ANCHE SE GIRIAMO IL MONDO IN CERCA DI CIO' CHE E' BELLO, O LO PORTIAMO GIA' IN NOI O NON LO TROVEREMO MAI. (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
(Ralph Waldo Emerson)
Buona settimana a tutti :)
Continuiamo il viaggio in Ladakh :)

Fiume Indo
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Numbra Valley
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Diskit
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Val

Torniamo alla LIRA
La censura è tornata in Occidente sotto le vesti di quella para-religione di sinistra che viene chiamata politicamente corretto.

Con la censura si diffonde anche l’autocensura,

perché molti hanno paura di essere denigrati come razzisti, colonialisti, imperialisti, omofobi, transfobi, islamofobi,
che sono i nuovi peccati capitali del decalogo di quella religione illiberale e anti-occidentale che è appunto il politicamente corretto.

Conosco molte persone, in entrambi i lati dell’Atlantico, che hanno paura di scrivere quel che pensano davvero.

Sono soprattutto scrittori, professori, scienziati, ricercatori, giornalisti che si autocensurano,
perché hanno pensieri non politicamente corretti e sono terrorizzati dai casi esemplari di loro colleghi che hanno subito ostracismi,
talvolta dopo una lunga ed aspra gogna pubblica e sono stati esclusi dallo spazio pubblico o costretti ad autoescludersi dimettendosi.


Conosco alcuni scienziati, medici, avvocati, e alcuni omosessuali, transessuali liberali,

che credono nella scienza e nel diritto e che ritengono che esistano differenze biologiche tra uomini e donne,

che il sesso non sia una costruzione sociale o culturale,

che i bambini abbiano bisogno di un padre maschio e di una madre femmina

e che la gestazione per altri (eterologa) sia uno sfruttamento delle donne e culmini in un commercio di bambini.

E non osano dirlo apertamente, perché temono le reazioni delle lobby Lgbt e dei media che a quelle lobby tengono bordone.


Conosco sociologi ed economisti che ritengono una vera follia insostenibile

la politica della sinistra post-comunista e cattolica di porte e porti spalancati e di accoglienza indiscriminata degli immigrati.



Alcuni di essi ritengono che sia in corso un progetto di islamizzazione demografica e culturale dell’Europa.

E non osano scriverlo.


Conosco professori che non si possono concedere di fare libera ricerca su temi “sensibili”

quali la storia delle crociate, dell’Inquisizione, del colonialismo, dell’imperialismo, del comunismo e del fascismo.

Ne conosco altri che non si sentono liberi di scrivere liberamente su temi antropologici e biologici.

Conosco giornalisti che credono che il loro lavoro sia dire la verità sul mondo,

anche quando non conviene, ma non ritengono di poterlo fare liberamente.

Molti giornalisti riluttano a scrivere di questioni connesse con l’omosessualità o di islamizzazione dell’Europa

perché hanno il (giustificato) timore di incorrere nell’accusa di omotransfobia, di islamofobia o di razzismo o di fascismo.


In Italia, in particolare, molti giornalisti riluttano a criticare i magistrati

anche quando sono evidentemente influenzati nel loro lavoro dalle proprie ideologie o appartenenze politiche,

perché sanno che incorreranno ineluttabilmente in costose querele.



Tutti questi timori e autocensure che ho menzionato affliggono, soprattutto, intellettuali liberali o conservatori,
ma anche progressisti che non sposano ogni singolo aspetto della nuova ortodossia dell’estrema sinistra.

Eppure, viviamo nella società più libera della storia del mondo.

Non ci sono i gulag sovietici,

né i lager della Germania nazista,

né i generali (e i desaparecidos) del Sud America,

né il Minculpop del fascismo.

Non esistono più né le gogne,

né le cacce alle streghe e agli eretici,

né esiste più l’Inquisizione con i suoi autodafé, i suoi roghi, e la sua ostilità verso la scienza ed il libero pensiero.


Non c’è nessun Grande Fratello che imponga un retto-pensiero,
una neo-lingua e che punisca gli psico-reati come nel romanzo “1984” di George Orwell.


Eppure esistono fenomeni che ci richiamano alla mente e fanno tornare in voga parole come
“pensiero unico”,
“ortodossia”,
“dissidenti”,
“liste nere”,
“inquisizione mediatica”,
“reati d’opinione”,
“gogne mediatiche”,
“cacce alle streghe”,
“tribù (politiche)”,
“doppi standard”,
“fake news”,
“anti-vax”,
“anti-scienza”.

Le parole e i concetti di “correttezza politica”, sinonimo di “ortodossia di pensiero”
tornano di moda nel mondo intellettuale occidentale,
come ai tempi staliniani di Andrej Zdanov e del suo occhiuto controllo su ogni produzione culturale.



Non esiste oggi in Occidente né uno Zdanov, né un Grande Fratello, ma esiste uno Zdanov collettivo, un Grande Fratello collettivo,
una specie di “orchestra rossa” fatta da “intellettuali collettivi”, che guardano e puniscono in coro.


La “cancellazione” della cultura classica e dei grandi personaggi del passato negli Usa

viene usata addirittura come stendardo di una “cultura” da alcuni gruppi di professori e studenti e dagli Usa tende a diffondersi in Europa.


La “correttezza politica” e la “cancellazione” sono utilizzate col medesimo proposito

con cui nelle società premoderne si mettevano al rogo le streghe:

per incutere paura nei cuori, in maniera da imporre il bavaglio ed indurre molti a tacere

ed a stare a guardare ed incoraggiare altri a portare il loro legnetto, per ravvivare il fuoco dei roghi.



Sono pochi coloro che si dedicano concretamente alla caccia alle streghe,
ma c’è un ampio gruppo che si mette al loro seguito.


E c’è un gruppo ancora più ampio che resta in silenzio.


C’è per fortuna anche un gruppo minuscolo che si oppone alla caccia.


Alcuni giornali e giornalisti critici (per fortuna ce ne sono ancora) denunciano la malattia interna dell’Occidente che si autoflagella,
un veleno che si diffonde ad opera dei suoi stessi chierici e che lo sta lentamente trasformando in una società in buona parte illiberale e premoderna.

Quei giornalisti sanno di rischiare di poter essi stessi essere additati al pubblico ludibrio come streghe.


Ci si chiede: quanto resisteranno ancora?

O quando saranno essi stessi chiamati “streghe” ed avviati al rogo (mediatico, ben s’intende).

I prossimi potremmo essere noi.


Il liberalismo è assediato da un veleno, dalla nuova ortodossia illiberale,

che si presenta come iper-liberale e iper-democratica e che si è radicata dappertutto,

comprese le stesse istituzioni culturali incaricate di diffondere il pluralismo della cultura e delle opinioni.



È la nuova religione neo-zdanoviana del politicamente corretto.


Questa ideologia si ammanta dell’idea di un “nuovo umanesimo” post-cristiano e post-liberale,

che sarebbe ancora più universalista e più inclusiva dell’universalismo cristiano e liberale.


Ma non dice mai in cosa consisterebbe questo nuovo umanesimo.


Non può dirlo perché non esiste, dato che nulla può essere più inclusivo dell’affermazione cristiana

della sacra dignità di ogni essere umano e nulla può essere più universalista

della affermazione liberale dell’eguaglianza nei diritti umani di ogni individuo a prescindere da sesso, razza, religione, cultura e opinione.


Ma intanto quell’ideologia, nonostante il suo nullismo, persegue

e persiste nella cancellazione (nichilista, appunto) della cultura occidentale, cristiana e liberale.



Si ammanta del linguaggio del progresso, dell’anti-razzismo, dell’anti-discriminazione.


Essa promette un futuro radioso della “fusione” delle varie civiltà e culture, di fratellanza universale, che chiama “inclusione”.


Ma essa minaccia di far rivivere le divisioni culturali, religiose e persino razziali,
e di trascinarci in un passato premoderno e tribale di censure, autocensure e oscurantismo.

E di conflitti, dove siamo tutti schierati uno contro l’altro secondo la tribù di appartenenza.

Molti si lasciano ingannare dalle etichette che quell’ideologia ostenta
e dalle maschere dietro cui si nasconde il suo volto.


È il volto demoniaco del potere per il potere.


È questo il vero volto che si nasconde dietro le ubbìe del politicamente corretto
.


Esso mira costantemente a presentare normali opinioni come presunte malattie psichiatriche (omotransfobia, islamofobia).


Alla maniera di Zdanov e di Leonid Breznev.


E ad introdurre negli ordinamenti giudiziari liberali sempre nuovi reati di opinione che mettono o inducono al bavaglio e all’autocensura.


È questo il caso dell’Italia dove si discute sul cosiddetto “Ddl Zan” che,

se approvato anche al Senato, sanzionerebbe come “incitamento alla discriminazione” anche legittime opinioni come quella,

per esempio, secondo cui “un bambino ha bisogno di un padre ed una madre”

o quella che afferma la realtà e la rilevanza del sesso biologico, o che la maternità surrogata conduce al commercio dei bambini.


Vero o falso, Enrico Letta?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mamma mia come è brutto essere diversi.


Oggi l'Italia riapre parzialmente i ristoranti.

Tenendo in considerazione però due condizioni ben precise:

il rispetto del coprifuoco che scatta alle ore 22

ed il servizio esclusivamente all'aperto.


Una decisione che ha penalizzato molte attività che non dispongono delle possibilità di garantire il paletto imposto dal governo.

In questi giorni le proteste dei ristoratori sono state forti, ma Alessandro Cecchi Paone
pare avere la soluzione al problema: puntare sul delivery food.

Il giornalista ha così provato a dare una lezione ai titolari delle attività di ristorazione,
invitandoli a sposare la causa del servizio di consegna a domicilio:

"Perché voi imprenditori non prendete il posto di una politica miope?
Vi siete messi d'accordo capendo che è cambiato il modo di lavorare?
I tanti italiani che hanno imparato a farsi mandare da mangiare a casa non cambieranno abitudine".

Le sue parole hanno provocato l'immediata reazione di Gianluigi Paragone, leader di Italexit, in collegamento a Non è l'arena su La7:

"Ma tu sei matto, ma tu sei matto. È una tragedia il delivery, ucciderà la ristorazione italiana".

"Tu a me non puoi spiegare nulla, tu a me non puoi spiegare nulla perché non conosci il mondo", ha replicato il giornalista.

Secondo cui il delivery "è normale da decenni nel mondo", conosciuto invece dal nostro Paese solamente per le circostanze dettate dall'emergenza Coronavirus.

Cecchi Paone sostiene che se si seguisse la linea di Paragone, i ristoratori rischierebbero di non riaprire più: "Col delivery ci campa tutto il mondo avanzato".


Contro la posizione di Cecchi Paone si è schierato anche un ristoratore di Napoli,
che domani non potrà riaprire perché ha atteso fino alla fine che la categoria fosse garantita.

Ha comunque tenuto a sottolineare che il delivery può funzionare solo per un cibo
che è ritagliato e che nasce per essere internazionale, che non sia la nostra cucina:

"Poi, se a qualcuno piace mangiare lo spaghetto alle vongole fatto praticamente come se fosse una colla...
Là il gusto è chiaro allora. Sarebbe piacevole che parlasse solamente chi sa e di cosa conosce".



Il giornalista anche in questa occasione ha voluto replicare al ristoratore, accusandolo di non capire nulla di economia e di futuro dell'Italia:

"Lei non sa cosa sta per succedere in questo Paese.
Lei faccia la pasta alle vongole e non si occupi di economia".


"Apra un ristorante e faccia il delivery...", ha concluso il ristoratore.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Pietrangelo Buttafuoco a “Stasera Italia” si fa una domanda che è molto inerenti ai tempi attuali:

"Se Socrate riteneva accettabile e dovuto, obbedire a leggi ingiuste,
però obbedire a norme cretine è molto complicato.
Quindi bisogna chiedersi se è giusto approvare una legge cretina.


Per il Covid-19 si sono fatte delle norme cretine.

Quanto è giusto obbedire a queste norme? "
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un McDonald’s a Tampa, in Florida, offre $ 50 per presentarsi a un colloquio di lavoro.

Anche con questa generosa offerta a grandi lettere nere in grassetto sul cartello del menu,
di fronte a una carreggiata trafficata, secondo quanto riferito non ci sono ancora stati colloqui di lavoro.


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Business Insider ha parlato con Blake Casper, l’affiliato proprietario del ristorante fast-food a Tampa,
che ha affermato che l’idea di offrire questo premio è stata necessaria per poter cercare di avere dei lavoratori.

Ormai si è ridotto a fare “tutto il necessario per assumere lavoratori”.


“A questo punto, se non riusciamo a mantenere in movimento il nostro drive-thrus, pagherò $ 50 per un’intervista”,
ha detto Casper, che possiede 60 ristoranti McDonald’s in tutta la Tampa- St Petersburg


Casper ha detto che l’attività di McDonald’s è in forte espansione, ma una carenza di manodopera sta rallentando la sua crescita.

Sembra incredibile , per noi in Italia, leggere queste notizie,
eppure i suoi guai non sono altro che il riflesso di un problema che colpisce tutti gli USA con effetti negativi e positivi.


Il sistema di sussidi tenuto in piedi da Biden ha aumentato enormemente il numero di lavoratori inattivi,
mentre è crollato quello di coloro che vogliono attivamente partecipare all’attività economica.



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Al momento, ci sono oltre 100 milioni di americani che sono fuori dalla forza lavoro
(di cui solo 6,85 milioni vogliono un lavoro attualmente e un record di 94 milioni non cerca un impiego).


Allo stesso tempo, come abbiamo recentemente sottolineato,
JPMorgan ha avvertito i clienti di una massiccia carenza di manodopera negli Stati Uniti.

Nello stesso tempo però la minore concorrenza sta portando anche ad un miglioramento delle paghe.

L’innalzamento dell’inflazione può anche essere dovuto ad un effetto Curva di Phillips che non si vedeva da almeno 13 anni, dalla Grande Recessione.


Comunque vediamo gli USA e sembra di vedere Marte,

perché in Italia abbiamo tanti problemi,

ma sicuramente non quello di una scarsa disoccupazione.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Si riscrivono la storia patria a proprio uso e consumo.

A partire dal 25 aprile.

Ancora pochi anni, quando non ci saranno più neanche i figli e i nipoti di chi ha raccontato eventi realmente vissuti,
e nelle commemorazioni si potrà dire che furono i marziani a liberarci dai fascisti.

Ieri, tanto per fare un esempio, mi è capitato di sentire un discorso di un tale professor Gentile
– nessuna evidente parentela con il noto filosofo dell’era del Ventennio –
che ha proferito le seguenti affermazioni:

“La lotta di resistenza fu condotta dai partigiani insieme alle Nazioni Unite”.

E poi:

“purtroppo nell’aprile 1948 il fronte unito dei partiti che fecero la liberazione d’Italia
(il Cln, Comitato di liberazione nazionale, ndr) – fu rotto dalla Guerra fredda e dalla contrapposizione ideologica tra gli schieramenti”.


In una botta sola una falsità storica,

perché le Nazioni Unite sarebbero nate anni dopo

e noi fummo liberati prevalentemente dagli anglo-americani,

e una mistificazione ideologica,

perché il frontismo fu rotto saggiamente da Alcide De Gasperi su input americano,

altrimenti con i comunisti al governo i soldi del Piano Marshall ce li saremmo scordati.



La storia raccontata così – approfittando delle pur necessarie celebrazioni – è essa stessa strumento ideologico di odio e di divisione tra gli italiani,
che in questo momento hanno altro tra la testa che tornare a scannarsi tra fascisti e antifascisti.

Inoltre, questo andazzo fa presagire che, quando ce ne saremo andati anche noi,
nelle scuole si potrà narrare qualunque falsità:

finirà che il 25 aprile lo hanno fatto gli alieni.


Magari gli stessi marziani che avevano invaso il pianeta Terra, evocati per radio da Orson Welles.


.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses?
si domandava il poeta latino Albio Tibullo un tempo,
ovvero “chi fu il primo che inventò le spaventose armi?”.

Noi potremmo chiederci invece chi fu il primo ad aver ideato quest’arma psicologica di sottomissione umana che chiamiamo “coprifuoco”.

Con le armi, infatti, il coprifuoco ha un profondo legame, con esse e con la guerra,
visto che la evoca in uno dei periodi storici dove essa fu più frequente,
quel tanto vituperato Medio Evo e che invece oggi ci si ostina ad applicare,
ritenendola necessariamente democratica piuttosto che iniqua e folle come realmente è.


Mi verrebbe da dire che tale inutile e perniciosa istituzione,

che non reca alcun vantaggio per la salute pubblica e men che meno per quella privata,

sia soltanto il frutto di menti perverse, morbosamente affette da gravi disturbi psichiatrici,

voluta da frustrati che nel delirio della loro impotentia coeundi desiderino vendicarsi

dei molteplici e reiterati due di picche ricevuti in giovane età e impedire, così,

una sana vita erotica e sessuale al resto della popolazione.



Ironico sì, ma non credo vada molto distante da una triste realtà quotidiana.


Ma torniamo al termine “coprifuoco”, il “couvre-feu”, una misura che veniva assunta appunto secoli addietro,
per cercare di scongiurare eventuali incendi domestici dovuti alla facilità con cui le abitazioni,
allora per lo più costruite in legno, potevano prendere fuoco.

I “fuochi domestici” dovevano essere coperti con una lastra di ghisa al suono della campana preposta all’annuncio del coprifuoco.

Al tempo stesso, veniva fatto obbligo di spegnere candele, lucerne e torce.

Giunto forse dalla Francia in Inghilterra, fu Guglielmo I ad applicare per primo la pratica del “curfew” per impedire gli spostamenti,
mentre in seguito, ancora sul bel suolo francese, il Re lo legherà alla vigilanza notturna,
in quanto agli stessi cittadini verrà dato il compito di controllare la città nottetempo per evitare non solo gli incendi,
ma anche gli assassini, i furti, i rapimenti e tutto quello che di pericoloso può avvenire con il favore delle tenebre.

È evidente come il coprifuoco, già sul finire del XIV secolo, diventi non un beneficio e una tutela per la gente,

ma l’applicazione di uno Stato di polizia, una limitazione alla libertà individuale,

ponendo tutti contro tutti e creando una zona sfumata tra i tutori dell’ordine e i criminali.


Un po’ come i delatori odierni e come si vede, più i tempi cambiano più le azioni, umane e miserevoli, restano le stesse.



Non è un caso che questa bieca istituzione da tempi di guerra,
fosse volta ad impedire che il bagliore delle fiamme divenisse un facile bersaglio per il nemico.



Il coprifuoco non è però quello del Medio Evo, è piuttosto l’obbligo dittatoriale del Regime
di rientrare in casa ad una determinata ora della sera e di non uscire sino al mattino successivo.

Limitazione alle libertà individuali volutamente imposto dalle autorità durante la Seconda guerra mondiale
per controllare più agevolmente la città e bloccare in tal maniera, le azioni dei partigiani.

Una legge “fascista” dunque.

Verrebbe da chiederci adesso chi siano i “nuovi partigiani” di questo principio di secolo e di millennio,
se non coloro che, stanchi e disillusi dai troppi e reiterati errori di un governo incapace e inetto,
non sono più disposti a soggiacere proni ai deliranti voleri di un Comitato di salute pubblica,
che sta soltanto ottenendo l’aggravarsi della malattia e delle povertà d’un intero popolo.



Il coprifuoco era quello che vietava alle prostitute, nei primi anni del Seicento,
di transitare per le strade di Roma dopo il tramonto, o agli uomini di frequentare bettole e osterie.

Molte sono le tracce storiche di queste limitazioni – tra l’altro spesso infrante – come ci insegnano i documenti,
ad esempio, della vita di Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio.

Inique leggi spingono, oggi come allora, il popolo ad attuare un sottile sistema di sedizione,
non da grandi ribellioni, ma da continui aggiramenti della legge.

Legge, ripeto, inutile, dannosa e liberticida.

Concludo ricordando quindi come tale metodo coercitivo sia sempre risultato fallimentare
e non abbia mai impedito né i crimini più efferati né l’esercizio della prostituzione,
del lenocinio, dei bari alle carte e neanche dello stesso omicidio.


Insomma, se le limitazioni feroci imposte da Papa Sisto V spinsero i briganti dell’Agro pontino
a stare nottetempo tra le mura romane, accampati tra i ruderi, significa soltanto che il coprifuoco
non è mai servito a nulla se non, au contraire, a creare una maggior forma di ribellione verso l’autorità,
ritenuta non più portatrice di valori e di giustizia ma soltanto dispotica e annichilatrice.


Volete ancora dunque il coprifuoco?


Amate stare chiusi in casa per timore del temibile morbo che vi possa aggradire nottetempo allo scadere delle ventidue?


Siete liberi di farlo, ma lasciate siano liberi anche di poter rincasare, non dico all’alba,
ma almeno all’una di notte, tutti i cittadini dabbene.


E forse, a quell’ora, anche Belzebù in persona va a dormire.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Una vicenda che riassume perfettamente la follia in cui ci hanno cacciato.

Dei carabinieri che multano i poliziotti per un assembramento al bar.

Il classico caso in cui dei controllori “beccano” altri controllori mentre invece di far rispettare le regole le vìolano loro stessi.

È quando successo a Corigliano-Rossano, un comune di 70 mila abitanti in provincia di Cosenza, in Calabria.

E, inevitabilmente, la storia fa subito il giro del web.




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Ecco cosa è successo secondo quanto raccontato da Repubblica:

“Una pattuglia di carabinieri in servizio si ferma rapidamente davanti a un locale pubblico per chiedere un caffè e consumarlo,
come impongono le regole anti-Covid e la colorazione arancione della regione, fuori dal locale.
Quando i due militari fanno il loro ingresso nel bar per ordinare notano subito qualcosa di strano.
E così, bevuto il loro caffè, rientrano, stavolta per lavoro”.


Al bancone, senza mascherine né distanze, c’è un assembramento di persone, tutte accalcate.

“Un assembramento in divisa. Perché lì a consumare c’è un gruppo di poliziotti del commissariato cittadino,
alcuni in riposo, altri in servizio e con l’abito d’ordinanza.
A quel punto i carabinieri identificano i loro colleghi delle forze dell’ordine, multandoli per assembramento”.

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Lo stesso provvedimento è stato preso pure per un dirigente della sanità locale che era lì a prendere un caffè assieme a loro.


Ai titolari del locale, però, è andata peggio: disposta l’immediata chiusura del bar.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Continuano le follie del ministro della salute Roberto Speranza.

Mentre tutti chiedono le sue dimissioni, e mentre di giorno in giorno i giornali e la Procura
rivelano i danni immani commessi da lui e dalla sua struttura,
lui continua a dare direttive prive di ogni logica e utilità.


Lo scopo ormai evidente non è quello di contrastare il virus ma di far sì che l’emergenza continui.

Nei giorni scorsi il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza,
e l’Agenzia italiana del farmaco hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato
contro l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio, il 4 marzo scorso,
aveva stabilito che i medici nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus potessero

“prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza”

senza necessariamente attenersi ai protocolli Aifa che prevedono che le cure domiciliari
si basino sulla somministrazione di paracetamolo e vigile attesa.


Ebbene, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello del Ministero della Salute e di Aifa.



Cosa succede ora?


Come scrive affaritaliani.it, “viene così ribaltata la sentenza dello scorso marzo del Tar
che bocciò la nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco dello scorso 9 dicembre,
contenente i “principi di gestione dei casi di Covid-19 nel setting domiciliare”,

nella parte in cui nei primi giorni di malattia da SARS-CoV-2 prevede unicamente una “vigile attesa”
e somministrazione di fans e paracetamolo e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci”.


Andrea Zambrano su lanuovabq.it scrive:

“Inutile giraci attorno: l’avversario numero uno delle cure domiciliari Covid ha un nome:
si chiama Roberto Speranza e di mestiere fa il ministro della Salute.
La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di marzo
che confermava i medici che si oppongono al protocollo della vigile attesa con paracetamolo
rappresenta non solo un’insensata opposizione del Ministero alla buona medicina,
alla medicina coraggiosa che in questa pandemia ha sfidato gli scienziati da salotto
per curare e non ricoverare la gente in ospedale.
È anche la pietra tombale su ogni speranza che il governo guidato da Draghi potesse finalmente invertire la rotta
nel considerare il Covid una malattia da curare e non un pretesto per chiuderci in casa spaventando
e facendoci andare in ospedale quando la situazione ormai è compromessa”.


“Ora che la notizia del ricorso (contro le cure domiciliari) è stata resa pubblica
non c’è bisogno di aggiungere molto e si deve concludere che il Covid non si vuole curare:
non solo non si voleva curare ieri, ma non lo si vuole curare tempestivamente oggi
che abbiamo sufficienti nozioni mediche per poterlo fare con successo”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Affrontare i problemi legandosi alla "REALTA'", non a queste bieche sponsorizzazioni
di un qualcosa che è "FUFFA".
Pura "FUFFA" perchè 191 miliardi in 6 anni fanno meno di 32 miliardi per anno.
E sono il "NULLA" se rapportati agli sfondamento di bilancio che abbiamo fatto in questo ultimo anno.
E per dare cosa, quanto : il 3% di PIL nel 2026 ??????????? (così dicono).


Il governo ha inviato ieri al Parlamento il testo del Pnrr esaminato sabato in Consiglio dei ministri.

Oggi il premier Mario Draghi lo illustrerà alla Camera, domani al Senato.

Le Camere daranno via libera al testo con risoluzioni di maggioranza.

Mercoledì o giovedì nuova riunione del Cdm per l’approvazione finale e poi il testo verrà mandato a Bruxellles.

La Commissione europea darà il suo giudizio entro 60 giorni.

Se sarà positivo, l’Italia riceverà 191,5 miliardi di euro fino al 2026: il 13%, circa 24 miliardi, come anticipo entro l’estate di quest’anno,
il resto in base allo stato di avanzamento degli investimenti.

Il Pnrr è affiancato da un Fondo complementare di 30,6 miliardi di risorse nazionali in deficit.

Il Piano include una serie di riforme strutturali tese a migliorare la capacità di spesa:

pubblica amministrazione,
giustizia,
semplificazione,
concorrenza,
ecologia,
inclusione ......??????

Secondo Palazzo Chigi si tratta di «un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica,
contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale».
 

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