"ANDRA' TUTTO BENE" E' GIA' STATO DETTO? (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Che poi qualche ragione, a ben vedere, lo Zar ce l’avrebbe pure.

Ve lo abbiamo raccontato ieri:

i media occidentali, che spesso e volentieri basano le proprie informazioni su fonti militari o governative ucraine,

hanno spacciato non poche bufale su questa guerra
.


Aerei abbattuti, che in realtà si riferivano ad innocui show del passato.

Immagini di bombardamenti russi su Kiev prese da un videogioco
.

Filmati tarocchi o registrati anni fa.


Direte: errori umani.

Forse, probabile.

Ma che hanno contribuito a diffondere la “propaganda” ucraina della guerra di resistenza.


Pensate a quella notizia che ha fatto il giro del Globo:

23 marinai ucraini mandano a quel Paese i nemici russi prima di essere uccisi sull’isola dei serpenti,
vengono elogiati dal mondo intero,
viene loro assicurata una medaglia postuma,
e poi in realtà sono ancora vivi e vegeti.

Lo stesso dicasi per il “vendicatore dell’aria”,
un inesistente pilota di caccia ucraino spacciato per abbattitore seriale di aerei nemici e in verità mai esistito.


Che facciamo, chiudiamo anche i network occidentali che diffondono questa “propaganda tossica”?
 

Val

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I media russi dal canto loro hanno subito risposto al bando europeo.

“Proponiamo all’Unione europea di non fermarsi alle mezze misure, ma di vietare immediatamente Internet”,
scrive in una nota il servizio stampa di Sputnik e RT.

La direttrice Simonyan assicura invece che i suoi giornalisti sapranno
“fare il loro lavoro nonostante i divieti”.

Il bando di due emittenti giornalistiche in Europa è tanto stupido
quanto la richiesta di Beppe Sala al direttore dell’orchestra della Scala, Valery Gergiev,
di prendere le distanze da Putin o di dimettersi.


Questi signori e giornalisti tifano lo zar? Può darsi.

Ma sono russi: possiamo forse condannarli per questo?


Se poi è di “cane da guardia del potere” che vogliamo parlare,

basta ricordare gli applausi striscianti dei cronisti italiani a Mario Draghi

per capire che non siamo nella posizione di dare lezioni di indipendenza.


La mossa europea nasconde poi un altro pericoloso rischio.

Von der Leyen accusa infatti Rt e Sputnik di “giustificare” la guerra dello zar russo
diffondendo il ritornello della “missione militare speciale” per difendere i filorussi del Donbass dal “genocidio” ucraino.

Bene.

Chi ci assicura che prima o poi la censura non venga allargata anche ai media occidentali
che – magari – contestano la politica di allargamento ad Est della Nato?


Domanda:

sarà ancora possibile affermare che l’Alleanza poteva evitare di stuzzicare l’orso russo?

O che Luhansk e Donetsk potevano essere riconosciute come indipendenti prima di esacerbare gli animi?
 

Val

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Piccolo appunto:


il principale oppositore di Zelensky in Ucraina,

il magnate Viktor Medvedchuk,

leader del partito di minoranza “Piattaforma di Opposizione” votato da milioni di elettori,

è agli arresti da maggio con l’accusa di aver appoggiato le istanze dei separatisti in Donbass.



I media che fanno a lui riferimento sono stati censurati,

accusati tra le altre cose di criticare e indebolire Zelensky durante il governo al tempo del Covid (è vietato?).



I beni di Medvedchuk sono stati congelati, nonostante sia il leader del maggiore partito di opposizione.



Ci dica, Ursula:

sarà ancora legittimo affermare che se una simile mossa l’avesse presa

Lukashenko contro gli oppositori bielorussi non avremmo esitato a parlare di repressione?
 

Val

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"Noi a Donetsk attendevamo ogni giorno l'intervento della Russia, per liberarci dall'esercito ucraino".

Una posizione pro-Russia espressa da un'esule ucraina emigrata in Liguria.
Natalia vive a Sanremo e la sua è una testimonianza pro-Putin.



"I media in Europa fanno passare Putin per pazzo aggressore, quando invece sta semplicemente, e finalmente direi, salvando le persone che per otto lunghissimi anni stavano subendo l'oppressione, genocidio e continui bombardamenti dalla parte dell'esercito ucraino. Direi che ha aspettato anche troppo Putin. Noi a Donetsk attendavamo il suo intervento, ogni santo giorno, con la speranza che finalmente ci potesse liberare dall'esercito di Kiev e i loro continui attacchi verso i civili".


Natalia ha raccontato poi un esempio personale per chiarire la sua posizione:


"Il giardino di mia madre è pieno di frammenti di proiettili di ogni genere, la casa della vicina è rasa al suolo. L'Ucraina ha tagliato ogni rapporto con Donetsk, già da diversi anni: niente commercio, niente pensioni, niente di niente, ma continua a insistere che la terra è sua. La terra è di chi vive e lavora; è del popolo, della gente, e se tu Governo maltratti, emargini e spremi all'ultima goccia, le persone si ribellano, fanno il referendum di indipendenza".
"Prima della guerra andavo spesso a trovare i miei genitori. A Donetsk c'era un aeroporto stratosferico, costruito per gli Europei di calcio e distrutto nelle prime settimane di guerra dall'esercito ucraino, aeroporto civile. Ora si lamentano che Putin spara sulle basi militari ucraine".
 

Val

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Mosca ha ripetutamente esortato le nazioni occidentali a fare pressione su Kiev,

per fermare i bombardamenti sulle repubbliche del Donbass, che sono stati segnalati per oltre una settimana.

Il Cremlino ha anche condannato l'incapacità dell'Occidente di convincere i leader ucraini a rispettare gli accordi di Minsk.



"Hanno chiuso un occhio sui crimini di guerra contro la popolazione civile, sugli omicidi di donne, bambini, anziani, sulla distruzione delle infrastrutture civili e incoraggiato silenziosamente il rapido emergere del neonazismo e della russofobia [in Ucraina - ndr], che alla fine ha fatto precipitare il paese nel suo attuale tragico stato"


Ha poi criticato l'Occidente per aver negato "all'unanimità" il fatto ovvio che un "genocidio" fosse in corso in Ucraina,
dove le forze di Kiev hanno condotto una guerra e ucciso i residenti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk (DPR e LPR).


La Russia non può rimanere indifferente alla richiesta di difesa della DPR e della LPR contro l'aggressore.

Osservando, inoltre, che l'operazione speciale russa nel Donbass è in corso
per consentire agli ucraini di scegliere il proprio futuro una volta liberati dall'oppressione dell'attuale regime.
 

Val

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Il difensore civico dei diritti umani nella Federazione Russa Tatiana Moskalkova

ha annunciato l'espulsione degli studenti russi dalle università europee a seguito degli eventi in Ucraina

e ha discusso con il ministro dell'Istruzione Valery Falkov la tutela dei loro diritti.


In precedenza la Moskalkova ha affermato che i russi all'estero vengono molestati e attaccati dagli stranieri.


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Val

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Durante la Rivoluzione russa la zona del Bacino del fiume Don si sollevò al controllo zarista
e nel febbraio 1918 costituì la Repubblica Sovietica del Donec-Kivoj Rog.

Nonostante gli entusiasmi la repubblica non incontrò il favore del Comitato Centrale del Partito bolscevico,
che preferiva accorpare il territorio alla Repubblica Sovietica Ucraina.

Il 10 marzo 1919, dopo solamente un anno di esistenza, la Repubblica del Donec-Kivoj Rog venne ufficialmente unita all'Ucraina.[19]

Con un decreto del 5 febbraio 2015 la Repubblica Popolare di Doneck si è proclamata il successore legale della Repubblica del Doneck-Krivoj Rog.


In seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica
la neonata Ucraina fu governata da una serie di esecutivi che mantennero stretti legami con la Russia,
tant'è che la città ucraina di Sebastopoli ospitava la più grande base navale militare russa.


Alle popolazioni russe del Donbass e della Crimea furono poi riconosciute una serie di autonomie e venne riconosciuto l'uso e l'nsegnamento della lingua russa.


Col passare degli anni andava delineandosi una sempre maggiore spaccatura tra la popolazione dell'Ucraina occidentale,
sempre più insofferente verso i governi amici della Russia e più inclini a un avvicinamento con l'Unione Europea,

e l'Ucraina orientale, anch'essi insofferenti verso la corruzione dei governi, ma riottosi verso una svolta europeista.


La situazione si fece evidente nelle elezioni presidenziali del 2010, dove le popolazioni occidentali votarono l'europeista Julia Tymoshenko,
e le popolazioni orientali votarono per Viktor Janukovic, che prevalse per appena 3,6 punti percentuali sull'avversaria.


Una serie di problematiche si infiltrarono nel malcontento generale,
la grave situazione economica ucraina vide un facile terreno
per il sorgere della russofobia nell'Ucraina occidentale e dell'ucrainofobia nell'Ucraina orientale.

Nell'Ucraina occidentale si fece largo una narrazione fortemente nazionalista e identitaria,
che faceva leva su tutti gli elementi che differenziano l'Ucraina dalla Russia,
ad esempio la contrapposizione tra cattolicesimo e ortodossia,
fino a riprendere elementi di propaganda risalenti all'Operazione Barbarossa,
con il Governo collaborazionista ucraino contro l'Unione Sovietica.


La situazione esplose nelle proteste dell'Euromaidan nel 2014,
con il conseguente colpo di Stato che destituì Janukovic, costretto alla fuga,
e vide l'instaurarsi di un governo nazionalista, fortemente anti russo a guida di Petro Porošenko.

Ne seguì un'ondata iconoclasta, similmente a quanto avvenne nei paesi baltici in seguito al crollo dell'URSS,
i manifestanti anti russi abbatterono le statue di epoca sovietica,
le amministrazioni cambiarono il nome dei luoghi pubblici che evocavano il passato sovietico e li sostituirono con i nomi dei collaborazionisti.


Particolarmente emblematico fu l'abbattimento delle statue di Lenin e la loro sostituzione con quelle del collaborazionista Stepan Bandera.

Anche la festa nazionale venne modificata, non più il 9 maggio, che è la Giornata della vittoria dell'URSS sul nazismo,
ma il 24 agosto, Giornata dell'indipendenza ucraina dall'URSS.


Ciò non avvenne in Ucraina orientale, dove anzi qualsiasi tentativo in tal senso era fortemente osteggiato dalla popolazione,
che iniziò a mobilitarsi per staccarsi dall'Ucraina.


La situazione per la comunità russa si faceva infatti sempre più difficile,

le autonomie concesse dai governi precedenti vennero tutte revocate,

l'insegnamento della lingua russa venne proibito

e iniziarono a diffondersi episodi di grande violenza nei loro confronti,

il più celebre fu la Strage di Odessa del 2 maggio 2014, dove tra i 50 e i 150 russi vennero bruciati vivi nella Casa del Sindacato
 

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La guerra del 2014 nelle regioni di Donetsk e Luhansk, a maggioranza russofona,
ha avuto come esito gli accordi di Minsk, che prevedevano :

il cessate il fuoco immediato,

lo scambio dei prigionieri e

l’impegno da parte dell’Ucraina a concedere maggiori poteri alle regioni che si erano autoproclamate repubbliche popolari autonome.


Il protocollo di fatto non stato mai rispettato.


Ed oggi da più parti quegli accordi vengono invocati come possibile strada per la risoluzione del conflitto.



Ma Fedorovych non è affatto d’accordo:

Attuare gli accordi di Minsk significherebbe mettere una croce sullo Stato dell’Ucraina.

Significherebbe anche ammettere che l’Ucraina non può camminare verso l’integrazione europea.

La risoluzione del conflitto con la Russia non sta nel protocollo di Minsk. Bisogna cercare un’altra strada».


E conclude: «L’Ucraina oggi è un giocattolo nelle mani delle grandi potenze».
 

Val

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Lo schifo assoluto.


La narrazione sulla crisi energetica che sta investendo l’Europa e anche l’Italia non è del tutto lineare come sembra.

L’Ue, infatti, ha la sua bella fetta di colpe, e a guardare bene è proprio la più grande.


Come spiega Sergio Giraldo in un’accurata analisi pubblicata su La Verità,

“il confronto bellico che si sta sviluppando in Ucraina viene ad aggiungere il proprio carico
alla drammatica crisi energetica già in atto da tempo in Europa.
Una crisi indotta dall’impetuosa ripresa economica cinese seguita alla fine dei lockdown mondiali
e peggiorata da una serie incredibile di errori compiuti dalle istituzioni europee.
Tante sono state le cantonate prese dall’Ue e dalla Commissione che la guida”.


Quattro vengono analizzate in modo particolare.

“Cominciamo da quella che ora appare come la più evidente:
aver considerato l’approvvigionamento del gas una mera questione di mercato e non invece,
come adesso è chiaro a tutti, un tema di sicurezza strategica.

In un quadro geopolitico in grande trasformazione,
l’aver confidato nel puro mercato perché fossero garantiti i flussi di una materia prima tanto importante si è rivelata una scelta suicida.

Il fatto che l’Ue sia un ricco cliente per i produttori di gas può anche essere un’ottima cosa per le tasche di qualcuno,
ma costituisce una debolezza strategica nel momento in cui il 40% del fabbisogno viene fornito da un unico soggetto”.


A questo errore ne è collegato un altro:

“L’abbandono de facto del progetto Eastmed, che potrebbe portare in Italia fino a 12 miliardi di metri cubi di gas all’anno
dai ricchissimi giacimenti nell’ampio tratto di mare tra Cipro, Libano, Israele ed Egitto.
Pur avendola inserita nella lista dei progetti prioritari europei pubblicata a novembre 2021,
in realtà l’Unione europea non ha intenzione di procedere con l’iniziativa per il timore di irritare la Turchia”.


Un altro grave errore commesso da Bruxelles è il lancio del Green deal:

“Cioè di un cambio di paradigma tecnologico e geopolitico epocale
senza la minima preparazione,
senza attenzione alle conseguenze, alle palesi criticità emergenti e
senza un serio esame costi-benefici.

L’accelerazione imposta al Green deal dalla Commissione con il Programma Fit for 55, poi,
arrivò l’anno scorso nel pieno di una crisi economica senza precedenti.

Sarà un caso,
ma gli aumenti straordinari dei prezzi dell’energia cominciarono a verificarsi poco dopo la presentazione di Fit for 55, avvenuta il 14 luglio 2021”.


Il terzo errore europeo è stato quello di aver voluto sviluppare un hub europeo del gas
su cui impiantare un sistema di prezzi a breve termine, slegati dalle consuete indicizzazioni ai prezzi del greggio.


Infine, l’errore forse più grave commesso dall’Ue:

“Aver consentito alla Germania di condurre una propria politica estera
fatta di costante e progressivo avvicinamento alla Russia, in netto contrasto con le indicazioni della politica estera atlantista.

È chiaro che, essendo la Germania il vero dominus delle istituzioni europee,
nessuno a Bruxelles ha mai avuto l’intenzione o la possibilità di opporsi a questa deriva.

La Germania ha proseguito in questo progressivo scivolamento a Est sotto la bandiera blu stellata,
provocando infine una fessura nel fronte atlantista che il Cremlino, cui la sagacia tattica non è mai mancata, oggi può sfruttare”.
 

Val

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Elenco sparso delle sanzioni fin qui comminate alla Russia:


- il "ministro degli Esteri" dell'Unione Europea Josep Borrell annuncia in un tweet
che ai russi saranno vietati lo shopping a Milano, le feste a Saint Tropez, il commercio di diamanti ad Anversa;


- la UE congela gli asset finanziari di Putin e del suo ministro degli Esteri Lavrov;


- il premier inglese Boris Johnson dichiara non graditi gli oligarchi russi nel Regno Unito;


- Roman Abramovic cede la gestione del londinese Chelsea;


- la UEFA sposta a Parigi la finale di Champions League prevista a San Pietroburgo;


- la FIA annulla il GP di F1 previsto a Sochi;


- l'Unione europea di radiodiffusione (Ebu), che produce l'Eurovision song contest,
ha annunciato che la Russia non potrà partecipare al festival canoro;


- il sindaco di Milano Giuseppe Sala intima al maestro Gergiev
di ripudiare le posizioni di Putin altrimenti salta la collaborazione con il Teatro alla Scala;


- il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi appoggia l'estromissione della Russia dal circuito bancario Swift;


- Matteo Renzi si dimette dal board dell'azienda russa di carsharing Delimobil;


- Pornhub oscura il proprio sito agli utenti russi.


Finalmente si fa sul serio.
 

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