"ANDRA' TUTTO BENE" E' GIA' STATO DETTO? (2 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
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Il meme virale (mostrato sopra) che richiama Maria Maddalena,
l'”Apostolo degli apostoli” è in omaggio a un dispositivo che non conosce religione:

il missile anticarro portatile FGM-148 Javelin “Shoot and forget”, spara e dimentica.

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin,
i combattenti per la libertà ucraini hanno ampiamente utilizzato il sistema d’arma di fabbricazione americana
– coprodotto da Lockheed Martin e Raytheon – per far piovere distruzione sui veicoli corazzati dell’esercito russo.

Il ministero della Difesa ucraino stima che 102 carri armati e 536 veicoli corazzati siano stati distrutti fino al 26 febbraio.

Il giavellotto probabilmente ha influito pesantemente su quel travolgente successo in combattimento.



“Quest’arma consente a un solo soldato di prendere di mira e distruggere anche il carro armato principale più pesantemente corazzato con un tasso di uccisioni quasi garantito, a grande distanza e con un rischio minimo”, ha scritto il capitano dell’esercito Vincent Delany del Javelin per il Modern War Institute di West Point .


Allora come funziona questa macchina militare?

I laici potrebbero immaginare un’operazione simile a un bazooka,
ma le armi anticarro si sono evolute notevolmente da quando il lanciarazzi per eccellenza
è stato schierato durante la seconda guerra mondiale.

Con il Javelin, un soldato che utilizza la Command Launch Unit (CLU) portatile e riutilizzabile
osserva attraverso un mirino a infrarossi per localizzare un bersaglio fino a un’incredibile distanza di 2,5 miglia (quasi quattro km).

Quando l’utente individua un obiettivo, aziona un cursore per impostare un quadrato attorno ad esso, quasi come ritagliare un’immagine.

Questo viene quindi inviato al computer di guida di bordo sul missile stesso,
che ha un sofisticato sistema di tracciamento algoritmico accoppiato con un dispositivo di imaging a infrarossi.

Quando il missile si aggancia al bersaglio, l’operatore può lanciare l’arma autoguidata
e trasferirsi o ricaricare rapidamente per sparare un altro missile su un bersaglio diverso.





Il Javelin ha debuttato originariamente nel 1996, portando un paio di notevoli innovazioni.

Per uno, offre un “lancio morbido”.

David Qi Zhang del Rensselaer Polytechnic Institute ha spiegato cosa significhi:

“Il primo motore… produce una spinta sufficiente per lanciare il missile fuori dal tubo e ad una distanza di sicurezza,
ma viene completamente esaurito prima che lasci il tubo, senza lasciare gas di scarico per colpire l’operatore.
Il motore di volo si accende quindi per spingere il [missile] lungo il suo percorso di attacco”, ha scritto.


Una seconda innovazione del Javelin è che colpisce dall’alto.
Il missile si alza in aria, fino a 150 metri, quindi si abbatte sul bersaglio da un angolo ripido,
colpendo la parte superiore di un veicolo corazzato o di un carro armato, dove l’armatura è in genere più debole.


I carri armati russi non sono indifesi contro il Javelin.

La maggior parte sono equipaggiati con armature reattive esplosive.

Quando viene colpita da un’arma penetrante come un missile, l’armatura esplode,
facendo esplodere una piastra di metallo verso l’esterno per danneggiare il penetratore del missile
e impedirgli di perforare l’armatura principale del carro armato.

Il Javelin supera questo problema disponendo di testate tandem,
una per affrontare la corazza reattiva e la seconda per colpire l’armatura del carro armato stesso.





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I moderni carri armati russi sono inoltre dotati di un sistema radar chiamato Arena,
che rileva i missili in arrivo e spara automaticamente un’ampia raffica di proiettili per distruggerli o reindirizzarli.

“Il Javelin può sconfiggere l’Arena mentre è in modalità di attacco dall’alto,
a causa del missile che scende da un angolo troppo ripido per consentire al sistema di ingaggiare correttamente”, ha scritto.

Per questo motivo molti carri russi hanno curiose sovrastrutture a traliccio che cercano di limitare i danni dall’alto.


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L’Ucraina aveva ricevuto circa 77 lanciatori e 740 missili prima dell’invasione di Putin.

Molti, molti di più di ciascuno sono ora in arrivo per gentile concessione degli alleati statunitensi ed europei.

Si tratta della minaccia maggiore, anche perchè non tutti i mezzi corazzati russi
sono comunque dotati delle sofisticate protezioni contro i Javelin.

Molti mezzi trasporto corazzati ne sono privi.

Anche se i carri sopravvivono, proseguire senza una copertura della fanteria si è rivelato, in passato, estremamente pericoloso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Lo sbando più completo.



Si sfotte il governo dopo le comunicazioni del Premier alla Camera.

Oltre allo stato d'emergenza Covid, adesso lo stato d'emergenza sarà legato anche all'Ucraina.

Per questo sarebbe necessario eliminarlo al più presto.


«Se avete varato un nuovo stato di emergenza,

come minimo va rimosso immediatamente lo stato di emergenza relativo al Covid.

È grottesca una Nazione in cui ci sono contemporaneamente due stati di emergenza, soprattutto se è una democrazia».
 

Val

Torniamo alla LIRA
“Prima de parlar, tasèr”. Tacere prima di parlare.

Con questa regola il Patriziato Veneto ha retto uno Stato per mille anni, scusate se è poco.

Poi tutto invecchia e muore.

A fine Settecento, dopo dieci secoli, era ridotto a un Carnevale.

Come la società attuale, in cui tutti “cinguettano”.

Almeno a Venezia, durante il Carnevale, si occulta la faccia dietro una maschera,
qui la si espone nella pagina di un “libro delle facce”.


La ho anch’io, ma la uso con grande discrezione e non conto nulla.

Invece “cinguettano” capi di Stato e di Governo,
loro ministri,
esponenti o gregari politici,
“influencer”
e altro.

Poi scoppiano le guerre, la gente muore ed è difficile negoziare una via d’uscita, perché tutti “cinguettano”.


All’inizio, la Federazione Russa ha fatto grandi manovre militari, ammassando forze ai confini dell’Ucraina.

Una sorta di versione, in gran parte terrestre, della vecchia “politica delle cannoniere”.


Ha posto sul tappeto una questione geopolitica:

ha chiesto che non entrassero nell’Alleanza Atlantica

Stati un tempo facenti parte della già Unione Sovietica

e poi della Confederazione degli Stati indipendenti.




Joe Biden, 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America,

ha “cinguettato”, minacciando sanzioni economiche:

cioè ha risposto lucciole per lanterne.



A questo punto,

responsabili del Governo britannico,

delle istituzioni dell’Unione europea,

degli Stati membri di altri Paesi dell’Alleanza Atlantica,

molti rappresentanti politici,

hanno “cinguettato” altrettanto.



La “politica delle cannoniere” ha il grosso difetto di non funzionare se i cannoni non sparano,
qualora non sortisca effetto la minaccia.

Fu la guerra, la gente muore.

Sarebbe umano porvi fine.


S’avvia un negoziato fra le parti in conflitto.

Esse espongono le relative posizioni, poi tornano nelle rispettive capitali per avere istruzioni su come proseguire.

Sui primi colloqui dovrebbe stendersi il segreto.

Invece qualcuno “cinguetta”.

Adesso basta leggere un giornale e si conoscono le rispettive posizioni.

Ora è estremamente difficile negoziare, nessuno vuole far marcia indietro per costruire un compromesso, teme di “perdere la faccia”.


E intanto la gente muore.


Sir Winston Churchill disse della Russia:
“È un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma”.

Ma allora la Guerra mondiale non scoppiò.

Tutti dovremmo tornare a essere un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma:

“Prima de parlar, tasèr”.


.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nella miseria del migliaio di canali che ho a disposizione sulla mia smart tv,
ho pescato un film come “Marisa la Civetta”, di Mauro Bolognini.

Alla sceneggiatura ha partecipato Pier Paolo Pasolini (e si vede).

Il film è uscito nelle sale nel 1957.

La trama è istruttiva.

Solo un buontempone può definire questa pellicola come una commedia sempliciotta.

Vederla oggi ci permette di comprendere molte cose.

Ad esempio, come si è ridotta la libertà rispetto agli anni Cinquanta.

O come sono mutati l’amore e il sesso, soprattutto in relazione al “pianeta donna”.

Solo un cieco che conduce un altro non vedente recensirebbe il film dicendo “oggi le donne sono più libere”.



Cerchiamo di leggere la trama:
Marisa (una procacissima Marisa Allasio) vive a Civitavecchia.
Una Civitavecchia meravigliosa: né città né paese, con una pazzesca via di fuga, il porto,
che allora equivaleva a una Cape Canaveral, tanto poteva metterti in contatto con “extraterrestri” siciliani, sardi o genovesi.
La stazione ferroviaria è un altro “hub” decisivo della vita di Marisa,
orfana giovanissima ma già in età di marito.

(allora ci si sposava presto.
Oggi si convola a nozze alla fine dell’età fertile
e senza che il giudizio, a trenta o quarant’anni,
sia migliore di quello dei ventenni degli anni Cinquanta).


Marisa è la venditrice di panini, gelati e bibite alla stazione di Civitavecchia:
adottata dai ferrovieri, ha una stanza tutta sua nello scalo ferroviario e fa guadagnare bene il padrone del bar, perché ci sa fare.

Ha un aiutante di una decina di anni: si vede che è già furbo come l’aglio,
che conosce la vita come un uomo fatto, forse perché è anche lui un orfano.

Il ragazzino non ha nome di battesimo (tutti lo chiamano Fumetto):
non va a scuola, vive tra stazione e porto,
ha una amichetta di pari età, una specie di Mafalda
che forse ha famiglia ma è talmente povera che vive in strada come Fumetto,
interpretato dal mostruosamente bravo Giancarlo Zarfati
(che ha poi interpretato numerosi altri film).
Dio lo ha benedetto in questo film.


A ogni treno che si ferma alla stazione, un uragano di maschi ululanti e cinguettanti
chiede a Marisa la grazia di un panino solo per guardarle il seno, generosamente esposto.

(negli anni Cinquanta le tette non erano tabù:
oggi le donne accentuano altre parti del corpo,
mentre gli uomini, dopo i jeans, non hanno più un ca..o da esporre)
.

Marisa passa da un flirt all’altro.

Magari non concede altro che un bacio,
ma la sua è una continua e feroce caccia, per quanto pura,
come quella di una farfalla su un fiore.

Salta da un pollastro all’altro.

I maschi del film (e di quegli anni) sono tutti smaniosi,
di quelli che fischiano quando passa una bella donzella,
che avvampano come benzina nel motore di una Alfa Romeo.

Seguono le donne che incontrano lungo la strada, cercano di dragarle.


Ma, dietro tutto questo,
non c’è il vizio assurdo di oggi,
coi maschi che guardano in basso quando passa una bella donna,
mentre quelli allupati e simili a iene, non hanno più barriere di coscienza per pensare o fare violenza.

Voglio dire che oggi sesso e amore non sono una cosa allegra e bella.

Sono una palla, a volte drammatica.

Sono un impegno, una cosa da fare, una misura sociale del pene.

Da cui drammi e tristizie per quei rari pargoli che nascono,
incarcerati da un sistema di contenimento degli istinti degno dello schiavismo egizio.



Marisa concentra la sua ricerca di partner sul figlio del proprietario del bar della stazione dove lei lavora,
che finisce militare, poi col vice-capostazione.

Infine, flirta col nuovo capostazione, che si innamora di lei, lasciando la donna bella, romana e imborghesita con cui stava.

Prima di innamorarsi, però, il nuovo capostazione, impaurito dalla bellezza di Marisa,
aveva cercato di mandarla via, iscrivendola a un corso di radiotelegrafista
(ma Marisa ruba e butta via la risposta del Ministero, perché vuole restare là dove vive).

Poi, un passeggero scende dal treno che arriva da nord.

È Renato Salvatori, prototipo del ragazzone di provincia ingenuo, bellone, dai sentimenti santi come una acquasanta.


Il “bel Renato” fa il marinaio sul traghetto Civitavecchia-Palermo.

L’agnizione avviene allo sportello del vagone mentre lui scende.

Ma i due si lasceranno e si ritroveranno una infinità di volte:
Marisa fa quello che vuole coi maschi, li butta giù come birilli di un bowling, li annienta.

Ma quelli non ne fanno una tragedia, alla fine.

Non c’è dramma in queste storie di persone povere e nemmeno troppo nascoste.


Billy Wilder diceva nel 1945 che

“gli ottimisti stanno nei lager. I pessimisti sono i milionari di Hollywood”.

Aveva ragione.

Il disegno celeste alla fine premia sempre Lazzaro, e colpisce sempre i ricchi
(di se stessi, delle proprie convinzioni e paure, del proprio egoismo).


Così, nell’ultima scena, Renato Salvatori in dieci minuti porta via Marisa dalla sua stazione.

Con lei va all’Isola del Giglio, dove lui vive, per cominciare una nuova vita insieme.

Non sanno cosa sarà, ma sanno che sono loro a comandare la nave su cui navigano.

Sul molo restano Fumetto e la sua amichetta bambina. Liberi come l’acqua.



E noi?

Noi siamo stati ristrutturati come l’Ilva di Bagnoli o l’Italsider di Cornigliano
(un film pasoliniano impone riflessioni pasoliniane),
purificati da donazioni ai poveri del mondo
e dalla diminuita quantità di relazioni con gli altri, quali essi siano.

Noi che andiamo a pu..ane (pardon, dalle escort) ancora in tre milioni, a 64 anni dalla Legge Merlin,
dovremmo forse ripensare a cambiare la vita per davvero,
con una rivolta politica, con una rivoluzione delle coscienze, con un ritorno all’amore ed alla libertà.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Chi pensa che i russi abbiano avuto ragione ad aggredire l’Ucraina ?

Il ricorso alla forza, in teatri complessi come l’Europa, è profondamente sbagliato. Punto.


Tuttavia, tra il riconoscere l’errore gravissimo commesso da Mosca

ed applaudire acriticamente alla reazione isterica dei Paesi del Blocco occidentale, corre un abisso.


A bendarsi gli occhi in presenza di colossali stupidaggini che a Bruxelles, a Washington

e nelle principali capitali europee si stanno compiendo,

non ci renderà più liberi ma solo complici di un immane disastro.

Che qualcuno pagherà più degli altri.

Cassandra non c’entra, bisogna guardare in faccia la realtà.



Dall’accelerazione delle iniziative sanzionatorie prese nelle ultime ore
appare chiaro che i governi dell’Unione europea stiano puntando sulla caduta di Vladimir Putin
e sull’implosione del suo potere autocratico.

Una convinzione che si alimenta quotidianamente di suggestioni non verificabili
e che ha fornito certezze, che tali non sono, ai decisori politici europei.

La prima.

La forza d’invasione non è riuscita a prendere la capitale Kiev
e le principali città ucraine nei sei giorni dall’inizio delle operazioni belliche, ergo:
la blitzkrieg voluta da Putin è fallita.


Domanda:

da quando una guerra lampo, per essere classificata tale,
deve risolversi nell’annientamento della resistenza nemica in meno di una settimana?


La seconda.

L’ondata di sanzioni economiche che si stanno abbattendo sulla Russia porterà al default della nazione,
al quale seguirà la crisi degli approvvigionamenti di generi di prima necessità
e, subito dopo, la ribellione delle masse depauperate.

Domanda:

quali elementi di certezza hanno in mano i capoccioni europei
per asserire l’impossibilità del Governo russo di reggere l’impatto delle sanzioni?


La terza.

Gli oligarchi della sfera del presidente Putin, di fronte al sequestro dei loro immensi patrimoni,
depositati nelle banche dell’Ovest europeo, potrebbero ordire una congiura di palazzo
per eliminare l’ormai scomodo “benefattore”.

Domanda:

Vladimir Putin, cresciuto professionalmente nel Kgb ai tempi dell’Unione sovietica,
in grado di eliminare fisicamente i suoi oppositori – cosa di cui l’Occidente da anni lo accusa –
sarebbe tanto sprovveduto da esporsi alle trame dei congiurati senza prevenirle?



E poi, ammesso che le cose vadano come auspicato dall’Alleanza occidentale,
chi ci assicura che il successore di Putin sia democratico e liberale
e non, invece, un eurasista ancora più tetragono nei confronti dei Paesi dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America?

La quarta.

La più fantasiosa. Putin è malato.
Nelle apparizioni televisive appare stanco, ha lo sguardo annebbiato e il volto gonfio da abuso di farmaci,
si mostra irascibile con i suoi collaboratori, si trincera dietro una solitudine paranoica.

Domanda:

da quando le diagnosi sulla salute di un individuo,
e ancor più sul suo stato mentale,
le fanno gli esperti di prossemica e di comunicazione,
osservando il soggetto studiato attraverso uno schermo televisivo?


Se questi sono i presupposti sui quali i leader occidentali hanno preso le loro decisioni,

c’è da temere che nell’angolo non sia finito Putin ma tutti noi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sono consapevoli questi nostri fenomeni

che aver portato il livello di scontro prossimo al punto di non ritorno

rischia di essere devastante per il futuro dell’Occidente?


Già, perché aver deciso di fornire armi pesanti ai resistenti ucraini
ed aver autorizzato i cittadini dei propri Paesi ad arruolarsi nella brigata internazionale
che si sta allestendo in Ucraina, per combattere sul campo i russi,
è una dichiarazione implicita di entrata in guerra
.


Si sono chiesti i leader europei cosa accadrebbe se Mosca dovesse portare a compimento l’invasione?

La sconfitta non sarebbe solo di quel popolo e del suo Governo
ma ricadrebbe anche sugli alleati occidentali.


Comunque, nessuno più di noi è convinto che le battaglie in cui si crede
debbano essere combattute sempre e non soltanto quando si ha la certezza della vittoria: è questione d’onore.


Il nostro Governo ha schierato l’Italia da una parte del campo contro l’altro,
L’avessimo fatto in altre circostanze, saremmo stati più rispettati fuori dai confini.
Ma tant’è.


Però, se dobbiamo sacrificarci, il Governo non deve raccontarci balle
per tenersi una scappatoia nel caso le cose dovessero andare male.



É bene che le persone, che oggi sono in ansia per la sorte degli ucraini, sappiano cosa ci attende da domani.

Le scelte sanzionatorie contro la Russia le pagheremo molto più degli altri partner europei e statunitensi.

Non è solo questione di costo della bolletta energetica che sta sfondando tutti i tetti finora immaginati.


Le sanzioni varate comporteranno una rottura nei rapporti economici con la Russia che ha numeri precisi.



Se l’onore non ha prezzo, gli affari e gli scambi commerciali sì.


Allora che si conosca quanto costerà questo sussulto d’orgoglio per la difesa della libertà degli ucraini.


Un report interno, circolato giorni orsono in Confindustria, documenta che

la Russia accoglie il 2,4 per cento dello stock italiano di capitali investiti nel mondo.

I capitali italiani hanno realizzato 442 sussidiarie che occupano circa 34,7 mila addetti

e producono un fatturato pari a 7,4 miliardi di euro, crescendo mediamente del +7,5 per cento negli ultimi sei anni,

molto più di quanto accaduto alle controllate nei Paesi extra-Ue (+2,2 per cento nello stesso periodo)

e negli Stati Uniti (+5,2 per cento), primo Paese extra-Ue per presenza delle multinazionali italiane
.



Lo scambio commerciale Italia-Russia, al 30 novembre 2021,

ha traguardato un export totale per 7 miliardi e 10milioni di euro,

contro un import per 12 miliardi e 657milioni di euro.


Le categorie merceologiche maggiormente coinvolte nell’esportazione sono state:

apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (455,15 milioni di euro);

prodotti alimentari (361,29 milioni di euro);

articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (757,8 milioni di euro);

prodotti chimici (571,3 milioni di euro);

mobili (299,39 milioni di euro).



Mentre per l’import:

gas e petrolio (5 miliardi e 777 milioni di euro);

carbone e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (1 miliardo e 30 milioni di euro);

prodotti della metallurgia (1 miliardo e 830 milioni di euro,
come indicato da “Elaborazioni Ambasciata d’Italia” sui dati dell’Agenzia Ice di fonte Istat).



Stesso discorso per il grano e il mais.

L’Italia, leader mondiale nella produzione di pasta, prodotti della panificazione e dolciari,
si approvvigiona per la materia prima in quota significativa dalla Russia e dall’Ucraina oltre che, nell’area, dal Kazakistan.

L’Italia importa ogni anno circa 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina ed altri 100 milioni dalla Russia.

La guerra, in base alle stime di Coldiretti, ha provocato un rialzo del 10 per cento del prezzo della materia prima in una sola settimana.



C’è il comparto del turismo, già messo in ginocchio da due anni di pandemia.

Gli ultimi dati sul turismo dalla Russia risalgono al 2019.

Il mercato russo, prima della crisi causa Covid,
in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi annui
con una capacità di spesa dei turisti russi nelle produzioni e nei servizi italiani
superiore a 980 milioni, pari al 2,2 per cento della spesa totale dei viaggiatori stranieri transitati nel nostro Paese nello stesso periodo.




Poi c’è la questione del blocco delle transazioni finanziarie.

In base a una stima della Banca dei regolamenti internazionali (Bri),
le esposizioni complessive da prestiti e da finanziamenti in Russia
delle banche italiane ammontano a 25,3 miliardi di dollari, con ulteriori 6 miliardi circa di garanzie.



Tutti i numeri fin qui snocciolati si traducono in:

crisi del sistema produttivo,

crollo dell’occupazione e

conseguente maggior debito pubblico per sostenere il welfare state.



E siamo solo all’inizio.



Dobbiamo essere consapevoli che,

indipendentemente dalla decisione di Putin di spedirci un ordigno nucleare,


la bomba atomica ce la siamo già tirata addosso da soli.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dove sono tutti gli integralisti ? Ahahahahahahah nel cesso, forse.


Si sa, ogni guerra provoca ingenti flussi migratori ed il conflitto Russia-Ucraina,
con tutta probabilità, non disattenderà questa previsione.

Benché il “Belpaese” non sia più tra la mete favorite dagli ucraini già da qualche anno,
quando si scappa dalla guerra non ci si pongono molti scrupoli sulla destinazione da raggiungere.

Ecco allora che l’Italia si appresta ad organizzare l’apparato di accoglienza dei profughi.

Tutto giusto ovviamente, quando si scappa dalla guerra non c’è spazio per dietrologie politiche,
ma proprio nel nostro Paese c’è un clamoroso cortocircuito a riguardo.


Un dato che bisogna tenere in considerazione
è che solo il 36% della popolazione ucraina ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-covid.


Se il Governo decidesse che le regole valgono per tutti, e non solo per i cittadini italiani,
questo avrebbe delle implicazioni a dir poco clamorose:

si darebbe asilo a dei profughi di guerra
impedendogli di lavorare,
prendere i mezzi pubblici,
accedere ai servizi,
andare perfino alla Caritas per recuperare in pasto caldo,
lasciandoli totalmente in balia della tristemente nota disorganizzazione italiana e dei suoi personaggi.


Oppure non cancelli le vessazioni alle quali è assoggettato il popolo italiano

e "loro" liberi tutti ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Da sempre le guerre dell’umanità vengono combattute su più fronti:

uno è quello della diplomazia che poi diviene scontro fisico sui campi di battaglia,

l’altro è quello meno visibile, quello delle spie e delle operazioni sotto copertura che adesso sia chiama “intelligence”,

poi ne esiste un terzo, che per esempio un pensatore sconosciuto ai più come Silvano Panunzio definì “criptopolitico
ed è il terreno di scontro dove operano forze sovrannaturali o sottili… per i più semplici le definiremo “magiche”.


Se non avete ancora smesso di leggere, continuo.

Sì, perché – tanto per limitarci a un esempio di cui forse qualcuno avrà sentito parlare, ritenendolo magari una leggenda –
l’Invincibile Armata venne sconfitta dalle piccole navi britanniche della Regina Elisabetta I, da Gloriana,
con il supporto di uno dei più grandi stregoni del suo tempo, quel John Dee che era anche suo “agente segreto”
con il codice identificativo cabalistico di 007.

Insomma, le guerre si combattono anche con altri mezzi che non siano i proiettili all’uranio spento
e che si rivelano essere altrettanto devastanti.

Per esempio, sapevate che durante l’ultima guerra l’Inghilterra di Sir Winston Churchill – che tutto era tranne un cretino –
mosse contro l’Asse le forze occulte di Aleister Crowley?

Con i tragici risultati che poi sappiamo avvenuti a Central Park a New York, ma questa è un’altra storia.

Dall’altro canto Adolf Hitler lasciò fare, ai suoi più fidati sodali, cerimoniali magici atti a contrastare il nemico.

L’America non stette a guardare, ma il suo pragmatismo la pose in secondo piano rispetto alla Vecchia Europa.

E la Russia, l’allora Urss staliniana?

Crederete per caso alla storiella del materialismo-ateo sovietico?

Baffone fu uno dei più grandi sostenitori della ricerca psichica
e l’Unione Sovietica sviluppò sia durante ma soprattutto dopo la guerra e proseguì per tutta la “Guerra fredda”,
le maggiori ricerche in questo campo, insieme poi con gli Stati Uniti
che si portarono via ovviamente le fonti tedesche specializzate e non soltanto Wernher Von Braun.


Insomma, tutto questo per dirvi che attualmente esiste uno scontro epocale,
condotto a “colpi di magia” o meglio sarebbe dire “di stregoneria”,
tra la Russia non più comunista e quell’Occidente degradato e corrotto in mano al Deep State
ed alle forze più oscure dell’anti-tradizione o della contro-iniziazione, le avrebbe definite René Guénon.

Naturalmente sotto lo sguardo compiaciuto di Jorge Mario Bergoglio,
del quale Dante oggi avrebbe detto ben peggio di quanto fece per Bonifacio VIII.


Il potere “sottile” russo attuale è immenso in questo campo, altro che armi nucleari,
coadiuvato da una Chiesa Ortodossa che non si è lasciata irretire dal modernismo sudamericano del Vescovo di Roma,
in contrasto con la goetia – per i meno dotti:

negromanzia – degli stregoni operanti dell’altra parte dell’Atlantico.

La buonanima di John Ronald Reuel Tolkien oggi non avrebbe avuto difficoltà a comprendere che Mordor, da tempo,
non è più posto ad Est ma da quel plagiario che è sempre Sauron: si trova dove non ce lo si aspetta.


Quindi impariamo a diffidare da ciò che ci raccontano,
specie i canali ufficiali di (dis)informazione e da ciò che appare,
c’è ben più che del semplice “marcio in Danimarca” oggi.

Il tanfo della putredine infera arriva persistente sino al nostro Paese,
che poi è e sarà il vero fulcro di ogni cosa, perché Roma è Roma e lo vedrete presto.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Oggi è stata una giornata d’inferno sui mercati energetici,
una situazione che non si capirebbe se non tenessimo conto
che i mercati non ragionano tanto sul “Ora”, ma su quello che sarà “Domani”.

Questo, secondo appunto i mercati, si presenta molto fosco.



Iniziamo dal GAS.

I prezzi sono andati alle stelle, stabilendo dei record che hanno superato quelli di novembre 2021.





gas-2-3.png





La situazione è previsionale sulla scarsità di gas,
perché attualmente il gas sta arrivando in modo copioso,
forse come non mai neppure quest’inverno.

Non solo dai gasdotti ucraini, ma anche dal famoso Yamal,
che passa attraverso la Bielorussia e che si è riempito di nuovo di gas,
come non accadeva da prima di Natale.


2-Mar-22: Russia #natgas flows to Europe on 1 Mar highest since 17-Dec, as westwards renoms at Mallnow (Yamal-Europe) move higher to 22mcm. Ukraine again delivers at 109mcm SoP capacity limit. For Wed, Ukraine again noms at full flow, with Velke still set to receive 83mcm. #TTF
— Tom Marzec-Manser (@tmarzecmanser) March 2, 2022





Quindi perché il gas è impazzito?

Appare evidente che ci sono due motivi, uno naturale e uno meno:


  • il mercato avverte che il gas oggi c’è, domani potrebbe non esserci,
  • per cui copre questo rischio altissimo mandando il prezzo alle stelle.

  • Siamo in un momento di forte squilibrio che , in un modo o nell’altro,
  • tenderà a un nuovo equilibrio nell’arco di qualche settimana.

  • Il problema è quale sarà questo nuovo equilibrio;

  • la “Guerra economica” della UE passa dalla distruzione della ricchezza,
  • che si attua in modo molto efficiente elevando i prezzi.


  • Quindi questo è un metodo brutale per far calare la dipendenza dal gas russo.

Ovviamente il pezzo dell’elettricità sta salendo fortemente,

con un PUN (Prezzo unico nazionale) e MW/h domani sopra i 390 euro


PUN-pice.png



Il governo, in caso di emergenza gas,
ha un piano che prima chiude le forniture cosiddette “Volontarie”,
di operatori che accettano il taglio del gas pagando un prezzo minore,
quindi alle industrie in generale,
quindi taglia le forniture alle famiglie.


Però non temetelo, perché il sistema economico sarà già andato in bancarotta.


Purtroppo nel brevissimo c’è poco da fare,

ma il fatto che arriva la primavera e che comunque, per ora, il gas stia fluendo,

fa guadagnare tempo.


Poco, perché in quattro mesi bisogna ripensare una politica energetica

e, personalmente, vedo ben poca lucidità sulla materia….
 

Val

Torniamo alla LIRA
L’efficacia del vaccino Pfizer per i bambini di età compresa tra i cinque e gli 11 anni

cala verticalmente a solo il 12% anche solo dopo poche settimane dall’inoculazione,

suggerisce un nuovo studio in corso di pubblicazione.

Anche la copertura contro i casi gravi si è più che dimezzata.



I dati sanitari dello Stato di New York raccolti durante l’ondata di Omicron
hanno mostrato che mentre il vaccino pediatrico Pfizer
ha prevenuto malattie gravi e ospedalizzazione nei bambini (un colpo al cerchio),
non ha però offerto praticamente alcuna protezione contro le infezioni dopo circa un mese,
scendendo al 12% di efficacia (e un colpo alla botte).


“Nell’era Omicron, l’efficacia contro i casi di BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) è diminuita rapidamente per i bambini,

in particolare quelli dai cinque agli 11 anni”, hanno concluso i ricercatori del Dipartimento della salute dello Stato di New York

e dell’Università di Albany in un documento preliminare caricato su medRxiv di lunedì.”.


Anche contro le malattie gravi però la copertura è scesa dal 100% a solo il 48% in un arco di tempo di circa un mese e mezzo.


I ricercatori hanno analizzato i database di immunizzazione,
test di laboratorio e ospedalizzazione in tutto lo stato
che coprono 852.384 bambini di età compresa tra 12 e 17 anni completamente vaccinati
e 365.502 bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.


L’analisi ha confrontato i risultati tra i bambini completamente vaccinati
– classificati come “due settimane dopo la loro seconda dose” –
rispetto ai bambini non vaccinati nei due gruppi di età.


Hanno scoperto che dal 13 dicembre 2021 al 20 gennaio 2022

l’efficacia del vaccino contro le infezioni è diminuita dal 66% al 51%

per le persone di età compresa tra 12 e 17 anni

e dal 68% al 12% per quelle di età compresa tra cinque e 11 anni.


Ovviamente questo priva di senso la vaccinazione dei bambini più piccoli, considerando l’esiguità di casi gravi.
 

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