei quali ogni tanto si urla di averli scoperti, poi ripiomba un silenzio assai significativo. Questa ricerca muove miliardi ed è coerente non con una certezza, ma con una ipotesi piuttosto ballerina: eppure viene data per cosa certa (ci arriveremo, basta aspettare ...) e, soprattutto, muovendo molto denaro a un certo punto non permette di dire "abbiamo sbagliato". Anzi, ci vorrà più denaro ancora.

Oppure, vedi le ipotesi sull'etere: fino a 100 anni fa (circa) era un dogma, poi distrutto da esperimenti non certo impeccabili, insomma, chiaro che la scienza va a zig zag, ma dovrebbe avere anche l'umiltà di riconoscere quante volte le tocca tornare indietro, e quanti danni fa prima di riconoscerlo.

Se però intendi che la definizione da te data vale solo sul piano teorico, direi che può essere valida ma non sufficiente. Vale per il metodo sperimentale, ma non per tutta la scienza sino ad oggi. Vale per l'inorganico, ma nel campo dell'organico, e ancor più in quello "psicologico", vi sono altri input. Per esempio quello politico, v. modifica della definizione di omosessualità come malattia/non malattia. O quello economico, v. abbassamento dei valori limite di vari esami (colesterolo, glicemia ...) allo scopo esclusivamente di vendere maggiori quantità di medicine. O anche la pretesa della psichiatria americana di considerare qualsiasi (sacrosanta) "variazione" come "devianza".
Il che riporta a considerare la scienza come un ibrido, una specie di politico che si barcamena tra le richieste degli elettori tuttavia sbandierando una sua purezza ideologica che forse non è mai esistita, ma certamente oggi non esiste. Quindi, ripeto, non metterei nel calderone tutte le scienze. Quelle che si occupano dell'inorganico hanno uno status ben diverso da quelle che si occupano dell'organico, o dello psicologico ecc.
 

HollyFabius

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Detta così sono le magnifiche sorti e progressive ... :)
Perché se si trattasse soprattutto di eliminare le incoerenze, significherebbe che la strada è già tracciata ed è quella giusta. Non dico che in parte non sia così (ed è proprio per questo, oltre che per la sua attuale intolleranza, che oggi sta sostituendo, nell'immaginario collettivo, la religione quale forma di 'rimedio' ). Ma guardiamo, ed è solo uno dei tanti esempi, alla ricerca dei gravitoni, dei quali ogni tanto si urla di averli scoperti, poi ripiomba un silenzio assai significativo. Questa ricerca muove miliardi ed è coerente non con una certezza, ma con una ipotesi piuttosto ballerina: eppure viene data per cosa certa (ci arriveremo, basta aspettare ...) e, soprattutto, muovendo molto denaro a un certo punto non permette di dire "abbiamo sbagliato". Anzi, ci vorrà più denaro ancora.

Oppure, vedi le ipotesi sull'etere: fino a 100 anni fa (circa) era un dogma, poi distrutto da esperimenti non certo impeccabili, insomma, chiaro che la scienza va a zig zag, ma dovrebbe avere anche l'umiltà di riconoscere quante volte le tocca tornare indietro, e quanti danni fa prima di riconoscerlo.
(…)

Quella è la definizione di scienza che filosofi della scienza quale Popper ne ha dato e che è generalmente accettata.
E' chiaramente una definizione illusoria proprio perché convinta di essere indipendente dalla volontà umana, ovvero esente da condizionamenti di sorta, cosa piuttosto discutibile. Per esempio io condivido che le ipotesi sull'etere 'potrebbero tornare di moda'.
E' un discorso probabilmente lungo e interessante.
 

baleng

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Per la religione la verità è quanto scritto nel libro, è immutabile e la coerenza è la sua accettazione indiscutibile.

Così Fabius poco sopra. E' certamente una definizione "eccessiva", data per amor di sintesi. Perché è costretta ad ignorare l'aspetto dinamico della religione. Per esempio, nell'animismo non esistono affatto libri e verità definitive, ma solo la presenza di esseri "altri", sostanzialmente superiori, ma non solo, con i quali può esservi un interscambio anche imprevedibile. Si potrebbe anche considerare la religione sotto il solo aspetto del "miracolo". Nel senso che la religione sarebbe l'insieme delle spiegazioni per quanto alla mente umana resta inspiegabile. Il che può riportare a quanto scrivevo nel post dedicato all'antroposofia. Se la religione serve a ri-collegare uomo e divinità, serve a ri-dare come rivelazione ciò che prima del distacco era invece conoscenza indivisa. Cioè, la religione 1) sancisce l'avvenuto distacco dell'uomo dalla divinità 2) pone rimedio a questo distacco con il fornire all'uomo le conoscenze perdute.
Pertanto, l'animismo appare allora come uno stadio intermedio, in cui il distacco non è completo, gli esseri vengono percepiti ed "interpretati", un po' conosciuti e un po' no.
Ma anche se si pensa alla religione dei Greci vediamo come non vi sia una "accettazione indiscutibile", gli dei vengono mostrati come sottoposti alle stesse passioni degli uomini, non esiste "un libro" ma tutto è divenire, gli dei sono inseriti nel tempo.
Nel teatro antico il deus-ex-machina rappresentava appunto l'immagine del miracolo, del fatto non spiegabile che tuttavia accadeva. Allo stesso tempo mostra che, se considerassimo la divinità non come parte "altra", ma come partecipe della nostra stessa realtà, non si parlerebbe di miracolo, ma solo di azione da parte di esseri che sono ben inseriti nelle leggi della natura, tanto da esserne padroni.
La stessa situazione del capitano inglese che mostrava i suoi strumenti agli indigeni delle coste africane, o del missionario che guarisce i pigmei con l'uso degli antibiotici, visti allora come potere divino.

In conclusione, la religione dà spesso anche la verità come "quanto scritto nel libro" in modo immutabile, però questo è solo un suo stadio "terminale" :-D , di quando il distacco è sancito ed angosciosamente percepito. Più in generale la religione fornisce una conoscenza temporaneamente non altrimenti raggiungibile, e ne propone come depositari (e gestori) certi esseri.
Forse questo spiega ancor meglio perché oggi la casta degli scienziati/medici/... (portatori di conoscenze non diffuse) tenda a sostituirsi alla religione.

Quanto alla coerenza (la coerenza è la sua accettazione indiscutibile) si ripropongono gli stessi distinguo. Nel caso estremo di un distacco da colmare ed in presenza di un testo canonico, la coerenza si ha accettando in toto il testo. Ma nei casi in cui la religione presenta elementi molto più dinamici, come esemplificato, la coerenza si esprime nel rispetto di quegli esseri sia superiori che inferiori. Dove per rispetto si intende accettarli per quello che sono e trattarli per come si meritano.
Se si pensa che "Un giorno Osiride, ubriaco, mise incinta Nefti che era la sposa di Seth," si capisce che sotto il termine religione si unificano molte realtà: esse non hanno in comune tanto l'immutabilità del presente, ma solo, più ovviamente, l'immutabilità della storia passata, che certo riguarda esseri onorabili e superiori, e anche temibili, ma sempre visti esistere in un campo d'azione e di conoscenze in cui l'uomo si ritrova "out".


Che poi, stiamo parlando di tutto fuorché dell'arte :wall::wall:

Magari in seguito :d:
 
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baleng

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Ancora Fabius: Per l'arte la coerenza è un percorso individuale e la verità è la sua proposta e condivisione.
Mi sembra sintesi eccessiva. La coerenza è un percorso? La verità è l'affermazione/imposizione di un io?
Forse merita qualche parola in più da @HollyFabius , sennò vaghiamo. :mbe:
Per dire: forse è il percorso individuale che deve essere coerente, ma non mi sembra specifico dell'arte, né sempre valido (spesso, ma proprio Picasso ... :no:).
Quanto alla verità, nell'arte non può prescindere dal "valore", che a sua volta è legato alla coerenza interna dell'opera singola, prima ancora che del percorso. :help:
 

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