Ciò che è certo è che la droga ha effetto soprattutto sull'attenzione di chi la usa, compresi gli artisti. Se l'attenzione si posa su aspetti su cui non è solita posarsi, essa può suggerire all'artista "osservazioni" inattese. Se poi l'artista rientra nel pieno dominio di sé può anche elaborare queste nuove sensazioni, soprattutto se non si lascia sopraffare dalla sostanza. Certamente con il tempo questo dominio di sé è destinato a sgretolarsi pian piano. Ora, il dominio di sé è necessario per produrre una espressione che l'osservatore possa riconoscere degna della sua propria capacità di giudizio artistico. Mi spiego. I lavori di Basquiat del post precedente sembreranno all'osservatore "ingenuo", diciamo la casalinga di Voghera, o anche un bambino, nulla più che dei disegni infantili. Sarà l'osservatore già esperto che andrà a cercare in questi lavori che presumiamo influenzati dall'esperienza delle droghe, qualità e valori prettamente estetici, espressivi, ma in modo adulto. Addirittura l'osservatore facilmente si troverà ad essere più lucido dell'artista che creò l'opera. L'osservatore, cioè, riconosce in modo controllato quanto l'artista forse non aveva del tutto in suo dominio.
Però l'artista ha appunto quelle qualità che contribuiscono alla creazione. La droga semplicemente pone al suo fianco quella specie di "genio" di cui in precedenza si è detto. Non è questione qui di giudizio morale. Semplicemente si deve sapere che la sostanza esprime sempre lo stesso tipo di "aiuto", ed è per questo che le si possono attribuire le qualità di un "genio", come qualcosa appartenente a una persona, o personalità. Già l'alcool espelle dall'individuo una parte del suo io per porvi in cambio appunto il proprio "genio dell'alcool".
Il problema per noi sarà semmai riconoscere in un'opera la "mano" di quel "genio". Per esempio: una caratteristica di aspetti psicotici nei disegni si ha quando con la stessa linea si esprima il contorno di due figure differenti e tra loro estranee (per intenderci, una a destra e una a sinistra). Questa può anche essere una libera scelta dell'artista, ma se invece si ha la sensazione che vi sia dell'altro, allora in certo senso basterà sapere quale droga spinga alla psicosi indotta per riconoscere in un quadro, per es., gli effetti di una droga sull'artista che la fece.
Anche la presenza di occhi, numerosi e separati da un contesto adeguato può riferirsi a problematiche neurologiche. Se gli occhi sono molti, isolati, e guardano verso l'osservatore, l'effetto ottenuto è quello della "dispersione dell'io" , della sua distruzione, (è anche un simbolo che in molte culture richiama direttamente la morte). Naturalmente può trattarsi anche di un effetto deliberato coscientemente, ma credo che la "sensazione" sarebbe allora un po' diversa.