Arte investimento guadagni rivalutazione (?) (1 Viewer)

kiappo

Forumer storico
Io, purtroppo, mi sto seriamente convincendo che convenga non essere proprio del " galantuomini "...questo è un Paese per furboni, non per persone perbene.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Io tengo sempre in casa contanti disponibili per varie migliaia di euro. Un po' perché così rompo le balle alla mia banca. Un po' perché dove vado in ferie è meglio avere quelli, in quanto le carte possono non funzionare per vari motivi, e se dovessi partire all'improvviso addirittura il fisco verrebbe a cercarmi: "Ieri hai ritirato ottomila euro: se confessi eviti le frustate".
Ma io credo che arriveranno a fermarci per strada e contarci i soldi nel portafogli: "Signore, questi non sono buoni, dia qui che glieli cambiamo" - in realtà se li terranno per ripianare il deficit di qualche banca semisconosciuta.

Comunque sia, sono fregato, e ho già comprato un paio di pigiami a righe (anche se, per un amatore dell'arte, sarebbe stato più consono un pigiama a quadri). Portatemi le arance in cassaf ... in cella, grazie.
 
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mantegna

Forumer attivo
Stiamo vivendo un periodo di espansione dei controlli sociali. Siamo diventati delle cavie elettroniche che possono essere governate sempre di più attraverso restrizioni, adempimenti ecc. Tutto questo in danno della gente onesta (la maggioranza) mentre i grandi (evasori, criminali ecc.) se ne infischiano ampiamente di tali vincoli. Negli anni '60 si profetizzava la c.d. "società aperta" (Eco, Popper ecc.) siamo assistendo ad una pericolosa involuzione verso una società chiusa.
Lo posto qui perché cerco di non aprire un 3d ogni idea sballata che mi viene :rolleyes:

Continua insistente e quasi arrabbiata la campagna di stampa, banche e politici contro il contante. La sua colpa sarebbe quella di favorire l'evasione e l'economia criminale. Si dice che se tutte le transazioni fossero in chiaro, molta evasione non ci sarebbe più. Si propone poi, ad ogni giorno di pioggia, di far uscire i contanti dalle cassette di sicurezza pagando, udite, una tassa, cioè penalizzandolo.
Ovviamente, la prima osservazione (che @mantegna farebbe subito, perciò gli rubo il tratto :prr: ) è che le banche hanno tutto l'interesse ad essere le monopoliste della circolazione ed amministrazione del denaro, non solo perché ci guadagnano, ma anche perché così si renderebbero utili ai loro padroni più o meno occulti, cui la semischiavitù economica cui già ora asservono i sudditi pare non bastare affatto. (Salvo poi non garantirti la restituzione se depositi più di 100.000 €, limitarti i prelievi chiedendoti Ma lei che caz... deve farsene di tutti questi soldi?, ecc.)
Ma ce ne sono altre, di osservazioni.
Una - la faccio da steineriano - è che questa visione prevede esista solo il denaro di acquisto (non penso serva spiegare) - ma ignora bellamente l'esistenza del denaro di donazione nonché quella del denaro di prestito (sono le tre categorie rilevate da Rudolf Steiner). Vale a dire che il poveretto davanti alla chiesa andrebbe rifocillato a colpi di bancomat, che dentro la chiesa stessa vi sarebbe una fioritura di terminali bancomat un po' fuori luogo nella "Casa del Signore" come la chiamava il fondatore. Che il vostro marmocchio dovrebbe comprarsi le caramelline solo attraverso un mezzo tracciabile di pagamento, e in tal modo si saprebbe con certezza da parte di banche e tribunali a quanto ammonta la paghetta settimanale che gli regalate (magari con irruzione del fisco che vi contesta una generosità sospetta).
Per non parlare, appunto, degli aspetti relativi alla privacy: il povero marito come potrebbe nascondere la scappatella con la escort pagata tramite la famosa tesserina?

Ma quello che qui ci tocca da vicino è, per esempio, l'acquisto di piccole opere d'arte, magari poi rivendute per comprarsene un'altra. Già vedo l'occhio del fisco posarsi sulla tua collezione valutandola (da perfetto ignorante e pure in malafede, si presume). Giustificarsi per il possesso di un'opera di artista cubano portata in valigia ("Ha la ricevuta?""Pagato in contanti?" "Ahhh Ahh"), senza contare le mille occasioni di invadere la sfera privata da parte di uno stato che, mostruosamente rispetto al suo status, pare sempre più occuparsi di morale privata o di pure scelte individuali.

Insomma, per colpire una criminalità economica (fingere di colpire, per essere esatti) che usa certi strumenti si rovina la vita a tutti, come già si usa fare in tanti campi. Speriamo che non si scopra che i mafiosi sono amanti del violino: occorrerebbe un permesso speciale per assistere ad un concerto, e se uno si compra in vacanza un violinetto per bambini, al ritorno troverebbe la Digos già dentro casa.
Credo che i risultati elettorali siano in qualche modo riconducibili ad una prima presa di coscienza degli italiani rispetto a questa progressione di controlli e proibizioni.

Le banche sono le padrone dei mezzi di comunicazione anche attraverso altri soggetti e la pubblicità, non stupiamoci se la TV e i giornali si allineano.
Chiaro che la moneta elettronica è loro esclusiva e con quella possono fare quello che vogliono, soprattutto crearla dal nulla. Inoltre con la carta di credito hanno il pizzo su tutte le attività economiche, perchè il pagamento con carta non è gratis nè per il pagatore e nè per il titolare dell'attività.
I contanti preferiscono tenerseli perchè con quelli, moltiplicati per 50, possono altresì fare grosse operazioni a leva, tipo i prestiti, mutui, ecc.

Si sta avverando la società descritta in 1984 di Orwell.

Terrorismo? Serve il chip intrapelle.
Riciclaggio? Bisogna pagare con carte elettroniche.
Internet? Bisogna controllarlo, perchè se no i bambini...
Cioè il sistema ha una risposta giusta per ogni nostra paura e la direzione è quella che ci porterà verso la schiavitù.
D'altro canto andiamo verso un mondo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto, lavoro ce ne sarà per pochi e per gli altri dovranno trovare il modo di controllarli efficacemente, perchè non possano chiedere un tanto temuto sussidio o qualche briciola che cadesse dal tavolo in cui mangeranno in pochi.

Chi ci salverà? Nessuno, dovremo cercarci una nicchia dove poter vivere al riparo. Speriamo che certi scenari estremi non avvengano mai, ma sono possibili.
 

lastra.biffata

Forumer attivo
Da collezionista dico: se ti piace un quadro o una grafica perchè ha un giusto posizionamento nella tua collezione, compralo senza farti troppe domande su quanto varrà tra 10 o 40 anni. Se pensi di poter sapere dove andrà il mercato di un artista sei un illuso perchè nè io e nè te avremo mai abbastanza informazioni per scoprirlo. Il mercato di un'artista, oltre la qualità, lo fanno anche e soprattutto le gallerie, gli investitori privati e i collezionisti. Ieri sfogliavo dei cataloghi del Prandi (multipli di grafica) e più della metà degli artisti hanno quotazioni dimezzate rispetto a 20 anni fa, alcuni invece addirittura quintuplicate. La lista dei pompati è lunga, un pò meno lunga è quella degli artisti che hanno fatto l'exploit. Poi ci sono quelli che incredibilmente si sono svalutati quando invece oggettivamente sono degli ottimi artisti, penso a Mattia Moreni uno di quei casi in cui non ti spieghi come possa non essere riconosciuto dal mercato. Ce ne sono tanti altri, ahimè.

Tema della tracciabilità. Oltre alla mia neoattività da mercante d'arte, come lavoro principale mi occupo della gestione di un e-commerce che fa numeri da primo, secondo player in Italia in quel settore. Quindi mi rendo conto di quanto è importante la gestione dei dati personali (vedi recente normativa GDPR) e la tracciabilità dei beni, soprattutto su internet. Nonostante questo trovo ridicolo controllare ossessivamente i banchetti a Piazzola sul Brenta con continue ispezioni, visto che mediamente i venditori non sono Tornabuoni o Mazzoli ma gente che è li per sbarcare il lunario o provare a piazzare qualche grafica od olietto a prezzo da miseria. L'ultima volta che sono stato li c'erano controlli continui. Per controllare cosa poi? Che l'inventario di 30 pezzi sia a posto o che mancano sei euro e due banane in cassa?

Quest'estate ho comprato un quadro da una galleria del nord-ovest di cui non faccio il nome. Faccio l'assegno, mi da il quadro e mi saluta...allorchè chiedo: "scusi ma la fattura?". Risposta "ah mi perdoni pensavo non la volesse". Ah beh, certo!
Per cui riprendendo il discorso di @baleng, si va come sempre a tormentare i poveri cristiani mentre i medi-grandi fanno il cavolo che gli pare, soprattutto in questo settore dove con una botta a destra e una a sinistra tutto si aggiusta.
 

kiappo

Forumer storico
Eh, si caro lastra.biffata..siamo messi male, Stato predone. ..ci sono tanti Sceriffi di Nottingham , ma di Robin Hood...nessuna traccia, senza voler entrare in politica, che già " di là " siamo in piena bagarre. .spero che per questo disastrato Paese le cose cambino. Per farti un esempio di mercatini, quando andavo a Cannes, sulla CROISETTE...pagavo 7 ( sette ) euro al giorno, compresa luce e occhielli per fissare i cavalletti al marciapiede, parcheggio autorizzato, ricevuta del pagamento rilasciata da un impiegato del Comune che passava a vedere che tutto fosse a posto...qui, fino a due anni fa...minimo 25/30 euro al giorno, rotture di palle dai commercianti, casino per scaricare e parcheggiare ...lasciamo stare, che è un confronto impietoso...
 

RedArrow

Forumer storico
Altro problema, spezzo il post in due per semplicità di lettura, è il valore delle opere d'arte.
Come si stabilisce un valore per l'opera d'arte? Anche qui, proviamo a far parlare gli economisti (ehm ... non so se si intuisce la mia formazione...). Un economista di scuola neoricardiana (tradotto: marxista, però è una parolaccia e allora la si aggira) direbbe che il valore dell'opera d'arte è dato dalla quantità di lavoro incorporato nell'opera stessa. Evidentemente questa definizione sembra accettabile in alcuni casi. Come Baleng stesso precisava, un dipinto ad olio vale più di un acquarello. Già ma allora il valore di un taglio di Fontana, dove non c'è nessun lavoro, come lo spieghiamo? (Verrebbe anche da dire dove mettiamo la grafica che non è ne acquarello nè olio)
Allora forse viene in aiuto la scuola neoclassica, per la quale, in una economia di mercato il prezzo è dato, cioè i consumatori se lo trovano già bell'e fatto, e nessuno sa come sia stato determinato. Si sa solo che dal momento in cui la domanda del bene aumenta allora a parità di offerta il prezzo aumenta, mentre se la domanda del bene diminuisce allora anche il prezzo diminuisca. Faccio notare che anche se si cerca di fornire una dinamica per spiegare l'aumento o la diminuzione del prezzo, non viene fornita alcuna spiegazione su come si è formato il prezzo all'inizio.
Però, come sopra, nessuno dubita che un valore per le opere d'arte esista.
Per adesso mi fermo qui.
Rimane il fatto che anche qui, come per il mercato, nessuno ha saputo spiegare come si determina il valore delle opere d'arte.
Dimostriamo a Baleng che sappiamo tenere vivo il forum. Per le scoperte da mercatini aspetto domani per sapervi dire se ho trovato qualcosa di interessante.

Proseguo l'analisi delle interazioni concettuali tra teoria economica e arte dando alcune definizioni di bene
Come si definiscono i beni? Quanti e quali sono? Come vanno pensati rispetto all'ambiente circostante?
Per non farla troppo lunga vado all'essenziale di ciò che mi interessa (eviterei di scrivere una ventina di post sull'argomento). La maniera più semplice di definire un bene, che di per sè sarebbe tutto ciò che ci fornisce una utilità (cioè un piacere, una soddisfazione) è guardare al consumo, o forse meglio all'acquisto, rispetto al reddito.
Quando la domanda di un bene aumenta all'aumentare del reddito si parla di bene normale. Tuttavia all'aumentare del reddito il consumo di un bene può aumentare più o meno che proporzionalmente rispetto al reddito. Nel primo caso si parla di bene lusso. Nel secondo caso di bene necessario.
Ragionevolmente se il mio stipendio raddoppia non andrò a mangiare il doppio del pane, o a bere il doppio del latte. Il pane e il latte, in questo esempio, sono beni necessari.
Se però da domani guadagno il doppio posso pensare di comprare un macchinone, o un quadro.
Se invece la domanda di un bene diminuisce all'aumentare del reddito, allora si parla di bene inferiore. La definizione corrisponde a ciò che questo termine suggerisce, cioè beni di qualità inferiore. Se vivo in una baracca potrebbe senza dubbio accadere che al raddoppio dello stipendio inizio a considerare di prendere in affitto un monolocale. La baracca è un bene inferiore.
Come si collocano i beni artistici in questo contesto? Secondo me i beni artistici, generalmente, cioè astraendo da esempi, sono beni di lusso. Intendo dire che si cerca di astrarre, non di dare queste definizioni pensando a Gianni Dova o a Paolini:D
Se lo stipendio della mia famiglia triplica posso considerare di investire in un quadro d'autore (vabbè che poi io quasi sicuramente rimanga fregato, questo al gallerista, che lo sa benissimo, non interessa assolutamente niente).
Certo, le litografie francesi di metà ottocento che ho pagato due euro forse sfuggono a queste definizioni, ma le acqueforti da 100 euro già iniziano a potersi considerare beni di lusso...
Per adesso termino qui, troncando un po' di netto, ripromettendomi di riprendere appena ho tempo.
Se ci sono idee le leggerò con piacere.
 

lastra.biffata

Forumer attivo
Certamente sono beni di lusso, di certo 400€ o 2k€ per una grafica o 10k€ per un quadro non possono considerarsi una spesa per un bene necessario. Pero' non è il lusso "da pollo" come lo definisco, ovvero 3k€ per una borsa di Gucci ma è un lusso che rientra nella normale assett allocation delle proprie disponibilità. Stesso discorso per gli orologi, l'acquisto di un orologio importante è un lusso ma è anche assett allocation. La borsa di Gucci non è fare assett allocation, è toglierli uno sfizio costoso che non porta nessuna possibilità di rivalutazione. Quadri e orologi, cosi come altri beni, sono assegni circolari. Cheidere alla categoria degli avvocati come vengono spesso pagati quando il cliente non può saldare la parcella tramite bonifico.
 

baleng

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L'investimento in arte permette di ottenere nel tempo rendimenti elevati. Secondo William Goetzmann, in "The Yale School of Management", dal 1900 al 1980 l'investimento in arte ha offerto un rendimento medio annuo di dollari superiore al 17%, mentre secondo David Kusin, in "Kusin & Company", dal 1988 al 1998 le opere della pittura americana hanno reso mediamente il 14 % annuo di dollari.
L'investitore in opere d'arte gode di maggiori vantaggi fiscali rispetto a chi investe nei mercati finanziari o in quelli immobiliari. I privati, infatti (passati almeno 5 anni), non pagano tasse sulle plusvalenze derivanti dalla compravendita di opere d'arte e la quota del patrimonio investita in opere d'arte non viene periodicamente tassata e non deve essere inserita nella dichiarazione dei redditi.
La diversificazione dei rischi
L'obiettivo di ogni risparmiatore è quello di ottenere un buon rendimento dai propri investimenti sostenendo il minor rischio possibile. Per ridurre i rischi occorre diversificare i propri investimenti. L'arte, come gli immobili, rappresenta un'interessante opportunità di diversificazione per i propri investimenti finanziari.
Prima di acquistare un'opera d'arte è opportuno verificarne la provenienza e l'autenticità chiedendo tale dichiarazione al gallerista od alla casa d'aste. Inoltre questi beni passando di padre in figlio alle famiglie, educano alla conoscenza della bellezza dell'arte le generazioni future e mantengono vivo il ricordo delle generazioni passate.

Questi sono estratti dal sito di una galleria d'arte italiana. In poche righe sono concentrate semplici informazioni, non sempre esatte, peraltro, specchietti per le allodole, pesanti omissioni, consigli non molto disinteressati e persino osservazioni che non c'entrano nulla ma andavano messe da qualche parte nel compitino (l'ultima frase). La citazione del mercato americano è comunque una strachicca che qui non necessita commentare :-D.

Il punto interessante è un altro. Si tratta della stessa galleria che non più tardi di domenica scorsa mi ha venduto una vernice molle di Tavik František Šimon (vedi https://www.investireoggi.it/forums...-mercatini-negozi-aste-eredita.83771/page-449 ) ignorandone l'autore e pertanto cedendola a quasi un decimo del prezzo di galleria. (ai solerti indagatori del forum: per cortesia, se cercate la galleria e, certo, la trovate, non pubblicatene qui il nome, grazie)
Che dire? Forse non hanno tutti i torti. In effetti, a me han fatto fare un buon investimento :pollicione:
 

baleng

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Dimostriamo a Baleng che sappiamo tenere vivo il forum. Per le scoperte da mercatini aspetto domani per sapervi dire se ho trovato qualcosa di interessante.

Proseguo l'analisi delle interazioni concettuali tra teoria economica e arte dando alcune definizioni di bene
Come si definiscono i beni? Quanti e quali sono? Come vanno pensati rispetto all'ambiente circostante?
Per non farla troppo lunga vado all'essenziale di ciò che mi interessa (eviterei di scrivere una ventina di post sull'argomento). La maniera più semplice di definire un bene, che di per sè sarebbe tutto ciò che ci fornisce una utilità (cioè un piacere, una soddisfazione) è guardare al consumo, o forse meglio all'acquisto, rispetto al reddito.
Quando la domanda di un bene aumenta all'aumentare del reddito si parla di bene normale. Tuttavia all'aumentare del reddito il consumo di un bene può aumentare più o meno che proporzionalmente rispetto al reddito. Nel primo caso si parla di bene lusso. Nel secondo caso di bene necessario.
Ragionevolmente se il mio stipendio raddoppia non andrò a mangiare il doppio del pane, o a bere il doppio del latte. Il pane e il latte, in questo esempio, sono beni necessari.
Se però da domani guadagno il doppio posso pensare di comprare un macchinone, o un quadro.
Se invece la domanda di un bene diminuisce all'aumentare del reddito, allora si parla di bene inferiore. La definizione corrisponde a ciò che questo termine suggerisce, cioè beni di qualità inferiore. Se vivo in una baracca potrebbe senza dubbio accadere che al raddoppio dello stipendio inizio a considerare di prendere in affitto un monolocale. La baracca è un bene inferiore.
Come si collocano i beni artistici in questo contesto? Secondo me i beni artistici, generalmente, cioè astraendo da esempi, sono beni di lusso. Intendo dire che si cerca di astrarre, non di dare queste definizioni pensando a Gianni Dova o a Paolini:D
Se lo stipendio della mia famiglia triplica posso considerare di investire in un quadro d'autore (vabbè che poi io quasi sicuramente rimanga fregato, questo al gallerista, che lo sa benissimo, non interessa assolutamente niente).
Certo, le litografie francesi di metà ottocento che ho pagato due euro forse sfuggono a queste definizioni, ma le acqueforti da 100 euro già iniziano a potersi considerare beni di lusso...
Per adesso termino qui, troncando un po' di netto, ripromettendomi di riprendere appena ho tempo.
Se ci sono idee le leggerò con piacere.
Chiara la descrizione dei diversi beni. Io riproporrei comunque anche la distinzione tra beni di consumo veri e propri, cioè che si consumano proprio, e beni tendenzialmente "eterni".
L'automobile, il divano, gli spaghetti ecc. sono beni destinati nel tempo (talora assai breve) alla distruzione. Anche il biglietto del cinema, la cena al ristorante, l'energia elettrica sono acquisti di prodotti che si deteriorano immediatamente. Lasciando stare per il momento l'investimento in cultura, altra categoria, notiamo che vi sono alcuni beni il cui valore si presume generalmente debba mantenersi o quasi, o addirittura aumentare con il passare del tempo.

Cioè, mentre i primi alla meglio invecchiano, i secondi si antichizzano. Peraltro, anche questi valori hanno ciascuno il proprio nemico. Il denaro "vorrebbe" essere eterno, e lo sarebbe se non esistesse talora il suo grande avversario, di nome inflazione. Anche l'oro tende a mantenere il valore, in questo caso condizionato solo dal "mercato" e dai costi di custodia e transazione. Così pure i terreni, un po' meno le case (vetustà come nemica), ma comunque trattasi sempre di valori considerati, appunto, come si usa dire, beni rifugio. La cui caratteristica è che, a prescindere dalle talora grosse oscillazioni di mercato, la loro considerazione economica nelle varie società tende ad una certa stabilità. Questo finché una guerra o una rivoluzione non ti costringono a svendere il tuo oro, un terremoto non ti distrugge la casa, lo spopolamento toglie ogni attrattiva al possesso di un terreno.

In sintesi, i nemici del mantenimento di valore, per cui col tempo l'oggetto diventa antico, acquistando anzi questo nuovo valore, sono tutti quegli elementi che tendono a farlo diventare "vecchio"!

L'arte combina più di una caratteristica. E' bene di consumo in quanto te la guardi e te la godi, almeno finché non ne sei strastufo, o son cambiate le mode e non ti interessa più. Il manifesto appeso al muro con gli spilli (v. nelle case tedesche) è un tipico bene di consumo, per quanto artistico. Destinato ad essere buttato (poi ci sono le eccezioni ...) Ma, osservando che l'oggetto artistico mantiene nel tempo una certa stabilità, si osserva in esso anche il secondo aspetto, quello del mantenimento di ... di che? Dell'oggetto stesso, in primis, fatto salvo lo scolorire dei disegni, il creparsi dei dipinti e tutto il rimanente delle magagne che questo forum conosce bene. Come l'oro l'arte ha addirittura un costo di conservazione. Statue, tappeti pregiati, arazzi, dipinti, libri durano nel tempo dando l'impressione della stabilità dei valori. Ma se il mercato di oro e diamanti sembra avere alcune caratteristiche di relativa stabilità (notare la precauzione nell'affermare ciò), molta meno ne ha il mercato artistico, soggetto a mode, variazioni di domanda e offerta, costi di transazione ... vorrei dire che questo mercato somma in sé gli inconvenienti dei due mercati, quello effimero e quello "eterno". Pertanto il mantenimento del valore è pure sottoposto alle variazioni del mercato (mode, tendenze, situazione economica)

Tuttavia gli incantatori di serpenti profitteranno anche di questo. In un caso "Magari nel tempo non si rivaluterà molto [- 90% :noo: ] ma se lo godrà ogni giorno!" e in quello opposto "Sì, questi 24 volumi su Michelangelo Lei non li leggerà mai, ma avrà in casa un oggetto di valore!" :no:

Tutta questa pappardella doveva servire
1) a distinguere tra le due posizioni, tra i due modi di fruire dell'oggetto d'arte, uso effimero o valore stabile
2) a riconoscere quando un venditore saltabecca tra le due posizioni, mettendo in evidenza ora l'aspetto del piacere, ora quello economico a seconda delle proprie convenienze.:jolly:
 
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baleng

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Ogni tanto varrebbe la pena di chiedersi come mai molte opere antiche, anche di buon nome, non costino che una frazione delle equivalenti moderne.
Creo una storiella-tipo.
Il possidente Bomboloni Ettore commissiona il ritratto proprio e della moglie all'atelier del pittore Bonacossi, all'epoca (primo Ottocento) abbastanza in voga dalle parti di Locercate Brianza. Per ottenere ciò egli paga. Paga mediamente il pittore, assai meno gli aiutanti, discretamente le ricche cornici. Tutti costi vivi per un materiale nuovo che si aggiunge, aumentando comunque l' "offerta", a quanto materiale già esiste al mondo :eeh:. Paga, ma è ricco, Ettore Bomboloni, e neppure si scompone quando il Bonacossi gli presenta la sostanziosa richiesta, una somma che potrebbe corrispondere ai 50.000 euro d'oggidì. E' una buona forchetta, lui, e quel boccone se lo manda giù con due o tre calici di lambrusco.
Va aggiunto che l'importanza del Bomboloni era tale che il pittore si sentì in dovere di accompagnare la detta richiesta pecuniaria con l'omaggio di un paesaggino rurale, un olio, niente di che, tre pastorelle al fiume spiate da un malizioso contadinotto in un pomeriggio (o mattino?) d'estate.
Dopo una vita di fede, religione e stravizi il Bomboloni infine lascia per sempre, come si suol dire, questo mondo terreno. La moglie, affranta dal dolore, ma anche da antichi rancori, pur sostenuta dall'affetto della numerosa prole, della servitù e, per vari più o meno nobili motivi, della parrocchia intera, lo segue dopo solo due anni passati a piangere su sete e broccati, inzuppando di lacrime cortine e divani di gran pregio. :tristezza:

Da quel momento inizia il calvario dell'altra coppia Bomboloni, quella fissata sulla tela per l'eternità, ma anche iniziano le vicissitudini di quel paesaggino che li aveva accompagnati, attento quanto interessato omaggio del Bonacossi.
Della coppia è presto detto: l'irriconoscente prole, pur di non ritrovarsi ancora tra i piedi tutto il giorno l'incubo di quei due severi volti, rappresentanti di un periodo ormai finito, toccando ferro, per sempre, ficca i quadri in cantina e colà li dimentica. Per anni, occorre dire ... Quanto al paesaggio, prestandosi benissimo a decorare la sala da pranzo secondo i dettami delle nuove mode di metà ottocento, gli viene concesso di far da guardia a tortelli e libagioni, assenzio e donnine, eccessi e stravizi, tutti consumati sopra o sotto quel tavolone di legno che ormai era un po' divenuto, nel bene e nel male, il simbolo stesso della famiglia Bomboloni.

Visto l'andazzo le ricchezze, naturalmente, si esaurirono a velocità prodigiosa, ed ogni cosa fu venduta per sostenere la degenerazione della scostumata prole: via i mobili, via i quadri, via anche la casa. I rigattieri andavano e venivano da quella ricca dimora come le onde del mare contro il castello di sabbia costruito in mezzo al bagnasciuga. In particolare i ritratti vennero pagati l'equivalente di 300 euro ciascuno, preziosa cornice compresa, mentre il paesaggino, essendo opera al momento assai richiesta, ne ottenne 400 da solo.

Qui il severo moralista si ferma un attimo e aggiunge i suoi commenti. Uno, che il vecchio Bomboloni avrebbe egli stesso potuto vendere a quei miseri prezzi, tanto la perdita era per le sue sostanze sarebbe risultata poco significativa: in ogni caso egli aveva ben "fatto uso" del ritratto, che aveva accresciuto il suo prestigio ecc ecc (tra l'altro favorendo l'ottenimento di cospicui finanziamenti). Due, che usciti da quella casa i due ritratti erano ormai definibili come ritratti di coppia anonima, di scarso interesse per il soggetto.

Su quei ritratti lucrò, un po' a fatica, un mercante di paese, che infine li vendette per i mille euro d'oggi ad un arricchito che doveva inventarsi qualche antenato di livello. In seguito, cioè nel nuovo secolo, mai più la coppia raggiunse una tale quotazione ... Altri mille euro fece il paesaggino, ma anch'esso, con l'avvento della Belle Epoque e poi del 900, mai più raggiunse tale prezzo. Fu però possibile passarlo di mano in mano con molta maggiore frequenza, potendolo adattare a tempi e situazioni assai più che quei due faccioni arcigni sovrastanti tristi abiti neri di epoche oramai obsolete.

In sintesi: il denaro per i due quadri fu "sprecato" tranquillamente dal Bomboloni. Una volta giunti sul mercato, non vi erano più da pagare pittori, assistenti, corniciai, fornitori, tutto era finito sul conto spese del Bomboloni. A fissare il prezzo dei quadri non erano più i costi, ma "il mercato". Con poche differenze, lo stesso avviene per il mercato dell'arte moderna, antica o contemporanea. In galleria paghi tutto tu, le pastasciutte del pittore e l'aragosta del gallerista, l'affitto dell'atélier e i costi delle esposizioni.. Poi esci in strada e il prezzo è quello del "mercato". Basterebbe saperlo ...

E infine, come si vede in questa storia la qualità del pittore Bonacossi c'entra poco. Per dare un valore a due ritratti di anziani inaciditi "il mercato" pretende ben altri nomi, altrimenti :down: . E il soggetto conta, accidenti se conta. E se i lavori d'altri tempi hanno mediamente perduto una buona percentuale del valore prezzato, perché illudersi che l'opera del vivente presa in galleria debba invece rivalutarsi? Caro acquirente, tu paghi tutte le spese di tutti gli attori, e solo perché vuoi quell'opera in quel momento. Se invece saprai allargare i tuoi desiderata a largo raggio e raccogliere quanto il destino ti offre, avrai al massimo pagato il giusto.

Stretta la foglia
larga la via
tu compra pure
in galleria :pollicione:

basta sapere che gli sfizi possono essere sacrosanti, ma si pagano. :maestro:

Gli investimenti sono altro.
 
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