baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Apro questo 3d perché ritengo che il rapporto tra gli artisti e la droga, in generale, sia da considerare con attenzione.
Intanto vorrei specificare che si intende per droghe qui: direi qualunque sostanza atta a modificare la percezione del mondo da parte di un soggetto nel senso di diminuire il peso della sua parte volontaria. Qualcosa cioè che procede da un'alterazione fisica sino ad un comportamento poco o molto alterato.
Ho voluto specificarlo perché il rischio è proprio quello di incagliarsi sulla definizione di droga. Abbiamo tutti chiaro che l'assenzio, l'oppio, l'LSD, l'hashish sono droghe: ma anche vino e tabacco possono essere vissuti come tali, assunti cioè non come semplici alimenti, almeno il vino, ma proprio allo scopo di alterare le sensazioni. Credo che il limite sia laddove ad un'aumento delle percezioni non corrisponda la capacità di guidarle con la volontà.
Da questo punto di vista, curiosamente, il sogno e il sonno sono delle droghe: le percezioni non sono controllate dalla volontà ed introducono ad un mondo "altro". Della cosa si possono dare spiegazioni.
Vorrei che l'aspetto del giudizio morale fosse limitato al necessario, ma non interdetto. Credo che mille aneddoti e informazioni sui vari artisti siano graditi, e pazienza per la privacy. Magari potremmo capire il ruolo della sostanza tale nella creatività del pittore XY. O viceversa, nella distruzione della sua creatività.
Dunque inizio con una semplice quanto esatta considerazione: l'uso di droghe può aver aiutato pittori e scrittori nella loro opera creativa, ma nell'ambito dei musicisti seri (quello che si intende come musica classica) al di là del jazz e delle band, la droga non aiuta, ma anzi impedisce di norma all'esecutore di operare correttamente.
Si dirà che il musicista in questione è solo un esecutore, e magari il problema è diverso se si prendono in esame i compositori. Tuttavia, pare non sia proprio così.
Infine, in altri campi troviamo curiosità non disprezzabili: dagli spinelli del giovane Clinton, poi presidente USA, al ruolo di Sigmund Freud nella diffusione della cocaina (che sperimentò, anche in funzione contrastiva verso la dipendenza da morfina).
Intanto vorrei specificare che si intende per droghe qui: direi qualunque sostanza atta a modificare la percezione del mondo da parte di un soggetto nel senso di diminuire il peso della sua parte volontaria. Qualcosa cioè che procede da un'alterazione fisica sino ad un comportamento poco o molto alterato.
Ho voluto specificarlo perché il rischio è proprio quello di incagliarsi sulla definizione di droga. Abbiamo tutti chiaro che l'assenzio, l'oppio, l'LSD, l'hashish sono droghe: ma anche vino e tabacco possono essere vissuti come tali, assunti cioè non come semplici alimenti, almeno il vino, ma proprio allo scopo di alterare le sensazioni. Credo che il limite sia laddove ad un'aumento delle percezioni non corrisponda la capacità di guidarle con la volontà.
Da questo punto di vista, curiosamente, il sogno e il sonno sono delle droghe: le percezioni non sono controllate dalla volontà ed introducono ad un mondo "altro". Della cosa si possono dare spiegazioni.
Vorrei che l'aspetto del giudizio morale fosse limitato al necessario, ma non interdetto. Credo che mille aneddoti e informazioni sui vari artisti siano graditi, e pazienza per la privacy. Magari potremmo capire il ruolo della sostanza tale nella creatività del pittore XY. O viceversa, nella distruzione della sua creatività.
Dunque inizio con una semplice quanto esatta considerazione: l'uso di droghe può aver aiutato pittori e scrittori nella loro opera creativa, ma nell'ambito dei musicisti seri (quello che si intende come musica classica) al di là del jazz e delle band, la droga non aiuta, ma anzi impedisce di norma all'esecutore di operare correttamente.
Si dirà che il musicista in questione è solo un esecutore, e magari il problema è diverso se si prendono in esame i compositori. Tuttavia, pare non sia proprio così.
Infine, in altri campi troviamo curiosità non disprezzabili: dagli spinelli del giovane Clinton, poi presidente USA, al ruolo di Sigmund Freud nella diffusione della cocaina (che sperimentò, anche in funzione contrastiva verso la dipendenza da morfina).
La psicanalisi deve la sua fondazione, almeno in parte, all'amore di Freud per la coca, che ai tempi era un medicinale che si poteva acquistare liberamente, seppur a caro prezzo, in farmacia.