Arte e psicologia: tra volere e potere (1 Viewer)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Sino a meno di 200 anni fa le innovazioni in pittura erano rivoluzionarie, andavano contro una tradizione, sempre legata ad un potere costituito. Pian piano, dall'800 in poi, gli
sconvolgimenti dell'innovazione sono stati sempre più ammortizzati dal "potere", fino ad esserne assorbiti. Anzi, oggi chi pesa nel mondo dell'arte non fa che proporre novità teoricamente sconvolgenti quanto, praticamente, il più delle volte vuote. E' il mercato, bellezza. Così, come anticamente il potere religioso finanziava l'arte, lasciandole pure un certo spazio per le innovazioni individuale (come visto in precedenza), oggi il potere finanziario ha in mano anche il mercato dell'arte. E pure lo spettatore, o collezionista, appare ben manipolato. La sua richiesta di rispecchiarsi nelle individualità dei nuovi artisti viene rapidamente metamorfosata in ricerca estrema di novità, che viene confusa con la capacità di in-novare.
In-novare significa appunto far rivivere il vecchio sotto nuova forma trasformandolo nella continuità, pur dopo un momento di rottura. La novità è invece la proposta del diverso in quanto tale, e oggi nell'arte soprattutto diverso da tutto quanto sia stato fatto prima.

Pertanto, anche il momento "privato" del collezionismo viene a mancare, l'individuo acquirente non compra ciò che sarebbe buono per sé, ma quanto gli viene indicato da un dito indice gigante, imnperioso e soprattutto non interessato al bene dell'acquirente, ma al proprio.
 

baleng

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Credo di aver già segnalato come una certa banca milanese acquistasse sì arte per arredare gli uffici, ma solo astratta, in quanto il figurativo avrebbe distratto gli impiegati dal lavoro Questo è un esempio di come le motivazioni dell'acquirente possano non coincidere con quelle del venditore o dell'artista.


Direi che, anzi, quando ciò che l'acquirente ricerca e ciò che l'artista esprime coincidono perfettamente, occorre diffidare.Facilmente allora l'artista lavora non per ricercare una verità, bensì per ruffianarsi un suo pubblico a scopo vendita. Gli artisti degli anni 70/90 che di solito citiamo come decaduti, per esempio un Cascella con i suoi fiori e le sue Portofino, non sono allora che un fenomeno simile, seppure a un grado un po' superiore, a quello dei clown con la lacrimuccia o dei mocciosetti caccolosi coi pantaloni sovrabbondanti.
Solo che il fenomeno può presentarsi anche con gli astratti (mi vien da citare il "troppo piacevole" Max Papart che già due volte abbiamo qui incontrato), o con un certo realismo particolare, fatto per dare ad un pubblico desensibilizzato una qualche scossa emozionale (e penso a Cracking Art, a Cattelan, a Banksy ...)
 

baleng

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Osservo che nelle varie discussioni vi è chi si sente molto "toccato", talora addirittura offeso, quando si parla di musica, mentre c'è più tolleranza quando si tratta di pittura e arti figurative. Non sarà, mi chiedevo, perché nell'arte per gli occhi abbiamo a che fare con lo spazio, quindi il referente in noi è il corpo fisico, mentre con la musica abbiamo a che fare con il tempo, e quindi con i moti dell'animo? Perché forse siamo più disponibili ad essere "criticati" per il fisico, come fatto obiettivo, che per il nostro modo di essere e pensare, del quale siamo molto più gelosi, talora orgogliosi.
E così dimentichiamo facilmente che le critiche all'arte riguardano gli artisti e le loro opere, non i fruitori. Se è vero che quando tu mi demolisci il pittore che per me è uno dei preferiti posso sentirmi toccato ("non sarà che se mi piace tu mi consideri un fesso?") - e questo in certi forum assume toni accesissimi che quasi smentirebbero il mio assunto iniziale - pare comunque che s-parlando di musica si tocchi maggiormente l'intimo delle persone. Che quindi rivelano di aver legato la propria vita molto più alle note che ai colori.

Detto ciò, personalmente vivo tutto come nel grassettato. Stravedo per Mahler, ma se mi dici che ti fa dormire penso solo che siamo diversi. Adoro Chagall, ma qualche critico lo ha giudicato mediocre: peggio per lui.
 

baleng

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Proviamo a collocare qui

Sound like Kandinsky Progetto di Google Arts che svela la sinestesia dell'artista

La musica diventa un dipinto, era la magia che Kandinsky si prefiggeva di realizzare in alcune opere Per rendergli omaggio nasce "Sound like Kandinsky", di Google Arts & Culturecon il Centre Pompidou, per conoscere più da vicino le capacità sinestetiche di Kandisky. Esso raccoglie e conserva digitalmente circa 3.700 opere, fotografie e documenti In collaborazione con gli artisti di musica sperimentale Bertin e NSDOS, si potrà mettersi alla prova con "Play a Kandinsky", sperimentazione interattiva per sperimentare ciò che Kandinsky potrebbe aver sentito mentre dipingeva: o strumento che simula le sensazioni vissute dal pittore durante la creazione di "Giallo Rosso Blu" 925, si può interagire con il dipinto, esplorando i suoni e le emozioni associate ai colori e alle forme.

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Scritto così sembra un'americanata, mah ...
 

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