Argentina (1 Viewer)

big_boom

Forumer storico
e scusate che differenza c'e' fra il caso Argentina e la Grecia di oggi ( e probabilmente l'Italia di domani)?

l'Argentina puo' svalutare e fare delle politiche a favore delle proprie aziende senza aumentare tasse

Grecia e Italia no e sono costrette ad un tormentato travaglio prima della morte
 

f4f

翠鸟科
e scusate che differenza c'e' fra il caso Argentina e la Grecia di oggi ( e probabilmente l'Italia di domani)?

l'Argentina puo' svalutare e fare delle politiche a favore delle proprie aziende senza aumentare tasse

Grecia e Italia no e sono costrette ad un tormentato travaglio prima della morte

in fretta
la svalutazione è a favore delle imprese esportatrici
non è a favore della totalità dei cittadini
ed è più facile per società non-importatrici perchè ricche di materie prime, come lo è l'argentina

un pò come dire: se sei malato, prendi la stessa medicina che ha preso una altra persona e che a lui ha fatto bene,
trascurando il tipo di malattia, le diverse età, la situazione clinica generale ...

ottimo ! :wall::wall:
 

big_boom

Forumer storico
in fretta
la svalutazione è a favore delle imprese esportatrici
non è a favore della totalità dei cittadini
ed è più facile per società non-importatrici perchè ricche di materie prime, come lo è l'argentina

un pò come dire: se sei malato, prendi la stessa medicina che ha preso una altra persona e che a lui ha fatto bene,
trascurando il tipo di malattia, le diverse età, la situazione clinica generale ...

ottimo ! :wall::wall:

la medicina per te sarebbe tassare gll italiani al 80%?

vabbe se ti va bene a te e agli italiani personalmente sto a guardare e quando avete deciso fate un fischio ;)

mi piacerebbe anche lavorare ma sembra che per me come italiani proprio non convenga, di qua me lo vietano e in italia mi tassano talmente tanto da scorraggiare ogni mia volonta :up:
 

tontolina

Forumer storico
Come Draghi Ha Aperto la Porta all’Iperinflazione e Negato una Via d’Uscita alla FED

13 settembre 2012 Di Francesco Simoncelli

Ancora una volta, abbiamo capito che i pianificatori centrali non hanno “fantasia.” Sono cani all’angolo, propongono sempre le solite soluzioni ai problemi che essi hanno causato in primo luogo. Jackson Hole e l’ultima conferenza di Draghi ce lo hanno ri-confermato, e ci saranno sempre dei fessi che vedranno i loro portafogli aspirati dagli aspirapolveri dei burocrati: nel caso dell’Europa questo ruolo è ricoperto principalmente dai Tedeschi. Infatti, i PIIGS finora hanno venduto i loro bond alle banche delle loro nazioni le quali hanno ottenuto nuovo denaro dalla BCE impegnando come collaterale suddetti bond; il trasferimento del cattivo debito alla banca centrale viene “reso credibile” quando veniamo a sapere che i lfesso della situazione è la Germania che garantisce il 22% della BCE. Questa “magia” è quella che ha tenuto in vita le banche zombie ed i governi vampiri fino ad oggi. Poi se ci aggiungiamo che l’attuale bilancio della BCE ammonta a $4 bilioni, di cui la maggior parte monnezza obbligazionaria dei PIIGS, capiamo benissimo che la bancarotta della Grecia (o di qualsiasi altra nazione Europea) sarebbe devastante per la BCE poiché spazzerebbe la sua base di capitale e la lascerebbe in agonia per una ricapitalizzazione. Ma lo zio Mario crede di risolvere i problemi “fornendo liquidità illimitata.” Non si preoccupa affatto del rischio che corre nel continuare ad ingurgitare spazzatura, ma suppongo che come Bernanke non veda l’ora di passare ad un altro la patata bollente. E mentre le banche Irlandesi, Dexia, Bankia, MPS ed altre grandi banche vengono salvate da governi in bancarotta, i quali vengono sostenuti da banche praticamente fallite, il tutto tenuto su con lo scotch dalla BCE, arriverà il giorno in cui questi salvataggi non potranno essere effettuati senza serie ripercussioni. Un esempio? L’attuale fuga di capitali dalla Spagna. Ci stiamo avvicinando al punto in cui basterà una “semplice goccia” per far traboccare il vaso.
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di Martin Sibileau
Abbiamo finalmente ascoltato le intenzioni di Mr. Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea (“BCE”). Abbiamo solo bisogno di sapere le condizioni che il Verfassungsgerichtshof della Germania imporrà il 12 Settembre. Siamo convinti che saranno rilevanti.
Giovedì, Draghi ci ha detto che

  1. intende acquistare debito sovrano sul mercato secondario;
  2. il paese emittente deve sottomettersi a determinate condizioni all’interno di un programma di aggiustamento fiscale;
  3. quando infine comprerà il debito, acquisterà qualsiasi debito (nuovo o vecchio) con una scadenza inferiore a tre anni;
  4. dopo l’acquisto sterilizzerà la transazione;
  5. la garanzia ricevuta in pegno fino ad ora per le linee di liquidità non sarà più oggetto di un rating minimo;
  6. la BCE accetterà di classificarsi pari-passu con gli altri creditori in futuro; e
  7. il Securities Market Programme sarà terminato, con il debito acquistato che verrà trattenuto fino alla scadenza.
Secondo Mr. Draghi (ma non la Germania), l’acquisto di debito con un tenore inferiore a tre anni non costituisce finanziamento pubblico. Il numero tre, a quanto pare, è un numero magico.
Non useremo mezzi termini: Mr. Draghi ha aperto le porte all’iperinflazione. Probabilmente non ci sarà iperinflazione perché la Germania potrebbe lasciare la zona Euro, ma la porta è aperta e vi spiegheremo perché. Per evitare questo fenomeno, partendo dal presupposto che in questo contesto la zona Euro continuerà ad avere disavanzi di bilancio, mostreremo anche che è fondamentale che la FED non alzi i tassi di interesse. Nel lungo periodo, ciò non può che essere estremamente rialzista per i metalli preziosi e le materie prime. Nel breve periodo, dovremo affrontare le manipolazioni usuali nei mercati dei metalli preziosi e tutti cercheranno di intervenire prima della Banca Centrale Europea, giocando con la curva dei rendimenti obbligazionari e ponendosi long sulle azioni bancarie. Se nel breve periodo la BCE è il prestatore di ultima istanza, a lungo termine può diventare il mutuatario di prima istanza!
La politica della BCE è simile a quella che la banca centrale dell’Argentina adottò nell’Aprile del 1977, che prevedeva la sterilizzazione tramite emissione di debito. Questa politica si sarebbe tradotta otto anni dopo nel primo episodio di alta inflazione, nel 1985, ed in iperinflazione generale nel 1989. In effetti, l’iperinflazione Argentina non è stata causata dal deficit di bilancio primario del governo, ma dal disavanzo quasi fiscale della sua banca centrale. Oggi non approfondiremo un confronto, ma ci limiteremo a mostrare come la zona Euro può finire nella stessa situazione. Per coloro che sono interessati all’Argentina come caso di studio, consigliamo questo link (si veda la sezione II.2 “Cuasifiscal Expenditures,” pagina 13 del documento).
La meccanica della sterilizzazione
Nella tabella qui sotto, descriviamo quello che pensiamo stia frullando nella mente di Draghi, quando si riferisce alla sterilizzazione.
Nella fase 1, i governi il cui debito verrà acquistato dalla BCE (governi Europei) emettono i loro bond (bond sovrani, una passività) che vengono acquistati dalle banche della zona Euro (banche Europee). Questi bond saranno un attivo per le banche, che in cambio creeranno depositi per i governi (depositi sovrani, una passività verso le banche ed un attivo per i governi Europei).
Nella fase 2, le banche Europee vendono i bond sovrani alla Banca Centrale Europea. La BCE li acquista emettendo euro, che diventano un attivo delle banche Europee. Le banche Europee hanno così visto un cambiamento nella composizione dei loro attivi: Hanno scambiato bond sovrani fruttiferi per contanti. Fino ad ora, la vendita di bond alla BCE per evitare perdite è stata una cosa positiva per le banche Europee. Tuttavia, andando avanti, con il supporto della BCE e con l’aspettativa di default rimossa (cioè, da 1 a 3 anni), lo scambio (cioè, gli interessi attivi) per i contanti sarà una proposta perdente. Le banche Europee chiederanno che gli euro vengano sterilizzati, per ricevere in cambio debito della BCE ad un tasso accettabile.
La sterilizzazione viene visualizzata nella fase 3: La BCE emette debito, che le banche Europee acquistano con gli euro che avevano ricevuto in cambio dei loro bond sovrani. Attualmente, la BCE sta emettendo debito con una scadenza di 7 giorni. Qualora la situazione dovesse peggiorare (come descritto più avanti), questo sarà uno svantaggio che potrebbe rendere la vita più facile all’inflazione.
Possiamo vedere il risultato dell’intero esercizio nella fase 4: La BCE rimane con i bond sovrani (con una scadenza fino a tre anni) come attivi finanziati dal suo debito a 7 giorni. Le banche Europee possiedono il debito a 7 giorni della BCE, e hanno bisogno di un interesse positivo per trarre profitto dai depositi (depositi sovrani ed anche depositi privati) che sostengono quel debito della BCE (il loro attivo).



Cosa potrebbe andare storto
Come si può osservare nel grafico qui sopra, alla fine della sterilizzazione, la BCE rimane con due asset che generano un margine di interesse: Interessi ricevuti dai bond sovrani – Interessi pagati sul debito della BCE.
Se l’interesse da pagare sul debito della BCE fosse superiore a quello ricevuto dai bond sovrani, la Banca Centrale Europea subirebbe una perdita netta sugli interessi, che potrebbe coprire soltanto stampando più Euro. Si tratterebbe di una spirale circolare in cui la perdita sugli interessi costringerebbe la BCE a stampare euro che dovrebbero essere sterilizzati, emettendo più debito ed aumentando esponenzialmente la perdita netta sugli interessi.
Questa dinamica perversa nasce dalla sterilizzazione che influenzò la banca centrale Argentina, anche se per ragioni diverse, a partire dal 1977. Generò un sostanziale disavanzo quasi fiscale che si sarebbe poi trasformato in iperinflazione nel 1989. Senza entrare in ulteriori dettagli circa l’esperienza Argentina, dobbiamo però chiederci sotto quali condizioni potrebbe accadere tale dinamica nella zona Euro. Questo è lo scopo di questo articolo.
Mentre la BCE supporterà il debito sovrano a breve termine, emergeranno due risultati nell’area del rischio sovrano:

In primo luogo, il mercato scoprirà il tetto implicito dei rendimenti ed attraverso le aspettative razionali, questo tetto dei rendimenti – essendo stato convalidato dalla BCE – diventerà la soglia del rischio sovrano nella zona Euro. Il presupposto fondamentale è la persistenza dei disavanzi di bilancio primari in tutta la zona Euro.

In secondo luogo, all’interno di tale intervallo di scadenza selezionato dalla BCE per i suoi acquisti sul mercato secondario (fino a tre anni), il mercato sarà l’arbitro tra i tassi del centro Europa e della periferia, facendo convergere i rendimenti della zona Euro verso un unico target.


Ora, per semplicità, diciamo che il tettto massimo dei rendimenti, che in futuro diverrà un minimo, è del 4%. Questo 4% sarà un tasso privo di rischio, che in un mondo di tassi di interesse ultra-bassi sarà molto allettante.

Il problema è che la condizione “privo di rischio” vale fino a quando il bond viene acquistato dalla Banca Centrale Europea.

Nel sistema bancario zombie della zona Euro, dove la redditività delle banche è stata distrutta, le banche non saranno in grado di sopravvivere se trasferiscono questo rendimento privo di rischio alla banca centrale, a meno che …. a meno che la banca centrale non le compensi per il rendimento perso con un tasso “ragionevole” sul debito che emette durante la sterilizzazione. E no, non stiamo pensando a 75bps!
Qual è dunque un tasso ragionevole?

Beh, un tasso che lascia un profitto dopo aver pagato per i depositi.
Sì, oggi sappiamo che questo non è un problema, in un contesto di tassi di interesse pari a zero.

Ma se il tasso sovrano minimo di tutta la zona Euro convergesse verso un numero relativamente significativo e positivo, le banche sarebbero in grado di attrarre i miliardi persi dei depositi – che sono necessari in primo luogo per acquistare i titoli di stato nel mercato primario – solo con tassi superiori rispetto al tasso minimo sovrano ricevuto dalla BCE.

Perché superiori?

In primo luogo, perché a differenza dei possessori di bond sovrani, i depositanti non hanno il supporto esplicito della Banca Centrale Europea sui loro depositi. Le linee di liquidità fornite dalla Banca Centrale Europea possono scomparire da un momento all’altro, motivo per cui il denaro ha lasciato la periferia per andare verso il centro della zona UE. Un’alternativa alla Banca Centrale Europea, se i depositi del settore privato non smettessero di scendere, sarebbe quella di continuare l’erogazione di prestiti alle banche Europee. Ma questo non è fattibile nel lungo periodo, data la carenza di garanzie disponibili. In secondo luogo, mentre i massimi dei rendimenti diventeranno i minimi a causa della convergenza, le aspettative di inflazione del mercato si cristallizzeranno in un tasso di inflazione significativo.
Pertanto, se nella zona Euro dovessero persistere disavanzi di bilancio, non si può escludere che mentre le cosiddette Operazioni Monetarie Dirette (OMT) andranno avanti, potremmo infine assistere a perdite nette della Banca Centrale Europea sugli interessi.

E’ chiaro che una perdita sugli interessi sarebbe espansiva della base monetaria, poiché al fine di tamponare tale perdita, la banca centrale stamperebbe più euro, che dovrebbero essere sterilizzati, aumentando il suo debito e le perdite sugli interessi in modo esponenziale.

Si noti che una volta che le aspettative del mercato si adattano a questo tasso di crescita dell’offerta di moneta, un guadagno della banca centrale sugli interessi, per qualsiasi motivo, verrebbe considerato come una riduzione dell’offerta di moneta e, quindi, deflazionistico!
Detto questo, riteniamo che i tempi per un tale risultato sarebbero considerevoli. Ci vorrebbero anni affinché ciò accada ed è molto improbabile che finisca in iperinflazione perché la Germania e il resto del centro Europa lascerebbero la zona Euro prima che accada. Vi presentiamo un altro grafico qui sotto, per visualizzare i nostri pensieri:


Conclusioni aggiuntive
Se dovessimo vedere un processo come quello appena descritto, per la FED sarebbe molto difficile impegnarsi in una strategia d’uscita che preveda l’aumento dei tassi di interesse. Se così fosse, i tassi di interesse che dovrebbero pagare per il loro debito sia la Banca Centrale Europea che le banche Europee e per attrarre i depositi, rispettivamente, aumenterebbero significativamente. Il rischio di contagio nella zona USD sarebbe molto significativo e la FED dovrebbe “accoppiare” il suo bilancio a quello della zona Euro tramite currency swap. Si accentuerebbe solamente la segmentazione vista oggi nel mercato degli Eurodollari, con il Libor come punto di riferimento del tutto inutile.
Questa tesi, se si dimostrerà corretta, è rialzista per le banche Europee nel breve e medio periodo (prima del crollo del settore privato in un’ondata di default a causa di tassi di interesse più alti, a cominciare dalla soglia sovrana priva di rischio convalidata dalla BCE Giovedì scorso) e molto rialzista per i metalli preziosi e le materie prime nel lungo periodo.

[*]
traduzione di Francesco Simoncelli
 

tontolina

Forumer storico
02 ottobre 2012

ARGENTINA: IL SALARIO MINIMO GARANTITO FA IMPAZZIRE IL FMI

La guerra tra le due Cristine e l'impatto sull'Europa. Sopratutto sull'Italia
In Gran Bretagna gli hanno dato un nome preciso e ormai la seguono come se fosse una telenovela nella sezione geo-politica: “The Christines at war”,la guerra delle Cristine, che sarebbe una fiction a puntate davvero impossibile non seguire. Ci siamo anche noi, dentro, naturalmente, e il nostro ruolo in questa telenovela non è certo dalla parte dei buoni.
La Storia ci ha messo nella situazione di dover interpretare il ruolo di quei personaggi che quando entrano in scena, dopo le prime due battute, ci spingono a dare una gomitata al nostro compagno di poltrona per commentare “questo mi sa che fa una brutta fine”. Non siamo certo gli eroi di questa fiction iper-realista.
La nuova puntata (vera chicca per gourmet) si è svolta in un sontuoso teatro internazionale: la East Coast degli Usa, tre giorni fa uno scambio di battute al fulmicotone tra la segretaria del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, dalla sede di Washington –reduce da un incontro ufficiale con il ragionier vanesio- la quale, infantilmente ha minacciato l’Argentina usando di proposito una metafora calcistica “per il momento sto mostrando a quella nazione il cartellino giallo; ma c’è una inderogabile scadenza che è il 10 dicembre 2012. Superata quella data scatterà automaticamente il cartellino rosso e l’Argentina verrà espulsa dal Fondo Monetario Internazionale”.

La presidente argentina si trovava in quel momento a un tiro di schioppo, stava a New York, al palazzo dell’Onu. Da aggiungere che (gli sceneggiatori sono abili professionisti di mestiere) nell’esatto momento in cui madame Christine minacciava la senora Cristina, la presidente stava parlando all’assemblea dell’Onu a Manhattan perorando la causa dell’indipendenza del Sud America e chiarendo –con gravi toni minacciosi ben coperti dalla consueta retorica diplomatica- che il teatro internazionale geo-politico non è più quello degli anni’70 e che la grande stagione dello schiavismo colonialista è tramontata. Finito il suo intervento, i suoi segretari le hanno comunicato immediatamente l’esternazione della sua omonima francese. E la presidente Kirchner ha dichiarato subito: “L’Argentina è una grande nazione. Ma prima ancora è una nazione grande.

Abbiamo un vasto territorio baciato dalla fortuna naturale. Abbiamo risorse nostre, che ci consentiranno la salvaguardia della nostra autonomia e della nostra indipendenza. Ma soprattutto siamo un paese orgoglioso che ci tiene alla propria dignità. Vorrà dire che staremo fuori”.
Chi non ha seguito tutte le puntate della telenovela (ci sono stati anche dei morti, come il giovane economista Ivan, in una storia che ho raccontato mesi fa) forse non può seguire in maniera palpitante questo fronte bellico della Guerra Invisibile e potrebbe non capire di che cosa si tratta. Ha a che vedere con la Gran Bretagna, l’Italia, la BCE e la loro relazionalità con il Sud America. Ma soprattutto ha a che vedere con lo scontro tra l’interpretazione keynesiana e friedmaniana dell’economia e con lo scontro dichiarato tra l’interpretazione social-progressista dell’esistenza quotidiana e quella liberista conservatrice. Questo duello è stato riportato, dibattuto e commentato in tutto l’occidente. Neanche a dirlo, Italia esclusa. I servizi della, peraltro, brava Daniela Bottero, corrispondente della Rai di New York, parlavano del nuovo ipad5, di come a New York si vive l’incipiente autunno, ammaliandoci con la descrizione variopinta della scelta di Mario Monti relativa a quali ristoranti andare, a quali club partecipare e a quali inviti aderire.

In Gran Bretagna, invece, (il vero cuore del problema) a questa puntata hanno dato un risalto talmente forte che la BBC ha scelto di destinarle ben cinque piattaforme mediatiche diverse: televisione di stato, radio, sito on line, diretta streaming, l’intera stampa cartacea mainstream. Per evitare di essere subissato dai consueti commenti della serie “dacce ‘sto link”, in un post scriptum, in copia e incolla, trovate l’articolo preso dal sito on line della BBC, sintetico ma esaustivo.
Qual è il contenzioso?
Eccolo esposto in maniera molto semplice e sintetica:
Il Fondo Monetario Internazionale sostiene che, sulla base dei propri dati a disposizione, l’inflazione in Argentina ha raggiunto la cifra del 30% in seguito alla irresponsabile azione di emissione di carta moneta da parte del Banco de la Naciòn perché in Argentina è stata scelta (il termine usato è “irresponsabile”) la strada degli investimenti in infrastrutture, salvaguardia del territorio idro-geologico, salario minimo garantito, credito agevolato alle imprese, protezionismo (con aliquote altissime praticate a tutte le multinazionali che in Argentina producono ma non investono il loro profitto in attività locali per favorire la occupazione) e aumento del proprio disavanzo di bilancio al fine di potenziare istruzione pubblica, ricerca scientifica e innovazione tecnologica.

Un’inflazione così alta comporta il rischio di “implosione del sistema economico” e quindi il resto del mondo economico, per salvaguardarsi, deve prendere le distanze da un modello economico così disastroso, definito “ormai fuori controllo” e quindi o l’ Argentina si adegua oppure viene espulsa. Una volta fuori, immediatamente verrà chiesto il saldo di tutti i loro bonds, il pagamento di tutte le transazioni internazionali di merci, e l’intero sistema finanziario del pianeta dichiarerà “inagibile” ogni forma di finanziamento all’Argentina, la quale, inoltre, dovrà immediatamente abolire gli investimenti e lanciarsi in una poderosa manovra di austerità, rigore e stretta creditizia, pena la cancellazione dei contratti internazionali di import-export.
Il governo della Repubblica Argentina, invece, sostiene che la propria inflazione è intorno al 9%. E dichiara che i dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale non sono dati veri, perché le aziende di rating che hanno fornito le informazioni sono agenzie private finanziate –fatto questo noto- da J.P.Morgan, Citibank e Societè Generale, che sono parte in causa e vogliono destabilizzare l’intero Sud America per avere la possibilità di poterci speculare sopra. L’Argentina, inoltre, ritiene che l’ FMI “ha lanciato un sistema di punizione” nei confronti delle nazioni dotate di un sistema finanziario economico centrale che vieta (come appunto nel caso dell’Argentina) ogni attività finanziaria speculativa sui derivati, perché gli investimenti finanziari sono consentiti solamente su titoli e aziende che producono merci reali.

Come ultima considerazione, l’Argentina ritiene che il Fondo Monetario Internazionale abbia come compito quello di monitorare la situazione economica delle nazioni senza dover mai intervenire sulla qualità delle politiche economiche nazionali e locali essendo il principio dell’autodeterminazione dei popoli un valore riconosciuto dalla carta internazionale dell’Onu in data 1948.
Queste sono le due posizioni.
Poiché non si tratta di Juventus-Roma (forza capitano) dove il tifo è lecito, ciò che conta, in questo caso, è comprendere di che si tratta. Ma soprattutto che cosa accade se vince una o l’altra delle due Cristine.
I rapporti di forza non sono affatto come istintivamente si può credere, ovvero Davide contro Golia, perché c’è un piccolo paese, laggiù nel polo sud, che conta poco o nulla, e da solo si è messo contro i poteri forti. Questa è la retorica perdente terzomondista che vive di ideologia e favole sentimentali.
Si tratta di un poderoso braccio di ferro politico, che ci riguarda tutti. Italia in prima fila.

(e vi spiegherò più avanti il perché).
Chi vincerà? Non lo so. Però so chi voglio che vinca. E so, con matematica certezza, che cosa accadrà sia nell’uno che nell’altro caso.
Personalmente parlando (qui è il mago che si esprime) penso che abbia molte più chance l’Argentina che il Fondo ;Monetario Internazionale. Il bello è che lo pensano anche i britannici, altrimenti non avrebbero dato un così ampio risalto alla vicenda.
Christine Lagarde fa la voce grossa a Washington, insieme a Monti come partner, perché si sente sicura della vittoria, e a mio avviso sbaglia di grosso. La sua vittoria ha queste tre tappe: il 7 ottobre a Caracas (elezioni politiche in Venezuela, paese fondamentale per l’intero occidente in questo momento); il 6 novembre in Usa (elezioni politiche presidenziali); il 15 novembre, data in cui la troika consegnerà il proprio rapporto sullo stato impietoso della Grecia; a quel punto la nazione ellenica verrà protestata, spinta fuori dall’euro e surprise! invece del contagio, non accadrà un bel nulla se non uno scossone della durata di 48 ore. Si mostrerà e dimostrerà, pertanto, che l’euro funziona e regge ogni urto, la Grecia sprofonderà nella miseria e nell’incertezza (dimostrando che senza l’euro non c’è salvezza) e l’euro sorretta dal petrolio scontato del Venezuela, sorretta da Wall Street (che nei dieci giorni successivi alla vittoria di Romney sarà andata alle stelle con enormi guadagni di tutto il sistema bancario europeo) finalmente si potrà assestare e dare ordini al resto del mondo. Quantomeno alla parte occidentale. Questo è ciò che pensa la Lagarde.

Ma quali armi ha l’Argentina? Enormi, gigantesche. E le sta usando tutte.
Vi racconto una delle armi usate nel recente passato (finito con successo venti giorni fa) relativa a una precedente lontana puntata della telenovela dal titolo “La guerra dei limoni tra le due Crisitne” con una successiva puntata dal titolo “Coke is the real thing, baby!”.
Veniamo alla puntata dei limoni.
Quando nel 2004 l’Argentina, reduce dal suo fallimento, comincia a rimboccarsi le maniche per l’auspicata ripresa, si avvale di diverse forme di consulenza economica, tra cui quella di un gruppo di scienziati tedeschi: per tradizione storica, i tedeschi sono di casa laggiù. Arrivano gli agronomi verdi dalla Germania, portandosi appresso la nuova tecnologia ecologica, evoluta nel campo dell’agricoltura. I tedeschi scoprono che i limoni argentini sono eccellenti. E varano un ingegnoso piano. Grazie al fatto di avere uno sterminato territorio a disposizione, il governo investe una massiccia quantità di denaro per lanciare un sistema di cooperative agricole occupando circa 150.000 ettari per produrre il più vasto limoneto del pianeta. Per avere il frutto ci vogliono anni, ma la tecnologia aiuta.

Finalmente, alla fine del 2009, ecco i succosi limoni. Vanno al mercato internazionale. La frutta risulta seconda, per qualità, soltanto ai limoni italiani (la più pregiata specie in assoluto) con l’aggiunta del fatto che ha un prezzo di mercato inferiore del 212% ai limoni siciliani, liguri, greci, turchi, spagnoli, provenzali. I più grossi consumatori di limoni in Europa sono tedeschi e britannici, per via della loro alimentazione. Ai tedeschi servono per condire una loro insalata e i krauti di cui sono ghiotti e agli inglesi servono per spruzzare il loro piatto unico quotidiano, i celebri “fish&chips”, cartoccio composto da filetti di baccalà e patate fritte che ben si accompagnano con la pinta di birra al pub, ogni sacro giorno alle ore 17.,30. I tedeschi si avvalgono di forte sconto ma arriva anche la Coca Cola, il cui amministratore delegato, in persona, vola a Buenos Aires e firma un accordo commerciale della durata di 25 anni per avere i limoni con i quali compone la ricetta di ben 22 delle sue 30 bibite sparse in tutto il mondo. L’amministratore dichiara che il 93% dei propri limoni li prende in Argentina, il restante 7% dalla Florida.

Poco tempo dopo, si passa alla soia. E arriva la Cina: contratto commerciale della durata di 50 anni; acquistano il 92% della produzione nazionale di soia (decine di migliaia di ettari coltivati sempre dai tedeschi) e 10 milioni di vacche. I bovini vengono allevati da produttori argentini nelle sterminate praterie d’altura, macellati, squartati come piace ai cinesi, incartati, messi su giganteschi aerei frigoriferi e ogni giorno partono 50 giganteschi aerei da trasporto che portano a Pechino la carne necessaria per sfamare circa 250 milioni di cinesi. Arrivano anche i giapponesi che si prendono la produzione di acqua minerale di ben 122 ghiacciai del polo sud per un totale di 20 milioni di ettolitri al mese per 50 anni. I giapponesi bevono l’acqua argentina ma non lo sanno. Tutto ciò contribuisce a un aumento del pil argentino dell’ordine di un +5% all’anno e sarà il trampolino di lancio della loro ripresa economica. Dai cinesi, l’Argentina si fa pagare in dollari e bpt italiani; dai giapponesi in dollari e bpt tedeschi. Dai tedeschi e inglesi in euro. Ma nel 2010 la situazione geo-politica cambia precipitosamente. Dall’Unione Europea partono chiare indicazioni di andare all’attacco delle economie floride keynesiane.

Per un fatto politico. La Gran Bretagna è la prima ad adeguarsi. E’ il primo atto del neo-eletto David Cameron. Non appena insediatosi, scopre che i limoni argentini –all’improvviso- non rispettano i parametri sanitari internazionali. Di conseguenza, si rivolge per protesta all’Unione Europea e Van Rompuy in persona denuncia l’accordo chiedendo una penalizzazione per l’Argentina, oltre a chiuderle l’accesso alle esportazioni internazionali. Per un mese l’Argentina protesta, soffre e si preoccupa. Dopodichè si fanno venire in mente un’ottima idea. La Kirchner personalmente scrive una lettera al quartier generale della Coca Cola ad Atlanta dove spiega alla multinazionale che dal giorno dopo non beccano più neppure un limone. Non solo. Avvalendosi della denuncia dell’Unione Europea, confortata dalle dichiarazioni di origine stampate sulle bibite della Coca Cola, si appella all’OMS chiedendo che vengano tolte dalla circolazione in tutto il continente europeo le 22 bibite che contengono limoni argentini “perché prive dei dispositivi di salvaguardia sanitaria previsti dalle convenzioni europee vigenti, visto che l’Europa sostiene che i nostri limoni non vanno bene, si deduce che non possono andare bene neppure bibite composte con i nostri limoni”. Per la Coca Cola si tratta di un danno di circa 25 miliardi di euro. Inizia un contenzioso durato ben 20 mesi, un braccio di ferro tra le due Cristine. Il finale della puntata è noto. Il presidente della Coca Cola tranquillizza la Kirchner dicendole “ghe pensi mi”. E ci riesce. 1-0 per l’Argentina.
Fine della precedente puntata.

Quella prossima, datata 13 dicembre 2012, non si sa come andrà a finire. Ma si sa che cosa accadrà se vince la Christine francese: 48 ore dopo, l’Argentina, accettando l’espulsione, protesterà il contratto con la Coca Cola, dirà ai cinesi che staranno senza carne e senza soia; dirà ai giapponesi che staranno senz’acqua da bere; dirà ai tedeschi che non avranno più il petrolio con lo sconto. E tutta questa gente andrà a chiedere ragioni alla Christine a Parigi. L’Argentina, quindi, avrà come avvocati difensori la Coca Cola, la Cina, il Giappone, l’industria agricola tedesca.
E l’Italia?

Automaticamente fallirà la Telecom, e due giorni dopo la Enel annuncerà che la propria fattura viene triplicata. Intesa San Paolo, Banco Popolare di Milano e Mediobanca subiranno in borsa un crollo di almeno il 40% del loro valore. Perché?
Perché la Telecom è un’azienda decotta. Eppure i suoi bilanci sono buoni: è vero. Ma il profitto (che la tiene a galla) lo prende da Telecom Brasile e da Telecom Argentina, nazioni nelle quali gestisce l’intero sistema di telecomunicazioni digitali, terrestri e satellitari. Verranno subito nazionalizzate. Non solo. Verrà anche nazionalizzata subito anche l’Enel, che gestisce tutto il sistema dei servizi di erogazione di energia elettrica a Buenos Aires, in Bolivia, a Rio de Janeiro e che per la bilancia italiana è fondamentale. Inoltre, verranno messi subito all’incasso bpt italiani per un controvalore di 22 miliardi di euro, proprio alla vigilia di Natale. E se l’Italia non ha da pagare, si arrangi. Che vada a farseli dare da Christine Lagarde.
Per ridurla in sintesi, si tratta, in realtà, di una lotta squisitamente politica.
La telenovela sta tutta lì.

Non c’entra niente il business, né il commercio, né gli scambi. Proprio no.
E tantomeno l’economia.
Come ha detto con molta chiarezza la sudamericana Cristina Kirchner “io pretendo che venga rispettata la mia dichiarazione politica”. E si riferiva allo scontro micidiale a Montevideo lo scorso novembre (quando il giovane economista morì impiccato), nel corso del quale Christine Lagarde la minacciò di sanzioni e isolamento se non cambiava politica economica. In quell’occasione la Kirchner disse: “Preferisco avere un’inflazione altissima e spropositata se so che la disoccupazione dal 34% è scesa al 3,5%; che la povertà è diminuita del 55%; che il pil viaggia di un +8% annuo; che la produttività industriale è aumentata del 300%; che c’è lavoro in Argentina, c’è mercato per tutti, e il mio popolo è molto ma molto più felice di prima, piuttosto che avere un’inflazione del 3% come in Italia, dove c’è depressione, disperazione, avvilimento e l’esistenza delle persone non conta più. E questa è un’affermazione politica. Di principio e sostanziale. Non lo ha ancora capito?”

Sembra che non lo abbia capito.
Sembra che non lo abbiano capito neppure gli italiani.
La crisi economica è uno specchietto per le allodole.
Si tratta di uno scontro micidiale politico tra due diverse modalità, totalmente contrapposte, di interpretare l’esistenza. E in questo scontro, l’economia, lo spread, ecc, sono semplicemente uno strumento di minaccia e ricatto per far passare un disegno politico di espoliazione, espropriazione e schiavizzazione degli esseri umani in Europa.
Altrimenti non si chiamerebbe Guerra Invisibile. Perché non si vede.
Non è certo un caso che la cupola mediatica, in Italia, abbia scelto di non acquistare i diritti per trasmettere le puntate della telenovela delle Due Cristine. Meglio che nessuno la veda.

Ed è meglio anche che nessuno sappia nulla dei limoni, dei verdi tedeschi, ma soprattutto che non venga né detto, né spiegato, né tantomeno mostrato, come se la passano quelle nazioni che hanno avuto l’ardire e l’ardore di dire no all’austerità, no alla sudditanza nei confronti dei colossi finanziari, ma soprattutto no ai diktat delle banche centrali.
Mentre da noi Monti & co. officiano continue messe da requiem dell’ingegno, della creatività, del lavoro e della voglia e bisogno di imprendere della nazione, da qualche altra parte del mondo si balla il tango e la milonga, e ci si sente vivi. Sono molto più poveri di noi, hanno molto meno di noi, sono molto meno ricchi di noi.
Eppure, sono molto ma molto più felici.
Non è questo, dopotutto, che conta nella vita dei popoli e delle nazioni.

Pubblicato da Alba kan. a 08:59
Etichette: Argentina, FMI, Neoliberismo
 

tontolina

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[ame=http://www.youtube.com/watch?v=VbrDISN3RuE]Diario del saccheggio, film documentario di denuncia sulla crisi Argentina organizzata. - YouTube[/ame]
 

tontolina

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il Papa francesco Primo è Argentino


e per me non è un caso

la chiesa cattolica si schiera a favore dell'argentina e contro il FMI
 

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翠鸟科
Il pontefice Bergoglio e la tensione con la Casa Rosada

Ma in Argentina non tutti lo amano. Il suo rapporto con i Kirchner è sempre stato gelido. Nestor lo definì «il capo dell'opposizione».












 

tontolina

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dietro il nuovo default dell'arcentina c'è un interesse particolare:
il governo degli Stati Uniti e le compagnie petrolifere americane "hanno gli occhi sullo sviluppo di Vaca Muerta" serbatoio considerato uno dei più grandi giacimenti di petrolio e gas nel mondo.

solo per questo vogliono evitare che sia Cina che Russia investano in AmericaLatina



"EE.UU. pretende evitar que Rusia y China inviertan en Argentina"
El juez Thomas Griesa, responsable del fallo favorable a los fondos buitre, y los...
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