Arte e gioco (1 Viewer)

giustino

Art is looking for you
Mentre non tutti gli artisti sono giocatori di scacchi, tutti i giocatori di scacchi sono artisti.
Marcel Duchamp
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Fin da bambino mi è sempre piaciuto giocare ed ho continuato a farlo per tutta la vita considerando anche che per lo più ho fatto un lavoro, quello dell'educatore dove il gioco era parte fondamentale.
Ancora adesso che sono più che adulto gioco qualche ora tutti i giorni e mi capita spesso di sognare di giocare come quando ero bambino.

L'attitudine al gioco è una predisposizione d'animo che ti permette non soltanto di giocare utilizzando i giochi classici, già strutturati, con delle regole ben precise ma di trasformare le attività quotidiane, il lavoro, gli interessi in un gioco capace di alleggerirne il peso.

Quand'ero bambino che, insieme a mio fratello aiutavamo la famiglia nel lavoro di coltivazione dell'orto succedeva spesso che trasformavamo il lavoro che poteva apparire pesante, serio, per niente divertente in un gioco. Per esempio facevamo a gara a chi vangava più velocemente una uguale quantità di terra o a chi piantava più cipolle o insalata...

Lo stesso atteggiamento l'ho tenuto di fronte all'arte.
Visto che di fare arte nessuno è obbligato tanto vale farlo nel modo più divertente possibile cercando anche di trasmettere gioia e spensieratezza anche agli altri.

Il gioco che per me si avvicina di più a quello dell'arte è il gioco degli scacchi. Anzichè stare di fronte ad una scacchiera con i pezzi che aspettano la tua prima mossa che deciderà tutto il prosieguo della partita, sei di fronte ad una tela che aspetta il tuo primo segno che influenzerà tutti i segni successivi.

Per il momento mi fermo qui.
Pubblico soltanto una foto del 3 ottobre scorso dove all'inaugurazione della mia mostra a Marciano della Chiana (Arezzo) gioco con Maurizio Caposciutti, giiocatore di scacchi professionista, Maestro FIDE.
Ovviamente ho perso senza però sfigurare.

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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Bellissimo 3d. Tuttavia personalmente non apprezzo gli scacchi. Mi spiego. Si tratta di uno spazio limitato, con un numero di combinazioni enorme, ma non infinito. Breve, un campo dove alla fine non solo un computer sarà più adatto dell'uomo (e inevitabilmente alla fine più forte), ma anche dove l'uomo, per vincere, deve operare come un computer.
E' una condizione che mi scoraggia intimamente. So che il numero di combinazioni , come dicevo, è immenso, ma alla fine non dipende tutto da te, bensì anche da chi hai di fronte. Per carità, se qualcuno lo vive come arte, liberissimo. Io, però, no.

Vedrei in questo 3d altri aspetti. Il primo, più banale: suonare musica in inglese si dice to play music, con lo stesso verbo di "giocare". Perché, attenzione, come ricordava Silvio Ceccato, il gioco è una attività serissima, se si rompono le regole sparisce il concetto stesso di gioco. E aggiungeva che mentre il lavoro ha il suo fine fuori di sé, fuori dell'attività, il gioco ha il suo fine in sé stesso. Ha condizioni, ma scelte liberamente. Ed in questo assomiglia all'arte figurativa, alla pittura più che all'architettura, che è condizionata da esigenze esterne e reali. Per carità, pure l'arte figurativa è stata condizionata dall'esterno per secoli, le figure religiose portavano molte condizioni all'artista, ma oggi si è maggiormente accostata ad un aspetto di gioco, in quanto vi è più libertà nello scegliere soggetto e modalità.

Questo aspetto è stato colto maggiormente da artisti come Calder o anche Mirò, che presentano aspetti più "infantili" - in tal modo viene vissuto il lato giocoso.
Ma giocoso può definirsi anche un architetto come Gaudì, e non in modo infantile. Giocoso è Hundertwasser, almeno sino a un certo punto, giocoso, ma più "maturo" è Morlotti. Ed è interessante vedere come i primi artisti che mi siano venuti alla mente siano proprio impegnati anche in una visione architettonica. Ciò forse significa qualcosa. Magari che chi in altri ambiti subisce le costrizioni della necessità, può trovare uno sfogo liberatorio nella creazione di immagini libere.
Giocoso "vuole" essere Gentilini, più che esserlo spontaneamente. Giocoso si presenta Joseph Tilson , altri artisti, come Pozzati o Del Pezzo appaiono troppo intellettualizzati, soprattutto il secondo, per credere ad un loro mondo davvero giocoso.

Poi c'è pure @giustino, i cui lavori tendono a dare gioia, ma sembrano un gioco solo fino a un certo punto, perché appare un continuo richiamo ad una realtà che potrebbe essere migliore ...
 

giustino

Art is looking for you
Bellissimo 3d. Tuttavia personalmente non apprezzo gli scacchi. Mi spiego. Si tratta di uno spazio limitato, con un numero di combinazioni enorme, ma non infinito. Breve, un campo dove alla fine non solo un computer sarà più adatto dell'uomo (e inevitabilmente alla fine più forte), ma anche dove l'uomo, per vincere, deve operare come un computer.
E' una condizione che mi scoraggia intimamente. So che il numero di combinazioni , come dicevo, è immenso, ma alla fine non dipende tutto da te, bensì anche da chi hai di fronte. Per carità, se qualcuno lo vive come arte, liberissimo. Io, però, no.

Vedrei in questo 3d altri aspetti. Il primo, più banale: suonare musica in inglese si dice to play music, con lo stesso verbo di "giocare". Perché, attenzione, come ricordava Silvio Ceccato, il gioco è una attività serissima, se si rompono le regole sparisce il concetto stesso di gioco. E aggiungeva che mentre il lavoro ha il suo fine fuori di sé, fuori dell'attività, il gioco ha il suo fine in sé stesso. Ha condizioni, ma scelte liberamente. Ed in questo assomiglia all'arte figurativa, alla pittura più che all'architettura, che è condizionata da esigenze esterne e reali. Per carità, pure l'arte figurativa è stata condizionata dall'esterno per secoli, le figure religiose portavano molte condizioni all'artista, ma oggi si è maggiormente accostata ad un aspetto di gioco, in quanto vi è più libertà nello scegliere soggetto e modalità.

Questo aspetto è stato colto maggiormente da artisti come Calder o anche Mirò, che presentano aspetti più "infantili" - in tal modo viene vissuto il lato giocoso.
Ma giocoso può definirsi anche un architetto come Gaudì, e non in modo infantile. Giocoso è Hundertwasser, almeno sino a un certo punto, giocoso, ma più "maturo" è Morlotti. Ed è interessante vedere come i primi artisti che mi siano venuti alla mente siano proprio impegnati anche in una visione architettonica. Ciò forse significa qualcosa. Magari che chi in altri ambiti subisce le costrizioni della necessità, può trovare uno sfogo liberatorio nella creazione di immagini libere.
Giocoso "vuole" essere Gentilini, più che esserlo spontaneamente. Giocoso si presenta Joseph Tilson , altri artisti, come Pozzati o Del Pezzo appaiono troppo intellettualizzati, soprattutto il secondo, per credere ad un loro mondo davvero giocoso.

Poi c'è pure @giustino, i cui lavori tendono a dare gioia, ma sembrano un gioco solo fino a un certo punto, perché appare un continuo richiamo ad una realtà che potrebbe essere migliore ...

Le tue considerazioni sugli scacchi sono corrette anche se, dopo aver fatto decine di migliaia di partite continuo ad esserne attratto e mi rendo conto che anche le "mosse" che riguardano le scelte nella mia vita ne sono influenzate.

Un'altra declinazione dell'arte come gioco riguarda l'uso di lettere e parole che entrano nell'arte soprattutto nei primi decenni del '900 con le parole in libertà dei futuristi, o con i "Cadavre esquis" dei surrealisti che darà anche luogo a dei giochi di disegno collettivi fatti piegando o coprendo il foglio nelle parti già compilate così che ognuno partecipa senza conoscere ciò che gli altri hanno fatto.

Anche il rapporto fra l'arte e l'enigmistica ha interessato più di un artista figurativo che talvolta
prende in prestito il gioco del rebus come in questo disegno del 1961 di Duchamp
40_001.jpg

Fonte: Marcel Duchamp - Rebus , 1961 | Phillips


O per esempio in Renato Mambor o Tano Festa
Questo è una sua opera dal titolo "Rebus" del 1979.
Artgate_Fondazione_Cariplo_-_Festa_Tano,_Rebus.jpg

Fonte: File:Artgate Fondazione Cariplo - Festa Tano, Rebus.jpg - Wikimedia Commons

Cercando in internet sul rapporto fra enigmistica e arte ho anche scoperto che è stata fatta una mostra nel 2010.
immagine_guida.jpg

 
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RedArrow

Forumer storico
Il gioco è attività talmente seria che da anni esiste una disciplina scientifica dedicata che si chiama appunto 'Teoria dei giochi' (Game theory) e su cui alcune università italiane hanno da anni aperto apposite cattedre (nel mondo anglosassone invece sono più diffuse).
A proposito degli scacchi so giocare a livello assolutamente dilettantistico anche se nei periodi in cui ero ben allenato ho fatto qualche buona partita con persone molto più esperte di me. E' un gioco che apprezzo molto.
Credo che nel quadrato con i pezzi di sviluppi un compendio della vita stessa. Intanto la sfida, che è amicizia ma anche voglia di vincere. E poi la strategia. Offensivo e all'attacco? Attendista e pronto a lanciare il contropiede (come nel calcio, un altro gioco appunto)? Difensivo e solido indietro? E poi, a proposito della strategia, tengo la mia fino alla fine o la modifico osservando il mio avversario?
Rispetto al computer è cosa completamente diversa nel senso che il computer gioca prevedendo il numero massimo di mosse possibili, cioè è un calcolatore, mentre tu giochi appunto secondo una strategia che risponde alla tua personalità. Se anche i computer adottassero delle strategie sarebbe solo applicazione meccanica di strategie scritte da altri.
Che cosa c'entri con l'arte e che relazione ci sia, se mai ve ne fosse una, tra scacchi e arte non saprei dire, forse nessuna.
 

RexRacer

Forumer attivo
Grazie @giustino , un thread che avrei voluto aprire molto tempo fa, specificamente per gli scacchi e le scacchiere d'artista....pensavo anche di usare la frase di Duchamp in testa al tuo post! :)

Gli scacchi, così come gi altri giochi come diceva @baleng più su, hanno in comune con l'arte, in tutte le sue forme, l'assoluta "inutilità" se non quella dell'esercizio intelletuale e creativo fine a se stesso, una caratteristica esclusivamente umana.
Quindi, non tutti gli artisti sono scacchisti, ma sicuramente tutti gli scacchisti sono, a loro modo, "artisti".

Da scacchista (molto dillettante) invece non trovo limitativo lo spazio di gioco, in fondo qualunque affare umano lo è (limitato)... lo sono la pittura (la tela principalmente con i suoi tentativi di superamento), la musica (con lo spartito), etc.

Inoltre, a differenza della stragrande maggioranza dei giochi, il numero di combinazioni è tale che non credo esistano i resoconti di due partite identiche, nonostante i maestri scelgano sempre da uno ridotto numero di mosse ottimali e si parta sempre dalla stessa posizione dei pezzi.

Sicuramente moltissimi artisti sono stati affascinati dagli scacchi e moltissimi hanno creato dei set di scacchi, primo tra tutti Duchamp

Duchamp+Chess+Set.jpg


ma anche Man Ray

man_ray_chess_set.jpg


Il set della Bauhaus, creato da Josef Hartwig

bauhaus_chess_set.jpg


Anche quello tra calcio e scacchi, fatto da @RedArrow è un paragone che condivido appieno, entrambi i giochi sono a mio parere così somiglianti alla vita da esserne divenuti delle metafore.



PS: @giustino se hai la sequenza di mosse della partita con l'altro Maestro Caposciutti mi farebbe piacere vederla :)
 
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RexRacer

Forumer attivo
Già che ci siamo, rimanendo in tema scacchistico e visto che Duchamp ultimamente è stato citato in vari thread...ricordiamo anche che oltre ad essere stato un rivoluzionario dell'arte era anche un grande pittore

1910, I giocatori di scacchi

Marcel_Duchamp,_1910,_Joueur_d'échecs.jpg
 
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giustino

Art is looking for you
PS: @giustino se hai la sequenza di mosse della partita con l'altro Maestro Caposciutti mi farebbe piacere vederla :)

La partita a scacchi con il Maestro Caposciutti che venne da Grosseto, iniziò poco dopo le 16, con un certo anticipo rispetto all'inaugurazione della mostra previsto per le 18. Tuttavia seppur giocando con una certa celerità, senza orologio e senza registrare le mosse si protrasse fino alle 17. A quel punto iniziò ad arrivare gente, compreso @ruidavid e dovemmo sbaraccare frettolosamente il tavolo degli scacchi così che non ci fu occasione di fare un'analisi della partita.

Mi ricordo solo le prime mosse e la parte finale.
Io gioco con il bianco: Gambetto di re
1. e4 e5
2. f4 d5
3. exd5 e4
...
La spinta del pedone nero in e4 mi mise in crisi, normalmente la gente prende in f4, e quel pedone risulterà una spina nel fianco per tutta la partita.
Da lì in avanti non feci errori, riusci a non cadere nelle trappole che mi tendeva ma alla fine, dopo una quarantina di mosse, riusci a catturare quel pedone in uno scambio di torri ma, comunque mi ritrovai contro un pedone che non era possibile fermare e a quel punto abbandonai.

Anch'io gioco per diletto. Mi son sempre rifiutato di studiare i libri di teoria. Nel 1972/73 nel periodo del boom degli scacchi in seguito allo storico campionato del mondo fra Fischer e Spassky partecipai ad alcuni tornei presso la Società Scacchistica Torinese piazzandomi sempre fra i primi ma ad un certo punto l'impegno era troppo grande, si giocava in mezzo a nuvole di fumo, 2/3 volte a settimana fino all'una di notte e poi non riuscivo a dormire perchè mi portavo in testa la partita per tutta la notte e il giorno dopo. In quel periodo ero anche molto impegnato nel campo dell'arte, frequentavo l'Accademia, lavoravo. Dovetti fare delle scelte e così abbandonai gli scacchi.
Da quando c'è internet ho ricominciato a giocare on line senza pretese e devo dire che mi diverto molto.
 
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giustino

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Nell'arte fino al '900 il gioco è entrato solo per essere rappresentato come ben illustrato nell'articolo sotto indicato con immagini di Caravaggio, Benton, La Tour, Cezanne, Picasso, Casorati e altri.

Ed anche con Rosai, con "I giocatori di toppa", un gioco di carte poco conosciuto che in Toscana si usava fare fino alla prima metà del '900.

Nel '900 poi ci sono gli artisti ricordati da @baleng Mirò, Gentilini, Tilson... dove le forme infantili, piacevoli ricche di colore predispongono alla gioia ed alla spensieratezza tipica del gioco o in Calder dove alle forme e ai colori si aggiunge l'interazione con l'aria che modifica continuamente la struttura dell'opera.

Sulla stessa linea di Calder c'è poi Jean Tinguely le cui opere sono spesso dei grandi assemblaggi di materiali più disparati ruote e pulegge che danno luogo a strane macchine motorizzate "inutili" e proprio per questo sorprendenti, divertenti, giocose.
Eccone un esempio tratto dal sito del museo a lui dedicato a Basilea: Museo Tinguely, Basilea | Inexhibit
Museum-Tinguely-Basel-sculpture-in-the-hall.jpg
 

RexRacer

Forumer attivo
Sebbene non lo trovi esteticamente "bello" o particolarmente significativo, da quando molti anni fa ho visto per la prima volta Metropolis II di Chris Burden mi è continuanto a tornare in mente di tanto in tanto, lo trovo affascinante



Il filo con le macchine inutili di Tinguely mi sembra evidente.
 
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giustino

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Gli ultimi esempi di Tinguely e Burden mostrano un rapporto nuovo fra arte e gioco.
Non più opere che rappresentano giochi e giocatori ma opere che diventano esse stesse gioco.

Ancor prima di Tinguely, negli anni '30 Bruno Munari costruì le prime macchine inutili.
Diversamente da quelle di Tinguely le sue sono leggere azionate dal vento o da piccoli motorini come questa della foto.
1082735330b.jpg
Fonte:Tinguely e Munari. Opere in azione Centro Arte Moderna e Contemporanea - CAMeC La Spezia

Guardando le opere di Tinguely e Munari si ha però l'impressione che tutto parta, anche seguendo questo filone della storia dell'arte sempre da lui, il precursore della maggior parte dell'arte del '900 e cioè da Duchamp. Vedasi "Le macchine celibi", "Il grande vetro" "La ruota di bicicletta" ecc.


In seguito Munari costruirà un'infinità di opere che sono anche giochi didattici e realizzerà progetti per l'infanzia e per le scuole sempre all'insegna della leggerezza, del gioco, della fantasia.
1-bruno-munari.jpg

 

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