L’hanno fatto, venti giorni fa.
Usa ed Europa in pieno accordo (altrimenti non sarebbe stato possibile) hanno compiuto un atto che è molto ma molto importante –perché è un esperimento- sul quale sarebbe bene dibattere, quantomeno informarsi, perché ha dato inizio a quello che in Sudamerica è stato definito “democritura” (vi dice qualcosa per assonanza nazionale, questo termine?) ovverossia, la “variante post-moderna delle dittature militari imposte dalla Cia negli anni’70 che lancia un nuovo programma politico di destabilizzazione mondiale per andare all’attacco delle economie libere che rivendicano il proprio diritto all’auto.determinazione applicando teorie economiche contrarie ai dettami dei colossi della finanza: invece che generali nazisti impongono tecnici laureati”.
E così, a metà giugno 2012, un bel mattino, il parlamento del Paraguay (si sa già in tutto il Sudamerica chi è stato pagato, quanto, quando e da chi, quindi, in teoria il “golpe” è andato male) dichiara che il proprio presidente è diventato matto, lo destituisce con voto segreto, cambia la costituzione e vara un governo tecnico di emergenza nazionale. Fernando Lugo viene buttato giù.
In Europa, pochissime righe di agenzia, un pezzullo da qualche parte e poi: silenzio di tomba. Soprattutto silenzio di tomba sulle reazioni dei paesi limitrofi (questo è l’aspetto determinante e fondamentale). L’Argentina, il Brasile, la Bolivia, il Venezuela, l’Uruguay, l’Ecuador, Costa Rica, sette nazioni che, insieme, valgono quanto Italia, Spagna e Francia messe insieme, hanno ritirato i loro ambasciatori e hanno dichiarato che non riconoscono la legittimità del nuovo governo perché “in tutto il continente sudamericano, dal Venezuela fino al Polo Sud, sono considerati legali soltanto governi eletti dal popolo in seguito ad elezioni democratiche che si siano svolte in un clima di libertà civili garantite a tutti i contendenti e riconosciute dal consiglio di sicurezza dell’Onu, dall’Unesco e dall’Organizzazione degli Stati Americani (ndr. di cui gli Usa fanno parte)”.
Si è aperto, quindi, un furioso e furibondo dibattito, tuttora in corso, che sta producendo inconsueti scenari. Per la prima volta nella Storia, da Mussolini a oggi, la Repubblica Italiana –nazione amata e amica dato che in Argentina c’è la più folta comunità italiana al mondo al di fuori del nostro territorio- è stata identificata come “esempio negativo”, come “nazione che ha violato i principii basici della democrazia rappresentativa” arrivando addirittura in alcuni punti a sostenere (forse anche) una partecipazione attiva del nostro governo nel loro golpe. L’Italia viene ormai identificata come una “democritura”, nazione serva, incapace di orgoglio nazionale, dedita alla piatta e passiva totale acquiescenza di interessi della finanza oligarchica che vogliono abbattere le sovranità nazionali. Un esempio d a non seguire, una nazione dalla quale stare alla larga.
E’ un dibattito che sta infiammando tutto il continente, e che sta chiamando –mettendola in severa crisi- in causa l’amministrazione Obama e quella di Hollande. Il deposto presidente, infatti, era diventato un eroe nazionale, perché, dopo una battaglia durata ben